Un giorno (quasi) normale.

Era una tiepida mattina autunnale a New York e un ragazzo stava osservando le persone che giocavano a Central Park, pensando a ciò che era successo fino a pochi giorni prima, ovvero al processo che l'aveva dichiarato assolto. 

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da un gatto dal pelo grigio con una medaglietta che si era accoccolato sulle sue gambe, cercando di prendere la pallina anti stress che aveva in mano. Il ragazzo lo accarezzò con delicatezza e lesse il nome sulla medaglietta. Zephir. Un nome strano. 

Una ragazza vestita con una felpa piuttosto larga e con in mano una gabbietta per gatti di piccole dimensioni, stava cercando il suo gatto, di nome appunto Zephir. Si girò verso di lui e lo guardò, sorprendendosi di trovare il suo gatto acciambellato sulla ginocchia di uno sconosciuto. 
"Scusi?
"Si?
"Credo che quello si il mio gatto
"allora sono io a dovermi scusare

Così cominciò la loro conversazione, iniziata da un Gatto, fino all'invito di un caffè allo Starbucks più vicino. 

Parlarono di un po' di tutto, e Sophia, che da tutti era definita incapace di ascoltare, per la su grande parlantina, si dimostrò una buona ascoltatrice. Un buon passo avanti per ricominciare a vivere, pensò James, meravigliandosi di aver incontrato una persona, che, non solo conosce ciò che era successo, ma che non provasse paura a stare vicino a lui.

il loro incontro non si capì se era solo uno scherzo del destino, solo ora si sa che è stato un bene, per tutti quanti, sia per James, soldato riprogrammato alla vita, sia per Sophia, a lungo presa in giro dai compagni di scuola, sia per Zaphir, che ci ha guadagnato più di tutti, dato che ha guadagnato molte carezze e coccole in più.







Angolo scrittrice! Ditemi  cosa me pensate, dato che non ne sono sicura al cento per cento di come è scritta e del finale