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Autore: millyray    10/12/2014    2 recensioni
Pare che finalmente la vita di Max e del suo Stormo stia per prendere una svolta decisamente importante e, forse, persino irreversibile con l'incontro di due ragazze, Jo e Shary, non molto diverse da loro, che sanno cosa significa essere in fuga, rischiare la vita e vivere nella paura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO VENTISEI

Charley si svegliò di colpo, ma rimase con gli occhi chiusi, in una specie di dormiveglia caldo e sicuro. Era certa che ormai fosse mattina, lo capiva dai raggi che debolmente penetravano dalle finestre e andavano a illuminare e scaldare  la stanza. Un’altra cosa di cui era sicura, però, era che non si trovava nella sua stanza e nemmeno nel suo letto. Era sdraiata su qualcosa di morbido, questo sì, ma un letto non poteva avere tutte quelle curve ed essere così malleabile.

D’un tratto si ricordò tutti gli avvenimenti della sera prima: il diario di sua madre, la storia della sua nascita, la fuga a casa di Shary, il sogno, Fang… Adam.

Suo fratello…

Di colpo alzò la testa nella sua direzione e lo trovò ancora profondamente addormentato, con una parte del viso illuminata dal sole a renderlo quasi un qualcosa di… angelico, etereo,  prezioso. Restò a fissarlo come imbambolata, accorgendosi di tutte le loro somiglianze. Avevano i lineamenti simili, duri e marcati e i capelli scuri; anche quelli di Fang erano piuttosto lunghi, tra un po’ sarebbe riuscito a legarli in una coda. Immediatamente le venne in mente Bob: anche lui portava i capelli così. Loro due somigliavano al padre più di quanto pensasse. Non che fosse una cosa così brutta, dalle foto che aveva visto Bob sembrava proprio un bell’uomo e anche Fang lo era, capiva perché Max si fosse innamorata di lui.
Ma lo odiava, odiava quel padre che non aveva mai conosciuto, odiava quello che aveva fatto, odiava come aveva trattato sua madre. E certo, adesso era arrabbiata pure con lei, ma le voleva ancora bene. Anche se le sarebbe servito un po’ di tempo.

L’altra sera avevano parlato, non tantissimo, ma abbastanza per chiarirsi e capire che cosa fare. E poi erano stati avvolti dalle dolci braccia di Morfeo che li aveva fatti addormentare lì sul divano, lei distesa sopra la sua pancia e le gambe incrociate con le sue.

Immediatamente, un sorriso le nacque spontaneo in volto; non capiva bene la sensazione che sentiva. Era come se dentro di sé si fosse appena tolta un grosso macigno e adesso si sentiva più leggera. Era quella sensazione che si prova quando si ritrova qualcosa di molto prezioso e che non si sapeva nemmeno di possedere.

Ed effettivamente, lei qualcosa di importante l’aveva ritrovato.

Era questa la sensazione di felicità di cui tutti quanti parlavano? Forse, non lo sapeva visto che lei non l’aveva mai provata veramente. Ma se era proprio questa, allora era veramente bella come dicevano.

Improvvisamente, sbattendo le palpebre, anche Fang si svegliò, probabilmente sentendosi nel subconscio lo sguardo della ragazza addosso.

“Ciao”, la salutò con un sorriso dolce.

“Ciao”.

“Dormito bene?”

“Benissimo. Sai, sei proprio comodo, non l’avrei mai detto”.

Fang sghignazzò, sistemandosi meglio Charley addosso.

In quel momento, senza che i due l’avessero sentita, comparve Max in salotto che, in un primo momento, rimase leggermente confusa e li guardò come se non capisse bene perché si trovassero lì. Ma poi, realizzò tutto, e assunse un’espressione corrucciata, quella che adottava sempre quando si trovava di fronte a dei nemici da sconfiggere.

“Che cosa stavate facendo?” chiese con tono severo, lanciando un’occhiata omicida in direzione di Charley.

“Niente”, le rispose Fang, comportandosi il più naturalmente possibile.

“Come sarebbe a dire niente?!” sbraitò di nuovo Max. “Lo sapevo che prima o poi lo avresti fatto, che prima o poi gli avresti messo le mani addosso”.

Attirati dalle urla della ragazza, anche gli altri abitanti della casa li raggiunsero, stropicciandosi ancora gli occhi assonnati e adesso anche confusi da quegli schiamazzi.

Max, però, sembrò non accorgersene perché continuò ad urlare e, questa volta, avvicinandosi minacciosamente alla ragazza ancora addosso Fang che non capiva bene cosa stesse esattamente succedendo.

“Sei solo una sgualdrina! L’ho capito fin da subito che Fang ti piaceva, ma non ho voluto credere che avresti tentato di fregarmelo, cosa che invece avrei dovuto fare!” Allora afferrò la ragazza e la buttò giù dal divano. La poveretta, non potendo resistere alla sua forza, visto che era ben più superiore alla sua, si ritrovò a sbattere il sedere sul duro pavimento e la guardò con un’espressione leggermente sbigottita e spaventata. Davanti al volto le comparve una Max indemoniata, le mancava solo il fumo che usciva dalle orecchie.

“Giù le mani dal mio ragazzo!”

“Max, ferma! Che stai facendo?!” cercò di fermarla Fang, bloccandole le braccia.

“Zitto tu! Con te farò i conti dopo!” gridò lei, mollando un calcio nello stomaco di Charley.

Fang, allora, usando parecchia forza, la spinse lontano dalla sorella, bloccandola al muro con le braccia  e guardandola minaccioso e arrabbiato. Shary, invece, corse dall’amica per vedere se stava bene; Max non ci era andata leggera e gli altri guardavano tutta quella scena sbigottiti. Temevano tutti quanti che la leader dello Stormo durante la notte, avesse perso tutti i criceti che muovevano il suo cervello.

Ma, dopo le parole che aveva urlato, ormai la storia doveva essere chiara. La gelosia era proprio una brutta bestia.

“Ma, Max! Si può sapere che hai capito?!” fece Fang, puntando gli occhi scuri dritto in quelli della ragazza.

“Mi sembra abbastanza chiaro. Stavate dormendo insieme”.

Il ragazzo sbuffò, ma al contempo si trovò a ridacchiare. Max e il suo vizio di arrivare alle conclusioni affrettate senza analizzare attentamente la situazione.

“Tesoro, hai frainteso tutto”, le fece notare allora Fang e la ragazza inarcò un sopracciglio, confusa. “”Charley è mia sorella”.

“Eh?”

“Cosa?”

“Come?”

Gli sguardi dei presenti cominciarono a spostarsi da Fang a Charley, guardandoli come se avessero appena detto di voler fare un viaggio su Marte per incontrare il Dalai Lama.

Adesso avrebbero dovuto spiegare tutto.

 

“Be’, almeno adesso sai perché hai quel potere”, disse Shary rivolta all’amica, mentre preparava la colazione sul tavolo.

Avevano trovato la storia di Charley e Fang piuttosto strana, ma fattibile, effettivamente tutti quanti avevano notato da tempo la somiglianza che correva tra i due.

In quel momento entrò anche Max che, vedendo Charley seduta al tavolo, si bloccò leggermente imbarazzata. Abbassò lo sguardo e cominciò a torturarsi le mani.

“Vo…volevo chiederti… scu…sa”. L’ultima parola l’aveva sussurrata piano, ma comunque abbastanza udibile.

“Scusa, non ho capito bene”, fece Charley con un sorrisetto bastardo in volto.

Max sbuffò, alzando gli occhi al cielo, le guance colorate di rosso. “Scusa, mi dispiace. Non avrei dovuto aggredirti così”. Ancora non aveva avuto il coraggio di alzare gli occhi. Odiava chiedere scusa, anzi, più che altro non ne era capace, nemmeno se era in torto. Ma forse, solo perché non le era mai capitato di avere torto.

Quando, però, aveva capito lo sbaglio colossale che aveva fatto, aveva desiderato sprofondare sottoterra. Non solo aveva aggredito una persona per niente, ma aveva fatto anche una pessima figura davanti al suo Stormo. Fang non si era arrabbiato, anzi, era divertito, in fondo gli piaceva che la sua ragazza facesse la gelosa e, be’, ormai i suoi metodi violenti li conosceva.

La mora ridacchiò. Aveva capito che tipetto tosto doveva essere la leader dello Stormo ed era contenta di essere riuscita a piegarla almeno un po’.

“Perdonata, ma questa cosa me la ricorderò per sempre. Anche perché mi rimarrà un bel livido”. E dicendo questo, si massaggiò la pancia dove prima Max l’aveva colpita.

Proprio allora, però, entrarono anche gli altri ragazzi, chiassosi come al solito, che interruppero le loro chiacchiere.

“Ma ragazzi… adesso, che cosa avete intenzione di fare?” chiese Jo, rivolta ai due fratelli, prima di mettere in bocca l’intero contenitore del latte, senza preoccuparsi del buon costume.

I due ragazzi si guardarono confusi.

“Sì, insomma. Io vi consiglierei di fare un test del DNA, tanto per essere sicuri. Non potete basarvi solo su un semplice sogno”.

“Ah, la solita razionale Jo”, commentò Shary divertita.

Cadde un silenzio di tomba in cui si sentivano soltanto i più piccoli sgranocchiare avidamente la colazione che c’era sul tavolo, quando, ad un tratto, partì la musichetta squillante di un cellulare. Charley, capendo che era il suo, lo tirò fuori dalla tasca e guardò il numero con sguardo strano.

“Non rispondi?”

“E’… è mia madre”.

Cliccò il bottone rosso riattaccando come se nulla fosse e scambiandosi un’occhiata con Fang.

“Ho bisogno di tempo”.

 

 

MILLY’S SPACE

Hola!

Lo so che è da un sacco di tempo che non aggiorno, ma voi non potete immaginare quanto da fare ho avuto in questo periodo, tra università, studio e impegni vari. Mi sono persino dimenticata di avere delle fanfiction da aggiornare. Cercherò di recuperare come meglio posso, intanto vi chiedo scusa per l’enorme ritardo e spero vi siate goduti il capitolo.

Un grosso bacio,

M.

MAXBARBIE: che bello ricevere sempre le tue recensioni positive : ) sei la mia lettrice più assidua.. ahaha XD spero di risentirti. Un bacione.

  
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