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Autore: FireFistAce    23/12/2014    10 recensioni
Salve! Questa storia è il mio primo Crossover e, quindi, la prima Jelsa che scrivo. Piccola precisazione: i capitoli sono alternati, dopo il prologo sono Jack, Elsa, Jack, Elsa, ecc...
Spero che vi piaccia!
Dal capitolo due:
"Jack (si chiamava così, giusto?) si rimise in piedi subito, volteggiando fino a terra e atterrando con grazia.
Ora che lo guardavo bene, notai che doveva avere più o meno la mia età, ed era vestito in modo improponibile per uno che aveva planato sulle montagne innevate: una leggerissima felpa blu con le maniche lunghe, un paio di pantaloni marroni a pinocchietto e basta. Non aveva le scarpe, non aveva le calze, una sciarpa, un paio di guanti, niente. [...]"
Dal capitolo tre:
"Avrei voluto farle un sacco di domande in quel momento.
Non hai freddo? Non sei stanca? Non vuoi tornare a casa?
Invece rimasi in silenzio e la accontentai, passando intorno a una nuvola conica che andava verso l'alto, girandole intorno e poi capovolgendomi per tornare verso il suolo a capo in giù.
Sentii le sue braccia stringermi il collo e il suo viso affondare nella mia spalla mentre cadevamo a velocità folle verso il basso.
“Hai paura?” chiesi preoccupato.
“No”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Jack Frost, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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ASPETTERO' PER UNA NOTTE FUORI DALLA FINESTRA

Prologo

Ormai erano passati quasi nove mesi da quando, durante quelle vacanze di Pasqua così strane, l'Uomo della Luna mi aveva nominato guardiano.
Spesso ancora stentavo a crederci, nonostante la mia nuova vita non fosse poi così diversa dalla precedente: Calmoniglio era sempre nervoso; Sandy andava avanti con il suo ruolo di protettore dei sogni e come sempre spesso si addormentava sul lavoro; Dentolina era sempre super indaffarata; Nord continuava imperterrito a fare i preparativi per il Natale, ormai alle porte.
E io?
Io passavo le mie giornate a portare il freddo in tutto il mondo, anche se ora non potevo più divertirmi con i bambini come facevo prima. Il mio ruolo mi impediva di perdere tempo, dovevo proteggere ogni luce accesa sul mappamondo di Nord e questo era, in effetti, molto faticoso.
Però non ero convinto della mia scelta, a nove mesi da quando avevo accettato l'incarico iniziavano ad arrivare i dubbi.
Anche se, in realtà, non era proprio così: i dubbi erano arrivati in un giorno ben preciso, d'estate, a poche settimane dal mio incarico, quando l'avevo vista correre su per le montagne.
Quei capelli così biondi da sembrare ghiacciati; gli occhi blu, come il cristallo; il sorriso mentre faceva un pupazzo di neve.
Da allora, non era passato nemmeno un giorno senza che io fuggissi per un po' dai miei impegni per volare là, in quel regno lontanissimo da casa mia, dove ero stato attratto da una bufera di neve.
Arendelle.

 
Ormai erano passati cinque mesi da quando avevo smesso di nascondermi al mondo intero e avevo deciso di essere me stessa e basta.
Cinque lunghissimi mesi in cui, per quanto l'amore di Anna e dei miei sudditi mi riempisse le giornate, sentivo che qualcosa dentro di me non andava.
Era come se aver scoperto finalmente il potenziale di cui disponevo avesse fatto scaturire dentro di me la voglia di conoscere sempre di più di quel potere che mi era stato donato appena nata. Non riuscivo a capire come usarlo, continuavo a far divertire le persone ma non aiutavo nessuno e, nonostante ormai sapessi come fare per controllarmi, c'era sempre una remota paura di fare lo stesso baglio di un tempo.
Di poter fare male a qualcuno.
Ormai il Natale era alle porte e, nonostante il castello fosse addobbato a festa e Anna e Kristoff si fossero divertiti a fare l'albero, mi sentivo un po' giù. Mi mancava la montagna, mi mancavano la neve e il palazzo di ghiaccio che io stessa avevo costruito.
Sentivo un richiamo lontano dentro di me che mi spingeva ad andare lassù, senza un motivo, senza una ragione particolare.
Fu per questo che una notte, mentre tutti dormivano, mi coprii con un mantello per non farmi riconoscere e uscii dal castello, diretta alla cima della montagna.
  
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