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Autore: check_for_double_meanings    16/12/2014    3 recensioni
"L’amore di Makoto non lo travolse con impeto, non gli si schiantò addosso come un’onda anomala durante una tempesta, no. Il suo amore arrivò piano piano, lentamente. Crebbe, si evolse, ma fin dal principio, era sempre lì."
una cosina senza pretese, easy easy
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piano piano, lentamente 



L’amore di Makoto non lo travolse con impeto, non gli si schiantò addosso come un’onda anomala durante una tempesta, no.
Il suo amore arrivò piano piano, lentamente. Crebbe, si evolse, ma fin dal principio, era sempre lì.


Haruka sentì il lieve cigolio della porta della sua camera da letto, ma non si scomodò a sollevare le palpebre.
Si limitò a cercare di nascondere un sorriso e continuare a fingere di dormire, raggomitolato nella sua comoda posizione fetale. Il suo udito percepì il fruscio della stoffa di vestiti che venivano sfilati e un sospiro stanco.
Udì un colpo contro la poltrona e un imprecazione a bassa voce. Del resto, non aveva sentito gli interruttori delle luci scattare.
Continuava a tenere gli occhi chiusi, non aveva bisogno di aprirli per sapere cosa stava accadendo.
Il rumore dei passi attenuati dalla moquette, una lieve corrente fredda sulla schiena in contemporanea al piumone che veniva alzato dietro di lui, e il materasso che si abbassava sotto un peso ingente.
Makoto era tornato a casa.

Haruka lo realizzò solo dopo un’attenta riflessione, attraverso cui riuscì a scorgere lo zampino di Eros nella gran parte di tutte le piccole cose che Makoto aveva fatto per lui. A partire dal prestargli la sua felpa quando aveva freddo, all’andare a prenderlo a casa ogni mattina.

Non che non volesse aspettarlo, talvolta lo faceva, ma da quando aveva scoperto cosa faceva Makoto mentre lui dormiva, quasi preferiva così.
Haruka non si scompose di un millimetro, nemmeno quando sentì Makoto avvicinarsi a lui sotto le coperte.
Lasciò che, come ogni volta, sollevasse il busto reggendosi su un gomito, e sospirasse sorridendo. Non ne comprendeva appieno il motivo, ma se a Makoto andava bene così, allora a lui non poteva che andare meglio.
Aspettò qualche secondo, prima di sentire il dorso di una mano grande e delicata sfiorargli una guancia. Era una carezza sottile, quasi impercettibile ma piena d’affetto che non gli faceva mai, quando era sveglio, forse per timore di risultare esageratamente dolce, come Haruka gli aveva fatto notare. Purtroppo, avrebbe pensato dopo.

Eppure ci aveva messo così tanto a realizzarlo. Ogni volta che usciva dalla vasca e la sua mano era tesa per lui, Makoto gli lasciava intendere che ci sarebbe stato sempre. Voleva stargli accanto, voleva essere ad attenderlo, così che sapesse di non essere mai solo.

Ma quel ragazzo era un angelo. Per la precisione il suo personale angelo custode.
Non era una considerazione del tutto impossibile, dal momento che vegliava su di lui ogni notte.
Haruka sentì Makoto ridere più sommessamente possibile, naturalmente per non svegliarlo.
Le sue dita si spostarono sulla sua fronte, da cui spostarono un paio di ciocche di capelli che ricadevano davanti agli occhi, e presero a districarle delicatamente. -“Sei così bello.”- disse in un sussurro. Haruka dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non sorridere e voltarsi per mostrare ciò che quelle tre semplici parole avevano scatenato nel suo animo.
Makoto non sapeva che lui era sveglio, non sapeva che sentiva ogni suo gesto, ogni sua parola.
Makoto lo faceva perché era un dannato ed inguaribile romantico, ed era così innamorato di lui che non poteva sprecare nemmeno un’occasione per riversargli addosso tutto ciò che sentiva.
E Haruka non poteva far altro che sentirsi il ragazzo più fortunato della Terra.

Il modo in cui gli sorrideva, poi, non poteva essere frainteso. Haruka era l’unico destinatario di quel sorriso.
Makoto lo guardava nel modo in cui ogni ragazza sogna di essere guardata, lo trattava come una principessa, anche se, considerando l’attaccamento alla propria virilità che aveva Haruka, quest’ultima parte poteva non avere un’accezione propriamente positiva.
Ma in fondo, gli andava bene anche così.


Makoto, dietro di lui, tolse la mano dai suoi capelli, e dopo aver lasciatogli un bacio sulla fronte, si adagiò sul cuscino.
Haruka quasi sentì un senso di vuoto, ma dovette aspettare poco per ricredersi. Un bacio sulla nuca che lo fece rabbrividire e un -“Buonanotte.”- appena udibile, lo fecero quasi muovere.
-“Non posso credere che tu mi abbia accettato davvero, Haru. Dio, quanto ti amo.”- disse Makoto con un filo di voce, e un suo braccio gli si avvolse intorno alla vita, possessivo e rassicurante. Oh, ma non c’era bisogno di essere rassicurati da nessun tocco, Haruka era suo e suo soltanto.
E quelle parole non avevano fatto altro che mandare all’aria il suo proverbiale autocontrollo e farlo rigirare sotto il braccio di Makoto per avvicinarsi a lui. Questo, quasi spaventato dal movimento improvviso, si ricompose e sorrise, vedendo il bel volto di Haruka illuminato dalla tenue luce lunare trapelante dalle finestre.
Si mosse lentamente per sdraiarsi supino, e ritirò il braccio per avvicinare il corpo del suo amato al proprio. Haruka, fingendo di avere uno spasmo nel sonno agitato, si aggrappò, con una stretta debole, alla spalla di Makoto, e si accoccolò contro il suo corpo.

Niente eguagliava gli abbracci di Makoto, il modo gentile che aveva di avvolgerlo, senza stringere troppo ma facendo sentire la sua presenza. Dopo tutto il tempo che aveva vissuto da solo, le prime volte era stato strano avere tanti contatti fisici, ma gli ci era voluto poco per abituarsi e apprezzarli.

Troppo tempo era stato solo, troppo tempo aveva necessitato di un corpo familiare in cui rifugiarsi, e quello caldo e amorevole di Makoto era tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare.
Era un corpo incredibilmente bello, e nonostante la spaventosa massa muscolare, incredibilmente morbido. Appoggiare la testa su uno di quei pettorali scolpiti a regola d’arte da Madre Natura, era come poggiare la testa su un cuscino fatto di nuvole.
Ma al contrario di una nuvola era solido, non si sarebbe mai dissolto, non sarebbe scappato via.

In generale, era stato strano accettare quell’amore e tutto ciò che ne derivava.
All’inizio aveva trovato un po’ troppo invadente il modo di fare di Makoto, addirittura troppo pressante, ma non appena, dopo averlo fatto presente, era ritornato ad avere più spazio, si era sentito smarrito e si era ritrovato più bisognoso di attenzioni che mai. Attenzioni che il dolce Makoto era stato più che felice di concedergli.


Ascoltava il battito regolare del suo cuore, mentre la sua vita era saldamente protetta da un suo braccio. Sentiva il suo respiro infrangerglisi tra i capelli e il suo calore corporeo cullarlo in un dolce tepore. Quasi si stava per addormentare, quando sentì la voce roca e bassa di Makoto fuoriuscire nuovamente dalle sue labbra. -“Mi spiace davvero tanto, ma se anche dovessi sentirti ripetere migliaia di volte che sono troppo sdolcinato, invadente e pressante, non ti lascerò mai.”-
Gli diceva sempre quel genere di cose quando dormiva? -“Non rinuncerò mai a sentire il tuo cuore battere in sincronia con il mio, mentre dormi sereno tra le mie braccia. Ti amo troppo, non potrei mai.”-
Haruka ringraziò l’oscurità per mascherare il rossore che di sicuro gli stava invadendo le guance, e pregò che il cuore non iniziasse a battere all’impazzata fuori dal suo controllo, perché oramai non ne poteva più.

Si era arreso, e si era accorto, piano piano, lentamente, di amare Makoto più di quanto potesse immaginare.


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