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Autore: Tigre Rossa    22/12/2014    1 recensioni
“Devo andarmene.”
“Devi . . . devi andare via dal Palazzo di Giada?”
“Non solo dal Palazzo di Giada. Dalla Valle della Pace.”
“Cosa . . . cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che devo andare via da qui. Via per sempre.”
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Human Au.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a casa
 
 Prologo
 
 
"Io non farò altro che esercitarmi a dirti addio."
 
-Bleach
 
 
“Devo andarmene.”
 
Due semplici parole.
Un colpo al cuore.
 
“Cosa?”
 
“Devo andarmene.”
 
Il respiro si ferma.
 
“Devi  . . . devi andare via dal Palazzo di Giada?”
 
“Non solo dal Palazzo di Giada. Dalla Valle della Pace.”
 
Il mondo intero si ferma.
 
“Cosa . . . cosa vuoi dire?”
 
Non riesci a crederci.
Non vuoi crederci.
 
“Voglio dire che devo andare via da qui. Via per sempre.”
 
Non può essere vero.
Non può.
 
“Perché?”
 
“Non c’è un perché per tutto. Devo andarmene. Punto e basta.”
 
“Ma . . . ma tu non puoi farlo! Non puoi!”
 
Quante cose che vorresti dire, quante . . . ma le parole, troppo stupite e sconvolte, non riescono ad uscire, non quelle che vorresti, almeno. Vorresti fermarla, farle cambiare idea, convincerla a restare, ma tutto quello che riesci a dire è questo.
E questo è esattamente la cosa peggiore che tu possa dire.
 
“E chi lo dice? Tu?”
 
Quel tono violento, quasi aggressivo, in un qualsiasi altro momento ti avrebbe fatto indietreggiare.
Ora però accende la miccia della bomba nascosta dentro di te.
 
“Si, io! Non puoi semplicemente alzarti una mattina e decidere di abbandonare tutto e tutti e di andartene! Non puoi e basta!”
 
Stai urlando, adesso.
Urli, urli come non hai mai fatto.
Il senso di confusione, di smarrimento e si, anche di tradimento, soprattutto di tradimento, si manifestano chiaramente nella tua voce e nelle tue parole, oltre a brillare con forza nel tuo sguardo color della giada.
 
Lei ti guarda.
Nel suo sguardo, più severo e freddo del solito, c’è qualcosa di diverso, qualcosa di strano.
Qualcosa che non riesci a comprendere.
Non ora.
Non con questa tempesta che ti ha preso in ostaggio la mente e l’anima.
 
“Tu proprio non capisci . . .”
 
“No, non capisco, non riesco a capire! Come posso capire una cosa del genere, eh? Come posso capire il fatto che tu voglia andartene così, di punto in bianco? Come?!”
 
Lei non risponde.
 
“Dì qualcosa, almeno!”
 
Le sue labbra restano sigillate.
 
Ti avvicini a lei, quasi con ferocia, e la afferri dalle spalle, scuotendola con violenza.
 
“Di qualcosa!”
 
Fa per sottrarsi alla tua presa, ma tu la stringi con ancora più forza.
 
“Dì qualcosa, dannazione!”
 
Nella tua voce c’è un principio di pianto, ma quasi non te ne rendi conto.
La tua attenzione è tutta concentrata su di lei, sul suo volto serio, sui suoi occhi spenti.
 
“Lasciami.”
 
Sembra quasi una richiesta, ma non lo è.
Il suo è un ordine.
 
La guardi negli occhi, quei grandi occhi color delle fiamme che conosci così tanto bene, ma sono illeggibili.
Lentamente, ti allontani da lei, sentendo il freddo avvolgerti nelle sue spire.
 
Ti scruta in silenzio per una manciata di minuti, poi abbassa lo sguardo e si volta.
Sembra calma e sicura di sé, ma tu noti subito che sta tentando di nascondere il fremito delle mani stringendole forte a pugno.
 
“Non c’è nulla da dire. Ti lascio il comando della squadra. Partirò stanotte, o al massimo domani prima dell’alba, e non tornerò mai più qui. “
 
Fa una piccola pausa e non puoi fare a meno di pensare che ti sta dicendo tutto questo così, di spalle, senza avere nemmeno la decenza di guardarti in volto mentre ti strappa l’anima in tanti infiniti pezzi.
 
Quando parla ancora, la sua voce è simile a una pugnalata.
 
“Questo è un addio.”
 
Velocemente, senza nemmeno darti il tempo di realizzare le sue ultime parole, fa per allontanarsi, ma tu sei più veloce di lei e, agendo d’istinto, la fermi afferrandola per il polso.
 
“Non andartene, Tigre! Ti prego, resta!”
 
La tua è una preghiera che non verrà ascoltata e lo sai, lo sai fin troppo bene, ma come ogni fedele non riesci ad arrenderti all’evidenza e speri disperatamente che, almeno questa volta, la tua splendida ma fredda dea esaudirà la tua supplica.
 
La senti tremare e, quando parla, per un attimo ti sembra sul punto di rompersi in mille, piccoli pezzi, proprio come stai facendo tu.
 
“Non capisci? Non posso.”
 
La sua voce, fragile, quasi sconfitta, ti toglie il fiato.
 
“Per favore, non rendere tutto questo ancora più difficile di quanto non sia già.”
 
Esiti, ma poi, lentamente, facendo violenza contro il tuo cuore e contro il tuo istinto, le lasci il polso ed indietreggi.
 
Non puoi non ubbidire ad una sua preghiera, nonostante ciò ti faccia morire dentro.
 
Tigre, pian piano, si volta verso di te e i vostri sguardi si incontrano per l’ultima volta.
 
“Addio, Po.”
 
E poi, silenziosa come un’ombra, se ne va, si, se ne va per sempre, lasciandoti solo con un vuoto nell’anima.
 
Un vuoto infinito, straziante e doloroso, un vuoto che mai nessuno potrà riempire.
 
Nessuno, tranne lei.

 
  
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