Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Tigre Rossa    17/12/2014    4 recensioni
"Quando mi spingono verso la collana di corda che mi priverà della vita, vedo un guizzo nel tuo sguardo e per un attimo ho paura che tu possa fare qualche pazzia.
Scuoto la testa, in un movimento quasi impercettibile, ma tanto basta per fermare sul nascere il tuo fuoco ardente, almeno apparentemente.
Solo quando ormai la corda è stretta attorno al mio collo e io posso contare sulle dita della mano i secondi che mi restano, mi rendo conto di cosa stai stringendo tra le mani come se fosse un tesoro prezioso.
è un pezzo di corda."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Collana di corda
 
 
 
Are you, are you
coming to the tree
where they strung up a man, they say murdered three?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
 
Cammino lentamente per le strade del Distretto 12, con i polsi legati e scortato da un manipolo di ventiquattro bianchi Pacificatori.  
Forse il loro numero può sembrare un po’ eccessivo, ma non ne sono molto sicuro, non dopo quello che ho fatto –o meglio, quello che loro credano che io abbia fatto- appena la notte prima. 
Dopotutto non erano mai stati uccisi ben tre Pacificatori, qui, nel nostro Distretto.
Mai.
è uno scaldalo, un crimine terribile, soprattutto da quando Capitol City ha ripreso potere.
è giusto, per il loro modo di vedere, che il colpevole di tutto ciò, vale a dire io, debba pagare nel peggiore dei modi, sotto gli occhi di tutti.
E loro devono essere sicuri che ciò avvenga.
Ma devo dire che, sinceramente, non mi interessa più di tanto.
 
Alle mie spalle avverto la presenza della mia gente, delle persone che sono state i miei amici, i miei compagni, i miei vicini di casa, che segue esitante questo macabro corteo sotto la luce inquietante della luna e di qualche fioca fiaccola, disposta ad accompagnarmi lungo il mio silenzioso calvario.
è notte fonda, come vogliono le nostri leggi.
Le impiccagioni avvengono tutte a mezzanotte, sempre allo stesso antico albero dai rami lunghi e scheletrici, ma terribilmente resistenti, ai confini del Prato.
Che sia per pietà verso i condannati, per proteggerli dalla pubblica umiliazione, o per infondergli ancora maggior timore grazie ai suoi e alle ombre minacciose della infame notte, non mi è dato saperlo. Ma per me è lo stesso.
Potrei anche essere ucciso adesso, così, di fronte a tutti, tramite ad una pallottola nel petto o nella testa. Non mi importa.
L’unica cosa importante, adesso, è che lei sia al sicuro.
 
Sposto lo sguardo verso l’altro ed osservo la luce fredda della pallida luna, mentre la mia mente torna, come una calamita, al suo volto e agli eventi che hanno portato a questo sinistro epilogo, di cui non provo né tristezza né dolore.
Già.
Non sono triste per la mia morte ormai imminente.
Nessun dolore, nessuna tristezza.
Solo, avrei voluto avere più tempo.
Più tempo per guardarla ancora una volta in volto.
Più tempo per stringerla ancora una volta tra le mie braccia.
Più tempo per unire ancora una volta le mie labbra con le sue.
Più tempo per dirle ancora una volta quanto l’ho amata, quanto la amo e quanto l’amerò sempre, anche da morto.
 
Più tempo per . . . per . . .
 
 
Are you, are you
coming to the tree
where the dead man called out for his love to flee?
Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
I ricordi tornano a raffica, avvolgendomi nelle loro spire.
Ricordi di poche ore prima, ore in cui nemmeno sospettavamo quello che sarebbe avvenuto. Ricordi amari alla memoria, ma così dolci al cuore, solo per la sua presenza . . .
 
“Facciamolo.” la sua voce era decisa, nonostante il suo sguardo mostrasse al mondo intero tutta la tua fragilità e la tua paura  “Andiamo via da qui. Scappiamo nei boschi e facciamoci una vita lontano dal Distretto 12, lontano dai Pacificatori, lontano dagli Hunger Games, lontano da Capitol City.”.
Le accarezzai i capelli, cercando di calmarla “Non funzionerà, lo sai.  Ci troveranno e ci riporteranno indietro, e sarà ancora peggio.”
“Peggio?” mi afferrasti la mani e la strinsi con forza, mentre i tuoi occhi mandavano scintille “Cosa c’è di peggio di morire separati? Perché moriremo, e lo sai . Ci puniranno nel peggiore dei modi, solo per farci soffrire. Ci uccideranno, magari uno di fronte all’altra. E io non voglio. Non voglio . . . non voglio perderti . . .”
Le sfuggì un singhiozzo e distolse lo sguardo, con le labbra che le tremavano.
 
Dio, sembrava così fragile, così terribilmente indifesa, che a stento la riconoscevo.
La notizia della vittoria di Capitol City aveva sconvolto le vite di tutti nei Distretti, ma nessuna era in pericolo come la sua e la mia, ed entrambi lo sapevamo fin troppo bene.
Probabilmente nel giro di pochi giorni, forse addirittura poche ore, saremmo morti entrambi.
Allora perché non rischiare, invece di aspettare inermi il nostro fato ormai segnato?
Perché non lottare?
Perché non scappare?
Sapevo perchè. E anche lei lo sapeva, fin troppo bene.
Era da sciocchi anche averlo soltanto pensato. Non saremmo mai riusciti a superare la recinzione, figuriamoci a fuggire dal Distretto. Per poi andare dove? Non ci avrebbero mai permesso di vivere in pace, di scomparire e basta. No. Ci avrebbero trovati, e allora . . .
 
Sospirai e la strinsi dolcemente a me.
Nonostante tutto, non riuscivo a vederla così.
A vederla soffrire, intendo.
Non ci ero mai riuscito.
E dubito che ci sarei mai riuscito in futuro, anche se avessi avuto altri cento anni a disposizione.
 
“D’accordo.” mormorai.
Lei alzò la testa di scatto, stupita.
“D’accordo.” ripetei “Facciamolo. Dopotutto, se restiamo qui moriremo di certo. Se tentiamo, abbiamo una speranza. Lontana, fragile, ma pur sempre una speranza.”.
 
Avrei fatto di tutto, pur di darle una speranza, seppur effimera.
Avrei fatto di tutto, pur di farla sentire di nuovo felice.
Avrei fatto di tutto, pur di proteggerla da Capitol City.
Avrei fatto di tutto, pur di custodire la sua vita.
 
“Sei . . . sei sicuro?”
Annuii “Certo. Ci incontreremo a mezzanotte al Prato, vicino all’albero degli impiccati. Porta l’arco. Io cercherò di portarmi dietro più soldi che posso. E un coltello.”
I suoi occhi grigi si illuminarono di colpo. Mi sorrise come faceva di raro, mi baciò lievemente sulle labbra –  come avrei potuto immaginare che quello sarebbe stato il nostro ultimo bacio?- e poi mi guardò negli occhi e sussurrò una promessa.
La nostra ultima promessa.
 
“Ci vediamo a mezzanotte.”
 
 
Are you, are you
coming to the tree
where I told you to run, so we'd both be free?
Strange thing did happen here.
N
o stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
Quando giunsi al Prato, qualche minuto prima di mezzanotte, non avevo idea di cosa avrei trovato, ma avevo uno strano presentimento.
Era stato tutto incredibilmente facile.
I Pacificatori non erano nei loro soliti posti di guardia, e la corrente era venuta a mancare circa mezz’ora prima dell’ora pattuita per il nostro incontro, rendendo così la recinzione totalmente innocua.
Potevano essere certo innocui colpi di fortuna . . . ma dopo tutto quello che avevo visto, avevo smesso di credere nella fortuna. O, almeno, non credevo più che la sorte potesse essere a nostro favore.
Quando scorsi l’albero, però, mi resi subito conto di quanto il mio presentimento divenne una terribile realtà.
Corsi verso l’albero, mentre alle mie spalle iniziai a sentire dei passi e delle urla, e quando arrivai sotto gli antichi rami rimasi di sasso.
Lei era lì, come d’accordo, ma era seduta a terra, con l’arco in mano, ferita e confusa.
Attorno a lei, i corpi bianchi di tre Pacificatori erano stesi per terra, macchiati di sangue.
Ognuno aveva almeno una freccia conficcata nella carne.
Subito, tutto mi divenne chiaro.
Mentre i rumori diventavano sempre più forti, la sollevai da terra e le gridai “Scappa! Vai via da qui, nasconditi nei boschi!.
Lei mi guardò, ancora confusa, ma scosse la testa.
Con un ringhio, le strappai l’arco dalle mani e la spinsi verso gli alberi, per poi girarmi verso i numerosi Pacificatori che stavano arrivando stringendo la sua arma.
lei fece per avvicinarsi a me e mormorare qualcosa, ma io la fermai.
“Cosa ci fai ancora qui? Corri!”
Esito, e allora la guardai negli occhi “Ti prego, corri. Corri, se ci vuoi liberare.”.
Solo allora, con le lacrime agli occhi, si voltò e corse a nascondersi su gli alberi più alti e lontani.
 
Quando giunsero i Pacificatori, non dissi nulla.
Credettero che fossi stato io a uccidere quei Pacificatori, e io glielo lasciai credere.
Decisero di impiccarmi la notte seguente, e io accettai in silenzio questa condanna.
Quando mi spinsero fuori per condurmi verso la morte, non opposi resistenza.
Perché lo facevo per lei.
Per la donna che amo.
 
Non mi pento di ciò che ho fatto.
Il mio unico desiderio era ed è quello di proteggerla.
E se per proteggerla devo morire, allora morirò senza un lamento.
Se per proteggerla devo essere impiccato, allora indosserò quella collana di corda al posto suo.
 
Are you, are you
coming to the tree
wear a necklace of rope, side by side with me?

Strange thing did happen here.
No stranger would it be
if we met up at midnight in the hanging tree.
 
Improvvisamente, inciampo in un sasso e torno alla realtà.
La luna illumina con i suoi freddi raggi l’albero degli impiccati, ormai a pochi passi da me, dove un nuovo cappio mi aspetta.
Istintivamente, mi blocco per una frazione di secondo, mentre sento il mio cuore prendere a battere a più non posso.
Ecco, adesso tutto sta per finire.
Tutto questo finirà, e io me ne andrò nel modo in cui ho sempre desiderato.
Proteggendo colei che amo.
 
Mentre mi faccio forza e riprendo a camminare, il suo viso si fa strada nella mia mente.
Oh, amore mio.
Per un attimo, desidero disperatamente che tu sia qui, al mio fianco, che la tua presenza scacci via da me la paura di perderti per sempre, ma poi allontano con rabbia questo pensiero dalla mente.
Non voglio che tu mi veda mentre abbandono questo mondo, ucciso davanti agli occhi di tutti, proprio qui, nel nostro luogo segreto che doveva essere il punto di partenza per la nostra nuova vita.
 
Ed invece eccoti.
 
Sei lì, nascosta tra la folla e avvolta in un mantello scuro.  Ti noto subito, nonostante ti sia travestita bene.
Oh, desideravo tanto che tu fossi già scappata lontano, al sicuro. Che sciocco che sono stato. Se ieri mi hai lasciato, è stato solo perché sei stata presa alla sprovvista ed eri spaventata. Ora, ne sono certo, non hai alcuna intenzione di fuggire di nuovo.
 
Il tuo viso si vede appena, ma è pallido, pallido come la morte. I tuoi occhi, i tuoi bellissimi occhi grigi, sono rossi dal pianto, ma in qualche modo forti, decisi, quasi più del solito.
I nostri sguardi si incontrano e con il mio cerco disperatamente di  supplicarti, per l’ultima volta, di andartene, di scappare, di salvarti.
Tu scuoti la testa, decisa, e resti ferma, fragile come vetro ma allo stesso tempo forte come una roccia, e ti aggrappi come ad un’ancora a qualcosa che stringi tra le mani e che non riesco a vedere.
Tengo lo sguardo fisso su di te, immergendomi completamente nei tuoi occhi color della tempesta, nel tuo viso fiero, nelle tue labbra che si trattengono dal gridare il mio nome, cercando di fissare tutto questo nella mia mente per quando non potrò mai più vedere nulla di te.
 
Quando mi spingono verso la collana di corda che mi priverà della vita, vedo un guizzo nel tuo sguardo e per un attimo ho paura che tu possa fare qualche pazzia.
Scuoto la testa, in un movimento quasi impercettibile, ma tanto basta per fermare sul nascere il tuo fuoco ardente, almeno apparentemente.
Solo quando ormai la corda è stretta attorno al mio collo e io posso contare sulle dita della mano i secondi che mi restano, mi rendo conto di cosa stai stringendo tra le mani come se fosse un tesoro prezioso.
è un pezzo di corda.
 
Improvvisamente, capisco.
 
Vorrei urlare il tuo nome, dirti di non farlo, supplicarti di cambiare idea, ma non posso, ed ormai sarebbe inutile. Conosco quel fuoco che hai nello sguardo, amore mio, e so bene che contro di lui io non posso niente.
Però  . . . però . .  mentre la corda si fa sempre più stretta, mozzandomi il respiro, sono quasi felice di sapere che non resterai qui, da sola, in questo branco di lupi pronti a saltarti alla gola, in questa vita che non è più vita, in questa esistenza simile alla morte.
E sono sollevato di sapere che, nonostante tutto, nemmeno adesso, con la morte, Capitol City sarà capace di dividerci.
 
Continuo a guardarti negli occhi, immergendomi nel tuo sguardo un’ultima volta, e mentre la vita mi sta per abbandonare, prima che l’ultimo respiro mi sfugga dalle labbra, mormoro quella frase che tante volte tu hai rivolto  a me.
“Resta con me.”
Non ho bisogno di esserti vicino per sentirti sussurrare per la prima e ultima volta, mentre una lacrima solitaria ti riga il volto e le tue mani si stringono con più forza alla collana di speranza che presto ci riunirà, la dolce ed al contempo amara risposta.
“Sempre.”
 
 
Sia ora nella vita che dopo nella morte, rimarremo l’uno accanto all’altra, per sempre.
-Romeo x Juliet, Episodio 24-
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Tigre Rossa