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Autore: Koome_94    18/12/2014    4 recensioni
Soldato ha diciannove anni quando si iscrive al primo anno del College più rinomato degli Stati Uniti.
Timido e impacciato, si troverà subito nei pasticci, costretto dal regolamento scolastico ad iscriversi a uno dei mille Club Studenteschi.
Skipper, capo e fondatore del Club di Spionaggio, vede la sua associazione a rischio soppressione a causa della carenza di iscritti. Assieme ai suoi fratelli gemelli, il geniale Kowalski e l'esplosivo Rico, troverà nella giovane matricola dallo sguardo ingenuo la leva giusta per salvare il suo club.
Ma il Club di Spionaggio affonda le sue radici in una storia torbida e pericolosa, una vicenda di vendette e ricatti nella quale il giovane Soldato rimarrà suo malgrado invischiato.
Chi sono i misteriosi Johnson e Manfredi, che sembrano tanto tormentare il passato dei tre gemelli?
E che ruolo avrà Hans, il misterioso studente del progetto di scambio con la Danimarca?
Chi è il nemico che trama nell'ombra in attesa di vendetta?
Ma soprattutto, riuscirà Soldato a sfondare il muro di paura e rimorsi che attanaglia il cuore del capo del più folle gruppo di spie che l'America abbia mai visto?
Lo scoprirete solo se rimarrete con noi, fino alla fine~
[Human!College!AU]
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kowalski, Rico, Skipper, Soldato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II ~









Soldato si lasciò servire una generosa porzione di purea di patate e si affrettò a seguire Kowalski al tavolo che erano riusciti ad accaparrarsi nella mischia della mensa.
Era stato Rico, fra un gorgheggio e l’altro, a suggerire che pranzasse assieme a loro, e i suoi fratelli erano sembrati favorevoli, specialmente Skipper, che non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un momento causandogli non poco imbarazzo.
- Allora, matricola! Cosa ne pensi della Giornata dei Club? – gli domandò una volta che ebbe preso posto di fronte a lui.
Soldato si strinse nelle spalle, gli occhi puntati sugli spinaci sistemati malamente vicino al purea.
- Beh, è… interessante! Ci sono davvero un mucchio di club, e… - ma Kowalski lo interruppe.
- Immagino che tu ti sia già fatto un’idea del club che fa per te… -
Il ragazzo sapeva che avrebbe dovuto rispondere di sì, che il Club di Spionaggio sembrava fatto apposta per lui, ma non era mai stato capace a mentire.
Quando non diceva il vero gli si leggeva in faccia.
- In realtà sono ancora un po’ confuso… Pensavo di approfittare della prossima settimana per pensarci con calma! – confessò con uno dei suoi sorrisi educati e un poco impacciati che lo facevano sembrare ancora più piccolo di quanto non fosse.
- RICO! – l’urlo all’unisono dei due studenti di fronte a lui lo fece sobbalzare sulla sedia.
 Il terzo gemello, seduto accanto a lui, avendo finito la sua porzione si era servito con estrema naturalezza della pietanza della matricola pescando direttamente dal suo piatto.
Soldato scoppiò a ridere e scambiò i loro vassoi senza notare gli sguardi di rimprovero che gli altri due stavano lanciando al fratello.
- Dai, finiscili pure, intanto gli spinaci non mi sono mai piaciuti! –
- GRAZIE! – gracchiò Rico con un sorrisone prima di gettarsi a capofitto sul cibo.
Kowalski si massaggiò le tempie con indice e pollice, mentre Skipper sospirava.
- Devi scusarlo, lui è… Insomma, a volte non… - balbettò, incapace di sentenziare il verdetto che Soldato aveva intuito fin dal primo momento.
- Nostra madre ha avuto dei problemi al momento del parto. Le gravidanze trigemellari sono spesso rischiose, e Rico ha subito dei danni permanenti alla corteccia cerebrale. Soffre di una leggera ipercinesia e di disartria corticale, cioè non riesce ad articolare i suoni in parole, salvo alcune eccezioni. – spiegò Kowalski, lapidario.
Il silenzio calò sulla tavola, fatta eccezione per Rico che continuava a mangiare indisturbato.
Il quattrocchi dovette accorgersi di aver parlato troppo, perché arrossì appena e tornò a sorbire ad occhi bassi il suo succo di frutta.
Skipper, dal canto suo, gli aveva rivolto un’occhiata raggelante, per poi concentrarsi sul mucchietto di spinaci bagnaticci spappolati al bordo del suo piatto.
- Rico è esattamente come tutti n… - ma la voce gli morì in gola nel notare che Soldato non lo stava nemmeno ascoltando, intento ad osservare delle fotografie che il minore gli stava mostrando dal suo cellulare.
- Ma va! Sei davvero capace di farlo?! Che figata! – esclamò ammirato, prima di rivolgere a Skipper un’occhiata tranquillizzante.
- Vi invidio, ho sempre desiderato avere un fratello, e voi siete addirittura in tre! – aggiunse poi.
Il capo del Club di Spionaggio rimase per un momento con la forchetta a mezz’aria.
Quel ragazzino stava forse cercando di dirgli che Rico non lo spaventava, che non lo trovava fastidioso o addirittura abominevole?
Quel Soldato aveva davvero visto in Rico un amico e non il solito studente andicappato da “maneggiare con cura”?
Troppo impreparato a una simile reazione da parte di uno sconosciuto, rimase ancora qualche secondo imbambolato a fissare il fratello, indeciso sul da farsi.
- E così sei figlio unico! E dicci, da dove vieni? – optò poi per cambiare completamente discorso.
Quella sera, quando Soldato fece ritorno alla sua stanza, era talmente stanco che nemmeno aspettò Mortino, infilandosi subito sotto le coperte.
Era stata senza dubbio una giornata sfiancante, con tutta la confusione degli stand e dell’incontenibile allegria di Rico.
Anche se aveva delle immense limitazioni di articolazione del linguaggio e spesso si metteva a gridare senza rendersene conto, era perfettamente in grado, con un po’ di attenzione da parte dell’interlocutore, di farsi capire senza problemi, e Soldato sentiva di essersi già affezionato un mondo a quel bizzarro studente.
Anche i fratelli maggiori gli erano sembrati dei ragazzi in gamba, ma il modo in cui l’avevano tenuto d’occhio per il resto della giornata l’aveva messo abbastanza a disagio, inquinando leggermente l’idea che si era fatto di loro.
Era chiaro come il sole che lo volevano nel loro club, ma non era ancora sicuro di che associazione scegliere e non voleva che altri potessero influenzare la sua decisione.
Il giorno dopo, fra una lezione e l’altra, avrebbe dato un’occhiata ai vari opuscoli che aveva raccolto, ma nel frattempo aveva bisogno di una bella dormita.
Detto fatto, si rigirò fra le coperte inspirando a fondo il profumo di pulito, sistemò meglio il cuscino sotto al capo e chiuse gli occhi.
Dopo una manciata di secondi, era già piombato nel mondo dei sogni, sul visetto un’espressione serena e beata.
 





 
- Sveglia Soldato!!! –
Una vocetta stridula e acuta gli fece spalancare gli occhi di scatto con un piccolo urletto spaventato.
- Che c’è? Cosa succede?! – biascicò, ancora intontito dal sonno.
Nonappena fu di nuovo in grado di mettere a fuoco il mondo attorno a sé, notò il capo riccioluto di Mortino ondeggiare in modo inquietante davanti a lui.
- Mortino, potresti cortesemente scendere dal mio letto? – domandò con un’occhiataccia al compagno di stanza, che se ne stava seduto a gambe incrociate in fondo al letto, sul volto un preoccupante sorriso a trentadue denti.
- Oggi è la prima giornata di lezioni e finalmente le iscrizioni ai club sono aperte! Sbrigati, o non avremo più posto per iscriverci al club di Re Julien! – cinguettò mentre saltellava in cerca dei libri giusti.
Soldato sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
- Mort, onestamente non avrei tutta questa aspirazione a iscrivermi al club di Julien… - confessò prima di notare che la parete accanto al letto del suo compagno era stata tappezzata di fotografie del capoclub sgraffignate allo stand.
Mortino, che gli dava le spalle, si voltò lentamente verso di lui, negli occhi una luce omicida.
- Che cosa hai detto, scusa? –
Soldato era ancora troppo ingenuo per rendersi conto della catastrofe imminente, ma presto avrebbe scoperto quanto quelle parole fossero state in realtà un drammatico errore.
Il resto della settimana fu un vero delirio.
Non che i corsi fossero eccessivamente complicati, salvo due o tre che comprendevanmo nel pacchetto professori pazzi o stringhe infinite di calcoli impossibili, ma avere tre quarti delle lezioni in comune con Mortino si rivelò presto un incubo ben peggiore dei test in itinere.
Non si sa come, la notizia del suo rifiuto di leccare i piedi a Julien –cosa che Mort avrebbe fatto letteralmente senza pensarci due volte- si era rapidamente sparsa per tutto il campus, fino a giungere alle orecchie del diretto interessato.
Che Julien non ammettesse di essere ignorato dai suoi sudditi era stato chiaro fin dall’inizio, ma mai più Soldato avrebbe immaginato una simile campagna di repressione nei confronti della sua innocente e legittima insubordinazione.
A partire da Lunedì, infatti, la povera matricola fu assediata dalle proposte di iscrizione accompagnate da inquietantissimi messaggi subliminali.
Generalmente era proprio il suo compagno di stanza a fare il lavoro sporco, accucciandosi accanto al suo letto mentre dormiva e sussurrando a ripetizione “uniscitiaReJulien” come un mantra –quando Soldato si era svegliato e l’aveva ritrovato in quello stato a meno di due centimetri dalla sua faccia aveva rischiato l’infarto-, ma capitava che fosse lo stesso Re a presentarsi intimandogli gentilmente di ignorare gli altri club e iscriversi all’unica vera associazione sensata della scuola.
Certo, se si fosse trattato solo di Julien e del suo club, Soldato avrebbe anche potuto resistere per una settimana, ma si dava il caso che altri tenessero alla sua firma in maniera particolare.
Un giorno, uscendo dal corso di Letteratura, era stato placcato da uno studente alto e muscoloso dai glaciali occhi chiari che gli aveva piazzato in mano un minuscolo biglietto da visita con un numero di cellulare e qualche dato.
- Il Vento del Nord è la migliore associazione di questa scuola. Organizziamo gite settimanali di sopravvivenza estrema, Orientiring dell’ultima frontiera. Iscriviti e sarai implacabile: nessuno può fermare il vento. – e con quelle misteriose parole era sparito fra la folla degli studenti.
Soldato aveva poi cercato di ignorare il fatto che, in meno di tre secondi, Rico era apparso dal nulla e si era mangiato il suddetto biglietto da visita dopo averglielo strappato di mano senza alcuna grazia.
Il ragazzino non aveva nemmeno fatto in tempo a stupirsi di quell’assurda condotta che Rico, tutto contento, aveva fatto apparire da dietro la schiena un mazzo di fiori strappati brutalmente alle aiuole del parco, terriccio e radici ancora a penzolare dai gambi.
- Per… per me? – aveva chiesto la matricola, un poco in imbarazzo.
L’altro aveva annuito con un grosso sorriso.
- AMICI! – aveva esclamato, abbracciandolo con enfasi e trascinandolo verso la classe in cui condividevano il corso di Chimica.
- SPIE! – era stato poi il suo gridolino esaltato.
- Ah, certo… Capisco… - aveva esalato Soldato, facendosi forza del fatto che era ormai Venerdì e che in due giorni sarebbe finito tutto.
Quando non aveva lezioni in comune con Mortino o Rico, e quando non rischiava il collasso a causa di oscene bambole di Julien a grandezza naturale nascoste sotto le sue lenzuola –sul serio, ma dove diamine le producevano?!- era il turno di Kowalski di passare all’attacco.
Senza dubbio, almeno, il più vecchio dei gemelli aveva un po’ di discrezione in più rispetto agli altri contendenti.
Generalmente si limitava ad aspettarlo all’uscita delle aule e ad accompagnarlo qua e là per i corridoi, indicandogli su grafici e tabelle le statistiche che dimostravano la supremazia del Club di Spionaggio e le probabilità che indicavano il rischio di non trovarvi più posto se non si fosse affrettato a consegnare il modulo.
In ogni caso, Soldato sentiva di non poterne davvero più.
Ormai i suoi unici momenti di tranquillità erano quelli trascorsi sulla grande terrazza all’ultimo piano dell’edificio centrale, dove nessuno aveva mai pensato di andarlo a cercare.
La terrazza era indubbiamente la parte del campus che Soldato preferiva.
Sopraelevata rispetto a tutti gli altri edifici, era spaziosa e soleggiata e da lì la vista spaziava su tutta la baia di New York, dove navi e traghetti si affaccendavano tutto il giorno in un pittoresco andirivieni.
Era Sabato, appena dopo pranzo, quando in fuga da Mortino e Julien vi si rifugiò senza pensarci due volte.
Chiusosi alle spalle la porta che dava sulla tromba delle scale, si sedette accanto al parapetto e chiuse gli occhi, godendosi il sole e l’aria fresca.
Il giorno dopo avrebbe finalmente consegnato il modulo e avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo.
Animato da questi pensieri, aprì la sua cartella scura e ne estrasse una busta di plastica nella quale aveva sistemato tutti i depliant e i moduli dei vari club a cui si era interessato, sfogliandoli distrattamente.
Un po’ gli dispiaceva di aver scartato il Club di Cucina, gli sembrava davvero molto simpatico, ma ormai aveva fatto la sua scelta.
Stava rileggendo per l’ennesima volta il programma del Club di Teatro quando un rumore secco lo fece voltare di scatto in direzione della porta.
Skipper aveva appena fatto il suo ingresso in terrazza, la cravatta appena allentata e la giacca su una spalla sola trattenuta dall’indice e dal medio all’altezza del colletto.
Guardava in alto, verso il cielo, e fu per questo che non si accorse subito della presenza di Soldato.
- Ciao Skipper! – lo salutò quello, sentendosi in dovere di farsi vedere.
Lo studente più anziano si bloccò, arrestando di botto la sua marcia con la punta del piede ancora sollevata.
- Soldato? Scusa, non ti avevo visto… - fu la sua replica prima che si incamminasse verso di lui e si appoggiasse con i gomiti al parapetto.
- Sai, vengo spesso qui, quando ho bisogno di starmene un po’ per conto mio… - spiegò, negli occhi un velo cupo che la matricola non riuscì a comprendere.
- Oh, scusa… - mormorò quello, sentendosi improvvisamente di troppo.
Skipper scosse appena la testa e si strinse nelle spalle.
- Nessun problema. Anzi, meglio averti incontrato qui senza Julien e i suoi leccapiedi fra le scatole… - commentò con un mezzo sorriso.
Fu a quel punto che Soldato si accorse che non aveva incontrato Skipper nemmeno una volta in quella settimana, salvo a pranzo quando comunque finivano sempre in tavoli diversi.
Dalla Domenica dei Club, quella era la prima volta in cui riuscivano a parlarsi faccia a faccia.
- Avevi bisogno di dirmi qualcosa in particolare? – domandò rendendosi conto forse un po’ troppo tardi della sua sfrontatezza.
Nonostante fosse passata ormai una settimana, si sentiva ancora in imbarazzo per l’incidente delle scale, e aveva paura che a parargli in maniera così diretta potesse apparire irrispettoso.
Skipper non rispose subito.
Si concesse un lungo momento di silenzio, lo sguardo puntato sull’orizzonte, poi trasse un profondo sospiro e si decise a spiegarsi.
- In realtà volevo chiederti scusa per la condotta di Rico e Kowalski… Non volevo che risultassero oprrimenti, ma… -
- Beh, meglio le aiuole di Rico che le intimidazioni di Julien! – rise Soldato, contagiando anche il compagno.
Skipper però fu svelto a ricomporsi.
Si schiarì la gola e tornò all’espressione seria con cui aveva incominciato il discorso.
- In ogni caso, ecco… Credo che sia giusto che tu ti senta libero nella tua scelta. Insomma, non sei obbligato a iscriverti al nostro club, se non vuoi. –
La matricola ripose la busta di plastica nella cartella senza azzardarsi a guardare in faccia il capo del Club di Spionaggio.
- Rico mi ha detto che se nessuno si iscriverà sarete costretti a chiudere tutto… - osservò, una punta di tristezza nella voce.
Non notò che al “Rico mi ha detto” Skipper aveva spalancato gli occhi in sorpresa, ma sentì perfettamente il “Rico dovrebbe imparare a tenere il becco chiuso” che lo studente biascicò fra i denti.
Quello, gli occhi ancora a spaziare sull’ampio abbraccio della baia, abbassò impercettibilmente il tono di voce, tanto che Soldato dovette fare un po’ più di attenzione per essere sicuro che le sue parole non venissero portate via dal vento.
- Sì, è così. Quelli del Consiglio Studentesco hanno introdotto la regola quest’anno. Nessun club che abbia meno di quattro iscritti. E’ che non gli va di finanziare un gruppo come il nostro, non siamo mai andati a genio a Segreto e i suoi. – raccontò con una leggera nota di fastidio.
- Non è molto democratico… - osservò Soldato.
Una raffica di vento spazzò la terrazza mentre le nuvole in arrivo da Ovest a tratti oscuravano il sole.
Sui due studenti calò un silenzio fragile e imbarazzante, fatto di storie raccontate a metà e di intuizioni appena accennate.
Quando Skipper pensò che fosse stato detto a sufficienza, indossò la giacca e mosse qualche passo verso la porta.
- Ad ogni modo hai ancora un giorno e mezzo per pensarci. E qualunque sia la tua scelta ti ringrazio per la pazienza. Non è da tutti sopportare Rico e Kowalski così stoicamente. –
- A dire il vero, Skipper, non credo di aver bisogno di tutto questo tempo… - si decise a confessare il ragazzino.
Quando l’altro si voltò, la matricola se ne stava in piedi, un braccio teso verso di lui e un plico di fogli stretto nella mano destra.
Il suo viso tondo e delicato era illuminato da un sorriso caldo e gentile, mentre il vento gli scompigliava appena i capelli neri come la notte.
Skipper inarcò le sopracciglia e mosse un passo verso di lui, appena titubante.
Prese i fogli fra le mani e scorse le righe febbrilmente, fino a incontrare la firma del ragazzino in basso a destra.
- In realtà avevo già deciso un paio di giorni fa, ma volevo aspettare ancora un po’ prima di consegnare il modulo! – e per la prima volta da quando l’aveva incontrato, Soldato vide sul volto di Skipper un sorriso sincero, di quelli che fanno brillare gli occhi e tremare il cuore.
- Bene, allora! – esclamò, stringendogli la mano in una presa salda e decisa.
Poi i suoi lineamenti si addolcirono in un’espressione di pura gratitudine che non avrebbe mai immaginato di poter scorgere sul suo viso.
Bastarono quattro parole, una semplice pacca sulla spalla, e Soldato capì di aver fatto la scelta giusta.
- Benvenuto in famiglia, Matricola! -
























 
Note:

Ed eccoci qua con il secondo capitolo della nostra storia!
Fra mille peripezie e inquietantissimi compagni di corso - no, seriamente, Mortino è posseduto dal demonio D: -, Soldato ha finalmente scelto a quale club iscriversi!
Insomma, dai, avevate dubbi? xD
Sappiamo che finora non è successo un granchè, ma non temete, presto inizieranno a profilarsi i misteri che aleggiano intorno al Club di Spionaggio, e ne vedremo delle belle!
Menzione speciale a Rico, che è un amore e chi non vuole abbracciarlo fortissimo deve rivedere le sue priorità. V.V xD

Grazie mille a chi ha recensito e chi ha messo la nostra storia fra le seguite o le preferite.
Un bacione!
Koome
   
 
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