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Autore: PeNnImaN_Mercury92    24/12/2014    1 recensioni
I sogni sono senz'altro la via di fuga che ti allontanano dal mondo, senza neanche sapere che tutto quello che vedrai è in realtà una finzione, talvolta anche banale. E che bellissima sensazione sono...
Genere: Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freddie Mercury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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What a super feeling

Non c'è nulla di meglio di una fredda serata invernale.
Made in Heaven è lì, nello stereo, a farmi compagnia.
Quando decido di affacciarmi alla finestra mi sento un po' Lui.
Un cielo blu intenso, le stelle, rubate dalle luci della città, non riescono a scorgersi, e quei pochi alberi intravisti si muovono come se stessero ballando.
Dopo un po', mi stanco del panorama, e vado a stendermi sul letto.
Non so come, ma nel mezzo di "Let me Live", mi addormento.

It's a Kind of Magic

Mi trovo in una stanza a me ignota.
Mi guardo intorno. La stanza è parecchio grande, c'è un letto, sul quale  sono seduta, una scrivania di legno con tanto di sedia, un guardaroba dello stesso materiale e una grande finestra, da cui si intravedono tante nuvole.
Mi affaccio e intravedo una strada abbastanza affollata di persone. Ma quella di fronte il palazzo in cui mi trovo,  seppur inondata di neve, mi ricorda qualcosa.
Cerco di aguzzare la vista.
Sì, dopo un po' mi convinco che quel marciapiede l'ho visitato due anni fa per godermi la vista del…
Il Garden Lodge? Sono nel Garden Lodge?
No, è impossibile.
Eppure, più guardo la strada, più mi convinco che mi trovo nell'incantevole città di Londra, nella famosissima villa abitata per qualche anno dal cantante dei Queen.
Mi allontano, timorosa, dalla finestra, risedendomi sul letto.
Cerco di fare mente locale.
Mi trovo a Londra, nella villa di Freddie Mercury, il mio idolo, dove tuttora vive la sua prima compagna, Mary Aust…
Qualcuno poi bussa alla mia porta.
È Mary? Suo marito, o uno dei suoi figli? E se sanno che c'è uno sconosciuto in casa, perché si limitano a bussare?
Dall'altra parte, continuano a venire battute alla porta.
Mi ricompongo, alzandomi dal letto.—Avanti.—dico con una voce quasi affannata.
Il mittente finalmente apre la porta. Il bel faccione baffuto di Jim Hutton guarda il mio.
Ho la bocca spalancata? No, diciamo che la mascella si sta completamente staccando dal suo tendine.
Sì, purtroppo so che anche Jim sfortunatamente ci ha lasciato quattro anni fa, perciò, com'è possibile che in questo momento mi stia sorridendo dalla porta?
—Ehi, che ci fai ancora qui?—mi dice con una voce che pare un sussurro.—Gli altri ti stanno aspettando.
Gli altri? Chi altro mai dovrò aspettarmi? Devo subire ancora infarti?
Jim continua a sorridermi dallo stipite della porta.
Mi faccio coraggio e mi alzo dal letto,  avvicinandomi, tentennante, a lui, e, in sua compagnia, uscendo dalla porta.
Con una mano sulla spalla, mi conduce verso un'altra stanza.
Una volta lì, capisco che dovremmo essere nel salotto, poiché intravedo i soliti mobili di quella stanza, ma non ho nemmeno il tempo di guardarmi intorno, che accovacciato sotto un altissimo albero di natale, vedo lui.
Un maglione giallo copre il suo petto, mentre dei semplici jeans avvolgono le sue gambe.
La figura è  intenta a sistemare per bene dei regali ben impacchettati.
—Freddie, ora siamo tutti.—dice Jim al suo compagno.
Freddie si gira verso di noi.
Guarda prima Jim, poi me, e subito mi sorride.
Si alza da terra, venendo verso noi.—Eccoti qui, tesorino mio. Mi avevi promesso che ti saresti occupata tu della tavola, ma ci hanno già pensato Chrissie e Brian.
Rimango ancora impietrita davanti a lui, mentre passa una mano nei miei capelli castani sciolti. E poi, c'è anche la famiglia May presente?
—Ehi? Hai perso la lingua?
Capisco che se continuo così, tutti potrebbero sospettare qualcosa.
In fondo, da quel che ho visto, dovrei trovarmi in un anno degli anni ottanta, e se tutti mi conoscono, non riuscirebbero a spiegarsi perché non li tratto in modo amichevole, come se ci conoscessimo.
 Così mi faccio coraggio:—Nn…No. Cosa stavi facendo, Freddie?—chiedo, diffidente.
—Stavo sistemando i regali, tutti sanno che non si toccano, ma  ci ha già pensato quel burlone di Roger a distruggere l'ordine che avevo fatto.
Che giorno poteva essere? Dall'albero e dai regali, sicuramente qualche giorno prima di natale, ma quale?
Mi schiarisco la voce.—Scusate, ma oggi che giorno è?
Sia Freddie che Jim scoppiano a ridere.—Ma come?—dice Jim, con la voce ingozzata nelle risate.—Oggi è il ventiquattro dicembre. Hai dimenticato che abbiamo la cena con gli altri?
Gli altri? Sono per caso John, Brian, Roger e le loro partner?
Fingendo di essermene dimenticata, metto una mano sulla fronte.—Ah, sì, giusto.—dico, in finto tono drammatico.
Freddie, nonostante è giusto qualche millimetro più alto di me, mi mette una mano sulla testa.—Beh, ora raduniamo le truppe. Si va a mangiare.
Mi prende la mano e, seguiti da Jim, mi conduce in un'altra stanza ancora.
Deve essere la cucina, dato l'enorme angolo cottura che si espone ai nostri occhi.
E meno male che non sa cucinare.
Ma anche qui, devo nuovamente rischiare un infarto.
Una ragazza bellissima, dai lunghi capelli neri corvini, vestita di un lungo abito rosso con in braccio un bimbo sui tre o quattro anni, parla con un biondo che conosciamo tutti.
—Rog, Dom, ci siamo?—chiede Freddie alla coppia.
I due smettono di chiacchierare e guardano noi.
La ragazza corre verso di me.—Ah, eccoti qui! Io e Rog siamo così contenti di passare questo Natale anche con te!—mi dice Dominique, con una voce stridula.
Anche Roger ci ha raggiunti.—Ma guarda un po' chi si rivede!—inutile dire che anche stavolta sono rimasta imbambolata più del dovuto.—Ci hai già fatto un regalo, o rimarremo a mani vuote?
Gli sorrido come un ebete, annuendo continuamente.
—Andiamo nella sala da pranzo? Io ho fame.—protesta Freddie.
Dopo qualche lamentela, Roger – anche lui ricorre al posarmi una mano sulla spalla per farmi correre il rischio di svenire – mi fa uscire dalla stanza.
Prima di essere definitivamente fuori, guardo un calendario sorto sulla parete ai miei occhi per puro caso, datato Dicembre 1984.
Ora so anche che anno è.
Il batterista non mi diede il tempo di pensare che mi conduce in un'altra camera.
Ai nostri occhi balza un tavolo abbastanza lungo, affiancato da uno più basso e piccolo.
E seduti al tavolo più piccolo ci sono quattro bambini di età diverse.
E poi, al tavolo più grande, sono seduti i coniugi May e Deacon, anche loro immersi in un intenso chiacchiericcio.
Tutti fissano me e si alzano.
—Auguri!—dice Brian, dandomi un caldo abbraccio.
Fortunatamente mi lasciò prima di farmi finire al suolo per l'emozione.
Fu poi il turno di sua moglie Chrissie, che a me sinceramente non è mai piaciuta, ma dopo che mi ha salutato cordialmente anche lei, non potrei fare granché.
E subito dopo mi ritrovo nelle braccia di Veronica, un po' strette visto che ha un bambino molto piccolo di circa un anno con lei.
John, più timido, si accontentò di due baci sulle guancie, ma che anche quelli contribuirono ad accelerare i miei battiti cardiaci.
—Beh, ora basta con gli auguri, cari. Mettiamoci a sedere e mangiamo.
Un bambino biondo dai capelli a spazzola salta di fronte a me.
—Michael, smettila di saltare e vai a sederti.—lo rimprovera Veronica.
Come fa a riprendere un bambino così carino?
Riesco a sedermi tra Freddie e Brian, mentre Jim è di fronte a me.
La tavola era già imbandita della prima portata: la tipica insalata russa natalizia.
Credo che ritrovarmi a mangiare insieme ai Queen, nel 1984 sia la cosa migliore che mi sia mai potuta capitare, anche se non riesco a spiegarmi come sia possibile che io sia loro amica.
Tutti che parlano con me, del Natale e del tour che dopo le festività, proseguirà.
Alla fine del pranzo, verso le undici, ci rechiamo tutti nel grande salotto.
Non riesco ad evitare di mostrare la mia felicità e qualcuno se ne accorge.—Perché sorridi?—mi chiede Freddie, sedendosi vicino al camino della stanza accanto a me.
—No, è che…Sono contenta.—gli dico.
—Perché è Natale?—annuisco.—Beh, in fondo hai ragione, il Natale è il miracolo più bello che esista.
—Hai ragione, Freddie. Buoni propositi per l'anno nuovo?—gli chiedo.
Non mi risponde subito, fissa un po' le fiamme del camino.
—Essere più felice di quanto lo sia già.
Senza avermi guardato, sorrido, pensando alla grandezza di quest'uomo.
Un proposito che fa bene solo a noi stessi, la felicità  non può levarcela nessuno.
Al volo, due mani si poggiano sulle mie spalle, facendomi sobbalzare.—Ehi, invece di parlare, perché non venite a farci una partita con noi a Scarabeo?—dice Roger.
Sì, si tratta di una delle persone che più stimo al mondo, ma non riesco a intrattenermi, e comincio a dargli dei buffetti sulle braccia.
Freddie, seppur divertito, è costretto a separarci.
Ci mettemmo tutti attorno ad un tavolo del salotto a giocare.
Mai come in questo momento c'è una forte atmosfera natalizia.
Tutti sono contenti, anche i più piccoli, intenti a rincorrersi e saltellare di qua e di là.
I più grandi, invece, i soliti permalosi, non fanno che litigare.
Io sono del parere, come Brian, che John abbia imbrogliato, ma non vedo perché bisogna attaccarlo in una maniera assurda.

Questa benedetta partita a Scarabeo è finita gravemente. Ho perso contro tutti, ma non mi lamento, anche perché nessuno è più schiappa di me nei giochi da tavola.
Dopo che Dominique, Roger, Chrissie, Brian, John, Veronica e i piccoli se ne sono andati, Freddie si rivolge a me:—Ti accompagno a dormire? O vuoi che lo faccia Jim?
—Per me è lo stesso.—dico timidamente.
Anche se ho ben diciotto anni, mi sento una bambina di dieci quando Freddie mi prende per mano.
Saluto Jim con un abbraccio e saliamo verso la stanza dove mi sono ritrovata prima della cena.
Mi infilo nelle coperte direttamente, senza nemmeno spogliarmi.
Dopodiché, Freddie me le imbacucca bene.
Rimane a guardarmi per un po'.—Domani sarà una grande giornata, non è vero?—mi dice, e io annuisco.
 Mentre continuo a fissare i suoi occhi scuri, mi viene in mente quel che ho appena vissuto, il cenone della vigilia con i Queen.
—Posso dirti una cosa, Freddie?
—Certo, tesoro mio.— comincia ad accarezzarmi la fronte.
—Anche se domani riceverò un mucchio di regali, sai cosa voglio veramente per Natale?—fece di no con la testa.—La felicità. E so che tu continuerai a farmi essere felice per sempre.
Non solo continua a sorridermi, ma noto anche una certa lucidità nei suoi occhi.
Fu solo dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, che mi dice:—Hai capito allora il senso della vita.
Continua a sorridermi, poi mi lascia lì, in quella stanza, sotto le coperte.
Fu per una stanchezza immane e per tutte le emozioni che gli altri mi avevano procurato, che mi addormentai.


Thank God it's Christmas

Il Natale? Cos'è il Natale?
Aspettare di ricevere un regalo il venticinque dicembre?
Per me il Natale è essere felici, nulla di più.

E poi ci sono i sogni.

 

Dreaming

Molti non saranno d'accordo, ma i sogni sono senz'altro la via di fuga che ti allontanano dal mondo, senza neanche sapere che tutto quello che vedrai è in realtà una finzione, talvolta anche banale. E anche sognare è un miracolo fantastico.

Mi risveglio.
Ormai non so quanto tempo fa lo stereo ha finito di riprodurre il disco di Made in Heaven, forse anche più di un'ora fa è finita la tredicesima traccia.
Mi rialzo dal letto e vado a rimettere il cd nella copertina.
Questo è stato senz'altro uno dei migliori sogni della mia vita.
Osservo poi la decima traccia.
A Winter's Tale. Perché in fondo questo sogno è una sorta di racconto invernale.
Mi siedo immediatamente di fronte al computer e mi metto a scrivere.
Un sogno d'inverno, nulla di più, che la grande personalità che solo un uomo come Freddie poteva farmi nascere.

It's all so beautiful

One dream, one soul, one prize, one goal

 



Spazio Autrice: eccomi qui!
Prima di tutto ci tengo ad augurarvi un buon natale Queeniano.
Secondo, questa storia è tratta da un sogno che realmente ho fatto.
Quando mi sono risvegliata, ho pensato che sarebbe stata una bella idea scriverla per poi dedicarla a loro, che in fondo ci fanno compagnia anche in questi periodi dell'anno.
Quindi, non esitate ad esprimere il vostro parere con una recensione.
Merry Christmas, darlings.

 


 

  
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