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Autore: Aesingr    18/12/2014    3 recensioni
Spyro e Cinerea hanno combattuto e sconfitto il perfido Malefor, drago viola dai poteri immensi. l'hanno sempre considerato un nemico vile e spietato, insensibile di fronte al dolore che stava causando.
Si sa, l'oscurità può sorgere anche dalla luce. A volte l’amicizia, l’amore ed ogni altro sentimento positivo possono mutare in artigli roventi, con cui è facile dilaniare la carne e le ossa per giungere al cuore.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRAMONTO DI STELLE



Il cielo, finalmente rasserenato, pareva sorridere tra un candido manto di nuvole e raggi solari che filtravano attraverso i bagliori rossastri di un tramonto ormai prossimo.
 Quella valle avrebbe assistito al concludersi di un lungo ciclo di sofferenze, insieme al giorno sarebbe tramontata un’era che avrebbe lasciato il posto ad una nuova alba. Ogni influenza negativa generata dal precedente scontro pareva essersi dissolta attraverso la luce nata nel cuore di Malefor, che se ne stava immobile a fissare il suo maestro, limitandosi a battere le ali per restare in volo. Flarendor ringhiò sommessamente, snudando le zanne. Era pronto a chiudere una volta per tutte quel conflitto. Avrebbe annientato ciò che aveva creato. Sarebbe stato suo o di nessun altro. Niente questa volta li avrebbe interrotti, qualsiasi cosa fosse successa da quel momento sarebbe significata l’epilogo del suo viaggio attraverso le tenebre.
Il suo epilogo. Il commiato del guardiano del fuoco al termine del suo oscuro cammino.
“D’accordo Malefor. Preparati”
Il cucciolo lo osservò inespressivo, cercando le parole giuste.
“Hai ucciso tu i miei genitori vero?”
Il drago non si scompose a quella domanda che alle sue orecchie risultò soltanto assurda e fuori luogo.
“Se così fosse stato?”
“Non avrei voluto combattere contro di te. Ma oltre che a una giusta causa ora ho anche un buon motivo per farlo”
Flarendor ghignò.
“Come pensi di poter parlare di giusta causa tu che sei appena uscito dall’uovo?”
“Da quale uovo? Da quello che hai rubato? Quello che conteneva il leggendario drago viola? Si, lo stesso che hai cresciuto e che ti distruggerà”
“Vieni. Ti sto aspettando” Rispose il drago del fuoco, digrignando le zanne e muovendo più rapidamente e con più energia le ali.
“Non sono come te, non fremo dalla smania di uccidere”
“L’hai già fatto. Quante volte ti sei cibato della tua preda dopo averla dilaniata? Il mondo ci ha creati perché potessimo prevalere sugli altri e ergerci al di sopra di coloro a cui non è concesso”
“Non puoi paragonare la sopravvivenza al desiderio di uccidere per il puro piacere di farlo” Disse il giovane drago viola, mantenendo la calma
“Non provo piacere nell'uccidere. Cerco solo il potere"
La potenza di Flarendor si concentrò in una fiammata di proporzioni gigantesche, che Malefor non si premurò di evitare. Il getto incandescente lo travolse, ma un’aura gelida protesse il suo corpo e dissolse la minaccia. Restò immobile, sospeso a mezz’aria. Flarendor gli si scagliò contro, divaricando artigli e fauci. Bramava la morte del suo allievo.
Accadde qualcosa. Fu come se Flarendor fosse stato dilaniato nel costato che proteggeva il suo fianco sinistro. Qualcosa che lo pugnalò dall’interno, come la lama di una spada rovente. Come una spada di Airack. Non percepì nessun reale dolore fisico, ma lo tradì un'esitazione. Quell’esitazione che compromise tutti i suoi sogni, tutte le sue egoistiche speranze e il suo desiderio di raggiungere il potere.
“Me lo hai ripetuto più volte maestro…” Malefor si portò di fronte al suo muso. “Nessuna pietà”
Un onda di luce viola investì in pieno Flarendor, che non ebbe neppure il tempo di gridare. L’impatto con il suo corpo che tentava di opporre resistenza provocò un’esplosione inimmaginabile, che irradiò energia appartenente a nessuno degli elementi conosciuti. Un energia che solo un drago viola era in grado di dominare. Il corpo inerte di Flarendor cadde diretto al suolo, mentre Malefor scese delicatamente verso terra sfruttando l’attrito con il vento, che tutt’ad un tratto era aumentato di intensità. La folata di vento che rappresentò il saluto del cielo ad un'anima oscura.
Flarendor cadde steso sul ventre, scontrandosi violentemente con le pietre che lo accolsero come boia pronti a compiere il loro dovere. Malefor atterrò di fronte a lui, fissando le ali scarlatte che giacevano sul suo dorso. Le ali del suo maestro che non avrebbero più solcato il cielo incutendo terrore.
“Il tuo cuore batte ancora, hai tempo per rispondere ad un’ultima domanda”
Il drago cremisi sollevò le palpebre, fissandolo con disprezzo, senza alzare il muso da terra. Mosse lentamente una delle zampe anteriori fino a portarla di fronte alle fauci.
“Maledetto ingrato. Ponimi la tua ultima domanda”
Malefor non dimostrò alcuna benevolenza neanche nel vederlo sputare un fiotto di sangue, ormai in bilico tra la vita e la morte.
“Dove finiranno tutti gli anni che hai trascorso a trasformarmi in quello che sono adesso?”
Flarendor sorrise, capendo fin dove voleva portarlo.
“Il mio sogno non morirà con me. Tu non sarai mio forse, ma non potrai sfuggire anche alle ombre"
Malefor gli si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo muso.
“Ti sbagli. Il mio destino lo scriverò io”
“Oh si che lo scriverai tu, ma non mi sbaglio affatto. Anche se non c’è più tempo per me” La sua testa e le sue membra si afflosciarono nuovamente, abbandonate ad un corpo esanime. “Addio Malefor. In fondo… ti ho voluto bene”
Quell’ultima frase lo accompagnò tra le braccia dell’unica vera signora dell’oscurità eterna.
Seguì un breve attimo di silenzio. La stessa luce violacea con cui Flarendor aveva cercato di annientare l’allievo avvolse la carcassa del drago. Il terreno circostante fremette, mentre la crudeltà di quel potere consumava ogni singolo centimetro del suo corpo. Malefor non indietreggiò, si limitò ad osservare quanta oscurità si celasse dietro a quell’energia, che aveva lentamente corrotto la mente già oscura del suo maestro alimentata dalla sua follia.
Improvvisamente una corona di raggi luminosi si propagò da Flarendor. Il suo cadavere si dissolse nel nulla, mentre i bagliori si scagliavano verso l’alto senza più un contenitore in cui risiedere.
Neiry osservò quello spettacolo apparentemente straordinario, comprendendo immediatamente la gravità della situazione. Al suo fianco Axius si stava alzando da terra, riuscendo a malapena a reggersi sulle zampe indolenzite.
“Come ti senti?”
“Ci vuole altro per mettermi fuori gioco Neiry. Comunque ti ringrazio”
Neiry drizzò il collo.
“Non è me che devi ringraziare. Entrambi lo sappiamo”
Axius la fissò dritto negli occhi, piegando le zampe posteriori e sedendosi sulla pietra.
“Non cambierò idea e entrambi sappiamo anche questo”
“Non ti permetterò di compiere pazzie. Adesso c’è qualcosa di più importante di cui preoccuparsi”
I due draghi si voltarono verso la colonna di luce che si stava inesorabilmente espandendo, convogliandosi in cielo e protendendo a ciò che era in origine.
“Dobbiamo fermare il flusso d’energia" asserì Neiry con fermezza. “Sta cercando di ricongiungersi con l’energia racchiusa nell’altro cristallo”
Axius annuì, mentre osservava i draghetti suoi allievi avvicinarsi da tutte le direzioni, confusi ma allo stesso tempo rincuorati dalla incolumità dei due guardiani. Fu Ignitus ad avvicinarsi per primo, indeciso su quale fosse la domanda che voleva loro porre. Neiry chinò il muso fino quasi a sfiorare il suo, sussurrando parole che al giovane drago furono più che sufficienti.
“Missione compiuta, complimenti”
Ignitus sorrise, mentre la sua coda si dimenava in ogni direzione per la gioia. Dopo qualche istante assunse di nuovo un aria seria, dolcemente autorevole.
"Grazie. Ma cosa sta succedendo?”
“Non preoccuparti, adesso ci pensiamo noi” Rispose la dragonessa, mentre con l’ala sinistra incitava Axius a sbrigarsi, punzecchiandolo sul collo con l’artiglio della membrana. Le sue cuspidi argentee risplendettero quando si alzò e il suo corpo venne interamente a contatto con la luce solare del crepuscolo, mentre Axius impiegò qualche istante per decidere se si sarebbe veramente voluto o meno trasformare in un assassino.

Zell, Dorim e gli altri si erano nel frattempo diretti verso Malefor, tempestandolo di domande fino a fargli perdere la cognizione di cosa stesse succedendo; era effettivamente felice di constatare che qualcuno si preoccupasse per lui, interessandosi di sue eventuali ferite o delle sue condizioni fisiche, ma dovette ammettere che non essendovi abituato quelle attenzioni lo mettevano abbondantemente a disagio.
Mentre qualcuno si offriva di analizzare ferite che neanche si era mai procurato e altri si spingevano per farsi spiegare l’origine della sua smisurata forza, i suoi occhi scuri erano piantati sui fasci di luce che minacciavano di non voler porre la parola fine a quella faccenda.
Anche gli altri degnarono di attenzione il nuovo pericolo solo quando si resero conto che Malefor era troppo impensierito per ascoltarli. I loro maestri si erano già scagliati verso i getti d’energia violacei per respingerli e annientarli, impedendo la riconciliazione di un antico potere troppo grande per essere domato nella sua interezza.
I loro soffi elementali si scontrarono con la profonda essenza di quel tetro potere, che non si arrestò neanche di fronte all’unione delle loro forze. Axius non era in condizioni ottimali e Neiry aveva già utilizzato la propria energia e quella della natura per restituirla al compagno e a Malefor. Concentrarono tutte le energie residue al centro del loro nuovo ultimo avversario, facendolo esplodere in un vortice di mille colori e volute luminose che nonostante si fossero disgregate continuavano a gettarsi sull’ambiente circostante, abbagliando ogni centimetro della piana rocciosa che era stata ospite dell’ultima triste battaglia.
I raggi si diressero verso il tempio, dove avrebbero raggiunto la loro metà mancante. Axius e Neiry non poterono impedirlo.
All'improvviso una miriade di frecce infuocate, saette, dardi di ghiaccio e sfere splendenti piovvero implacabili contro i raggi d'energia violacea, contrastandoli da ogni direzione. I giovani draghi stavano dando il loro contributo. Giunse infine un potente fascio d'energia dalle fauci di Malefor. Come innocue stelle filanti luminose, ciò che restò dell'oscura minaccia scomparve nelle profondità più lontane del cielo.
Finalmente nessuno sarebbe potuto diventare ancora vittima dell'influsso di quel cristallo che aveva dato origine alle sofferenze di Malefor. Nessuno se ne sarebbe più potuto servire per scopi ignobili, ormai era divenuto puro e irraggiungibile ammasso stellare assieme al vuoto dell’universo.
Axius e Neiry distesero i nervi, constatando come l’intervento degli allievi fosse stato provvidenziale. Planarono verso i giovani draghi, molti dei quali ansimanti per lo sforzo, mentre il tramonto assorbiva quello spettacolo splendente. Dorim e Zell si scrutavano astiosi alle spalle di Glaider e Solaris, i quali come molte volte prima di allora avevano unito le forze per aiutare i compagni.
Malefor se ne restava immobile al fianco di Ignitus. Avevano manifestato un potere immenso grazie alla loro unione, persino più grande delle tenebre che avevano attanagliato il cuore di Flarendor, ormai solo ricordo incandescente nel cuore del drago viola.
"Avete lottato in modo impeccabile" sottolineò Axius con orgoglio. "Sarete degni di prendere il nostro posto quando arriverà il momento”
Tutti i giovani draghi si esibirono in un inchino a tali parole, mormorando qualche ringraziamento. Lo sguardo di Axius cozzò con quello di Malefor per un istante, trasmettendo ammirazione e apprezzamento per il modo in cui si era comportato. La sua lode però aveva un avversario troppo prepotente per essere ignorato, unsentimento che andava ben oltre la paura provata in quegli anni, coadiuvata dall’incapacità di prevedere le sorti del suo mondo. con il muso gli fece cenno di avvicinarsi, mentre il suo cuore continuava a vagare nell’indecisione. Il drago viola non si mosse, restituì piuttosto una vacua occhiata di luce enigmatica che Axius non riuscì ad interpretare. Dopo qualche istante di esitazione, Malefor decise di distanziarsi da gli altri e raggiungerlo.
“Tu mi odi non è vero?” Il guardiano del ghiaccio restò basito all’udire le parole del cucciolo, maledicendosi mentalmente. “Lo sento, lo percepisco. Il tuo sguardo per un attimo mi ha ricordato quello di Flarendor”
Si. Lo odiava. Solo in quel momento Axius se ne rese conto.
“Flarendor ti odiava?”
“Mi odiava come si odia qualcosa per cui hai sofferto molto solo per vederla volare via”
Axius piantò gli artigli al suolo, drizzando il collo come per sembrare più imponente, nonostante in quel momento si sentisse lui il cucciolo. La consapevolezza di Malefor era disarmante.
“Il mio odio è diverso. Non posso odiare te, non hai colpe. Odio la leggenda che ti porti sulle squame, una realtà che ha sprofondato nel caos il nostro mondo”
Malefor abbassò il muso, socchiudendo le palpebre.
“Come Flarendor anche tu vuoi la mia morte dunque”
Axius restò immobile, come se il suo stesso elemento avesse agito su di lui, come se il ghiaccio avesse congelato ogni molecola del suo corpo e della sua anima. Niente infranse quel silensio tombale apertosi tra i due, finché riuscì a fatica a rispondere, temendo che le parole potessero morirgli in gola.
“Sì, è quello che voglio. Tuttavia nessuno può scegliere per la vita degli altri, non commetterò lo stesso errore di Flarendor”
Malefor non disse altro, si limitò a riaprire gli occhi e a dirigersi verso Ignitus.
“Posso vivere con voi?”
In quel “Vivere” mise tutta la sua anima. Lo credeva fermamente, da quel momento avrebbe vissuto.
 
  
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