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Autore: The Mad Tinhatter    14/12/2014    3 recensioni
"Nel suo mondo fatto di numeri, in quel mondo che credeva di avere sotto controllo, Nagisa era diventato il suo punto debole."
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Your Guardian Angel

I will never let you fall
I'll stand up with you forever
I'll be there for you through it all
Even if saving you sends me to Heaven....”

Non ti farò mai cadere
Resterò in piedi con te per sempre
Ci sarò per te attraverso tutto
Anche se salvarti dovesse mandarmi in Paradiso....”
Your Guardian Angel – The Red Jumpsuit Apparatus

Era in piedi, in mezzo alla piazza, assieme a tutti gli altri ragazzi del Distretto. Era giorno di Mietitura, e stavano tutti aspettando che l'emissario da Capitol City estraesse i nomi dei tributi, ma lui non aveva paura.

Si era fatto un breve calcolo mentale, e la probabilità che lui fosse scelto era di... quanto? Una su... duecento, ad occhio e croce? Forse un pochino di più, considerato il fatto che quella era la seconda Edizione della Memoria e sarebbe stato sorteggiato un numero doppio di tributi. Non era comunque ancora abbastanza da preoccuparlo troppo. I numeri erano dalla sua parte, e quello sarebbe inoltre stato il suo ultimo anno.

Accanto a lui, un ragazzo piagnucolava. Era biondo e più basso di lui. Sembrava spaventatissimo, e la cosa sembrava renderlo ancora più piccolo dell'età che dimostrava.

Nagisa-kun.... Perso com'era nei suoi pensieri, nemmeno si era accorto del suo arrivo nella piazza.

Non si poteva certo dire che Nagisa non si fosse guadagnato la sua amicizia. All'inizio l'aveva considerato soltanto come una piccola grande scocciatura. Per qualche motivo, sembrava averlo puntato. A scuola era sempre pronto a parlare con lui, anche quando magari lui non ne aveva troppa voglia. Sorrideva sempre, anche quando lo vedeva un po' più serio; anzi, soprattutto quando lo vedeva un po' più serio. Ignorava completamente i suffissi che venivano normalmente utilizzati, chiamandolo Rei-chan di qui e Rei-chan di là. Lui e la sua vocina erano ormai diventati una costante delle sue giornate.

Irritante, vero? Aveva pensato questo per tanto tempo....

Fino a quando non aveva sentito dei ragazzi prenderlo in giro per il suo aspetto un po' fragile, e si era fiondato a difenderlo senza pensarci nemmeno un secondo.

Fino a quando Nagisa non si era beccato l'influenza, e in quei dieci giorni in cui era stato assente le ore gli erano sembrate decisamente più lunghe e vuote.

Nel suo mondo fatto di numeri, in quel mondo che credeva di avere sotto controllo, Nagisa era diventato il suo punto debole.

Mentre l'emissario da Capitol City estraeva i nomi delle ragazze, Rei osservò Nagisa. Non era giusto che lui piangesse. Vederlo soffrire era qualcosa che non poteva sopportare.

Coraggio, avrebbe voluto dirgli. Non ci pescheranno mai, hai visto quanti siamo?

Ma Nagisa avrebbe continuato a piangere, perché se anche non fosse toccato a loro, qualcun altro sarebbe finito nell'Arena.

Ad un tratto, però, lo vide sgranare gli occhi, lo sguardo fisso per terra. Rei si rese conto di essersi distratto proprio mentre l'emissario da Capitol City estraeva il primo tra i ragazzi.

Perché gli sguardi di tutti sono puntati verso la nostra direzione?

- Nagisa Hazuki! Forza, Nagisa, non essere timido e vieni qui davanti!

No, non lui.

Vide Nagisa muovere qualche passo, tremante. Non sollevò lo sguardo da terra nemmeno per un secondo, neanche mentre i Pacificatori lo accompagnavano fino a sopra il palco.

Rei poteva soltanto immaginare il terrore che doveva provare. Lui, Nagisa, il suo Nagisa, sarebbe dovuto andare nell'Arena, costretto ad uccidere per non essere ucciso. Non era mai stato in grado di fare del male nemmeno ad una mosca, si copriva gli occhi con le mani durante ogni trasmissione dei Giochi, e ora sarebbe stato costretto a vivere tutto in prima persona.

C'era qualcosa di contorto in tutto ciò, qualcosa di profondamente sbagliato. C'era sempre stato, naturalmente, ma solo ora che vedeva il suo ordine delle cose stravolto se ne rendeva veramente conto.

Nagisa tremava, visibilmente scosso, mentre l'emissario da Capitol City gli faceva qualche stupida domanda. Rei lo immaginò nel bel mezzo dell'Arena, completamente solo, con in mano un'arma che non sapeva usare, circondato da ragazzi ben più grossi e feroci di lui.

Inaccettabile. Era una scena che il suo cervello si rifiutava di elaborare. In quel preciso istante si rese conto che avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per far sì che nulla della sua immagine mentale diventasse realtà.

Mentre l'emissario da Capitol City sorteggiava il secondo tributo maschio, Rei sollevò la mano.

- Mi offro volontario - disse.


*

Rei era steso sul suo letto, nell'appartamento riservato ai tributi del sesto Distretto. Stava cercando di prendere sonno, ma la vedeva decisamente dura.

I momenti successivi alla sua Mietitura erano trascorsi come un fulmine davanti ai suoi occhi: lo sguardo stupito di Nagisa, l'addio ai suoi genitori, il treno per Capitol City ed, infine, la parata di presentazione dei tributi. Lui e Nagisa avevano rischiato di farsi del male già in quell'occasione, visto che la loro stilista aveva pensato bene di aggiungere dei tubi sputafuoco ai loro costumi.

Sospirò, lasciandosi andare con la testa sul cuscino. Se solo avesse tenuto la bocca chiusa, in quel momento sarebbe stato a casa sua, nel suo letto....

Sua madre, in lacrime, lo aveva sgridato, dandogli dell'egoista. Aveva provato a spiegare il perché del suo gesto, ma lei non l'aveva considerato un motivo valido. Forse aveva ragione: aveva agito d'istinto, senza pensare ai suoi genitori.

Perché l'aveva fatto? Erano così tanti i ragazzi che perdevano i loro amici per colpa dei Giochi, eppure erano così pochi quelli che si offrivano volontari per loro....

Qualcuno bussò alla porta.

- Chi è? - fece Rei.
- Sono io, Rei-chan.

Era Nagisa. Chi altro avrebbe potuto bussare alla sua porta a quell'ora, dopotutto?

- Entra pure.

Il ragazzino aprì la porta, ma rimase fermo sullo stipite. Era molto pallido, ma perlomeno non stava più piangendo.

- Non riesco a dormire - disse. - Non ce la faccio, da solo in quella stanza.

Rei sospirò. Non è che lui fosse messo molto meglio....

Senza chiedergli nulla, Nagisa si avvicinò e si sedette sul letto, accanto a lui.

- Posso dormire qui? - domandò.

Soltanto fino al giorno prima, Rei avrebbe trovato la cosa terribilmente imbarazzante, ma la loro situazione cambiava tutto.

Sono qui per questo, no? Per restare con lui. Prima e durante i Giochi.

Annuì, e Nagisa si sdraiò.

- Cerchiamo di dormire, adesso - disse Rei, spegnendo la luce.

Cercò di restare sul suo lato del letto per non disturbare Nagisa: gli dava l'aria di essere una persona che, dormendo, finiva per occupare molto spazio, e lui odiava essere toccato mentre dormiva. Da piccolo aveva sempre visto i suoi genitori addormentarsi l'uno abbracciato all'altro, e si era sempre chiesto come potessero stare comodi in una posizione simile.

- Rei-chan.
- Dovremmo dormire, Nagisa-kun.
- Rei-chan... perché ti sei offerto volontario?

Non sapeva come rispondergli. Non voleva che si preoccupasse, o che si sentisse responsabile del suo destino. Non voleva farlo sentire in colpa, anche se non aveva alcun motivo per esserlo. Del resto, avrebbe potuto semplicemente starsene zitto, e lasciare che qualcun altro andasse al suo posto.

- Per... per i soldi. Se dovessi vincere.

Non aveva una risposta migliore, e di sicuro non avrebbe fregato così Nagisa.

Il ragazzo non disse niente, ma gli strinse forte la mano.

- Grazie, Rei-chan... - mormorò ad un tratto Nagisa, senza allentare la sua stretta.

Quando il mattino dopo Rei aprì gli occhi, sentì un peso su di sé e una generale sensazione di calore.

Si rese conto con stupore che Nagisa stava dormendo addosso a lui, la testa poggiata sul suo petto e le braccia che gli circondavano la vita. L'espressione sul suo volto era, tutto sommato, serena.

Cercò di separarsi da lui senza svegliarlo, ma fu inutile, perché Nagisa, anche durante il sonno, sembrava non volerlo mollare. Era come se la sua serenità di quel momento dipendesse da Rei, e lui non voleva rovinare quel momento. Non voleva interrompere i suoi sogni felici, e farlo tornare in una realtà piena di paura.

Tuttavia, quella realtà andava affrontata. Dovevano entrambi allenarsi per i Giochi. Si era offerto volontario per un motivo, e non era certo quello di vedere entrambi uccisi alla Cornucopia.

- Nagisa-kun, è ora di alzarsi - disse Rei, toccando con delicatezza la spalla dell'amico.

Nagisa si mosse su un lato, e si stropicciò gli occhi. Guardò Rei, ancora mezzo addormentato, e sorrise. Un secondo dopo, però, sembrò ricordarsi di dove si trovasse, e i suoi occhi si rattristarono.

- Dobbiamo iniziare a pensare cosa fare - disse Rei, cercando di mantenere un tono di voce deciso.
- Rei-chan... - fece Nagisa, alzandosi dal letto.

Non poteva sopportare di vedere Nagisa così scoraggiato. Non era da lui, proprio per niente.

- Assieme, ti prometto che ce la faremo! - continuò.

Era deciso a fare qualunque cosa rientrasse nelle sue capacità per mantenere quella promessa.

*

Il suo obiettivo si era realizzato. Erano rimasti da soli, lui e Nagisa, mentre tutti gli altri tributi erano caduti. Ora restava soltanto una cosa da fare.

- Siamo rimasti da soli - disse Nagisa. Era tutto sporco di sangue e fango, e i suoi occhi avevano perso completamente la luce gioiosa che li caratterizzava. Era vivo, però, e questa era la cosa importante.

- Uccidimi - disse Rei. - Uccidimi, e vinci.

Gli occhi di Nagisa si riempirono di lacrime. - Non scherzare, Rei-chan!

Rei gli mise in mano il suo coltello. - Non sto scherzando - disse. - È l'unico modo per portare a termine il mio piano. Se esiterai, non succederà nulla di buono.

Nagisa puntò il coltello davanti a sé, tremante, mentre Rei apriva le braccia, chiudendo gli occhi, pronto a ricevere il colpo che l'avrebbe ucciso.

Era così che doveva andare, con Nagisa che usciva vittorioso dall'Arena, garantendo ricchezza e sicurezza alla sua famiglia.

Sentì un piccolo tonfo sull'erba. Nagisa aveva fatto cadere il coltello.

- N-non posso, Rei-chan - disse il ragazzo, piangendo. - Non potrei mai farti del male.

In quel momento sentirono uno strano rumore, come se qualcosa di estremamente pesante fosse buttato ripetutamente in terra. Il suolo sotto i loro piedi tremò, e dagli alberi che circondavano la radura in cui si trovavano spuntò fuori una creatura orrenda.

Era come un rinoceronte, ma almeno tre volte più grande di quelli che avevano sempre visto nei libri. Era velocissimo, e loro non avrebbero avuto alcuna possibilità di sfuggirgli. Sarebbero morti entrambi, travolti dalla sua carica.

A meno che....

Gli Strateghi avevano il controllo su ogni aspetto dell'Arena. Se avessero avuto un vincitore, sicuramente avrebbero fermato quella bestia....

Velocemente, Rei raccolse il coltello da terra, e lo puntò contro di sé.

In un attimo affondò la lama nel suo stesso petto. Dritto verso il cuore, così sarebbe morto immediatamente, e quell'ibrido non avrebbe raggiunto Nagisa.

Cadde a terra, mentre lentamente perdeva conoscenza.

- Rei-chan...? Rei-chan!

Sorrise. La voce di Nagisa fu l'ultima cosa che sentì....

Rei si svegliò di soprassalto. Impiegò qualche secondo a rendersi conto di dove si trovasse. Non era più nell'Arena, ma nel suo letto di Capitol City. Quella sarebbe stata la sua ultima notte lì: il giorno dopo sarebbero cominciati i Giochi. Era già un miracolo il fatto che si fosse addormentato, non poteva pretendere di fare bei sogni.

Si alzò, e uscì dalla camera. Ritornare a dormire era fuori discussione, dopo quel sogno non ci sarebbe mai riuscito. Si sedette su una delle poltroncine del soggiorno, osservando il panorama della città dalle vetrate.

Ripensò a tutti gli avvenimenti dei giorni precedenti: gli allenamenti, la prova con gli Strateghi, i punteggi, l'intervista. Soprattutto l'intervista.

- È così raro vedere qualcuno che si offre volontario nel tuo Distretto, ed oltretutto durante un'Edizione della Memoria così particolare... - disse Caesar Flickerman, non appena si fu avvicinato a lui. - Dicci un po', Rei, perché l'hai fatto?

Su due piedi non sapeva cosa rispondere. Avrebbe dovuto dire la verità?

Si guardò alle spalle. Nagisa lo osservava, un po' nervoso. Era già stato intervistato e, inaspettatamente, se l'era cavata brillantemente. Era riuscito a far riemergere quel ragazzino simpatico e spensierato che lo aveva sempre tormentato durante le ore di lezione, quel lato di sé che la Mietitura sembrava aver strappato via.

Doveva davvero dire a tutti che l'unico motivo per cui si trovava lì era perché vedere quel ragazzo morire senza che lui potesse fare nulla gli avrebbe spezzato il cuore?

No. Era una cosa troppo personale, qualcosa che nemmeno lui comprendeva appieno. Ma non voleva nemmeno raccontare una bugia.

- Mi sono offerto volontario... per un amico.

Dalla folla si levo un coro di "Ooooh". Flickerman guardò dietro di sé, verso Nagisa. - Un amico?

Per qualche motivo, Rei si sentì arrossire. - Sì. Il mio... il mio migliore amico - aggiunse.

Subito dopo la trasmissione, Nagisa l'aveva abbracciato, con le lacrime agli occhi. Rei non aveva mai apprezzato troppo il contatto fisico, ma aveva accolto Nagisa tra le sue braccia con tenerezza.

Era strano pensare quelle cose in quel momento, ma sentiva che, anche se spesso Nagisa aveva sconquassato l'ordine del suo mondo, quello era il posto giusto per lui. Lì, tra le sue braccia.

Era confuso. Perché aveva reagito in quel modo, durante l'intervista? E perché quel sogno?

Aveva considerato l'idea di morire mentre proteggeva Nagisa, certo, ma arrivare addirittura a togliersi la vita pur di farlo vincere? Non aveva considerato quello scenario. Aveva pensato, in quei giorni, a tutte le possibilità: era il suo modo di mantenersi lucido e tranquillo. La situazione migliore era quella in cui lui fosse caduto mentre combatteva contro l'ultimo tributo rimasto, rendendolo incapace di reagire, lasciando a Nagisa il colpo finale.

Era rassegnato alla sua morte, ma non aveva immaginato che lui stesso avrebbe potuto infliggersi il colpo fatale. Si portò una mano al cuore. Sarebbe davvero stato capace di fare una cosa del genere?

Una parte di sé, quella che aveva causato quel sogno, era convinta di sì. Per Nagisa-kun, sì.

Si alzò. La sua testa era così piena di pensieri che nemmeno riusciva a stare fermo. Camminò avanti e indietro, sentendo sempre di più il peso di ciò che sarebbe successo l'indomani.

Pensò a Nagisa, al suo sorriso, alla sua allegria, a tutte quelle cose di lui che aveva promesso di proteggere. Il suo cuore batteva in modo strano.

Perché proprio in quel momento? Perché soltanto adesso che poche ore lo separavano dalla sua morte?

Maledetto Nagisa-kun. Se non fosse per te, a quest'ora di certo non sarei qui, in preda a tutti questi pensieri.

Era nervoso, confuso ed arrabbiato con se stesso. Per la frustrazione tirò un calcio alla vetrata, col solo risultato di farsi del male.

- Rei-chan? Tutto a posto?

Una piccola figura fece capolino da dietro i divani. Nagisa-kun. Aveva un'espressione stanca e preoccupata.

Durante quei giorni, Rei l'aveva ammirato parecchio. Dopo la prima notte di sconforto sembrava aver tirato fuori una parte della sua positività, anche se c'era ben poco per cui essere positivi in quella situazione. Si era allenato duramente: pur essendo più piccolo degli altri, era avvantaggiato per quanto riguardava l'agilità.

Sembrava essersi guadagnato la simpatia di qualcuno degli altri tributi, anche se Rei non si fidava troppo. Non aveva ottenuto un punteggio altissimo da parte degli Strateghi, ma nonostante questo non si era scoraggiato.

Dopo la prima notte, non aveva più voluto dormire con lui. Forse era per evitare di disturbarlo, ma Rei, proprio come era accaduto precedentemente nella sua vita, si rese conto di quanto lo volesse vicino a sé proprio grazie alla sua assenza. Era più facile addormentarsi con qualcuno al suo fianco....

- Va tutto bene, Nagisa-kun - rispose. - Non riesci a dormire?

Nagisa scosse la testa. - Ho paura - disse.

E chi non ne avrebbe avuta? Presto si sarebbero ritrovati faccia a faccia con la morte, in un modo o nell'altro.

Rei si sedette sul divano, e Nagisa lo imitò. Era praticamente attaccato a lui, e Rei non poté fare a meno di trovare il calore del suo corpo stranamente confortante.

Nagisa lo abbracciò, e Rei si irrigidì improvvisamente.

- Eh? - fece. Non è il momento di fare così!

- Rei-chan... io non voglio fare del male a nessuno, e non voglio che nemmeno tu lo faccia - disse. - Però... però ho paura di morire. E ho paura che tu muoia.

Lo strinse a sé. Cos'altro avrebbe potuto fare?

- Non succederà. Ricordati del piano a cui abbiamo pensato, ok? Andrà tutto bene. In qualche modo, ce la faremo!

Lo disse anche per convincere se stesso. Non sapeva ancora bene cosa ci fosse nella sua mente o che cosa provasse per Nagisa, ma sapeva che questo doveva essere un incentivo per fare tutto ciò che si rivelasse necessario. Qualunque cosa.

Nagisa finì con l'addormentarsi sulla sua spalla mentre gli spiegava per l'ennesima volta cosa avrebbero dovuto fare.

Rei lo prese in braccio, e lo riportò in camera sua. Dopo averlo adagiato sul letto, si fermò a guardarlo.

Era carino, quando dormiva. Anzi, forse lo era sempre, con quel suo sorriso e lo sguardo pieno di vita. Era triste che se ne fosse reso conto solo in quel momento.

Rei si chinò su di lui, e gli diede un bacio sulla fronte.

Vincerai, Nagisa-kun. Farò in modo che succeda.

*

Rei si guardò le mani, tremante. Erano diventate tutte rosse....

Sangue. Il sangue della ragazza davanti a me, ormai morta.

Si era svolto tutto in maniera così veloce....

Rei si era appena fermato, dopo l'assalto alla Cornucopia. Aveva visto Nagisa scappare subito dopo la fine del conto alla rovescia, così come gli era stato detto di fare. Lui, invece, si era avventurato verso la Cornucopia, pronto a prendere qualunque cosa gli potesse servire. Era riuscito a raccattare un pugnale e due borse di viveri, e ad uscirne indenne.

Si era addentrato nella colorata foresta che circondava una parte della radura della Cornucopia. Aveva bisogno di un posto relativamente sicuro per fermarsi, e la radura non sarebbe stata il luogo migliore. Più avanti avrebbe proseguito verso est, per raggiungere l'alta montagna innevata che torreggiava sul paesaggio: se fosse riuscito a scalarne anche solo una parte, avrebbe potuto osservare meglio la zona e questo lo avrebbe facilitato nel trovare Nagisa.

Tutto di quel luogo sembrava così invitante, dalle erbette che spuntavano dal suolo ai frutti che crescevano sugli alberi. Rei non aveva mai visto quelle specie di piante; inoltre aveva delle scorte di viveri, e non gli sembrava il caso di rischiare raccogliendo frutti sconosciuti. Aveva sperato che anche Nagisa avesse avuto lo stesso pensiero. L'aveva avvertito di stare molto attento, del resto.

Si era seduto soltanto un attimo per riprendere fiato, quando aveva sentito un fruscio tra i cespugli.

Subito dopo, davanti a lui comparve una ragazza, con aria stupita e spaventata. Rei, alzandosi, si portò una mano al fianco, dove teneva il pugnale. Sperava soltanto che la ragazza andasse via, che capisse che lui non voleva farle del male... ma questo non accadde.

La ragazza si lanciò verso di lui, armata soltanto delle sue stesse mani, e gli afferrò il collo con tutte le sue forze. Era davvero forte, ed assolutamente capace di strangolarlo.

Rei reagì inconsciamente, per puro istinto di sopravvivenza, usando il metodo più immediato che avesse per liberarsi. Tirò fuori il pugnale, e lo piantò nel fianco della ragazza. Il sangue sgorgò copioso sulle sue mani, e la stretta della ragazza attorno al suo collo si allentò.

Subito dopo Rei sentì un colpo di cannone, e sapeva benissimo che era stato causato da lui, da ciò che aveva fatto a quella ragazza senza nome.

Corse a perdifiato, allontanandosi dal cadavere. Doveva assolutamente trovare un lago, un fiumiciattolo, qualcosa che gli permettesse di lavare via quel sangue. Forse così avrebbe potuto cancellare ogni traccia del gesto che aveva compiuto, magari anche dalla sua mente.

Aveva appena ucciso una persona. E non l'aveva fatto per proteggere Nagisa.

Trovò l'acqua quasi subito, forse anche troppo velocemente. Si trattava di un fiume che sembrava espandersi a lungo dentro la foresta. Vi immerse le mani dentro, e iniziò a strofinarle con energia.

Mentre lo faceva, si guardò ai lati. Poco lontano da lui, una ragazza era in piedi vicino alla sponda. Si trattava di uno dei tributi femmina del suo Distretto.

In mano aveva qualcosa di tondo e colorato, molto probabilmente un frutto. Doveva essere invitante come quelli che aveva visto lui. Era tutto così bello, lì intorno... come se non si trovassero in un'Arena, bensì in un paradiso.

Poi, la ragazza si portò il frutto alla bocca, e lo addentò. Un attimo dopo, Rei la vide cadere in acqua, faccia in avanti. Sentì un altro colpo di cannone.

Le mani gli bruciavano. Quando le tirò fuori dall'acqua, vide che erano rosse, gonfie e piene di bolle.

L'acqua... è velenosa.

E non solo quella, apparentemente. Quando Rei si avvicinò al cadavere della ragazza, notò che l'unica cosa che avrebbe potuto causarne la morte era il frutto che aveva addentato soltanto qualche secondo prima.

Meglio evitare di raccogliere qualunque cosa, qui.

Il sole stava già cominciando a scendere, e ben presto sarebbe arrivata la notte. Rei decise di sedersi sotto ad un albero, per riordinare i suoi pensieri.

In quelle ore aveva perso di vista il suo obiettivo principale. Nagisa.

E se gli fosse successo qualcosa? E se avesse mangiato uno di quei frutti, e fosse morto? E se fosse stato attaccato da qualcuno degli altri tributi, magari proprio uno di quelli che aveva finto di trovarlo simpatico?

Cercò di calmarsi. Perdere Nagisa lo avrebbe fatto impazzire, lo sapeva benissimo. Ma, almeno per quel primo giorno, avrebbe dovuto confidare nelle sue capacità. L'indomani l'avrebbe trovato, o magari anche quella stessa notte, se avesse avuto la possibilità di spostarsi.

Ripeté il piano nella sua mente.

Trovare qualcosa alla Cornucopia, far scappare Nagisa: fatto. Superare la notte: in corso. Cercare un punto in alto per trovare Nagisa. Una volta trovato Nagisa, spostarsi assieme per tutta l'Arena, senza mai fermarsi nello stesso punto. Se possibile, costruire trappole – avrebbero avuto i frutti e l'acqua a disposizione, per quello, non c'era nulla di cui preoccuparsi. Attirare gli altri tributi nelle trappole o, ancora meglio, passare inosservati e lasciare che si uccidano tra di loro.

E poi, la parte che non aveva riferito a Nagisa....

Giunto allo scontro con l'ultimo tributo, lasciarsi ferire gravemente, facendo però in modo allo stesso tempo che tale tributo non sia più capace di combattere.

Era tutto chiaro e conciso, come a lui piaceva. Il pensiero lo riempì, almeno momentaneamente, di calma. Se l'annuncio dei morti della giornata non avesse incluso Nagisa, tutto sarebbe stato ancora a posto.

L'inno di Panem risuonò nell'aria. Era giunto il momento della verità.

Durante la giornata, Rei aveva contato ventuno colpi di cannone. Sapeva bene che due non potevano essere per Nagisa, dato che erano partiti per la ragazza che aveva ucciso e per la ragazza del suo Distretto morta avvelenata. Restavano diciannove tributi morti. Diciannove su quarantotto. La possibilità che Nagisa fosse tra quei diciannove era abbastanza alta da spaventarlo.

Vide, proiettati sul cielo, i volti dei caduti. Entrambe le ragazze del suo Distretto. La ragazza che aveva ucciso, dal settimo. Fu molto sollevato quando vide che il volto di Nagisa non era comparso nel cielo.

Cercò di mandare giù qualcosa, anche se non aveva fame. Per fortuna aveva cibo a sufficienza sia per lui che per Nagisa.

Forse avrebbe anche potuto riposare un po'....

*

Il suo sonno, già abbastanza leggero, fu interrotto da una forte esplosione.

Nagisa-kun, fu il suo primo pensiero, anche prima di aprire gli occhi.

Scattò in piedi, e cercò la fonte dell'esplosione. Attorno a lui, però, niente.

La forte esplosione fu seguita da altre, più piccole. Scrutando tra gli alberi, Rei vide qualcosa di rosso in lontananza, come del fuoco.

Si arrampicò su uno degli alberi. Alcune delle bolle che aveva sulle mani scoppiarono. Il dolore era forte, ma cercò di ignorarlo.

Una volta giunto in cima, comprese quale era la fonte di tutto quel rumore.

La montagna....

Quella che soltanto fino a qualche ora prima sembrava una normalissima montagna ricoperta di neve, ora era diventata un piccolo vulcano sputafuoco. Una pioggia di lapilli si riversava sul terreno circostante, mentre colate di lava incandescente incendiavano chiunque e qualunque cosa si trovasse sul loro percorso. Rei vide alcuni tributi che cercavano di scappare, ma inutilmente.

Ben dodici colpi di cannone risuonarono nell'aria, poi la lava si bloccò, solidificandosi immediatamente.

Rei scese dall'albero e si mise a correre, Nagisa l'unico pensiero nella sua mente.

Doveva trovarlo. Aveva lasciato passare troppo tempo, e ora poteva essere troppo tardi.

È vivo, pensò, cercando di rassicurarsi. Non sarebbe mai salito lassù, si sarebbe esposto troppo.

Corse verso est, come aveva programmato di fare l'indomani. Decise di restare nella foresta, per paura che il vulcano eruttasse di nuovo. Sicuramente Nagisa era nascosto da qualche parte lì, e non era rimasto coinvolto nell'eruzione della montagna. Di certo stava bene, non era tra le dodici vittime.

Mentre si spostava tra gli alberi, sentì un rumore, come di foglie che venivano spostate. Vide una figura arrancare davanti a lui, tossendo violentemente. Poi, la figura cadde in ginocchio per terra.

Rei si avvicinò con cautela, il pugnale rivolto davanti a sé. La luce della luna non era fortissima, ma lo era comunque abbastanza da permettergli, una volta vicino, di riconoscere chi gli stava davanti.

- Nagisa-kun....

Aveva in mano una piccola spada, era coperto di cenere dalla testa ai piedi e tossiva senza sosta, ma era vivo.

Rei cadde in ginocchio davanti a lui, e lo abbracciò. Gli sembrava strano farlo in quella situazione, ma stava piangendo di gioia. Era vivo, ed erano assieme.

Non appena lo strinse, però, Nagisa si ritrasse, come se gli avesse appena fatto del male.

Rei cercò di osservarlo, per quanto la poca luce potesse permetterlo. Sul fianco sinistro di Nagisa sembrava che il tessuto della sua maglia fosse stato strappato via, e anche la sua pelle aveva un aspetto strano.

- Rei-chan... - disse Nagisa, tra un colpo di tosse e l'altro. - Il calore... vulcano... vestiti... preso fuoco... per fortuna... terreno....

La sua voce era molto strana, come se avesse ingoiato parte della cenere che lo ricopriva.

È andato vicino al vulcano. Quella sul suo fianco è una scottatura, e anche molto grave.

- Non parlare – disse Rei. - Riesci a camminare un altro po'? Ti aiuterò io.

Nagisa annuì, e Rei lo aiutò ad alzarsi, sostenendolo. Spostarsi troppo durante il giorno era fuori discussione, con Nagisa in quelle condizioni, così Rei lo condusse fino al corso d'acqua. Se qualche tributo si fosse avvicinato, avrebbero perlomeno avuto un'altra arma ad immediata disposizione per incapacitarlo.

Fece sedere Nagisa contro il tronco di un albero. Il ragazzo continuava a tossire come se il fuoco avesse toccato anche i suoi polmoni. Prese una bottiglietta d'acqua da una delle borse della Cornucopia, e lo fece bere.

Usò il pugnale per tagliare via i brandelli della maglia di Nagisa, attento a non fargli ulteriormente del male.

- Rei-chan... - mugugnò il ragazzo.
- Stai tranquillo, Nagisa-kun....

Cosa poteva fare? Non aveva nulla per trattare una scottatura....

Tremava. Nagisa era in pericolo, e lui non sapeva che cosa fare.

- Acqua... Rei-chan....

Fece un bel respiro. Calma, si disse.

L'acqua era l'unica cosa che aveva per aiutare Nagisa. Prese la seconda bottiglietta, e ne versò il contenuto sull'ustione. Era la sua ultima bottiglietta, ma non importava: Nagisa ne aveva bisogno.

Strappò una lunga striscia di tessuto da una delle due borse, e la utilizzò per bendare Nagisa.

Non preoccuparti, Nagisa-kun. Dopo che avrai vinto, a Capitol City faranno sparire anche il ricordo di quest'ustione.

Perlomeno aveva smesso di tossire, e ora aveva gli occhi chiusi, come se cercasse di dormire.

- Cerca di riposarti – gli disse Rei, sedendosi accanto a lui. Quella sarebbe stata una lunga notte....

*

- Quando la montagna è esplosa, io ero al limite della foresta. Mi sono nascosto lì, come avevamo programmato – disse Nagisa. La sua voce era ancora molto roca, come se le sue corde vocali fossero state danneggiate in qualche modo, ma perlomeno non tossiva più così tanto.

- Dei frammenti di roccia sono iniziati a piovere dal cielo. Alcuni erano incandescenti, e qualche albero ha preso fuoco. Sono scappato, ma non abbastanza in fretta – fece, indicando la fasciatura. - Mi sono rotolato sul terreno, come abbiamo imparato durante gli allenamenti, e ho continuato a correre. Hanno spento il fuoco, nel frattempo.

- Gli Strateghi, sicuramente – disse Rei. Aveva recuperato le bottigliette e qualche contenitore per il cibo, e stava cercando di riempire tutto con l'acqua del fiumiciattolo. Tuttavia, con le mani gonfie che si ritrovava, era difficile maneggiare qualunque cosa, specialmente se voleva evitare un contatto ulteriore con quel liquido velenoso.

- Rei-chan, vuoi che ti dia una mano? - fece Nagisa, tentando di alzarsi, ma ricadde per terra.
- Assolutamente no! - esclamò Rei. La sua situazione non era grave come gli era sembrata quella notte, ma era molto debole. Non voleva che si sforzasse, e nemmeno che entrasse a contatto con quell'acqua.

Gli ci volle un po' più di tempo, ma finalmente riuscì a riempire tutto.

- Ecco, questi sono per quando qualcuno tenterà di attaccarci. Serviranno perlomeno a tenerli lontani.

Nagisa lo guardò con aria sbalordita. Aveva sempre fatto così, anche quando, a scuola, gli capitava di prendere il massimo ad un compito in classe.

- Meno male che ho trovato te, Rei-chan – disse, addentando un pezzo di pane.

Il modo in cui Nagisa cercava di mantenere il sorriso nonostante la situazione in cui si trovavano gli fece quasi scoppiare il cuore. Sentiva che avrebbe voluto abbracciarlo, ma gli avrebbe fatto soltanto del male, in tutti i sensi.

Hai scelto proprio il momento sbagliato, disse a se stesso.

- Sono certo che avresti preferito avere come amico uno di quegli energumeni dei primi Distretti, non uno come me. Sarebbe stato un protettore molto più efficace.

Nagisa scosse la testa, tossendo piano.

- Rei-chan...?
- Sì?
- Io... io ti piaccio?

Rei reagì con sorpresa. È una domanda da fare, in questa situazione?

C'erano tanti significati che poteva dare a quella domanda, e tanti significati che poteva avere la sua risposta. In cuor suo sapeva quale fosse la verità riguardo i suoi sentimenti, ma rivelarli a Nagisa in quel momento sarebbe stato doloroso, oltre che inutile.

- Ma certo, Nagisa-kun. Cosa ti ha mai fatto pensare il contrario?
- Niente – fece il ragazzo, sorridendo. - Volevo solo sentirtelo dire.

Subito dopo, sentirono qualcosa attraversare le foglie degli alberi, e cadere accanto a loro.

Un paracadute degli sponsor.

Dentro vi era un tubetto con della crema.

- Nagisa-kun... credo che sia per la tua scottatura.

Rei rimosse le bende con cautela. Quando il tessuto si separò dalla pelle lesionata, Nagisa trasalì per il dolore, ma subito la sua espressione si tramutò in una di sollievo non appena Rei vi applicò la crema.

Era risaputo che gli ospedali di Capitol City fossero estremamente all'avanguardia nel trattamento di qualunque malanno, ma soltanto in quel momento Rei e Nagisa poterono osservare i miracoli delle medicine cittadine.

Dopo qualche minuto, infatti, la pelle sul fianco di Nagisa si rigenerò, senza nemmeno lasciare l'ombra di una cicatrice.

- Wow – fece Nagisa, stupito.
- Come... come ti senti?
- Molto meglio. Possiamo spostarci, ora, se vuoi.

Rei ringraziò chiunque avesse deciso di mandare loro quella medicina. Aveva dato a Nagisa una possibilità in più. L'aveva liberato dal dolore, e aveva impedito che la sua ferita di infettasse, dato che di certo non aveva utilizzato materiali sterili per bendarlo.

Decisero di spostarsi lungo il fiume. Mentre camminavano, sentirono alcuni colpi di cannone.

- Sembra tutto così lontano... - fece Nagisa, e Rei capì esattamente cosa intendeva.

Era come se la carneficina che si consumava a pochi passi da loro fosse qualcosa di remoto, qualcosa che non li riguardava.

- Sembra quasi un bel posto – aggiunse Rei.
- Sai, il sole che tramonta mi fa pensare un po' a casa. Quasi come se stessi per tornare da mamma dopo una giornata passata assieme....

In quell'attimo, Rei captò qualcosa. Un fruscio, dei passi veloci.

- Nagisa-kun, corri! - urlò, indietreggiando velocemente.

Nagisa aveva i riflessi pronti, e quella fu una fortuna. Un ragazzo sbucò fuori dalla fitta vegetazione, le braccia tese in avanti come se avesse voluto spingerli in acqua. Loro, però, si erano spostati, e lui non era riuscito a cambiare direzione in tempo, cadendo dentro l'acqua.

Lo videro dimenarsi, cercando inutilmente di uscire. La sua pelle si riempì di bolle, mentre annaspava, l'acqua che gli entrava nella bocca....

Dopo qualche secondo smise di muoversi. Il cannone sparò per l'ennesima volta.

Decisero di spostarsi dall'acqua, e fermarsi per la notte. Nagisa sembrava scosso dalla morte di quel ragazzo, ma non troppo. Quella situazione aveva cambiato radicalmente anche lui....

- Stanotte farò io la guardia! - esclamò Nagisa.
- No, Nagisa-kun, non è il caso – disse Rei, cercando di essere più categorico possibile. - Posso stare tranquillamente sveglio.
- Non è vero. Non hai dormito per niente, stanotte, e hai bisogno di sonno.

Non ha tutti i torti....

- Nagisa-kun... sono io quello che deve proteggere te, qui!
- No – fece il ragazzo, con decisione. - Ho una spada, ho le nostre bottiglie, inoltre sono certo che al minimo rumore tu salterai in piedi. Possiamo cavarcela!

L'ottimismo nel tono di Nagisa rendeva anche lui speranzoso. Magari avrebbe potuto riposare per qualche ora, sempre se fosse riuscito ad addormentarsi, e poi continuare a fare la guardia. Nagisa probabilmente si sarebbe lamentato, ma lui l'avrebbe avuta vinta.

- Va bene, ma solo per stavolta....

Rei si sdraiò, e chiuse gli occhi. Inaspettatamente, la stanchezza prese subito il sopravvento....

*

Due tonfi secchi. Urla. Passi veloci. Altre urla. Rei aprì gli occhi.

- Rei-chaaan!

Nagisa urlava, forte tanto da sembrare che si stesse scorticando la gola. Lo stava chiamando.

Lui scattò in piedi, il pugnale nella mano destra e la bottiglia d'acqua velenosa nella sinistra.

Accanto a lui, una scena terribile.

Nagisa urlava, dimenandosi sotto il peso di un altro tributo. Sembrava incapace di muovere le mani, ma nella penombra Rei non capiva il perché.

Non c'era tempo da perdere. Rei si buttò con tutte le sue forze contro il tributo, separandolo da Nagisa. Lottarono sul terreno, e Rei si rese conto che il ragazzo era armato con un lungo coltello.

Cercò di evitare i suoi attacchi, ma il tributo era più grosso di lui, e sembrava sapere benissimo cosa stesse facendo.

Non devo arrendermi... per Nagisa-kun....

Era riuscito ad atterrare il ragazzo, ma quello ancora cercava di colpirlo con il coltello. Rei cercò di ripararsi, usando la mano sinistra....

Il coltello dell'altro tributo ruppe la bottiglia, facendone fuoriuscire il contenuto proprio addosso a sé. Fu davvero una fortuna che, in quel momento, la forza di gravità giocasse a favore di Rei.

Il ragazzo si dimenava, sotto l'effetto del liquido urticante, e Rei, spinto da una rabbia implacabile, gli piantò il pugnale nella gola.

Per aver cercato di fare del male a Nagisa-kun, pensò, mentre un colpo di cannone risuonava per l'ennesima volta.

Rei tornò da Nagisa. - È tutto ok – disse. - Non potrà più farci del mal-

Si bloccò, scioccato. Il sole stava sorgendo e, nella tenue luce dell'alba, Rei poté osservare meglio Nagisa.

Capì subito come mai il ragazzo non fosse riuscito a muovere le mani, e a cosa fossero dovuti i rumori che aveva sentito prima di alzarsi.

Le mani di Nagisa erano entrambe piantate al terreno, tenute ferme da coltelli da lancio.

E lì, dove soltanto qualche ora prima c'era quell'orribile bruciatura....

No, non è possibile....

Uno squarcio si apriva sul suo fianco, e da esso il sangue usciva copiosamente.

Rei cadde in ginocchio davanti a Nagisa. Doveva fare qualcosa, qualunque cosa, perché Nagisa non poteva morire, non ora che sembravano così vicini al loro obiettivo....

- Nagisa-kun, resisti! - disse, vuotando completamente anche la seconda borsa. Gli serviva altro tessuto per fasciare le ferite di Nagisa... sarebbe riuscito a fermare tutto quel sangue, e magari sarebbe arrivato qualche altro omaggio dagli sponsor....

- Rei-chan... fermati... è... troppo... tardi.... – fece il ragazzo, la voce flebile. Il suo petto si muoveva in maniera affannosa.

- No! - urlò Rei, piangendo. Strappò un pezzo di tessuto, e lo premette contro il fianco di Nagisa. Poi, con la maggiore delicatezza possibile, liberò le sue mani. Nagisa quasi non reagì, come se avesse perso la capacità di provare dolore.

Non importava quanto cercasse di tamponare la ferita: il sangue di Nagisa continuava a scorrere, imbrattandogli le mani, mentre il colorito del ragazzo diventava sempre più pallido.

Le parole “Non c'è più niente da fare” si insinuarono sempre con più forza nella mente di Rei, abbattendo qualsiasi speranza.

No, no, no....

- Rei-chan... stringimi....

La voce di Nagisa era diventata soltanto un sussurro. La voce di qualcuno che stava esprimendo il suo ultimo desiderio.

Era davvero finita.

- S-sì. Certo, Nagisa-kun.

Circondò le spalle di Nagisa con un braccio, e lo strinse al suo petto. Stava singhiozzando.

Non era pronto a lasciarlo andare. Non lo sarebbe stato nemmeno prima, ma ancora meno ora che aveva capito.

Allentò un pochino la sua stretta, e si abbassò su di lui per dargli un piccolo bacio sulle labbra.

Un gesto d'amore, prima della fine.

Nagisa sorrise. Doveva costargli molto, in quel momento.

- Grazie, Rei-chan... io....

In quel momento, i suoi occhi si spensero. Il suo petto smise di muoversi. Un colpo di cannone squarciò l'aria.

È andato via.

Rei rimase fermo per un tempo indefinito, gli occhi sbarrati e le lacrime che gli rigavano le guance. Nagisa era morto. Nagisa, l'unica ragione per cui si trovasse in quel luogo, era morto. Lui, il ragazzo che amava, non c'era più.

Lasciò andare il suo corpo senza vita soltanto quando sentì l'hovercraft arrivare.

Vagò per la foresta, lasciandosi indietro cibo, acqua e armi. Non ne avrebbe avuto bisogno. Senza Nagisa, la sua sopravvivenza in quell'Arena non avrebbe avuto alcun senso.

Nagisa-kun... morto....

Mentre camminava senza meta, registrò qualcosa di colorato ed alato entrare nel suo campo visivo.

Una farfalla.

La sentì posarsi sul suo braccio destro... poi, un dolore lancinante si diffuse per tutto quel lato del suo corpo.

Mi ha punto. È velenosa....

Si lasciò cadere per terra, privo di ogni volontà di andare avanti. La sua vista si stava annebbiando, ma riuscì a vedere altre farfalle che volavano verso di lui....

Una, cinque, dieci altre punture. La sua coscienza stava svanendo. Rei pensò, sorridendo, che non sarebbe mai riuscito a sopravvivere....

Sto arrivando.

*

La luce del sole era forte, diretta proprio verso le sue palpebre. Spostò la testa da un lato, e aprì gli occhi.

- Rei-chan... finalmente sei sveglio.

Qualcuno era chino su di lui. Qualcuno la cui voce conosceva fin troppo bene....

Nagisa lo stava guardando, sorridente. Era il ragazzo allegro di sempre.

Rei vide il suo volto che si avvicinava sempre di più, e subito dopo Nagisa lo stava baciando con dolcezza.

- Anche io ti amo, Rei-chan – disse, la voce colma di felicità.

Entrambi si rialzarono, sedendosi sull'erba. Si trovavano in un bellissimo prato, pieno di fiori variopinti che emanavano un profumo delizioso.

Rei prese la mano di Nagisa, e la strinse forte.

Dopotutto, il nostro non è mai stato un addio....
   
 
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