In the name of the brother
George Weasley x Victor
Whale
George si diede un’occhiata intorno: quell’ambulatorio non
era effettivamente molto dissimile dalle stanze del San mungo, eppure in qualche
modo era dissimile. Forse perché c’era troppo bianco, o forse semplicemente
perché quel dottore biondo lo stava curando con tecniche decisamente babbane. Tuttavia, nonostante la lentezza del procedimento
e l’acuto dolore che provocava sulla sua ferita non proprio accidentale, si
lasciò curare in silenzio. L’orecchio perso durante la guerra non poteva essere
curato, ma per il braccio qualcosa si poteva fare.
“Cosa le è successo?” esordì d’un tratto il dottor Whale, alzando leggermente lo sguardo dalla ferita, giusto
il tempo per lanciargli un’occhiata curiosa.
L’interpellato ricambiò quello sguardo e si lasciò sfuggire
un sorrisino amaro. Amaro perché di veri, quello che era considerato il burlone
della famiglia Weasley, non ne faceva più da tempo.
“Ho perso mio fratello e cercavo un modo per riportarlo indietro…” disse infine con un lampo di disperazione negli
occhi. C’era qualcosa nell’altro che lo aveva spinto ad optare per la verità.
Quando Fred era morto aveva perso una parte di sé stesso ed
era per questo che aveva provato in tutti i modi a riportarlo indietro. Aveva
provato tutte le magie esistenti, si era persino convertito a quella oscura e
aveva affrontato un viaggio in America solo per rivolgersi ad un mago potente
di cui aveva sentito parlare, un certo Tremotino.
Neppure quell’uomo gli era stato d’aiuto e il risultato della sua insistenza
era visibile adesso sul braccio. Gli era andata male, o fin troppo bene forse -
dipende dai punti di vista.
“Anche io ho perso mio fratello…”
disse Victor, piano, continuando a medicare la ferita. Il tono apparentemente
distratto non riusciva a nascondere bene però il suo dolore.
“E… ha provato qualche magia per
farlo rivivere?”
Il dottore ridacchiò leggermente senza preavviso e scosse la
testa.
“No, non magia… Ho provato con la
scienza”
“E ha funzionato?”
A quella nuova domanda, ogni traccia di risata era sparita e
la sofferenza era diventata apertamente visibile.
“No, non ha funzionato…” ammise
infine, in un sussurro rassegnato.
Nessuno dei due aggiunse più niente, non a parole perlomeno.
Il rosso allungò quasi istintivamente la sua mano verso quella del biondo e
l’altro gliela lasciò stringere., così con naturalezza. Sembrava quasi che
George non dovesse essere più consolato, ma sentiva anzi dentro di sé il bisogno
di consolare qualcun altro.
Solamente qualche minuto dopo, il dottore ricominciò a
sistemare la ferita e il paziente poté giurare che quel tocco sulla sua carne
non gli faceva più poi così male.