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Autore: mattmary15    14/12/2014    14 recensioni
Lei allungò una mano e gli spostò una ciocca di capelli dal viso. Lui inspirò cercando di raccogliere il profumo della sua pelle, la guardò dritta negli occhi azzurri come il mare e disse solo poche parole. Sempre quelle.
“Saori, lo sai”
Le disse con un sospiro, come se una malinconia antica di mille anni volesse farsi largo improvvisamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
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Epilogo

 

L’autunno era appassito in un gelido inverno, più gelido di quello che Atene si aspettasse. Rodorio non conosceva la neve ma un vento pungente aveva percosso i rami degli ulivi per tutta la stagione e i suoi abitanti avevano preferito restare più spesso al caldo dei propri focolari che recarsi al santuario per le udienze concesse dal celebrante di Atena Polis.
Improvvisamente, però, la primavera era sbocciata sui prati scaldando i cuori delle persone e le coste della Grecia erano tornate a specchiarsi in un mare cristallino e luminoso.
La donna portava una camicetta bianca a maniche corte leggermente arrotolate sulle spalle e una gonna che le scendeva appena sotto alle ginocchia. Le ballerine che calzava, azzurre come la cintura legata in vita, dovevano essere comode poiché camminava sin dal mattino senza risentirne.
Il molo era un via vai di persone che facevano un gran baccano. Bambini si rincorrevano contendendosi dei palloncini. Alcuni turisti scattavano foto e chiedevano informazioni a chiunque sembrasse del posto.
L’uomo camminava qualche passo dietro di lei con le mani nelle tasche dei jeans. La guardava tenersi il cappello dalla falda ampia che rischiava di volare via ad ogni folata di vento. La vide fermarsi vicino al cartello dei traghetti e controllare gli orari e poi voltarsi in cerca di lui. La raggiunse e le porse un sacchetto in cui c’erano tramezzini e olive. Lei sorrise e indicò sul tabellone il nome di un’isola.
Il traghetto per Skyros era in partenza e lei si mise a correre senza smettere di tenersi il cappello. Lui la rincorse ridendo. Quando la ressa dei turisti cominciò a spingere, lui le passò un braccio intorno alla vita e la tenne al sicuro fra le sue braccia suscitando l’invidia di un gruppo di ragazzine che rimasero affascinate dalla cavalleria del ragazzo.
Il fischio del traghetto fu accolto da gridolini e risate di chi era a bordo.
“Non sporgerti troppo.” Disse lui tirandosi il collo della maglia rossa fin sopra il naso. L’odore della salsedine non gli piaceva particolarmente. La barca ci mise un po’ prima di allontanarsi dalla banchina e prendere il largo.
“Vieni a dare un’occhiata.” Disse lei porgendogli una delle bianche mani affusolate.
Lui la raggiunse sul bordo del ponte e si appoggiò con entrambi gli avambracci sul legno della paratia. Il profondo blu del mare si arrendeva alle coste dorate del Pireo.
Era uno spettacolo bellissimo e persino lui dovette convenire che valeva la pena soffrire un po’ di mal di mare per vederlo.
“Non senti freddo?” chiese lui e lei scosse il capo.
“Non preoccuparti sempre così tanto, non doveva essere un giorno di vacanza?” gli domandò lei avvicinandosi e appoggiandosi, come lui, alla paratia.
“Davvero? Mi hai comandato a bacchetta tutto il giorno!” fece lui con una smorfia.
“Per due tramezzini e quattro passi qua e là. Quante storie!”
“E i negozi?”
“Non ho comperato nulla!”
“Perché siamo scappati dal santuario senza una moneta in tasca!”
“Non siamo scappati. Abbiamo seguito la strada dietro la casa di Sasha per vedere dove portava!” esclamò lei fingendo di arrabbiarsi.
“Certo!” fece lui assecondandola “Per questo ti sei messa quel cappello e mi hai fatto correre come non facevo da anni.” Una signora anziana con un fazzoletto a quadri legato intorno alla testa si alzò da una panca e gli diede una borsettata sul braccio.
“Non dovresti parlare così alla signorina, giovanotto!” disse lei raggiunta da un anziano signore che portava due aranciate in mano.
“Per l’amor di Dio, Agnes, cosa fai? Non importunare i signori!”
“Petro, questo giovanotto non conosce le buone maniere!” esclamò lei mentre suo marito poggiava le aranciate sulla panca.
“Come ti chiami, giovanotto?”chiese il vecchio signore.
“Asterios.” Rispose il ragazzo infilando di nuovo le mani nelle tasche dei jeans.
“Perdona mia moglie, Asterios, siamo sposati da trentadue anni, una volta l’anno prendiamo questo traghetto per tornare nel posto dove ci siamo conosciuti e non ha ancora imparato a non dare fastidio ai poveretti che le capitano vicino.”Disse lui sconsolato e la donna diede una borsettata anche a lui.
“Trentadue anni?” chiese Asterios meravigliato “E’ un sacco di tempo.”
“Già, ci vuole molta pazienza!” fece Petro sorridendo “Voi due da quanto vi conoscete? Come si chiama, mia bella signorina?”
“Isabel.” Disse la donna “ Ci conosciamo da quando eravamo bambini. Lui aveva sei anni la prima volta che l’ho visto.”
“Cielo! Un colpo di fulmine!” esclamò l’anziana donna battendo le mani.
“Neanche per sogno, signora!” sbottò Asterios “La odiavo, forse la detesto ancora!” Isabel sorrise e la donna lo guardò con occhi maliziosi.
“Sentito Petro? Ho fatto bene a picchiarlo?” Il marito rise di gusto.
“Suvvia, Asterios, è una così bella ragazza. Scommetto che è corteggiatissima!” Isabel si portò una mano alle labbra per nascondere una risata.
“Sì, come no! In realtà vorrebbero farle tutti la pelle. E’ insopportabile!”
Agnes stava per alzare di nuovo la borsetta ma suo marito la fermò.
“Calma cara. Sono certo che in realtà scenderebbe all’inferno per lei!” esclamò Petro.
“Già fatto!” rispose Asterios facendo l’occhiolino ai due vecchietti.
La voce del primo ufficiale del traghetto attirò l’attenzione di tutti.
“Skyros, porto di Skyros!” gridò annunciando la fermata.
“Noi scendiamo qui.” Disse Agnes “Finchè vivremo abbiamo promesso che una volta l’anno torneremo nel posto dove ci siamo conosciuti. L’amore va coltivato. Al giorno d’oggi i giovani la fanno facile ma bisogna averne cura!”
“Anche noi scendiamo qui.” Disse Isabel “C’è una casa sull’altro versante di quest’isola che apparteneva a mio nonno. Non ci vengo da molto tempo. Solo una scampagnata. Dove viviamo c’è sempre molta gente e confusione. Sentivamo il bisogno di un po’ di pace.”
“Cielo! Hai sentito Petro? Una fuga d’amore!” esclamò Agnes e Isabel e Asterios arrossirono.
“Non c’è bisogno di arrossire alla vostra età!” fece Petro dando ad Asterios una pacca sulla spalla.
La gente cominciò a scendere dal traghetto e i vecchietti si misero in fila. Agnes aprì la borsa, prese un filo di perline e lo porse a Isabel.
“Mettilo al polso. Quando tornate, gettalo in mare. Anticamente le donne del Peloponneso lo facevano per dimostrare che tenevano alle persone che amavano più che a  qualsiasi altro bene. Io lo faccio tutti gli anni. Non è bellissimo il mio Petro a quasi settantacinque anni?”Isabel sorrise e prese il braccialetto.
“Se lo da a me, cosa getterà in mare quest’anno?”
“Voi siete giovani e avete bisogno di molta più fortuna di noi vecchietti.”
Isabel infilò una mano in tasca e prese un braccialetto di fiori. Lo legò al polso di Agnes e le sorrise con benevolenza.
“Non lo getti via, signora. Vi proteggerà. Io non prego il vostro Dio ma pregherò per voi.”disse Isabel mentre Asterios le prendeva la mano e se la portava via lungo il molo.
“Sentito Petro? Pregherà per noi. Non è una così bella fanciulla? Non credo siano di qui.”
“Non lo so Agnes, ma sembrano davvero due bravi ragazzi. Sono certo che si sposeranno e faranno un sacco di bambini come abbiamo fatto noi due!” disse Petro abbracciando la donna.
“Amen.” Disse la donna seguendo con lo sguardo i due giovani che correvano sul molo.
Isabel e Asterios raggiunsero la piazzetta dove erano fermi dei taxi e Asterios cercò di convicere uno degli uomini a portarli dall’altro lato dell’isola per quei pochi spiccioli che gli erano rimasti in tasca.
Una folata di vento più forte delle altre fece volare via il cappello di Isabel.
La mano della ragazza scivolò fuori da quella di Asterios e lei si mise a correre all’inseguimento del cappello. Superò alcuni baretti che vendevano bibite fresche e scese in spiaggia dove i turisti, approfittando della bella giornata, si sfilavano scarpe e calzini per provare a mettere almeno i piedi nell’acqua ancora fredda.
Il vento stava per portare il cappello oltre la battigia quando un ragazzino con i capelli rossi saltò e lo afferrò al volo.
“Questo è tuo, vero?” disse rivolgendosi ad Isabel.
“Sì, grazie.” Fece lei prendendolo dall’altro lato della falda e sentendo più forte l’affanno della corsa.
“Stava per andare in acqua. E’ un così bel cappello!” disse il ragazzo.
“Già. Non ho neppure una moneta per offrirti una limonata come ringraziamento, ragazzo.”
“Il mio nome è Niketas. Non fa niente, a buon rendere. Si dice così, vero? Il mio mestro dice che se è possibile fare qualcosa per qualcuno che non ci comporta alcun danno, conviene sempre farlo. Non si sa mai che quel qualcuno, debba poi sdebitarsi!” disse lui ridendo e passandosi una mano dietro la nuca. Isabel provò una profonda tenerezza per quel bambino.
“Il tuo maestro dev’essere un tipo molto in gamba.”
“Lo è.” Disse Niketas “C’è qualcuno che si sbraccia per attirare la tua attenzione laggiù.” Concluse indicando Asterios che era riuscito a convincere il tassista.
“Allora grazie, Niketas, e a buon rendere. Se mai verrai sulla terraferma e avessi bisogno di qualsiasi cosa, io abito a Rodorio. E’ un piccolo villaggio. Chiedi a chiunque di Isabel, anzi no. Chiedi di Saori.” Disse lei correndo nella direzione opposta a quella da cui era venuta. Raggiunse Asterios e salì in macchina con lui.
“Tutto bene?” chiese lui e lei annuì.
“Ho visto un ragazzino che somigliava a te quando eri bambino.”
“Davvero?”
“Sì, ti somigliava tremendamente ma aveva gli occhi azzurri.”
“Come i tuoi?”
“Più belli.” Disse lei.
“Impossibile.” Rispose lui.
Il sole splendeva e faceva scintillare il mare.
“Isabel, lo sai.”
“Sì lo so, Asterios, anche io.”
“Non mi abituerò mai a questi nomi!” esclamò lui ridendo e indicandole dei gabbiani simili a quelli che volavano in cerchio sul tetto di una casa in giappone che ricordavano benissimo entrambi.
Il taxi si perse tra le strette vie dell’isoletta lasciando il molo e la sua confusione alle spalle.
Altri traghetti avrebbero attraccato, decine di turisti si sarebbero riversati sulla spiaggia e nelle strade. Un’altra comunissima giornata sarebbe giunta al termine.
Niketas avrebbe continuato a giocare con gli altri ragazzi sulla spiaggia fino all’ora di cena, fino all’ora di tornare a casa. Una casetta dall’altra parte dell’isola immersa nel verde e un po’ isolata rispetto a tutto il resto delle abitazioni di Skyros. Non prima del tramonto però. Fino a quell’ora aveva tempo per divertirsi con i suoi amici in mezzo ai turisti e alla confusione.
In quel via vai di persone, nessuno poteva far caso ad un uomo seduto ad uno dei tavolini all’aperto di un baretto del porto. Si godeva il sole e l’aria del mare. Occhiali dal sole sul naso e capelli sciolti fin sulle spalle. Una baklava nel piattino aspettava di essere addentata. Lui aveva spiato, gambe accavallate e giornale davanti al viso, l’incontro tra Niketas e la bella turista. Bevve un sorso di limonata e posò il bicchiere sul tavolinetto smalatato di bianco.Il ghiaccio nel bicchiere tintinnò. Lui guardò un ultima volta Niketas e si alzò.
“La ruota del destino non è fatta per fermarsi.” Disse sottovoce lasciando scivolare qualche moneta sul tavolo e prendendo il dolcetto. “Un giorno forse ma non oggi.”
Guardò Niketas, immaginò il futuro di quel ragazzo e sorrise.

終わり

 

Questa volta è davvero finita. Saori e Seiya, o Isabel e Asterios, vi salutano così lasciandovi ad immaginarli come preferite. Per l’epilogo si sono presi una vacanza dal santuario. Hanno assunto, come si conviene agli abitanti del grande tempio che devono proteggere il segreto dell’esistenza dei cavalieri di Atena, identità fittizie e si sono concessi un giorno normale. La ruota del destino però non si ferma mai. Così basta una folata di vento per fare incrociare i fili del loro fato con quello di un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi azzurri.
E c’è anche qualcuno che se la ride! Immaginate chi è, non è vero?
Nel frattempo io mi rifugio per un po’ a Skyros con loro.
Tranquilli, non è un addio. Vi dico, invece, a presto come al solito. Nel frattempo vi ringrazio e faccio un profondo inchino a chi ha letto, recensito la storia, a chi mi ha mandato mail e messaggi privati. Ringrazio per ogni singola parola scritta e per il tempo speso a farlo. Soprattutto per il tempo. Quando ho cominciato a pubblicare la storia non immaginavo che sarei stata oggetto di tanto affetto.
Grazie di tutto e, come sempre, alla prossima!

  
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