Nota: probabile
OOC di Aro, o quantomeno la storia parte dal presupposto di un Aro diverso che
a suo modo si mostra però in linea con il canon. E lo stile è… Strano, a volte
le parole si accavallano, ma mi piaceva quindi l’ho lasciato così.
Il peso della
colpa
“Fratellone,
cosa posso regalare a Marcus per i nostri vent’anni insieme?”
Didyme
ti guarda e sorride ed è così bella.
Non puoi fare a meno di sentirti felice – è il suo dono, lo sai, ma forse lo
saresti anche senza.
“Vuoi
che pensi a qualcosa per te, mia cara?” chiedi, sorridendo a tua volta.
Lei
saltella, entusiasta, e poi ti abbraccia e corre via, di nuovo dal suo Marcus o
forse altrove. Ha la mente così distratta ed entusiasta della vita che ti chiedi come possa ancora camminare e
non volare.
Così
leggera, sia nei pensieri che nella
figura esile; lei, così candida anche
da umana, con quei capelli biondi diversi da quelli scuri di tutti gli altri e
gli occhi una volta azzurri e la pelle ora diafana che era bianca anche prima
nonostante il caldo sole greco.
Armoniosa con il
mondo,
ti ritrovi a pensare.
***
Hai
paura che prima o poi te lo strappi via.
Quando
sei lontano dalla tua sorellina, rifletti su Marcus e sulla sua completa
felicità. Pende dalle sue labbra e lo sai, lo
sai che non ne può fare a meno.
Dopotutto
Didyme riesce a far sorridere anche quel testone di Caius – e riesce pure a
spazientirlo, il che è incredibile, perché con il suo dono lui dovrebbe provare
solo allegria mentre lei è nei dintorni.
Marcus.
Caius
ti ha creato, con in testa sogni di gloria e progetti, ma poi ha trovato la sua
Athenora e il testimone è passato a te.
E
tu hai trovato Marcus. Il suo dono è così utile;
leggendo i legami fra le persone e i vampiri riesce ad indicarti i punti di
debolezza e le leve su cui far perno per separarle e per convincere i singoli a
stare dalla tua parte…
Non
potresti pensare ad un futuro senza di lui.
***
Quando
hai proposto la tua idea a Didyme lei si è messa a saltellare, come suo solito.
Con pazienza l’hai riportata alla realtà, l’hai aiutata con la scelta del
vestito, con la scelta dell’artista stesso, con ogni più piccolo preparativo.
E
hai assistito alla realizzazione del quadro.
Didyme
indossa una veste greca, una di quelle che andavano di moda quando è stata
trasformata. Siede su un prato candido e ha Roma sullo sfondo, mentre un raggio
di sole le colpisce la parte sinistra del viso e si spezza in mille scintille.
Il
pittore non commenta e si limita a far scivolare i colori sulla tela; l’hai
esaminato personalmente e lui sa quanto gli convenga rimanere zitto e
considerare quell’incarico un’inaspettata fortuna, dato il compenso generoso.
Sa anche che se parla tu lo verresti a sapere, e lui sarebbe ucciso.
Il
quadro, una volta finito, sembra risplendere anche del potere della tua
sorellina, come se lei lo avesse infuso nelle sfumature.
***
Sai
che Didyme è uno spirito libero, che vorrebbe tanto esplorare il mondo e
riempirlo di gioia e profumo.
Non
ti eri reso conto dell’intensità dei suoi sentimenti contrastanti, però.
“Sono
un vampiro, ne ho bisogno.” ti dice, per una volta nervosa, per una volta quasi
insicura “Ma non lo sopporto, Aro, tu puoi vederlo, non lo sopporto!”
E
tu l’hai visto, sì, l’hai visto quando lei è scivolata piano nella tua stanza e
ti ha preso una mano e te l’ha mostrato.
“Come
posso non sentirmi un mostro, quando ogni singolo essere umano che uccido è
felice della sua morte per mano mia?”
“Non
devi farti una colpa di questo, Didyme…”
“Non
ce la faccio più.”
“E
cosa vorresti fare?”
Stare
nella stessa stanza con tua sorella e non provare allegria è così strano che ti
destabilizza.
Una
Didyme non felice non è una Didyme reale,
non può esserlo. Lei è come un sole che brucia e vi nutre ogni giorno; con il
suo potere non funzionante, ti senti quasi perso
nel buio.
“Proverò
qualcosa di nuovo.” ti risponde, prima di andarsene senza lasciarti il tempo di
replicare.
La
vedi soffrire e qualcosa si spezza, dentro di te.
***
E’
necessario.
Te
lo ripeti, più e più volte. Non hai parlato con nessuno del tuo piano, della
tua idea, del tuo folle tarlo.
Ma
è necessario.
Marcus è
necessario.
E
Didyme te lo sta portando via.
Non
puoi fare altrimenti, e come potresti? Senza Marcus, senza il suo dono,
qualsiasi altra congrega vi potrebbe distruggere in poco tempo. Non hai ancora
raccolto abbastanza talenti e poi… Non sei pronto.
Non
sei ancora pronto a fare a meno di Marcus.
Ma
il passo che devi fare stride con le tue ossa e ti spezza il cuore fermo. Lei è
tua sorella; è la fonte di gioia del
gruppo, letteralmente, e non sai come
potrai vivere senza di lei d’ora in avanti.
Ma è necessario.
***
Didyme
ti osserva e, se potesse, piangerebbe.
I
suoi occhi sono dorati, strani, alieni. Tutto è strano in lei, tutto stona;
lei, dai capelli biondi in mezzo alle teste brune; lei, dalla pelle candida e
dall’amore smisurato.
Lei,
che era una Dea mortale prima ancora che il suo cuore si fermasse per sempre.
E
che ha scelto una strada diversa, una dieta
diversa – l’oro, l’oro dei suoi occhi ti accusa, mentre è bloccata dai due
vampiri che hai assoldato; l’oro ti circonda e non ti senti felice, no, l’oro è diventato il colore che odi di più.
“Perché?”
ti chiede, con la voce spezzata.
“Me
lo stavi portando via.” ti costringi a rispondere; anche tu, se potessi,
staresti piangendo.
E’
sempre sbagliato quando Didyme non è felice, è sempre sbagliato ed è come
spegnere il sole.
Tu stai per
spegnere il sole.
“Lui
è necessario. Ho cercato di spiegartelo.”
Lei
chiude gli occhi e le sue labbra tremano.
“Quindi
muoio per ragioni politiche.”
“Mi
dispiace.” dici “Mi dispiace, Didyme, mia adorata sorella.”
Non
dice niente. Non si muove, una statua consacrata agli dei che tu offri in
sacrificio.
Ti
giri e corri via; non ce la fai a vederla morire.
***
Quando
con Marcus e Caius spegni la vita di quegli umili servi che hai ingannato poco
prima, la rabbia non smette di corroderti dentro comunque.
La
senti pulsare al posto del cuore; vorresti strapparti dalla tua stessa pelle e
urlare, urlare, chiedere pietà e trovare un modo per riavere Didyme con te.
Guardi
Marcus e capisci davvero come il mondo si possa essere spento del tutto.
Lui
è comunque al tuo fianco, e tu, schiacciato dal peso della tua colpa, inizi a
fare sorrisi falsi, a nutrirti di bugie e a collezionare segreti come pedine.
Speri
che colpisca solo te.
Che
quella sofferenza infinita ti perseguiti pure, ma che il danno si limiti.
Che
prima o poi la vita ritorni negli occhi di tuo fratello; che lui trovi una ragione per andare avanti.
Non
l’hai mai voluto distrutto.
Lo volevi solo
al tuo fianco.
***
Dieci
anni dopo trovi Chelsea e il dolore raddoppia, triplica, si ingigantisce a
dismisura e ti porta quasi sull’orlo della pazzia.
Lei
è l’alleata più preziosa.
Lei
è anche la gemma che ti avrebbe permesso di lasciare
andare Marcus, di poterlo vedere felice, di poter sapere che Didyme esiste,
è viva, è lontana ma nel mondo.
Invece,
oltre il danno la beffa.
Oltre
la consapevolezza di avere ucciso la tua adorata sorellina per nulla – per dieci anni – grazie a Chelsea scopri
anche che l’amore è per sempre.
I
vampiri non hanno sentimenti mutabili. I vampiri hanno Compagni e il legame con il proprio Compagno non può essere reciso,
neanche da chi ha un potere come quello di Chelsea.
Avresti
dovuto rendertene conto prima, quante volte hai letto Caius e hai scorto l’entità
del sentimento che lo lega alla sua Athenora? Quante volte l’hai visto, attraverso gli occhi di Marcus?
Eppure
non lo credevi così forte, così intoccabile, così sacro.
Non
l’hai ancora provato sulla tua pelle e, per questo, hai semplicemente dato per
scontato che potesse essere sostituito.
Pazzo.
Sei
solo un pazzo, Aro, ecco cosa sei.
“Quindi muoio
per ragioni politiche.”
Ricordi
ancora le sue ultime parole, i suoi occhi chiusi e la sua espressione.
E
se hai sacrificato l’unica cosa che ti legava ancora a te stesso e l’unica
ragione di vita di Marcus per una strana sete di potere, beh, allora… Allora
non ti resta altro che accrescere quel potere, di più, ancora di più, ai limiti
dell’avarizia e della pericolosità, e non ne hai mai abbastanza e non sarai mai
soddisfatto di ciò che sei e di ciò che hai, perché sarai sempre alla ricerca
di un pezzo migliore, e poi di uno ancora migliore, e poi infine di quel pezzo migliore che non arriva e che
non arriverà mai.
Anche
accendendo tutti i fuochi del mondo, non potrai mai ritrovare il tuo sole.
***
La
felicità di aver finalmente trovato Sulpicia è scalfita dalla comprensione –
oh, allora è questo, questo che si
prova a vederla, lei, la tua metà, la
tua anima gemella, la persona plasmata per completarti ed essere al tuo fianco per l’eternità…
E’
questo ciò che hai strappato a Marcus.
Improvvisamente
capisci che il tuo dolore e il tuo rimorso non è nulla, nulla in confronto alla disperazione e alla rabbia che proveresti
se qualcuno tentassi di portarti via Sulpicia.
Improvvisamente
capisci davvero ciò che hai fatto alla persona che consideravi il migliore dei
tuoi fratelli.
Vacilli
– vacilli! Tu, un vampiro! – e vai
incontro alla tua amata, stringendola fra le braccia, aggrappandoti a lei come
se lei potesse essere la cura ad ogni tuo male.
Il tuo nuovo
sole.
Non
c’è bisogno di alcuna parola o spiegazione. Lei sa – sa come qualsiasi vampiro che abbia incontrato il proprio
giusto Compagno. Passa le mani dietro la tua schiena e ti stringe di riflesso.
E
tu pensi ancora una volta a lei, a Didyme, alla gioia che seminava attorno e
alla vita spenta negli occhi di Marcus.
Per
un istante, un solo istante, pensi che forse è giunto il momento di andare da
Chelsea, di chiederle di recidere quel legame che ancora hai con lei, quella
sofferenza che ti riverbera dentro e che non riesci ad ignorare; è come un
qualcosa incastrato in gola che si rifiuta sia di uscire che di scendere e ti
fa soffrire così tanto…
Poi
ricordi che non sarebbe giusto.
Per
Marcus, per te stesso, per la vita che hai scelto di portare avanti.
***
Nel
buio delle tue stanze private c’è una cosa che non hai mai mostrato a nessuno,
nemmeno a Sulpicia.
E’
un quadro, coperto da un telo nero e nascosto in un armadio; qualcuno potrebbe
dire dimenticato, se non ti conoscesse bene. Tu solo sai che è lì come memento,
come simbolo eterno della tua vergogna.
Non
riesci a dire cosa ti abbia spinto, all’inizio, a nasconderlo. Forse i sensi di
colpa, o il rimorso. Sai solo che ora è troppo tardi, non serve a niente e non
ti aiuterà comunque, né tantomeno aiuterà Marcus.
Rimane
lì, intrappolato nell’ombra, ma a te non serve averlo davanti, perché la tua
memoria è perfetta e riesci a richiamare a te non solo ogni sfumatura della
tela, ma ogni sfumatura di quei giorni.
Didyme
resta seduta sul prato e ti guarda sorridendo – sorride a te, che sei il suo adorato
fratellone, spandendo gioia tutto attorno e colorando il mondo –, mentre la
luce del giorno si spezza sulla sua pelle candida e i suoi occhi sono rossi per
l’ultima volta.
Durante
i secoli hai sentito tante diverse teorie, le mode sono cambiate così come le
religioni, hai trovato persino altri vampiri pronti a seguire le vie della
compassione che ti ricordano tanto lei – e forse per quello non sei mai
riuscito a guardare Carlisle negli occhi.
E
adesso, solo adesso, ripensando ancora una volta a quel quadro e a lei, riesci a trovare la parola perfetta
per descriverla.
Didyme,
con la sua pelle candida anche da umana e i capelli biondi; una perla rara in
mezzo ai colori scuri della Grecia.
Didyme
con la sua felicità e con il potere di donarla, di spanderla, di illuminare il
mondo.
La
sua anima deve essere sopravvissuta alla fine del suo corpo. Deve. Lo sai, lo capisci in quell’istante.
Didyme,
il tuo rimorso infinito, non può essere altro che quello.
Un angelo.
Noticine finali:
Sto pensando a
qualcosa che si estenda più in là di una semplice one shot, soprattutto perché
AMO Marcus e Didyme e ho la necessità fisica di scrivere di loro.
E questa one
shot, singola, potrebbe essere il preambolo di un qualcosa di più, sappiatelo.
Per il momento
rimane così. Aro è OOC? Forse, molto probabilmente. Ma ho provato a dare una
mia particolare interpretazione al personaggio e spero che si sia capito.
In ogni caso,
vorrei citare la bellissima fanfiction Luminosity. E’ inglese, ed è stata la
prima fanfiction che mi sono letta nonostante la lingua diversa, che mi ha
coinvolto così tanto da tenermi incollata allo schermo. Non c’entra nulla con
la storia che ho scritto ora (o meglio, diciamo che ha perfezionato la mia idea
dei Compagni, anche se già lo pensavo), ma ha ispirato in larga parte quella
che forse scriverò poi e che ora è nella mia testa, e merita assolutamente.
Quindi boh, io la spammo a caso <3