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Autore: Kuno84    24/12/2014    3 recensioni
Una fanfic natalizia per i fan di Ranma ½. È trascorso qualche anno dalla fine del manga. Nabiki sta rovinando la vita a un bel po' di persone, Ranma e Akane compresi. Riusciranno gli Spiriti del Natale a cambiare il suo animo freddo come il ghiaccio?
(Nuova versione della fanfiction, betaletta da Moira).
Genere: Commedia, Parodia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nabiki Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto: L’ultimo degli Spiriti.


Non ebbe il tempo di fare altre domande. Casa Tendo svanì e al suo posto ricomparve la propria stanza.

Le ultime parole del secondo Spirito le avevano lasciato un forte senso d’inquietudine. Voleva interrogarlo, ma alzato lo sguardo non vide alcuna traccia né dello specchio, né della copia. Scorse invece un’altra sagoma, enorme e avvolta in un’ampia veste nera.

“Sei il terzo degli Spiriti?” domandò. Non ricevette risposta.

“Passato, presente… suppongo che tu mi illustrerai il futuro. Dico bene?” chiese ancora Nabiki. Di nuovo lo Spirito non rispose, invece si voltò e iniziò a procedere a lenti passi in direzione della finestra.

“Perfetto, mister eloquenza. Suppongo mi tocchi seguirti.”

Lo prese per un lembo della veste e cominciarono entrambi a fluttuare in aria, come la volta precedente. Varcarono la finestra e, strettamente aggrappata, Nabiki si lasciò condurre in un altro volo tra i tetti del quartiere.

Adesso era pieno giorno. Scorse, dall’alto, Kodachi Kuno che saltellava allegra decorando le vie di Nerima con i suoi nastri da ginnastica ritmica.

“Oh oh oh! Finalmente ha avuto ciò che si meritava! Festeggiamo!”

Quando l’altra fu lontana, Nabiki si domandò a chi si riferisse, e più in generale se la Rosa Nera stesse complottando qualcuna delle sue pazzie.

In breve furono sopra il Neko Hanten. Scesero e, sempre senza proferire parola, lo Spirito attraversò la parete e si trovarono all’interno del ristorante.

“Da non crederci.” commentò Mousse, versando l’acqua calda su un porcellino nero.

“Ryoga...” si lasciò sfuggire Nabiki. “Ma allora sta bene, e dire che mi ero quasi preoccupata per lui!”

Lo Spirito le fece cenno di ascoltare.

“Allora, vecchia?!” era la voce spazientita di Ranma.

Il maialino non aveva ripreso affatto le proprie sembianze umane. Obaba giocherellò col lungo bastone

“Mmm, è come temevo.” disse infine.

“Cioè? Spiegati!” la incitò Ranma.

L’amazzone rispose con una domanda: “Quanto tempo passò, quella notte, prima che versaste a Ryoga l’acqua calda?”

“Ecco...” cominciò il ragazzo col codino. “In casa non ne avevamo, e non siamo riusciti a procurarcene nemmeno un poco fino a mattina avanzata. Però” si sbrigò ad aggiungere “l’abbiamo tenuto quanto più possibile al caldo, avvolto in un sacco di coperte.”

“Questo è del tutto ininfluente.” Obaba scosse il capo.

“Eppure il vostro dottor Tofu, quando arrivò in tardo pomeriggio” domandò Mousse a Ranma “non diagnosticò forse che si trattava di un banale raffreddore, sia pure molto violento?”

“Proprio qui sta il punto!” spiegò la vecchia. “Ho riletto uno dei miei tomi, che parla di maledizioni varie e dunque fa riferimento anche a quelle di Jusenkyo.”

“E…”

“E ho scoperto che esiste un effetto collaterale, legato alle sorgenti. In pratica il raffreddore di Ryoga ha, per l’appunto, congelato la sua maledizione.”

Ranma e Mousse la fissarono stupiti e in silenzio. Il maialino grugnì di sorpresa con le lacrime agli occhi.

“Tutto vero.” disse Obaba. “Un effetto molto simile a quello provocato dall’acqua fredda dello Zhishuitong. Si verifica se il soggetto in questione si ammala nella sua forma maledetta e vi rimane per parecchie ore consecutive, cosa che è accaduta a Ryoga. Sarebbe bastato farlo tornare umano entro la mattina successiva ma non è andata così. Mi dispiace, non si può fare più niente.”

Nabiki batté i palmi delle mani. Forse aveva compreso.

“Spirito.” si rivolse al gigante incappucciato. “La tua collega mi riferì che vedeva un posto vuoto, nel fato di Ryoga Hibiki. Effettivamente Ryoga non c’è più, è rimasto solo P-chan il maialino. Il fantasma dello specchio voleva dire questo?”

Anche questa volta non ottenne risposta. Nabiki si morse il labbro. “Ryoga…”

Ranma tentò di consolare il porcellino che piangeva disperato. Mousse lo compatì, accennando al fatto di aver già vissuto con lui un’esperienza simile tempo addietro, sul monte Horai: solo che stavolta non v’era rimedio.

“Mi dispiace.” ripeté Obaba, come se fosse incapace di dire altro.

Nabiki provò a domandare allo Spirito: “Ascolta! Stiamo davvero osservando il futuro, oppure è ancora possibile evitare che ciò avvenga?”

Silenzio. In compenso, si trovarono di nuovo per strada e lo Spirito indicò una direzione precisa.

“Là è dove si trova il ristorante di Ukyo. Vuoi che andiamo da quella parte?” Il fantasma annuì.

Furono presto accanto all’insegna. Il locale era aperto.

“Ucchan e il suo kunoichi sono là dentro? Eppure li ho sfrattati!” constatò con stupore, entrando.

“Signorina Ukyo, perché quella faccia?” domandò Konatsu. “Lei ha ancora il suo ristorante.”

“Sì, è vero.” disse la cuoca di okonomiyaki. “Ma a quale prezzo!”

“Ho capito!” esclamò Nabiki. “Quei due devono essere riusciti, non so come, a procurarsi i soldi per pagare l’affitto. Visto? Le cose non vanno poi così male.”

Suo padre e Kasumi fecero il loro ingresso nel locale.

“Novità?” chiese ansiosa la sorella maggiore.

Ukyo scosse la testa, dando risposta negativa.

“Nooo! Figlia miaaa!” Suo padre cominciò a piangere a dirotto.

Nabiki s’incupì. Era forse accaduto qualcosa alla sua sorellina?

“Akane!”

Il grido di Kasumi la scosse dalla testa ai piedi. Si voltò e per un istante credette di non capire più niente.

“Immaginavo che vi avrei trovati qui.” A parlare era Akane. Stava bene.

“Hai saputo qualcosa?” le domandò Kasumi.

“Niente, purtroppo.” Akane chinò il capo.

“Perché?!” gridò suo padre. “La mia Nabiki!”

Tremò, senza più alcun controllo. Lei, che si era sempre vantata di gestire ogni emozione.

“Cosa… Spirito, spiegami!”

Il fantasma si voltò e si trovarono di nuovo all’esterno. Riconobbe facilmente il cortile del Furinkan. Kuno era seduto all’ingresso, intento a controllare gli studenti che uscivano dall’istituto, quasi che si aspettasse di scorgere qualcuno in particolare. Sasuke stava dietro di lui, come in attesa di ordini.

“Il destino è così spietato… in una notte si è ripreso tutto ciò che lei aveva accumulato con tanta fatica. Gli sforzi della vita sono così vani, i progetti degli uomini così fragili.” Si rannicchiò attorno al suo bokken. “Sasuke, mio buon Sasuke! Sii nunzio di ben più liete novelle, stavolta. Te ne prego!”

Il servitore s’inginocchiò: “Ecco, in verità non ho molto da dire. Non si hanno più notizie di Nabiki Tendo dal periodo dell’ultimo Natale: quando ci fu quel crollo in borsa delle azioni della sua ditta, e lei si ritrovò in poche ore completamente ridotta sul lastrico. La sua famiglia la sta cercando da parecchi giorni, ma senza successo. Oggi, però, alcuni vagabondi mi hanno raccontato di aver visto una donna dai corti capelli castani girare senza meta per la città. Parlava da sola, pareva avere del tutto perduto il lume della ragione: lanciava rimproveri verso persone che non c’erano, malediceva gli spiriti del Natale o qualcosa del genere. La descrizione fisica sembrerebbe corrispondere a quella della signorina Nabiki, ma in quanto al resto…”

“Tutto chiaro.” disse Kuno. “Finalmente sogna, ma non si tratta dei sogni che le auguravo: si vede che gli incubi ora affollano la sua mente, e che la pazzia è per lei l’unica maniera di sfuggire ad un’esistenza che si è resa conto, troppo tardi, di aver vissuto nella maniera sbagliata.”

“Le persone cui stava rovinando la vita sono salve.” mormorò Sasuke. ”Noi ci siamo ripresi la nostra abitazione, i Tendo hanno ancora la loro palestra e la signorina Kuonji il suo locale. Ma nessuno di noi è felice.”

“Il destino è stato così spietato con Nabiki.” ripeté Kuno, sospirando malinconicamente. “Ha cercato sempre la solitudine: ora è completamente sola, proprio come desiderava.”

Non voleva più ascoltare. Afferrò lo Spirito per la veste e domandò ancora: “Rispondimi! È possibile o no evitare questo futuro?”

Il fantasma indicò una ragazza che pareva correre verso di loro.

“La riconosco, è Akari Unryu! Ma cosa ha a che fare con noi?”

“Katsunishiki!” gridò la giovane.

“Viene verso di noi: è come se ci vedesse, Spirito, o meglio, come se ti vedesse!”

“Katsunishiki!” continuò Akari.

Fece mente locale. Quello non era forse il nome dell’enorme maiale da sumo che quella strana ragazza si portava sempre appresso?

“Ma cosa c’entra?” disse ad Akari, anche se lei non poteva sentirla. “Lo Spirito del Natale Futuro… AAAAAAAHHHHHH!”

Così gridò, quando vide che il fantasma si era levato il cappuccio, rivelando la sagoma di un suino formato extralarge.

E di colpo aprì gli occhi e si ritrovò nel proprio letto, nella propria stanza.

Diede uno sguardo all’ora segnata dalla radiosveglia: le sette e mezza di mattina. Un brutto sogno, nient’altro. Anzi no, dato che la radiosveglia si trovava per terra. Forse… un momento, le sette e mezza! Sogno o no, sapeva cosa bisognava fare e doveva sbrigarsi.

Un paio di telefonate alle persone giuste, quindi si vestì in fretta e corse verso il suo ufficio. Arrivò che mancavano solo dieci minuti alle otto. Dopo aver spalancato la porta della stanza principale, si posizionò sulla propria sedia – accorgendosi con piacere che il dolore alla schiena del giorno prima era solo un brutto ricordo – dunque aspettò pazientemente. Era sicura che Sasuke sarebbe arrivato in ritardo. Spiriti del Natale o no, quella era l’occasione giusta.

L’orologio indicò le otto e niente Sasuke. Le otto e un quarto, e ancora niente Sasuke. Contò ancora i minuti. Diciotto, no, diciannove. Ben diciannove minuti di ritardo. Come previsto. Finalmente lo vide fare il suo ingresso nel corridoio e lanciarsi trafelato sulla sua scrivania.

“Bene, bene.” lo fulminò. “Lo sai che cosa significa arrivare a quest’ora?”

“Chiedo perdono, signorina Nabiki!” disse il ninja facendo ripetuti inchini. “Sono in ritardo.”

“Ma davvero? Non me n’ero proprio accorta… vieni qui, più vicino.”

“No, pietà! Non succederà più, questa notte ho avuto molto da fare!” supplicò Sasuke.

“Una volta per me è più che sufficiente. Non intendo tollerare oltre, perciò prenderò da subito adeguati provvedimenti.”

Aspettò teatralmente qualche secondo, quindi concluse: “In altre parole, sei licenziato!”

Sasuke sbiancò. Aprì la bocca per dire qualcosa, forse per implorarla ancora, poi ci ripensò e con aria rassegnata si avviò verso la porta. Lei però fu più rapida e lo trattenne per un braccio.

“Guarda che non ho ancora finito.”

“Co-come?” balbettò il ninja. “C’è qualcosa di peggio?”

“Dipende dai punti di vista.” Si spiegò. “La novità è che ti riassumo. Non come semplice dipendente, bensì in qualità di aiuto-direttore delle mie imprese: vale a dire che d’ora in avanti sarai il mio consigliere, il mio braccio destro. Certo, mi rendo conto che questo cambio di mansioni implicherà, purtroppo per me, un consistente aumento di stipendio.”

Dopo quella sua affermazione, Sasuke dovette sicuramente aver pensato che fosse impazzita.

“Signorina Nabiki, ecco, credo che lei abbia la febbre, ora vado a chiamare un medico, mi aspetti qui…”

Come volevasi dimostrare. “Sasuke, ti assicuro che sto bene. Non sono mai stata meglio.”

Forse non era stata molto convincente, perché l’interlocutore tentò di immobilizzarla lanciando in aria una ragnatela di corde, sicuramente una delle sue tecniche da ninja. Ma l’attacco fu molto goffo e le bastò muovere un passo di lato perché il proprio ‘assalitore’ si trovasse imprigionato nella sua stessa trappola.

“Vedo che hai cambiato idea e deciso di rimanere qui ad ascoltarmi.” commentò divertita. “Lascia che ti spieghi. Semplicemente ritengo che i tuoi continui lamenti siano un’ottima ‘voce della coscienza’ e ciò può farmi comodo negli affari. E poi ho compreso che non posso fare tutto da sola, nemmeno io: al mio fianco ho bisogno di una persona leale e fedele e quella persona sei tu. Ah, un’ultima cosa: hai la giornata libera. Buon Natale, Sasuke!” disse.

“Buon Natale anche a lei, signorina Nabiki!” esclamò Sasuke con voce commossa e con lo sguardo di chi si trovava al settimo cielo. Di certo stava pensando che ora sarebbe potuto tornare dai Kuno e avrebbe potuto festeggiare il Natale con loro, con la sua ‘famiglia’. E di certo non pensava, almeno non ancora, che immobilizzato com’era non poteva andare da nessuna parte.

Uscì dall’ufficio e attese qualche istante davanti alla porta, prima di udire un “Signorina Nabiki? Ehilà, c’è nessunooo!” e rientrare ridacchiando.

Qualche ora più tardi si trovava all'ingresso di casa Tendo. Quando suo padre le aprì, accompagnato da Kasumi, fu attenta a mostrare loro uno dei suoi sorrisetti furbi.

“Nabiki!” Akane sopraggiunse col piccolo P-chan febbricitante tra le braccia. “Non dirmi che sei venuta per pranzare con noi?!”

Decise che quel momento era perfetto per sventolare davanti a padre e sorella foto, negativi e un certo foglio di carta.

“Una firmetta qui, prego.” disse. “Anche una del tuo fidanzato che ci sta spiando di nascosto, se non è di troppo disturbo.”

Ranma uscì dal suo nascondiglio e borbottò un seccato “Che ti credevi!” in direzione di Akane.

Suo padre cercò con lo sguardo i due fidanzatini. Si fissarono un attimo e annuirono. Firmarono tutti, senza nemmeno leggere. I soliti ingenuotti.

“Perfetto, come sempre.” disse, rimirando il foglio tra le proprie mani e poi stracciando foto e negativi.

“Non ti vergogni?!” ringhiò Ranma.

“Di quello che ho appena fatto? E perché dovrei?” Si voltò e si rivolse alla gente che aspettava dietro di lei. “Potete portare dentro la roba.”

Una decina di persone entrò in casa, consegnando una montagna di cibo e apparecchiando un’enorme tavola.

“Cosa significa?” domandò suo padre.

“Quelli sono gli impiegati dei miei fast-food.” spiegò. “E ciò fa parte del contratto che avete appena firmato. Temo ci sia stato un malinteso, forse credevate di avermi appena venduto il terreno su cui sorge il dojo senza sapere la novità. Il vostro terreno non mi interessa più. Invece avete acconsentito alla mia partecipazione agli utili della palestra di arti marziali, in cambio di un’intensa attività promozionale da parte della ditta Tendo… e in cambio pure di questo pranzo natalizio, che i miei uomini stanno preparando.”

“Tu hai fatto questo?!” esclamò sorpreso Ranma.

“Furba, eh?” disse. “Con tutta la concorrenza che c'è in giro, i centri commerciali non sono poi un grande affare. Con quest’operazione, invece, le arti marziali torneranno di moda: e poiché il vostro, cioè il nostro dojo è invece l’unico rimasto in città, faremo soldi a palate… Stavo per dimenticare: a qualcuno serve per caso un dottore?”

“Dottor Tofu!” esclamò Akane, vedendolo arrivare. Lo sguardo di Kasumi s’illuminò.

“L’ho fatto chiamare io, e il mio nome in questa città ha un certo peso.” sorrise. “Sembra proprio che sarà costretto a trascorrere il giorno di Natale in questa casa, a curare il porcellino.”

“Un momento!” intervenne Ranma. “Come fai tu a sapere…”

“Anche questo fa parte del contratto. Forse non ci vorrà molto tempo per le cure.” proseguì, senza curarsi dell’interruzione. “Ma credo sarà bene per il dottore rimanere qui almeno tutto il giorno, per controllare i progressi dell’animaletto. Oh, a proposito!” Porse al ragazzo col codino un bollitore con dell’acqua calda. “Sai cosa farci, vero?”

Ranma annuì e prese Ryoga per la bandana, conducendolo in un’altra stanza, subito seguito da Tofu e Kasumi. Nabiki pensò di improvvisare una scusa per trattenere Akane con sé, ma con sua sorpresa non ve ne fu bisogno.

“Grazie sorellina!” Akane la abbracciò forte, restituendole sensazioni che non provava da tempo.

La lasciò fare.

“Non cambi mai, Akane…” sussurrò.

“E tu sei appena ritornata in te!” le mormorò la sorella minore in risposta.

“Beh, ora basta!” si staccò dalla stretta. “Troppi sentimentalismi, mi bastano fino al Natale prossimo. E poi devo andare a prendere gli altri invitati.”

“Gli altri invitati?” ripeté Akane, mentre si allontanava.

Si diresse al locale di Ukyo, quindi alla dimora temporanea dei Kuno. Comunicò a Ucchan e Konatsu che non li avrebbe sfrattati, in cambio di qualche okonomiyaki gratis quando passava dalle loro parti. E promise a Tatewaki e Kodachi che avrebbe restituito la loro villa e quanto altro si era presa con l’inganno. Certo, a patto di poterci entrare anche lei liberamente. Che facce fecero!

Sulla via del ritorno, incrociò per la strada il signore che il giorno prima era entrato nel suo ufficio. Gli si fece incontro e, senza lasciargli il tempo di proferire parola, gli disse:

“Come sta? Credo che lei si ricordi di me, e credo anche che i suoi ricordi al mio riguardo non siano dei più piacevoli. Sono un po’ in ritardo, ma volevo ricambiarle l’augurio di buon Natale!”

“La… la signorina Tendo?” domandò lui spaesato.

“Sono proprio io.” confermò. “Volevo scusarmi per quanto successo ieri, ma non con semplici parole. Passi nel mio ufficio, domattina, ho un’offerta da farle: ho intenzione di comprare la famosa ‘villa dello specchio’ e trasformarla in un museo a pagamento. Certo per un investimento del genere mi farebbero comodo delle agevolazioni fiscali, perciò pensavo di destinare parte degli utili in beneficienza, per esempio alle cause che mi stava proponendo lei. Tra l’altro poi avrei bisogno di un custode, magari qualcuno che abbia abitato quella villa per anni come maggiordomo. Cosa ne pensa?”

Il vecchietto aveva chiaramente l’aria felice e frastornata.

“Non… non so cosa dire…”

“Ma lo so io: stia attento a non inciampare e cadere per terra!” e detto questo, lo sorresse per un braccio proprio mentre l’interlocutore aveva già perso l’equilibrio. Risero entrambi.

Non le dispiaceva questo suo nuovo atteggiamento. Dopotutto era sempre lei ad avere sotto controllo la situazione, anche se adesso faceva del bene. Si stava veramente divertendo.


*******

Ranma e Akane, tenendosi per mano, avevano richiamato l’attenzione dei presenti. Nabiki sapeva ciò che avrebbero detto, così si recò in disparte sulla terrazza.

Anche questa volta il pranzo di Natale aveva riunito tutti i familiari e i conoscenti. C’era anche Ryoga, cui evidentemente il fato aveva permesso di continuare a occupare il suo posto.

Si appoggiò alla ringhiera e guardò il cielo stellato. Vero, era già passato un anno, e in quell’arco di tempo non aveva ricevuto ulteriori visite dagli Spiriti.

Pure il resto del bilancio poteva dirsi positivo, non solo per lei.

Grazie alla pubblicità attuata dalla sua ditta, il locale di Ukyo aveva ritrovato i propri clienti e la palestra Tendo ne aveva guadagnati tanti nuovi. E grazie al cielo non si era verificato alcun crollo in borsa, anzi la sua situazione economica aveva tratto un gran profitto da quegli investimenti.

Poteva ben affermare di non aver perso il suo senso pratico, ma dal Natale passato aveva accuratamente evitato la solitudine e ritrovato i rapporti col padre e le sorelle.

“Allora, Nabiki.”

“Credevo non ti saresti più deciso a rivolgermi la parola.”

O almeno aveva temuto che Tatewaki non l’avrebbe fatto, anche adesso che l’aveva seguita fuori. Doveva dirgli qualcosa a sua volta.

“Sembra che tu stia finalmente imparando a sognare.”

“Così pare, e devo ammettere che ciò rende la vita molto più frizzante. Ma ammetto di essere ancora alle prime armi, in questa materia.”

“Dove vuoi arrivare?”

“Forse potrei avere bisogno di qualcuno che m’insegni.”

“Lo devo prendere come un invito a ricominciare da capo, tra noi due?”

“Chissà, Kuno. Chissà…”

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Grazie a LadyMija per aver aggiunto le storie tra le seguite :) Rinnovo i miei auguri di buon Natale a tutti i lettori silenziosi e annuncio che (a parte la roundrobin attualmente in corso con i due soci sotto il nome di Doctor Sleep) tornerò presto con nuove storie in cantiere, che spero di pubblicare anche qui su EFP. 

Per qualunque cosa sono sempre presente su Facebook e in particolare nella nostra community dedicata a Ranma. Veniteci a trovare :D

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