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Autore: gateship    24/12/2014    0 recensioni
In qualunque tempo, in qualunque luogo, in qualunque dimensione e sotto qualunque forma, lei sarebbe stata lì. E lui, lui era stanco, stanco di aspettare, stanco di perdere chi gli stava accanto.
“Tu non sei un'eco, sei qualcosa di più. Non so come sia possibile o se le leggi della fisica concordino, ma tu sei River Song, la mia River Song.
C'è un tempo per vivere e un tempo per morire, ma il tuo non è ancora arrivato.”
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Lo so, lo so, no davvero, non guardatemi così, lo so! Sisi, ho visto anche io quella puntata, si lo so che si sono detti addio e che il futuro della Professoressa Song è molto incerto, però cercate di comprendere, sono fissata a trovare un modo per rimetterli insieme... nel futuro, non nel passato. Non ne cambierei una virgola! Quindi è nata questa piccola fanfiction, ambientata dopo il 7x13 e che non prende gli episodi e i film seguenti in considerazione (perchè a me l'undicesimo piace troppissimo e perchè non ho ancora finito l'ottava stagione, me cattiva!!). Cosa succederebbe se il Dottore, dopo aver rincontrato River a Trenzalore, avesse deciso di farle visita di nuovo, e riportarla indietro?
Buone feste a tutti!

 

 

I suoi passi rimbombarono sul pavimento, preannunciando la sua presenza. I corridoi, meno opprimenti di quando c'era stato l'ultima volta, erano silenziosi come tanti anni prima. Passò per la saletta a fianco al negozio, dove la aveva incontrata per la prima, e sotto certi aspetti l'ultima, volta. Scese le scale, e infine attraversò il vortice dimensionale che portava al nucleo centrale, la sua dimora, per così dire. Era un po' egocentrico, un po' strano, farlo. Ma non riusciva a rassegnarsi alla sua morte, aveva persino imparato ad accettare la cancellazione della memoria di Donna, l'addio di Martha, Rose, e la fine di Amy, almeno un po'.

Così tanti si erano sacrificati per lui, persona dopo persona, River però era diversa, lui l'amava. L'amava come non aveva amato nessun altro. E faceva troppo male non poter battibeccare con lei, non poterle parlare, non poter condividere con lei le straordinarie esperienze che faceva.

Non poteva.

Se ne accorse quando la spia dell'enorme computer diventò verde. Quanto aveva sofferto Donna, quando era stata strappata via dal suo mondo immaginario? Non avrebbe consigliato quel calvario quasi a nessuno, meno che mai a sua moglie. Doveva essere sicuro che River volesse tornare. Con lui, con il suo TARDIS, con le sue stranezze e le sue avventure. E per la prima volta, guardando quella spia verde lampeggiare, non lo era. Premette velocemente un'altra serie di comandi e dopo neanche un battito di ciglia, si ritrovò su un prato verde e illuminato dal sole. I corti steli d'erba risplendevano vividamente in quella luce e il vento, leggero ma presente, li scuoteva con fare gentile. Sembrava il paradiso, e, in certo senso, lo era. Si incammino verso la casa che vedeva più avanti, ampia, con i muri di legno bianco. Probabilmente la casa di River, era entrato nella sua simulazione, dopo tutto.

Si fermò difronte al portone, guardando il campanello. “Song”. Ancora una volta, non poteva credere di essere lì, così vicino che solo premendo un pulsante avrebbe potuto rivederla. Era surreale.

Bussò. In qualche modo era meno evasivo. Sentì dei passi veloci scendere una scala e dirigersi verso la porta di ingresso. Aspettò che il rumore si avvicinasse e, quando sentì il portone aprirsi dall'interno, chiuse gli occhi, incapace di vederla.

“Dottore.”

  
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