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Autore: papavero radioattivo    20/12/2014    16 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
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!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AGGIORNAMENTO (08/01/2015) – cambio dell’impaginazione.










C A P I T O L O

uno

 

 

 

 

 

Il sole dormiva ancora, avvolto nella coperta della notte mentre la radiosveglia sul comodino segnava in verde le sette di un mattino che sarebbe stato esattamente come tutti gli altri.

Un mattino di merda.

«SVEGLIA!» la voce trillante di Lee risuonò per tutta la casa, accompagnata da un assordante rumore metallico. «FORZA RAGAZZI, IL SOLE SORGE E LA GIOVENTÙ RISPLENDE» aggiunse spalancando tutte le persiane, lasciando che il freddo dei primi di ottobre si insinuasse nelle stanze, sotto le coperte dei suoi coinquilini ancora addormentati. «NEJI, ALZATI CON LA FORZA DELLA GIOVINEZZA!» strillò al ragazzo che condivideva la camera con lui, picchiando ripetutamente un mestolo di legno sul fondo di una vecchia padella incrostata.

«Lee, per favore, sono sveglio» fu l’unica cosa che ricevette in risposta da quel cumulo di coperte.

Ma lui non era ancora soddisfatto.

«Allora alzati!» rimbeccò, avviandosi con la sua personalissima sveglia verso l’altra stanza.

«KIBA, SHINO. LA FORZA DELLA GIOVINEZZA È CON VOI» continuò ad urlare, «ORSÙ, ALZATEVI! FIORITE TUTTI QUANTI», ma nessuno sembrò dargli ascolto, nemmeno Akamaru che, steso sul suo grosso cuscino rosso, sbadigliò e poi richiuse gli occhi.

E lui che aveva anche preparato la colazione.

Ingrati.

 

― ♦ ―

 

Bipbip. Bipbip. Bipbip.

Quel suono irritante gli rimbombò nelle orecchie, costringendolo a scivolare fuori dal tepore delle coperte solo per tirare una manata su quell’aggeggio infernale che Naruto aveva voluto comprare, ma che puntualmente non sentiva suonare.

Stupida sveglia.

Sasuke sospirò passandosi una mano fra i capelli spettinati, osservando i suoi compagni di stanza dormire ancora.

«Sai, sono le sette» borbottò con la bocca impastata dal sonno, tirandogli un colpetto sul fianco. Il ragazzo mugolò aprendo piano gli occhi, mormorando qualcosa che Sasuke non riuscì a capire. Se non si alzavano non era un problema suo, la sveglia era suonata, non spettava a lui far saltare fuori dai letti tutti gli abitanti di quella casa.

Si diresse in cucina strisciando i piedi nudi sul pavimento, aprendo il frigorifero per cercare qualcosa con cui fare colazione. Fu subito raggiunto da Choji, probabilmente richiamato dal profumo delle uova che stava cucinando, seguito dal gatto che, miagolando forte, si strusciava contro la sua gamba, aspettando la sua bustina di umido.

«Cosa c’è per colazione?».

«Uova, caffè, latte, cereali, marmellata, riso e il pollo fritto di ieri sera» rispose stancamente «e cibo per gatti, se vuoi» aggiunse, senza avere la pretesa di essere divertente. Choji fece un lungo verso non identificato grattandosi la pancia. Sasuke, dal canto suo, ignorò quella che sembrava una mucca muggire e si servì le uova nel piatto, dando poi da mangiare al gatto.

Choji recuperò il pollo avanzato dal microonde, sedendosi al tavolo «Shikamaru non si sveglierà mai, è rimasto in piedi fino alle quattro a giocare a LOL» spiegò, ma non era la prima volta che succedeva da quando si erano trasferiti, quindi non c’era nulla di nuovo od eclatante in quell’informazione. League of Legends era il male della società, e Shikamaru ne era la prova.

«Possiamo sempre chiedere in presto Rock Lee per cinque minuti» constatò, così si sarebbe di certo svegliato, dato che riuscivano a sentire quell’assordate fracasso anche con la porta chiusa e un intero pianerottolo a separarli.

«O lo sbrandiamo…» propose Choji mentre Sai si dirigeva in bagno, attraversando il corridoio con le movenze di uno zombie.

«Continuerebbe a dormire anche sul pavimento» disse l’altro, rompendo il tuorlo dell’uovo con un pezzo di pane e iniziando a mangiare. Sasuke non parlava mentre mangiava e questo dava le premesse a Choji per abbuffarsi di qualsiasi cosa.

La giornata poteva pure prendere una piega piacevole, constatò Sasuke tra sé e sé, versandosi del caffè mentre Choji continuava a masticare silenziosamente. Non fece in tempo a concludere il pensiero che il campanello dell’appartamento trillò e Sai, asciugandosi i capelli con una mano, spalancò la porta senza chiedere nemmeno chi fosse.

«Allora, siete pronti?!» sbraitò Kiba, lasciando che il suo cane-troppo-cresciuto iniziasse a correre per il piccolo salotto, sbattendo la coda ovunque e facendo cadere i dischi e i giochi della PlayStation3 perfettamente impilati.

«Naruto e Shikamaru dormono ancora» rispose Choji dopo aver ingoiato, iniziando a bere un bicchiere di succo che, a detta di Sasuke, era rimasto aperto in frigo da più di una settimana.

«Non va bene, non va bene!» Kiba scosse la testa, appoggiando le mani sui fianchi, «Akamaru, vai a svegliare Naruto, subito!» e indicò la porta al cane, dettando ordini con il fare solenne di un vero capo.

Il capo degli idioti.  

«È tardi» la voce di Neji si fece spazio nel fracasso di Akamaru che grattava contro la porta della stanza di Naruto, aiutato finalmente dal padrone che gliela aprì. «Ho promesso a Tenten e alle altre ragazze che le accompagnavo io, dato che c’è sciopero dei mezzi» e fece per scendere le scale, ma Lee lo afferrò per la camicia, tirandolo dentro casa.

«TU NON VAI DA NESSUNA PARTE!».

Il vicecapo degli idioti. Continuò a pensare Sasuke, sciacquando il piatto per metterlo in lavastoviglie.

«Non dirmi che preferisci andare con quelle quattro ochette, Neji» gli puntellò la spalla con un sorriso a metà tra il malizioso e il fallimentare tentativo di fare il bastardo. Rock Lee aveva qualcosa di particolarmente insopportabile quella mattina.

«Lasciami stare Lee, Tenten mi ha chiesto se potevo accompagnare lei e le sue amiche e le ho detto di sì. Qual è il problema».

«Già, qual è il problema, Lee?» si intromise Kiba, abbandonando il suo cane nella stanza con Naruto. Sai richiuse la porta e ritornò in bagno a finire di prepararsi. Sasuke rimase ad osservare la scena, quasi divertito. Quasi.

Erano tutti strani e non riusciva a capire perché.

«Fai così solo perché Neji prende sicuramente più figa di te, non è vero?» continuò Kiba, battendo la mano sulla spalla di un Neji stanco già alle sette del mattino, mentre l’altro gli sussurrava cose come «rubacuori», «cuore d’oro» e altre parti anatomiche che Sasuke preferiva non ripetersi.

«Kiba, smettila» sentenziò Shino. In quel momento, a interrompere una lite nascente, fu un Naruto che spalancava la porta, tenendosi le mutande mentre il cane di Kiba le mordeva nel tentativo di tirargliele giù.

«Che schifo» mugolò Sasuke, sentendo la colazione muoversi nel suo stomaco.

C’era un tale casino in casa che, a quel punto, Sasuke non poteva aspettarsi che il mattino di merda potesse migliorare. A far tacere il tutto fu lo sbattere dell’ultima porta ancora non scardinata di casa – quella di Shikamaru – che, richiudendosi leggermente, produsse un inquietante cigolio.

Tutto si paralizzò in casa, persino lo stomaco in subbuglio di Sasuke.

Shikamaru respirò profondamente prima di parlare, accompagnando con lo sguardo Akamaru che, con la coda fra le gambe e un pezzo delle mutande di Naruto tra le zanne, andò a cercare riparo dal suo padrone.

«Sapete che diavolo di ore sono?» la sua voce era la voce del diavolo.

Silenzio, fu Choji a parlare: «un quarto alle otto» incominciò, «siamo in ritardo».

Per tutta risposta, Shikamaru fece dietro-front e chiuse la porta dietro di sé.

Era chiaro a tutti che quel giorno non si sarebbe presentato a lezione. 

 

― ♦ ―

 

La coda di Tempura le sfiorò il naso, mentre con le zampe aveva iniziato a massaggiarle la pancia e a fare le fusa.

«No, Tempura, lasciami stare…» si girò verso la parete, appoggiando le mani e la fronte sulla superficie fredda e  verniciata da meno di un mese. La gatta continuò a strusciarsi contro la sua schiena, iniziando a giocare con i suoi capelli. Qualche secondo dopo suonò la sveglia, la gatta miagolò e Hinata si ritrovò costretta a uscire fuori dalle coperte.

Tenten mugolò anche lei, iniziando a lamentarsi su quanto fosse difficile svegliarsi dopo una serata del genere (che genere? – ma non erano fatti di Hinata). La Hyuga si girò dalla parte della compagna di camera e la vide, oltre la frangia e la coda di Tempura, che gettava le coperte in fondo al letto, alzandosi dal materasso e sbadigliando.

«Hinata, sei sveglia?».

«Sì, ora mi alzo… vai in bagno prima tu?» le domandò sussurrando, chiudendo gli occhi e arricciando il naso quando Tempura decise di strusciarsi anche sulla sua faccia.

Tenten non disse nulla, afferrò i vestiti che aveva preparato la notte prima e si diresse verso la doccia. Si fermò d’un tratto sulla porta della camera, girandosi verso l’altra, «oggi viene Neji a prenderci, c’è sciopero» le informò.

«Mi ricordo, grazie» le sorrise da sotto le coperte e osservò la sua figura allontanarsi, sparendo in un alone di luce proveniente dalla sala. Allora Sakura e Ino erano già sveglie.

Si fece forza, spostando gentilmente la gatta sul fondo del letto, cercando con i piedi le pantofole e stiracchiandosi, sentendo un leggero crock alla schiena. Tempura saltò giù dal materasso e si diresse zampettando verso la cucina a ritmo del campanellino attaccato al collo.

Si legò i capelli, cercando la vestaglia in cui avvolgersi per ripararsi da quel primo freddo d’ottobre. «Buongiorno…» non riusciva ancora ad essere totalmente disinvolta con le altre coinquiline, ci doveva fare l’abitudine – per questo era felice di aver visto Sakura pronta e sorridente ai fornelli, mentre cuoceva le uova e agitava la spatola in segno di saluto.

«Dormito bene?».

«Sì… tu? E Ino dov’è?» chiese, guardandosi in giro mentre si sedeva al tavolo.

«In bagno… dove vuoi che sia? È dentro da tre quarti d’ora, neanche si stesse strappando i peli delle gambe con le pinzette uno ad uno…» scherzò Sakura, fingendo un tono polemico, continuando a brandire la spatola come fosse una spada. «È stata una buona idea cercare un appartamento con due bagni, comunque. Molto utili» e annuì, alzando la padella dal fuoco e mettendo le uova nel piatto di Ino, in attesa che si facesse vedere.

Sakura era particolarmente di buon umore e Hinata non riusciva a spiegarsi perché. Forse per la storia che Neji le andava a prendere? Sospirò, alzandosi dal tavolo per recuperare latte e cereali con cui fare colazione. No, non le sembrava possibile che per uno strappo in macchina potesse essere così contenta.

Ti fai troppe domande, Hinata. Goditi la giornata e basta.    

 Ino uscì finalmente dal bagno, canticchiando le strofe della pubblicità del dentifricio, incrementando il buon umore di Sakura e anche quello di Hinata. E, beh, era bellissima e perfetta come al solito.

«Mi hai preparato la colazione, Sakura?» domandò, sedendosi davanti alle uova strapazzate dall’aria particolarmente invitante.

«Le sto preparando per tutte! Le vuoi anche tu, Hinata?».

«No, no… mangio i cereali, grazie!».

Non fece in tempo a sorriderle che Ino sembrò impallidire, arraffando il tovagliolo e poggiandoselo sulle labbra, sputando qualcosa e sbavandosi il rossetto. «Fanno schifo!» sbottò poi, alzandosi e mettendo il piatto vicino al lavandino, «ci hai messo lo zucchero, Sakura!» e prese un pezzo della omelette sventolandoglielo davanti, «neanche ai maiali si dà da mangiare questa roba: vomiterebbero!».

«Ehi!» rispose l’altra, abbassandole la mano e corrugando la fronte, «se il mio cibo fa vomitare i maiali allora tu sei la maialina che fa vomitare gli altri maiali!».

Si fronteggiarono qualche secondo, lanciandosi fuoco e fulmini dagli occhi, per poi scoppiare in una risata. Quando smisero, Ino buttò le uova nella spazzatura, cercando qualcosa da mettere sotto i denti, «comunque davvero, facevano pietà. Ci hai messo lo zucchero» continuò, ma a Sakura non sembrava toccare granché.

Hinata sorrise, dando da mangiare alla gatta prima di fare colazione. Ino riprese a canticchiare e Sakura lasciò perdere il tentativo di cucinare, dedicandosi a pane e marmellata.

«Neji ha detto che non riesce a venirci a prendere» borbottò Tenten dal fondo della cucina, legandosi l’ultimo dei due codini, e poi sospirò affranta, sedendosi nell’ultima sedia rimasta, «non è colpa sua, saranno stati quegli idioti dei suoi coinquilini…» e rubò una fetta biscottata dalla confezione che Sakura aveva preso, iniziando a mangiarla.

«Mettici un po’ di marmellata… e comunque non è la fine del mondo, no?» disse Sakura, appoggiata da Ino che annuiva, «anche se prendere i mezzi pubblici sarà un inferno» constatò poi, addentando la sua colazione.

«Poi le sentono quelli lì…» continuò Tenten con la bocca piena, «poi Neji per le loro cazzate è costretto a lasciare a piedi degli amici, uff» c’era poca convinzione nella sua voce, forse perché erano diventati un po’ più che amici, loro due. Ma nessuna delle tre ragazze se n’era accorta e a Tenten andava bene così.

«Allora vado a prepararmi, così usciamo prima!» esordì finalmente Hinata, afferrando la propria ciotola per metterla nel lavello e sparire in camera a prendere i vestiti, seguita da Tempura che, con la pancia piena, aveva un’andatura ciondolante e felice. «Oh!» comparse qualche secondo dopo sulla porta della cucina, «lavo io i piatti quando ritorniamo, non preoccupatevi!». E a Ino non dispiaceva affatto.    

 

― ♦

 

Erano quasi le quattro e mezza quando Naruto aveva messo piede in casa di ritorno dalla facoltà. Era tutto molto tranquillo, Sasuke se ne stava sul letto a castello con gli occhiali sul naso e la testa chinata su un libro che, ad occhio e croce, doveva pesare quanto il suo gatto grasso. Sai disegnava seduto al tavolo della cucina, e Choji se ne stava sul divano con in mano un sacchetto di patatine.

C’era silenzio: una cosa rara e strana in quella casa.

Naruto si posizionò davanti alla boccia d’acqua del pesce rosso che aveva vinto al Luna Park durante l’estate, gli sembrava strano, un po’ giù di corda, forse stava male, magari aveva la febbre… sembrava anche un po’ più rosso del solito, a suo dire. Ma Naruto non aveva idea di come si curasse un pesce rosso.

«Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.

«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su.

Shikamaru si girò un secondo, esasperato, «Ma perché dovete sempre venire a rompere le palle mentre sto giocando?!» domandò retorico facendo un mezzo giro sulla seggiola. «Vuoi sapere cos’ha il tuo pesce rosso?! È morto, Naruto. Morto. Caput. Andato, esattamente come me in questo stupido gioco! E adesso, se non ti dispiace, avrei da fare» concluse, tornando composto con un’imprecazione.

Naruto fissò il pesce galleggiare, e come un soldato marciò di nuovo nella sua stanza, poggiando con un po’ troppa forza l’acquario sulla scrivania.

«È STATO IL TUO STUPIDO GATTO, VERO? HA UCCISO RAMEN, IO LO SO» gridò come un ossesso mentre Sasuke chiudeva il libro con un sospiro.

«Se fosse stato Gatto a quest’ora il tuo pesce non ci sarebbe più, e invece mi pare che sia ancora lì dentro» c’era qualcosa nella sua calma che gli dava ancora più sui nervi.

«Ah, certo! Magari lo ha preso a zampate! Prova a metterti nei suoi panni, poverino. Ucciso dal tuo gatto grasso!» ribatté additando il micione che, con uno sbadiglio, si appollaiò sul letto di Sai, «per questo è più rosso del solito: ha perso un sacco di sangue, guardalo!».

Sasuke avrebbe voluto fargli notare che non c’era nessun sangue e che, se proprio c’era un cambiamento cromatico nel suo stupido pesce, era il fatto che stava perdendo colore. Ma il suo cervello si concentrò solo sul commento di Naruto riguardo Gatto. «Non è grasso» proferì.

«Sii obbiettivo, peserà dodici chili, teme! Mangia quanto una gatta incinta!» e non era un eufemismo, mangiava davvero le dosi prescritte ad una gatta in gravidanza. E di certo non era incinto.

«Ne pesa quasi nove, dobe» commentò, ma l’altro non lo ascoltò, gonfiando le guance e camminando con le gambe aperte nel goffo tentativo di imitare la camminata di un gatto grasso.

Poi si fermò di colpo, facendo un lungo respiro prima di parlare, «sai cosa fai, adesso?! Scendi di lì e ti vesti di nero, vi vestiti tutti di nero e vi fate trovare in bagno fra dieci minuti, perché Ramen era parte della famiglia e merita di essere ricordato!» disse categorico, e poi se ne andò con la boccia del pesce defunto, sbattendo la porta alle sue spalle.

Altra porta scardinata.

 

♦ ―

 

Sasuke sospirò seduto sul divano con Shikamaru e Neji.

La situazione era a dir poco ridicola e stupida, e nessuno dei tre aveva intenzione di prendere parte a quella stupida pantomima che si stava per svolgere nel bagno.

Non avrebbero partecipato a nessun funerale per nessun pesce rosso.

Naruto fece la sua comparsa vestito interamente d’arancione, nelle mani aveva un pezzo di carta igienica sul quale era poggiato il pesce morto. «Vi dispiacerebbe unirvi agli altri?!» chiese, e Sasuke aspettò che uno degli altri due rispondesse al posto suo.

«Sì, e adesso puoi dirci perché cavolo sei vestito di arancione dopo che ci hai fatto vestire come becchini?» rimbeccò Shikamaru spaparanzandosi meglio sul divano.

«Per ricordare Ramen» annuì convinto.

Si stava oltrepassando il limite della decenza e della sua intelligenza. L’unica cosa a cui dovevano fare il funerale era al cervello di Naruto, non al suo stupido pesce.

Nonostante la risposta idiota, Neji mise il telefono in tasca e si alzò, «devo uscire, quindi prima iniziamo prima finiamo» disse avviandosi verso il bagno. La ragione si dava ai matti.

Assecondarli avrebbe reso meno indolore la cosa, forse. E probabilmente molto più veloce.

«Va bene, dobe, muoviti e stammi lontano con quel coso» gli disse spingendolo verso il bagno, seguito a ruota da Shikamaru.

Così si ritrovarono tutti e nove – più Akamaru – in un bagno infinitamente piccolo, in fila davanti alla tazza del water mentre Naruto pronunciava frasi senza un senso.

«Ramen era un pesce estremamente silenzioso!» diceva con tono solenne, «sapeva mantenere ogni segreto, era affidabile e gioioso. Ma oggi, fratelli, è stato assassinato dal grasso gatto di quindici chili che credeva un amico» la finta disperazione nella sua voce rendeva tutto ancora più ridicolo.

Prima erano dodici, Sasuke roteò gli occhi infilandosi le mani in tasca mentre il cane abbaiava, adocchiando la sardina morta.

«Era bravissimo a fare i pesci d’Aprile…» continuò Naruto, ma fu interrotto da Shikamaru.

«Bene, ora possiamo buttarlo nel cesso, per favore» commentò, esprimendo il pensiero della quasi totalità dei presenti, picchiettando il piede per terra.

«Un po’ di rispetto per i morti, Shikamaru!» lo rimproverò scherzando Kiba, poggiato con il gomito sul lavandino.

Lasciarono che Naruto finisse il suo triste e comico discorso, e poi lo guardarono mentre lasciava cadere il pesce nella vasca e tirava lo sciacquone. In fine, se ne tornarono tutti al loro posto, certi che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di situazioni ridicole che si sarebbero svolte fra quelle quattro mura.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Ehilà. È la prima volta che approdiamo come una persona assieme nel fandom, quindi piccola presentazione.

Siamo yingsu e radioactive, e questa è… non sapremo definirla nemmeno noi.

Diciamo che volevamo fare AU universitaria, dato che una di noi frequenta già l’università e l’altra la frequenterà l’anno prossimo (speriamo ndRadioactive), qualcosa che ci sia un po’ vicino, e quindi abbiamo immaginato questo gruppo di… rimbambiti(?). Quindi eccoli qui, divisi in tre case, due degli uomini e una delle donne.

L’idea è che si siano persi un po’ tutti durante l’estate tra la fine del liceo e l’inizio di questa università e che si siano ritrovati, alcuni un po’ prima per affittare gli appartamenti (o per altri motivi, e chi vuol intendere intenda NejiTenCOFF), altri non ancora, come vedrete poi, ma non vi anticipiamo niente.

Le stanze, per chiarire, sono le seguenti: [CASA 1] Shikamaru e Choji + Sai, Naruto e Sasuke. [CASA 2] Neji e Rock Lee + Shino e Kiba. [CASA 3] Tenten e Hinata + Ino e Sakura.

Prossimo punto: il titolo.

Colla, preso in prestito da Irvine Welsh e dal suo omonimo romanzo. Lui (e anche noi) lo usa per spiegare che i loro legami rotti, aggiustati e rotti nuovamente verranno rimessi assieme, appunto, dalla colla, come vedrete nel corso di questa AU. La definizione di colla all’inizio della storia è tratta proprio dal suo libro.

Inoltre, volevo chiarire che il gatto di Sasuke si chiama davvero Gatto – è stata una scelta assolutamente consapevole. Così come il (ex-)pesce di Naruto si chiama Ramen e il gatto di Hinata Tempura. Hanno tutti dei problemi, sì, Sasuke per primo.

Ultima cosa: i banner sono quattro (forse diventeranno cinque) e verranno fatti girare ciclicamente. Sono suddivise per team, quindi team Kakashi, seguito da Kurenai, Gai e Asuma. Mi dispiace per Sai che non c’è nel banner, sorry Sai.

E… nulla, diciamo che sarà principalmente molto comica, ma è così che ce li siamo immaginati quando abbiamo provato a prenderli e lanciarli nel nostro universo ai giorni nostri.

Scusate il linguaggio scurrile, ma penso che voi avrete amici che parlano anche peggio di così, roba da lavargli la bocca con il sapone (scostumati! ndRadioactive). Quindi boh, abbiamo cercato di renderli solo realistici in un contesto realistico ed ecco cosa è successo. Perdoniamo il leggero OOC, motivato secondo noi da questo catapultarli in un altro mondo completamente diverso dal loro, e da piccole cose che noterete nel corso della storia.

Dovremmo aver detto tutto, quindi vi ringraziamo e salutiamo.

Al prossimo capitolo.~

 

papavero radioattivo





   
 
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