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Autore: bloodingeyes    13/12/2014    1 recensioni
La storia è un approfondimento di Cesar, uno dei personaggi del mio "The Mage"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un falegname si sedette al bancone di lavoro dopo pranzo e iniziò a lavorare sulla costruzione di una sedia, mentre insegnava al figlio come bisognava lavorare

-Vedi? Devi passarla in questo modo sul legno e poi devi controllare che tutti i pezzi si incastrino a dovere... - gli diceva in tono calmo ma il bambino non era molto interessato e corse via appena sentì gli zoccoli dei cavalli che passavano davanti alla bottega del padre. Dieci uomini a cavallo passarono al trotto davanti a lui e il bambino li guardò estasiato. Le armature lucenti, il portamento regale e i cavalli dal peli lucido erano meravigliosi agli occhi di un bambino -Cesar! Vieni qui, non abbiamo ancora finito!- lo richiamò alla realtà suo padre. Sbuffando il bambino tornò ad ascoltare il padre che gli spiegava come evitare che la sedia traballasse ma era tremendamente noioso -ciò che ti sto insegnando ora ti servirà quando sarai grande, per mandare avanti l'attività di famiglia- gli diceva suo padre

-Ma io voglio diventare un cavaliere!- ribatté Cesar

-Non dire sciocchezze! Solo i nobili possono essere cavalieri, tu al massimo potresti essere uno scudiero e moriresti alla prima baruffa... impara il mestiere di famiglia e smettila con queste assurdità- Cesar mise il broncio, contrariato, e finse di ascoltare il padre, anche se il suo unico pensiero era uscire e andare a giocare ai cavalieri con i suoi amici.


Dopo la lezione di falegnameria fu finalmente libero di incontrarsi con gli altri bambini del quartiere ma, raggiunto il loro solito ritrovo, capì che era successo qualcosa perché c'erano solo Max e Peter che avevano una faccia molto preoccupata

-Hey! Che succede?- chiese Cesar agli altri

-Non lo sai?- gli chiese Peter, sorpreso

-Il Lord è stato ucciso- gli spiegò Max per poi aggiungere -si dice che abbia tradito il re-

-Oh- fece Cesar, perplesso. Era ancora troppo piccolo per capire esattamente cosa stava succedendo, ma se Max e Peter erano preoccupati doveva essere una cosa grave -e chi sarà il nostro Lord, ora? Il bambino con gli occhi viola?-

-Ma sei stupido?- fece Peter, seccato -il figlio del Lord non può diventare il nostro signore, è troppo piccolo e poi la sua famiglia è tutta accusata di tradimento-

-E quindi chi ci governerà?- chiese Cesar

-Un Lord della capitale ma non si sa ancora chi... - gli rispose Max

-Mamma dice che il re sceglierà Lord Travior perché il suo regno confina con il nostro ed è molto piccolo – fece Peter

-Speriamo proprio di no! Si raccontano cose orribili su quell'uomo! Si dice che mangi i bambini e che si diverta a torturale le persone-

-Io ho sentito che la sua strega non è neppure umana e che usa la magia per infliggere terribili dolori- Cesar stette ad ascoltarli senza capire molto di quello che dicevano. Quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbero potuto male di Lord Travior all'aperto.


Lord Travior era arrivato quella mattina ad Al'parel e aveva indetto una riunione di tutta la città per dopo pranzo. Tutti presenziarono, desiderosi di conoscere il loro nuovo signore, anche Cesar con la sua famiglia. Il Lord si affacciò da una finestra del castello e guardò la folla che lo applaudiva con disprezzo

-Che schifo- disse soltanto, per poi fare un gesto alle guardie che uccisero alcune persone nelle prime file, senza dire una sola parola. Il lord sorrise in maniera molto cattiva -ora la piazza è molto meglio- disse di nuovo il lord per poi ordinare di uccidere qualcun altro. Cesar e la sua famiglia riuscirono a scappare da quella piazza ma non da quell'incubo. Nei giorni successivi, il nuovo lord emanò degli strani editti con cui impediva a qualsiasi cittadino di andarsene dalla città, di dire ciò che vi succedeva e alzò le tasse del triplo

-È un pazzo- dicevano tutti e, quelli che lo dicevano a voce troppo alta, venivano arrestati e portati nelle prigioni del castello per essere torturati. Quando ne uscivano, parecchie settimane dopo, erano ridotti in fin di vita e non osavano più dire nulla contro il Lord. Dopo un mese erano in pochi quelli che osavano opporsi a quel pazzo così che il Lord mandava ad arrestare le persone a caso, solo per continuare a instillare l'orrore nella popolazione.

Nessun incaricato del re arrivò mai per fermarlo e così alcuni cittadini decisero che dovevano proteggersi da soli, tentando una rivolta in massa. Il padre di Cesar si unì alla rivolta e, all'alba, si intrufolò con un altro centinaio di persone nel castello per uccidere il lord. Di loro non si ebbero notizie per tutto il giorno e, quando calò la notte, nessuno osava sperare di rivedere quei cento uomini, ma non fu così. Il mattino seguente sarebbe dovuto essere giorno di mercato ma la piazza non era agibile, nessuno avrebbe potuto vendere nulla attorniato dalle teste dei ribelli morti, sui cui volti erano dipinte espressioni di puro terrore. La madre di Cesar corse nella piazza e cercò la testa del marito fra le tante, sporcandosi di sangue il vestito e le braccia. Tornò a casa con la testa del marito avvolta in fagotto di stracci sanguinanti e la seppellì nel cimitero, contrassegnando la tomba con una croce di legno. Cesar ci mise parecchio tempo per capire che suo padre era morto e molto più tempo per rassegnarsi al fatto che non sarebbe mai più tornato a proteggerli.


Cesar era stato preso parecchie volte, in quegli anni, ed aveva sempre sopportato ogni tortura. Pensava a sua madre e a sua sorella in quei momenti, a quanto desiderasse proteggerle e tenerle al sicuro ma poi, un giorno, qualcosa era completamente cambiato. Avevano preso sia lui che Peace, sua sorella, e li avevano messi uno di fronte all'altra, immobilizzati ma liberi di parlarsi. Peace continuava a parlare, a dirgli che sarebbe andato tutto bene e che sarebbero sopravvissuti entrambi anche quella volta, ma Cesar non riusciva a crederle: sapeva che quella volta sarebbe impazzito, non poteva sopportare di vedere sua sorella torturata, non dopo tutto quello che aveva fatto per salvarla

-Urla puttana!- continuava ad urlare il boia mentre bruciava la pelle si Peace, le scorticava la schiena con la frusta e la stuprava -Urla! Urla troia!- continuava a urlare quello stronzo mentre lei non faceva che urlare e piangere.

Cesar uscì fisicamente illeso da quella cella ma era cambiato dentro. Non aveva potuto proteggere sua sorella, non aveva potuto proteggere sua madre né suo padre, non poteva proteggere nessuno, non in quella maniera. Mentre stringeva Peace fra le braccia, svenuta e martoriata, decise che non c'era nulla di peggio di quello che aveva subito quel giorno, la morte gli appariva come un dolce sollievo da quella vita miserabile di dolori e torture. Capì che non c'era altro modo per sopravvivere che infliggere la stessa sofferenza ai suoi carnefici ed era pronto a morire per far pagare loro quello che lui e la sua famiglia erano stati costretti a subire in tutti quegli anni.

La sua prima vittima fu il boia che aveva stuprato sua sorella. Cesar si intrufolò nella sua casa, di notte, e lo riuscì a sopraffare, colpendolo mentre era di spalle, preso a mangiare come un maiale cibi che Cesar non ricordava quasi che esistessero. Legò, imbavagliò il boia e rubò tutto il cibo che riuscì a scovare, nascondendolo in un luogo sicuro. Quando tornò trovò il carnefice che era quasi riuscito a liberarsi dalle corde e lo stordì nuovamente dandogli un pugno in pieno viso. Gli spezzò il setto nasale e lo fece sanguinare, per la prima volta uno di quegli stronzi sanguinava e Cesar non poté che gioirne ma poi si accorse che il sangue aveva una strana consistenza viscosa ed aveva strani riflessi verdastri. Decise di raccoglierne un po' e di chiedere a qualcuno di controllarlo più tardi. Ora si presentava il vero problema perché, per quanto avesse desiderato vendicarsi, non aveva ben pianificato come farlo. Non aveva, in realtà, mai neppure fatto a botte con nessuno, era sempre stato quello piccolo del gruppo e ora non sapeva che fare, come comportarsi per infliggere il massimo dolore a quello stronzo. Aveva paura. Ma ogni tentennamento sparì quando ripensò a sua sorella, a come l'aveva vista l'ultima volta: stretta fra le braccia della loro madre, senza piangere ma fissando il vuoto con occhi di un morto. Cesar era furioso e decise di far provare a quello stronzo come si era sentita sua sorella. Lo trascinò nella pubblica piazza e gli ficcò un palo su per il culo, bloccando poi l'asta perché stesse il più verticale possibile. La forza di gravità fece il resto: il palo si conficcò dentro il corpo del boia e lo trapassò da parte a parte, uscendogli dalla bocca. Cesar scappò via, terrorizzato da ciò che aveva fatto.


C'era ancora un mago in città, un vecchio che si era barricato nella sua casa il giorno stesso in cui il Lord aveva preso il potere e che non ne era mai uscito in seguito. La sua casa era protetta da incantesimi potenti al punto che neppure un altro incantatore avrebbe potuto abbatterli, se non devastando l'intera città. Cesar non era dotato di poteri magici e non poteva scassinare la porta o una finestra, così fece l'unica cosa possibile: suonò il campanello. Il vecchio mago aprì lo spioncino e gli chiese cosa volesse

-Uccidere i mostri che ci stanno uccidendo- gli rispose Cesar, deciso

-E che vuoi da me?- gli chiese il vecchio

-Ho preso il sangue di uno di loro ed è strano... ho bisogno che qualcuno lo analizzi e voi siete rimasto l'unico mago della città-

-Hai ucciso uno di loro?- chiese stupito il mago, fissando quel ragazzino con i capelli lunghi e scompigliati, magrissimo e pallido

-Si, il boia- a quelle parole, il mago decise che avrebbe provato ad aiutarlo: si fece consegnare il campione di sangue e lo analizzò, lo studiò e disse al ragazzo ciò che aveva scoperto

-Siamo governati da mostri non conosco, non ti so dire contro cosa ti stai battendo... possono sembrare uomini ma non lo sono, sono mostri, ma non so ancora di che genere... -

-Come posso combatterli?- chiese Cesar -So che farli a pezzi è un buon modo ma loro sono più forti di me, più veloci e penso abbiano sensi più sviluppati: dimmi come posso sopraffarli!-

-Temo che non ci sia modo di avere un vantaggio su questi esseri: devi prenderli alle spalle e ucciderli prima che loro ti notino... non c'è bisogno di impalarli o farli a pezzi, penso che basti staccargli la testa o trapassargli il cuore ma se li colpisci da altre parti non penso tu li possa uccidere-

-Avete appreso tutto questo solo da quel poco di sangue che vi ho portato?- chiese Cesar, stupefatto

-Sono stato un grande stregone ai miei tempi e ho appreso segreti che tu, ragazzo, non ti puoi neppure sognare-

-Allora vi ringrazio delle vostre informazioni e del vostro tempo- disse Cesar, mentre gli lasciava qualche frutto per ricompensarlo ma il mago volle dargli ancora qualcosa. Un pugnale impregnato di antiche magie che lo rendevano affilato e più adatto alla lotta contro i mostri. Cesar lo ringraziò per quel dono e riprese la sua personale battaglia.


Cesar venne strattonato e fatto inginocchiare a terra. Un uomo gli tolse dalla testa il cappuccio e il ragazzo si ritrovò nella piazza davanti al castello, insieme ad altri 7 ragazzi, tutti inginocchiati e legati, tutti suoi compagni di battaglia.

Stava per morire, ne era cosciente, e l'unica cosa che rimpiange era l'aver trascinato i suoi amici in quella situazione. Si erano opposti al lord, avevano ucciso i suoi soldati e l'avevano derubato, ma tutto quello che erano riusciti a guadagnare era la loro stessa esecuzione. Lo stesso lord si era scomodato a giustiziarli e ora si stava perdendo in un discorso in cui esortava il suo popolo a ricordarsi di quel giorno, di come i ribelli sarebbero stati puniti. La popolazione era silenziosa come a un funerale e il lord si avvicinò a Cesar

-Tu mi hai fatto penare parecchio, lo sai?- gli chiese il lord, ma essendo Cesar imbavagliato non poté rispondergli -tu sarai perfetto per ricordare a tutti che ogni rivolta sarà sedata nel sangue... tu che sei così giovane, focoso e ribelle! Tu che ti aggiri nelle ombre e sgozzi i miei uomini! Tu che ora diventerai il simbolo di ogni rivolta persa- una delle guardie tenne fermamente il ragazzo per i capelli mentre il lord si avvicinava con un cucchiaio alla sua faccia, appoggiandolo sul suo occhio destro e spingendo per entrare dentro l'orbita, raschiando e strappando il suo occhio. Cesar urlò terrorizzato e tentò in tutte le maniere di sfuggire ma non era ancora finita: il lord gli mise l'occhio che gli aveva strappato davanti a quello che gli era rimasto perché lo guardasse un'ultima volta. Glielo lasciò guardare per alcuni istanti, poi si portò il cucchiaio alla bocca e se lo mangiò, ridendo delle urla terrorizzate del ragazzo

-E ora l'altro- gli annunciò il lord mentre avvicinava il cucchiaio all'unico occhio che gli era rimasto e gli strappava via anche questo, lasciandolo in un modo oscuro e terrificante, di urla, di orrore. La guardia lo lasciò cadere a terra mentre il lord mangiava l'occhio del ragazzo davanti alla folla terrorizzata ma, alle urla di orrore e disgusto, se ne aggiunsero altre, furiose e battagliere. I ribelli erano arrivati per liberare i loro compagni e si era scatenata una vera battaglia. Il lord urlava ordini ai suoi guerrieri, ma la folla inferocita stava avendo la meglio. In quel momento Cesar si mosse d'istinto e tutto quello che stava provando, tutta la paura e la rabbia, gli diedero la forza di alzarsi e attaccare. Sentiva il lord che sbraitava i suoi ordini a pochi passi da lui e usò l'udito per raggiungerlo e colpirlo con una pietra che aveva raccolto da terra. Era talmente furioso, impazzito per il terrore, che l'unico pensiero che riusciva a formulare era farla pagare a quello stronzo che gli aveva tolto la possibilità di difendersi. Gli montò sopra e gli prese la testa fra le mani, appoggiando i pollici sulle palpebre ed iniziando a spingere, deciso a spappolargli i bulbi oculari.

Ma la luce tornò nel suo mondo e Cesar poté vedere ancora, vide le proprie mani e la brutta faccia del lord e cercò di allontanarsi, ritornando nell'oscurità. Tornò a toccare gli occhi del lord e di nuovo poté vedere

-Cesar! Dobbiamo scappare!- gli urlò uno dei suoi compagni ma il ragazzo doveva prima appropriarsi degli occhi del lord

-Aiutatemi a tenerlo fermo!- urlò ai suoi compagni mentre raccattava il cucchiaio che l'aveva accecato e si preparava ad accecare il lord. I suoi compagni lo aiutarono e, in pochi istanti, Cesar si appropriò degli occhi del lord, facendoli suoi per sempre.


Cesar era l'uomo più ricercato di Al'parel e non aveva neppure compiuto 18 anni. Sapeva che se fosse rimasto il lord l'avrebbe trovato e si sarebbe vendicato su di lui e su tutta la sua famiglia. I suoi amici e compagni di lotta l'esortarono a lasciare la città, assicurandogli che avrebbero badato loro a Peace e a sua madre. Cesar non poté che scappare.

Camminò per molti giorni e settimane, rubando quel poco che gli serviva per sopravvivere finché non arrivò nella capitale del regno. Non sapeva fare nessun tipo di lavoro onesto e non era un soldato, così che l'unica soluzione che gli rimase fu farsi notare dai ladri della città: rubò il borsello al capo della gilda e gli sfuggì. La sera si presentò alla sede della gilda dei ladri e restituì al capo i suoi soldi.

Quello scoppiò a ridere e lo prese in simpatia, insegnandogli tutto quello che sapeva e preparandolo per essere il prossimo capo.


Erano passati parecchi anni da quando era fuggito da Al'parel e Cesar era diventato un uomo temuto, rispettato, un ladro e un assassino di prima categoria, il capo della sua gilda. Tornava spesso, in segreto, a casa ma non poteva aiutare la madre e la sorella a scappare perché entrambe erano troppo deboli e il viaggio le avrebbe uccise. Il lord non ne voleva sapere di morire ma i ribelli gli impedivano di rapire e torturare la popolazione, per lo meno tentavano di farlo. Cesar era lontano da casa ma i suoi pensieri erano spesso con la sua famiglia e si sentiva un verme per non essere riuscito a salvarli, pensava spesso a come avrebbe potuto aiutarli e Massimo Magno sembrava l'alleato di cui aveva bisogno. Pensò che quello stregone avrebbe potuto fare il culo a strisce a quel mostro di lord e, quindi, accettò di aiutarlo, anche se non ne aveva molta voglia. Pensò che avrebbe potuto convincerlo e, dopo la guerra, avrebbero ammazzato quello stronzo di lord. Aveva tante fantasie di vendetta e sangue ma Massimo era parecchio restio ad assecondarlo: voleva che si occupasse di una persona che gli stava molto a cuore, che lo vegliasse e lo proteggesse. Massimo era convinto che Cesar fosse un suo pronipote, o qualcosa del genere, ed era l'unico nella capitale mentre il ladro pensava che fosse pazzo.

E poi gli venne presentato Alexander, gli occhi viola così intensi che era impossibile non riconoscerlo come il principe di Al'parel, il vero principe. Per Cesar era difficile capire se era più felice o arrabbiato con quel ragazzino che, invece di tentare di riprendersi il suo regno, se ne andava a spasso con Massimo e fingeva di essere una persona normale. Ma con il passare del tempo, degli anni, capì che stava semplicemente aspettando di crescere

-Cosa pensi che possa fare ora come ora?- gli chiese Alexander -pensi che basti andare dal re, ammesso di arrivare a parlargli, e chiedergli semplicemente indietro terra e titolo? Non è così che funziona! Devo crescere, dimostragli di essere degno di diventare lord, di essergli fedele- Cesar non aveva avuto la forza di replicare alle parole di quel ragazzino che gli sembrava più maturo di lui così che era stato Alex a parlare ancora -sei la prima persona a cui dico questo tipo di cose... ti sono sembrato infantile? Stupido?-

-No... mi sei sembrato un principe, qualcuno che vorrei seguire e per cui vorrei combattere-

-Mi fa piacere sentirtelo dire... se dovessi riuscire a riavere il mio titolo potresti diventare uno dei miei cavalieri, per sdebitarmi di tutto quello che stai facendo per me-

-Che sciocchezza! Persone come me non diventano cavalieri! Sono un ladro e un assassino di professione, mica posso andarmene in giro in un'armatura scintillante, verrei beccato subito e non potrei svolgere il mio lavoro- gli disse Cesar, sbuffando

-Non era quello che intendevo- gli spiegò Alex -cavalieri dall'armatura scintillante hanno tradito mio padre, l'hanno ucciso, e di persone del genere non ne voglio al mio fianco, voglio delle persone fidate come te-

-Ti fidi di uno che cerca di rubarti i soldi?-

-Mi fido di uno che cerca di rubarmi i soldi e che mi offre da bere subito dopo, se ci riesce, di qualcuno che mi dice la verità e che non mi ammazza solo perché qualcun altro gli offre più soldi-

-Pensi che io non ti tradirei? Che non ti ammazzerei per la giusta cifra?- gli chiese Cesar, minaccioso

-Voglio pensare che non lo farai perché sei una persona leale e gentile-

-Leale? Gentile? Io? Che diavolo hai bevuto?- gli scoppiò a ride in faccia Cesar, irritando l'altro ragazzo

-Di quello che ti pare ma se io tornerò ad essere lord tu sarai il mio cavaliere-

-Se lo dici tu... - fece con accondiscendenza Cesar, chiudendo la questione.

   
 
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