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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    24/12/2014    3 recensioni
[STORIA SEMI INTERATTIVA]
Avete mai immaginato, guardando un film o altro che i personaggi di quella storia si trovassero ad Hogwarts, avete mai immaginato che si relazionassero l'un l'altro? Ecco è questo ciò che succederà qui.
Ci troviamo al primo anno dei Malandrini, ma non solo di loro, ma della loro generazione. Perchè darò voce all'intera generazione con i vari intrecci.
Dal primo capitolo:
- Esattamente come ti sei accorto ho bisogno di un favore. Mio figlio deve essere ammesso in questa scuola.-
- Non capisco… credevo di averlo fatto ammettere da due anni a questa parte!-
- Non lui, l’altro.-
- Loki?-
Cosa sarà successo a Loki? Ma soprattutto cosa succederà in questi sette lunghi anni? Sono anni che attendo di scoprirlo, per cui sono finalmente pronta, e voi? Lo siete? Mi aiuterete a creare questa nuova generazione?
Probabilmente questa storia resterá ferma per un po'. Se dovessi decidere di continuarla verrá eliminata, modificata e poi ripubblicata completa
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Sì, mi rendo conto che sono passati quasi due mesi, ma come avevo detto potevo usare un bonus un'unica volta ed ecco che l'ho fatto. No, non mi sono dimenticata di questa storia, avevo solo bisogno di tempo per conoscere meglio alcuni personaggi. Così adesso ho conosciuto i personaggi di Agents of SHIELD, di Supernaturalist, ho finito di leggere Percy Jackson e, per concludere ho iniziato Glee (sono alla seconda stagione), The Maze Runner (ho visto solo il film), Il Signore degli Anelli (sono ancora alla Compagnia dell'Anello, ma ho visto tutti i film) e di Vampires Diares (sono al primo libro). Spero che questo capitolo vi piaccia e che abbiate tempo per recensire.
Buone Feste, Auguri di Buon Natale a tutti e Buona Lettura!

Capitolo 2 – In Treno
 
 
Salire su quel treno era sempre parso per lei una cosa impossibile. La sua intera famiglia era babbana, erano, anzi, degli scienziati. Per questi motivi da quando se lo ricordava non aveva mai creduto nella magia. (Ma dai…) e sicuramente avrebbe preferito molto di più essere una ragazza normale, come tante altre e con una vita assolutamente comune. Magari con una famiglia, un marito e dei figli. Come sempre, però, sembrava quasi che questo evento non potesse succedere. Conosceva ed aveva già sentito parlare di una scuola “speciale” di nome Hogwarts, alcuni sui cugini dal quale cognome lei prendeva il nome, avevano un figlio che la frequentava. Però nella sua famiglia era sempre passata la parola che questo ragazzo fosse strano e come tale assolutamente non da imitare. Fin da piccola, quindi, aveva tenuto nascosto le piccole magie che era in grado di svolgere, spaventata come si ritrovava dalla possibilità di finire in una scuola del genere. La sola idea di assomigliare tanto a quel ragazzo la terrorizzava così come terrorizza tutti ciò che non conosce né capisce. Non aveva avuto scelta, alla fine. La lettera le era arrivata e lei era stata costretta ad accettarlo. Era stato così che si era ritrovata su quel treno a cercare uno scompartimento vuoto cosa che pareva impossibile. Si stava avviando con aria flemmatica, brontolando fra se quanto tutto quello fosse terribile e quanto questo non le sarebbe proprio dovuto accadere quando andò a sbattere contro qualcosa, o per meglio dire qualcuno.
- Miss, dovrebbe stare più attenta a come si muove.- Disse la voce altezzosa di colui che aveva colpito.
La ragazzina fece un balzo indietro, per osservare chi diamine fosse il suo interlocutore.
- Ehm, mi scusi… Mr… - Iniziò a dire, mentre sollevava lo sguardo. Il ragazzo era vestito con abiti incredibilmente eleganti, eppure la giovane scoppiò a ridere nel vederli. La giacca, infatti, era fin troppo improbabile, di un colore nero acceso e con il taglio d’altri tempi mostrava al di sotto il panciotto beige e al di sopra quello che sembrava un foulaire a sbuffo bianco (che la ragazzina comprese essere solo l’orlo della camicia) sembrava coprire la camicia dello stesso colore. Una mano si trovava sul braccio della ragazza, quasi intendesse aiutarla a non cadere, mentre l’altro era dietro alla schiena. Solo quando riuscì a trattenersi dal ridere, si concentrò a riconoscere il ragazzo di qualche anno più di lei. Aveva dei lineamenti incredibilmente familiari, con le labbra sottili, il naso incredibilmente perfetto e quegli occhi scuri che sembravano studiarla sembrava un adone, senza parlare dei capelli ricci fra cui ti veniva voglia di infilare le dita per saggiarne la consistenza. La giovane comprese subito di chi si trattava, quindi concluse la frase: -… Darcy!
Il giovane alzò un sopracciglio, ma non rispose anzi piegò impercettibilmente la testa in un segno di saluto molto settecentesco.
- Vedo che avete mantenuto la vostra sbadataggine, cugina Lewis.- Rispose il giovane quando fu sicuro che la più giovane non potesse cadere, mentre la lasciava andare e si rimetteva apposto la giacca.
- E io posso notare che avete ancora l’abitudine ad utilizzare abiti settecenteschi, cugino.- Rispose la signorina Lewis, sorridendo. – Come sta vostra sorella Georgiana? Impaziente di partire anche lei?- Chiese, mantenendo il tono della conversazione altisonante.
- Sta bene, grazie per averlo chiesto. Avete ancora la valigia con voi. Se volete…- Fece un gesto con la mano quasi ad indicare di seguirlo e la ragazzina non se lo fece ripetere. Stranamente le faceva piacere avere qualcuno che conosceva in quella nuova scuola, per quanto questa persona potesse essere incredibilmente diversa da lei.
 
 
***
 
 
James Kirk aveva trovato uno scompartimento vuoto dove si erano poi seduti lui, sua sorella e il loro amico Spock. Quest’ultimo continuava inesorabilmente a guardarsi attorno, indeciso se credere o meno di avere delle allucinazioni visive, olfattive, tattili e uditive. Che i suoi sensi lo stessero ingannando? Si doveva star chiedendo il ragazzo per il divertimento di James. Mary, invece, sembrava sovraeccitata, quasi come se tutto quello che le stava succedendo fosse la più grande attrazione del mondo. James sorrise, osservando il volto della sorella più solare del solito sembrava quasi emanare una luce tutta sua dai suoi limpidi occhi castani. Passarono qualche minuto in completo silenzio soppesando mentalmente sulla cosa che erano diretti ad una scuola di Magia, loro che non avevano mai creduto in essa. James si divertiva solitamente a prendere in giro bonariamente Spock per le sue incredibili qualità da Vulcaniano, ma in quel momento il divertimento sembrava essere sfuggito ai suoi occhi. Erano maghi, tutti e tre! Si ripeteva James, sorridendo fra se e se.
Spock si chinò sulla propria valigia, ne tirò fuori qualcosa stando ben attento a non sfasciarla completamente e si rialzò, tenendo in mano il volume di Storia di Hogwarts ed iniziando a leggere.
James non si era mai capacitato di come una persona potesse amare leggere libri del genere. Li trovava noiosi. In effetti avrebbe trovato noioso qualsiasi libro non avesse parlato di volare, il che lo aveva subito avvicinato al Quidditch.
Mary, a differenza degli altri due, aveva alzato la bacchetta tentando per l’ennesima volta di fare un semplice incantesimo di pulizia. Ad un certo punto Spock si voltò dalla sua parte.
- Non si pronuncia in quel modo quell’incantesimo. - Disse, con quella pazienza che dimostrava solo quando parlava a Mary. – E’ Mùnda Totus, non Mundà Totus! Se no potresti cavare un occhio a qualcuno. – La osservò come se guardasse un cucciolo un po’ imbranato.
- Forse mi piacerebbe cavarti un occhio!- Brontolò Mary, seppur stesse sorridendo.
- Non sarebbe molto utile come cosa, soprattutto dato che se non ti riprendo io lo farà sicuramente qualcun altro. Senza levare il fatto che dovresti iniziare a studiare tu stessa senza poter copiare da me, come pare tu abbia sempre tanta voglia di fare. - rispose Spock tornando alla sua lettura.
James non avrebbe mai potuto comprendere come riuscissero quei due ad essere tanto uniti quando riuscivano a trovare da discutere anche sulla pronuncia di un incantesimo.
Accantonò il pensiero solo qualche minuto dopo, quando la porta dello scompartimento si aprì rilevando la figura snella di un ragazzino già in divisa scolastica. Indossava lo stemma di un tasso grigio in un campo diviso in quattro parti due delle quali gialle, mentre le altre anch’esse grigie.
Sotto la scritta “Hufflepuff” faceva la sua scena. La cravatta, inoltre, era gialla e nera.
- Tassorosso.- Sussurrò Mary, sorridendo.
Il ragazzino in questione doveva sicuramente avere qualche anno in più di loro, forse era di seconda. Portava lunghi capelli che gli giungevano fino alle spalle donandogli un aria più infantile, eppure furono anche quelli che attirarono l’attenzione sua e di sua sorella.
Mary, infatti, sembrava essersi incantata nel guardare il nuovo venuto. Spock, invece, la osservava con un sopracciglio sollevato. James avrebbe potuto giurare che l’amico si fosse ingelosito, se non fosse stato altro che un era un Vulcaniano. I Vulcaniani si sa, sanno controllare fin troppo bene i loro sentimenti, tanto da sembrare di non averne proprio.
- Ehm… mormorò il ragazzino. – C’è un posto libero? Ho guardato per tutto il treno, ma non ho trovato nessuno scompartimento vuoto…- Spiegò, scostandosi una ciocca di capelli che gli era finita davanti agli occhi. Mary per poco non emise una serie di sospiri molto equivocabili.
- Oh, certo!- Rispose, invece, alzandosi per avvicinarsi e sorridergli in quella che sembrava più una smorfia che altro. – Io sono Mary e tu?-
- Io… sono… Leonard.- Si passò una mano fra i capelli, quasi fosse in agitazione, prima di ripetere:- Leonard McCoy, piacere. -
James dovette ammetterlo McCoy iniziava già a stargli simpatico nel suo modo impacciato di comportarsi.
 
 
***
 
 
Erano quattro anni, ormai che si conoscevano. Non lo avrebbe mai detto a nessuno, probabilmente non lo avrebbe mai nemmeno ammesso con se stesso, ma di tutti quei quattro anni era quello il momento che preferiva. Adorava restare seduto di fronte a lei, osservando come si muoveva mentre discuteva con lui sulle ultime ricerche che aveva fatto, su quanto prospettava loro quell’anno di speciale, quando gli chiedeva consigli e gli parlava delle se speranze. Adorava aprirsi con lei, senza per questo doversi sforzare di apparire concentrato su un nuovo progetto, parlarle delle sue vacanze e di tutto quello che lo interessava. Adorava tutto questo, ecco perché ogni anno attendeva con trepidazione il primo settembre, unico giorno in cui lui e la sua migliore amica riuscivano a restare da soli a discutere senza impegni né distrazioni.
Lo adorava, così come adorava osservare la sua amica mentre si allenavano o progettavano qualcosa di nuovo. Poco importava il loro QI di tre cifre, cosa fra l’altro piuttosto comune a Corvonero, la loro Casa.
Non si era sorpreso di finire lì, né dell’accoglienza che aveva avuto quando ci era giunto. L’unica cosa che l’aveva reso altamente contento era stato di averla come compagnia di Casa.
Si diceva che le varie Case fossero tanto diverse l’un l’altra e lui avrebbe solamente potuto esserne d’accordo.
- Fitz!-
- Mmm..- Rispose, forse si era un po’ distratto. In effetti non ricordava neanche più di cosa stessero parlando.
- Mi stai ascoltando?-
- Sì, certo- “che no.” Avrebbe dovuto concludere, ma non lo fece. Continuò però a guardarsi attorno. Strano come ogni anno finissero nello stesso scompartimento. Forse lo sceglievano senza nemmeno rendersene conto, si disse. O almeno era così per lui.
- Ti ricordi il nostro primo incontro? Ci siamo conosciuti proprio qui!- Sorrise, voltandosi a guardare l’amica.
- Già! Eri un bambino così imbranato all’epoca che la prima cosa che pensai è stata che saresti stato un ottimo “Tassorosso”!- Rise.
Fitz non potè far a meno di seguirla nella risata. – La prima volta che ti ho visto non ti trovavo poi tanto simpatica, ma adesso sei… diversa, Simmons.-
Era strano come si fossero abituati bene a chiamarsi per cognome. Aveva sentito la sua amica chiamarlo per nome davvero poche volte.
- Già, hai ragione. A volte non ci si prende al primo momento. – Sorrise, prima di cambiare argomento. – Qualcuno ha iniziato a suonare.-
In effetti il suono di una chitarra giungeva persino alle loro orecchie. Era un suono meraviglioso, quasi angelico. Sembrava che l’intero treno avesse percepito una scossa da quella musica.
Fitz potè sentire il suono di altri strumenti unirsi al primo in una melodia incantevole. Avrebbe giurato che si trattava di un’altra chitarra, un basso, dei piatti, un tamburo e, infine, un violino. In un secondo momento udì la voce di donna unirsi alla musica. Quelle persone dovevano essere incredibilmente brave. Senza nemmeno rendersene conto si lasciò andare contro lo schienale e chiuse gli occhi, lasciandosi prendere da quella melodia. Non si accorse che Simmons stesse facendo esattamente la stessa cosa.
 
 
***
 
 
I suoi due padri erano super felici quando l’anno prima l’avevano accompagnata al suo futuro, erano entrambi maghi. Si erano incontrati nella stessa scuola dove era diretta in quel momento lei. Uno era finito a Grifondoro, mentre l’altro a Serpeverde. Per tutta la sua infanzia li aveva sentiti raccontare di quanti scontri avessero avuto prima di scoprirsi innamorati. Erano in due Case opposte e nessuno avrebbe mai dato un solo soldo per indicarli come possibili amanti.
L’unica cosa positiva che lei riconoscesse di quel periodo era che nessuno in quella scuola avesse mai parlato o agito in modo scortese con uno dei due solo perché erano omosessuali. Ad Hogwarts non si facevano distinzioni per certi argomenti. Le distinzioni erano sulla Casa in cui si finiva, le avevano spiegato più volte. I suoi genitori le avevano, però, promesso che loro non l’avrebbero trattata diversamente solo perché non sarebbe potuta finire in entrambe le loro Case e così era stato, per quanto lei fosse una Serpeverde. Adorava la sua Casa, per quanto fosse stato difficile sceglierla con tutti i pregiudizi che la circondavano, così come sarebbe stato difficile diventare la cantante che voleva essere, si ripeteva. Lei era sempre stata determinata per questo sarebbe riuscita a vincere la sua battaglia.
Ancora otto ore circa e sarebbero arrivati, poi sarebbe iniziato un nuovo anno.
In quel momento si trovava in uno scompartimento con un ragazzino di prima, Kurt, probabile futuro Tassorosso o Grifondoro, secondo lei e una ragazza di terza, Santana anche lei di Serpeverde. Non si erano mai trovate simpatiche, in modo particolare perché Santana le incuteva così tanto timore con la sua altezza, la pelle perfettamente abbronzata e i lunghi capelli mori. Era incredibilmente bella, sicuramente più di lei.
Era rimasta non poco stupita quando si era decisa a sedersi nello stesso scompartimento dove si trovava lei e si era ancora più stupita dato che non aveva smesso di fissarla un attimo con i suoi occhi accesi da quella luce vispa che non le davano pace.
Non ne comprendeva il motivo e per questo se ne preoccupava ancora di più.
Che fosse una ragazza eccezionale lo sapeva bene, ma che tutti quanti l’adorassero… beh, non lo avrebbe mai detto ad alta voce, ma lo avrebbe potuto ammettere anche lei che non era mai stato così.
Kurt, invece, era un ragazzo per bene, molto dolce e gentile. Probabilmente la sua famiglia era babbana, ma lui sembrava diverso con quel volto e quegli abiti perfettamente curati. Era castano e dagli occhi dello stesso colore.
Finalmente qualcosa parve rompere il silenzio che si era andato formandosi.
Una musica. Una chitarra suonava lontana, ma giungeva alle loro orecchie come se fosse stata pizzicata dalle mani di un angelo. Sembrava come se dio stesso stesse parlando per mezzo delle dita di colui che stava suonando in quel momento. Non era mai successo una cosa simile da quello che sapeva, ecco perché ne rimase tanto colpita.
Fu con quella musica come sottofondo che le venne voglia di cantare. Fu come se una scossa elettrica le avesse attraversato l’intero corpo da capo a piedi per poi sfociare dalle sue labbra in firma di parole cantate. Fu così che si ritrovò a fare ciò che amava maggiormente e per il quale, lei lo sapeva, era nata. Cantare. Per poco non si accorse che altre due voci si unirono a lei, qualche secondo dopo. I suoi compagni di viaggio stavano cantando con lei, come se si fossero messi d’accordo prima, cosa che non era avvenuta, le loro voci si incontravano, rincorrevano, avvicinavano in crescenti, scale ed intonazioni diverse.
 
 
***
 
 
Ogni volta era la stessa storia. Appena si presentava da qualche parte lo guardavano e gli ponevano sempre la stessa identica domanda, al quale onestamente ci restava anche un po’ male. Poi iniziavano a trattarlo sempre nel solito modo, poco importava che fosse o meno più grande di loro. Sembrava che tutti credessero che fosse un appestato, solo perché era diverso dal resto della gente non significava per forza che lui era maligno, no?
Il loro atteggiamento verso di lui lo feriva incredibilmente. Quando avrebbero compreso che non era uno sprovveduto? Era uno specialista nel suo lavoro, e santo cielo non era pazzo! Invece niente. C’era chi, per lo più donne, venivano colpite da lui e chi, invece, lo trattava come uno zerbino.
Avrebbe davvero voluto mostrar loro di cosa era capace. Sì, ok. Sembrava un bambino di cinque anni, ma questo non significava che lo fosse! Lui era Lucien anche chiamato Idem, non un bambino qualsiasi. Avrebbe voluto gridarlo e mostrare al mondo intero di cosa fosse capace, ma per ora doveva stare attento. Il mondo non era mai positivo come si credeva. Erano cinque anni che frequentava Hogwarts e il Professor Silente lo aveva nominato Prefetto di Corvonero. Ma, a quanto pareva, neanche quello gli aveva permesso di essere finalmente trattato in maniera adeguata.
Aveva davvero pochi amici, per lo più suoi coetanei. In pochi sembravano accettarlo così com’era, in più si aggiungeva anche il fatto che vedeva quelle creature blu per complicare il tutto. Insomma la sua vita era un disastro per non dire che era un inferno. Alcuni avrebbero detto che almeno le ragazze sembravano interessate a lui e che quel fatto fosse interessante. Certo, fino a quando non iniziavano a comportarsi come madri apprensive che aspettano il figlio indisciplinato. Erano poche quelle che non finivano a desiderare di fargli da madre. Non era facile spiegare loro che odiava essere trattato come un bambino. Anche in quel momento, mentre una delle tante ragazze di Grifondoro gli dava un bacio sulla guancia si chiese per quanto tempo sarebbe riuscito a resistere a quei trattamenti da parte di ragazze così belle. Dannazione. Le cose, poi, non potevano essere un inferno già di loro, no si doveva aggiungere anche quel chiacchierone del suo migliore amico Francis, chiamato Cerniera perché una volta una Corvonero gli aveva lanciato contro un incantesimo che gli aveva reso la bocca una cerniera, ma assolutamente non aveva compreso la lezione, tanto che quando fu liberato da quest’ultima iniziò a raccontarlo per tutta la scuola.
Idem era stato, forse, l’unico a sopportarlo e a capirlo. In qualche modo si bilanciavano l’uno chiacchierone in modo più che assoluto, mentre l’altro era incredibilmente silenzioso a parte quando non si parlava di qualcosa che lo interessava seriamente. In più era strano quando li si incontrava per strada. Cerniera sempre vestito con colori sgargianti, quasi infantili, mentre lui sempre con abiti bianchi o neri, nel tentativo di far comprendere che ormai era adulto.
- …Idem ha iniziato ad andare dalla psicologa della scuola!- Disse Cerniera, senza accorgersi che lo stava guardando decisamente male.
- Oh, ma perché, piccolo Lucien?- Gli chiese una di quelle oche di Grifondoro.
La guardò, sbattendo le palpebre non sapendo cosa dire. Sicuramente la risposta: “Vedo delle creature blu con una fascia di elettricità nelle vene che portano via il dolore” non era esattamente la risposta migliore per il momento. Si decise, quindi, per una risposta più semplice, così scosse le spalle:- La psicologa è una gran bella donna.- Quella risposta sì, che l’avrebbero compresa
- Oh, ma anche noi lo siamo!- Ribattè un’altra sbattendo le palpebre. La sua voce risultò essere incredibilmente stridula alle orecchie di Idem.
“Sì, certo, come no!” Pensò, storcendo le labbra. Aveva sempre detestato le ragazze che si comportavano con così poco ardore, soprattutto se si comportavano con lui come delle madri.
Se chiudeva gli occhi poteva sentire la musica che si espandeva per tutto il treno, ma con quelle due galline di Grifondoro ed il suo migliore amico non sarebbe stata un’impresa facile, così alla fine si era dovuto arrendere all’evidenza: non ce l’avrebbe mai fatta a farle tacere tutte.
Cerniera le guardò sorridendo:- Certo che lo siete, ragazze! Vero, Idem? Lo sapevate che Bashkir ha nuovamente fatto a pezzi la valigia di Malfoy? Come facciano ad essere amici io non lo capisco proprio…-
Idem scosse la testa. No, Cerniera non sarebbe mai cambiato, poco importava quanto sarebbe cresciuto. Era un chiacchierone e lo sarebbe stato sempre. L’unica cosa che gli restava da fare era ripensare alla bella psicologa che aveva incontrato qualche tempo prima a Diagon Alley.
 
 
***
 
 
Era felice, finalmente stava per tornare ad Hogwarts. Lei amava la sua scuola, era la sua vita. Lì poteva essere qualcuno, separarsi alla monotonia della vita.
Quello sarebbe stato il suo sesto anno e questo le riempiva il cuore di speranza perché avrebbe potuto finalmente svolgere un lavoro che le piaceva, una volta finito lì.
Chissà, magari sarebbe riuscita a compiere delle imprese vere e proprie. Desiderava davvero riuscire a divenire qualcuno che aiutava gli altri, voleva salvarli, ma la maggior parte delle volte finiva per essere assente nei momenti più importanti.
Non era mai stata contenta di questo. Scosse la testa, probabilmente avrebbe potuto continuare a divertirsi con le sue amiche. Fare biscotti, tenere testa ai Serpeverde, lavorare con gli altri Tassorosso. Avrebbe potuto fare tutto questo se non di più. Sorrise al suo migliore amico, Montgomery Scott. Si erano conosciuti nella Sala Comune di Tassorosso e da lì in poi erano divenuti come fratelli.
- Allora, cosa stai pensando Donna?- Le chiese lui, quasi avesse letto nei suoi pensieri.
- Pensavo a cosa faremo finita Hogwarts. Tu ci pensi mai? Certo, è meraviglioso andare a scuola, in particolare a Tassorosso. Nessuno che ti giudichi, come fanno le altre Case… ma desidero davvero uscire, chissà, potrei divenire una medimaga e curare delle persone!-
Scott sorrise:- Io lo so cosa voglio fare. Immagina prendere una nave e farla volare con la magia. Oppure migliorare la forma e la fattura delle scope. Insomma qualcosa legato alla meccanica e… beh, lo sai, no? Vorrei far riunire i babbani e i maghi in un alleanza, fare capire agli uni di non avere paura degli altri! Sarebbe meraviglioso, un mondo aperto a tutto, persino agli alieni!-
- Come Thor?- Chiese Donna, riferendosi ad un ragazzo di Grifondoro che era loro amico da quando Steve, un loro compagno di Casa, lo aveva presentato loro.
- Esattamente, come Thor! Non sarebbe meraviglioso poter scoprire quali altre civiltà esistono oltre a noi? Quanti pianeti sono abitabili nell’universo?- Gli occhi di Scott brillavano di luce propria quando parlava di quegli argomenti. Donna, però, non lo aveva mai preso con molta serietà.
- Non saprei… Thor sarà pure buono, ma quanti altri lo sono? A cosa andremmo incontro nel fare un simile passo? Lo sai che la sola idea mi terrorizza.-
Scott la osservò, sorridendo. – Sei sempre stata così, Donna. La migliore persona che conosca per tutto ciò che riguarda le speranze, ma alla fine non riesci a condurle a termine perché te ne spaventi da sola.- Donna non sapeva come prendere quell’appunto, così alzò le spalle e si sedette più vicino al suo amico.
- Sai, Scott? Se non ti considerassi come un fratello gemello e tu non mi parlassi continuamente in questa maniera credo che mi sarei già presa una sbandata per te!- Dichiarò, ironicamente.
Scott ridacchiò a quelle parole.
 
 
***
 
 
Stava avanzando per il prato, presto sarebbe entrato nella Foresta Proibita. Doveva incontrare una persona e questo era tutto ciò che avrebbe dovuto fare quel giorno stesso per la sicurezza degli studenti. Affrettò il passo mentre si avvicinava alla capanna del Guardacaccia Rebeus Hagrid. Nemmeno lui avrebbe dovuto sapere dove si stava dirigendo.
Quell’anno sarebbe stato speciale, lo aveva capito da quando aveva parlato con Odino. Non era solito incontrare divinità norrene, per quanto poi non si scomponesse nel vedersele comparire davanti. Almeno non più di quanto si sarebbe scomposto se un mago non invitato gli fosse comparso di fronte. Era per quello che aveva bisogno dell’aiuto di quelle creature, seppur lui non aveva idea di quanto si sarebbe potuto fidare di loro.
Il suo passo, ormai, rimbombava nel silenzio della foresta. Le foglie scricchiolavano al suo passaggio, nell’aria c’era l’odore frizzante della notte e quello più acceso delle cortecce degli alberi e dell’erba bagnata dalla pioggia di quella stessa giornata.
Sì, quel giorno aveva piovuto per quanto fosse il primo settembre.
Lo sapeva di dover fare in fretta perché doveva tornare alla scuola il prima possibile. Presto sarebbero arrivati gli studenti. Il treno era nei paraggi.
- Silente.- Disse una voce profonda.
L’uomo si dovette fermare e guardarsi attorno per vedere chi lo avesse chiamato.
Infine, quando notò la chioma dorata dell’altro e il suo volto allungato trasse un sospiro di sollievo.
- Legolas, sei tu.- Disse, sorridendo bonario.
- Come mai sei entrato nel nostro territorio, Silente? E’ da un bel po’ che non ti si vede da queste parti.- Rispose l’Elfo, osservando l’anziano uomo. L’ultima volta che lo aveva visto era molto più giovane.
- Il dio degli Inganni ha perduto la memoria ed io ho bisogno del vostro aiuto.- Rispose il mago. L’ultima volta che si erano visti non era stato uno dei momenti migliori della sua vita. Era solamente un insegnante, all’epoca.
- In che modo ci dovrebbe interessare? Se ha perduto la memoria non farà sicuramente niente di male, per cui presumo che non sei qui per questo. In cosa ti serve il nostro aiuto?- Rispose l’Elfo, senza scomporsi.
- Lo sapete cosa significa. Il ragazzo… Il ragazzo sta per tornare.- Con quelle parole l’anziano Preside si voltò incamminandosi nella direzione di ritorno, lasciando dietro di se solo silenzio.






Spero di non aver sconvolto troppo il personaggio di Legolas, in caso contrario domando scusa, ma non lo conosco bene. L'ho descritto partendo dai film e non dai libri, per cui scusatemi. Per quanto riguarda gli altri personaggi, beh, spero che vi piacciano.




P.S. Se volete aggiungere dei personaggi nelle serie indicate, aggiungere delle nuove serie o indicarmi dei nuovi personaggi lì dove non ce ne sono siete liberissimi di farlo, anche se me ne avete già proposti altri o se non avete EFP (contattatemi sulla pagina https://www.facebook.com/MissRiddleStarkey in quel caso.) Io continuo a cercare personaggi. Infine chiedo venia a colei che mi ha mandato il nuovo personaggio su Glee, ma non sono sicura di averlo ancora. Temo di averlo perduto. In questi giorni lo cercherò, ma per sicurezza potresti rinviarmelo (giuro che non lo perderò nuovamente.)

 
   
 
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