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Autore: Tefnuth    26/12/2014    0 recensioni
Nella Berlino del futuro,Tom è il figlio di uno scienziato che, nel suo laboratorio al centro della città, sta lavorando ad un progetto segreto cui il padre lo ha reso partecipe. Tuttavia,come il collega del padre, Tom non conosce tutta la verità di questo progetto e sarà dura proteggerlo da chi se ne vuole impossessare, ma con lui ci saranno i fidati amici Georg e Gustav.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era già passata circa un’ora da quando Tom si era presentato in lacrime a casa di Georg e Gustav, ancora non si era del tutto ma era riuscito a raccontare quello che era successo poco prima “Lo troveremo Tom, dovessimo anche cercarlo in capo al mondo” disse Gustav mentre porgeva al ragazzo un bicchiere di acqua “Hai degli indizi che possano aiutarci? ” domandò Georg, seduto sul bracciolo del divano. Tom riordinò le sue idee alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli nella ricerca, ma non gli venne in mente nulla “Non saprei dirvi nulla, so solo che quell’uomo ce l’ha con Bill e sapeva che io e lui siamo fratelli biologici; in effetti sembra sapere molte più cose di quante ne sappia io” “Sicuramente Bill non avrà potuto cercare di liberarsi, la sua presa è come una ghigliottina: ho i lividi sul polso” disse Georg mostrando i lividi violacei “Non potrebbe essere un potenziato?” domandò Gustav, negli ultimi tempi erano uscite in commercio delle protesi biomeccaniche  identiche agli originali “Cosa te lo fa pensare?” replicò Tom “La sua struttura fisica e la sua baldanza, non siamo dei giganti ma siamo pur sempre in tre. Avemmo dovuto almeno metterlo in soggezione” rispose il ragazzo biondo “Non sembra avesse degli arti meccanici, anche se le protesi sono indistinguibili dagli arti naturali ancora si può distinguere la differente consistenza della pelle. Se veramente è un potenziato deve aver preso dei farmaci sperimentali”. Tra loro era sceso un silenzio meditativo quando l’olo-televisione si accese, doveva esserci un’importante notizia trasmessa dal telegiornale “E’ stato ritrovato poco fa  il corpo di un importante ingegnere, Patrick Locker” disse la presentatrice che non era altri che un avatar creato digitalmente “ Il corpo era situato nei pressi di un canale. Nello stesso luogo sono stati ritrovati anche i corpi di tre uomini non ancora identificati. Gli agenti della polizia stanno cercando  di capire se gli omicidi siano collegati oppure no” continuò l’avatar. Tom ebbe un sussulto quando mostrarono le foto dell’ingegnere, anche se erano passati anni riconobbe subito chi era “Raoul” urlò, si era improvvisamente trovato a gattoni davanti al televisore, tutto iniziava ad avere senso “Lo conosci?” domandò Gustav “Era l’assistente di mio padre, fu licenziato dopo che mio padre lo scoprì mentre copiava dal computer i dati che riguardavano Bill” lo stupore stava diventando rabbia  “Quindi poteva sapere la verità?” “Non credo  ma Shadow conosceva il mio nome e il suo, molto probabilmente lavorava per lui e poi lo ha ucciso” “Può esserci la possibilità che vi abbia fatto seguire, magari ha fatto delle foto e poi quando le ha mostrate a…Raoul, lui ha fatto il collegamento ” suppose Georg, il ragionamento non faceva una piega “Resta comunque il fatto che non sappiamo dove abbia potuto portare Bill” disse Gustav “Questo non è vero – esordì Georg – basta cercare l’indirizzo della casa dell’ingegnere: secondo me lo porterà là” .
La presa esercitata da Shadow sul suo braccio era fortissima, Bill era sicuro che nel momento in cui lo avrebbe lasciato avrebbe trovato un bel livido. Faceva male ma non era nulla in confronto a quello che avrebbe provato Tom se fosse successo qualcosa a sua madre, lui invece era nato in un laboratorio ed era certo che a nessuno sarebbe importato della sua morte; non aveva dato peso alle parole dette prima dall’uomo “Non devono morire per me” aveva pensato nella casa. Per Shadow, Bill non era il primo ostaggio ma era l’unico che lo aveva seguito senza fare alcuna resistenza, non aveva provato a scappare neanche quando lo aveva fatto salire sulla sua Jeep e aveva finto di dimenticare la sicura alle portiere “Di solito le persone nella tua situazione tentano di scappare, devi volere veramente un gran bene a tuo fratello” disse Shadow mentre effettuava un sorpasso, il suo prigioniero non rispose “Fratello” pensò, la stessa parola usata da Georg e Gustav al loro primo incontro, ma non riusciva a comprenderne il significato. Fecero un lungo tragitto nell’auto fino ad arrivare alla periferia della città : su una collina c’era la grande villa di Raoul, nascosta dalla boscaglia. Shadow condusse il suo prigioniero fino alla porta e poi lo portò nei sotterranei dove Raoul aveva allestito un laboratorio segreto, dove in segreto aveva lavorato sul corpo di Shadow; era più piccolo dello studio dove Bill aveva passato la sua vita fino a pochi giorni prima, ma le molte tipologie di strumenti sparsi qua e là lo rendevano molto più minaccioso.
Shadow avrebbe voluto attendere ancora un po’,prima di uccidere il ragazzo, ma presto o tardi sarebbe arrivata la polizia e dovette rinunciare ai suoi programmi iniziali “Tu sei solo un essere imperfetto – disse l’uomo tatuato – non dovresti nemmeno esistere. Guarda me, io sto diventando perfetto” aprì le braccia per mettersi in mostra, tuttavia Bill non reagì e questo lo irritò “Non dici niente? Hai di nuovo perso la lingua?” gli domandò “Stavo solo pensando che il tuo comportamento è ridicolo” esordì il ragazzo, se doveva morire almeno avrebbe detto cosa pensava. Le parole del ragazzo urtarono così tanto Shadow che lui gli dette uno spintone così forte da farlo sbattere contro un carrello porta-strumenti in acciaio, per fortuna gli strumenti che vi erano posti sopra caddero dalla parte opposta “Se ti arrabbi così tanto vuol dire che quello che ho detto è la verità” disse il ragazzo alzandosi, le spalle tenute contro il muro “Ho sopportato le pene dell’inferno in attesa che lui mantenesse le sue promesse, ma poi sei arrivato tu e sei tornato a essere il tuo preferito” dalla sua bocca uscivano parole velenose di odio represso “Il tuo creatore? E sa quello che stai facendo ora?” domandò Bill, con la mano tastava il bancone che aveva lì vicino per cercare qualcosa con cui difendersi “Se è già arrivato all’inferno probabilmente si : io l’ho ucciso, non avrei mai permesso che mi rovinasse di nuovo la vita” gli rispose Shadow che, con la coda dell’occhio, si era accorto di quello che stava facendo la mano di Bill “Ancora un paio di centimetri a sinistra” gli disse poi, indicandogli il bisturi elettrico sul bancone. Incurante del fatto che il suo carceriere si era accorto di quello che stava facendo, Bill prese il bisturi con la mano destra e si lanciò contro Shadow che permise al ragazzo di colpirlo al braccio “Che credi di fare? – lo allontanò da se, poi tolse il bisturi dal suo braccio e lo accese– Io non sento dolore, non più”. L’uomo tatuato teneva saldamente il bisturi, che ora era molto rumoroso, Bill non sapeva cosa fare anche se la sua mente gli diceva di doversene tenere alla larga “Spero che tu abbia già detto addio a tuo fratello, perché da qui non uscirai vivo” gridò con tutta la forza che aveva nelle corde vocali, tuttavia quando il braccio era pronto per colpire Tom sbucò da dietro la porta e si gettò sulla schiena di Shadow facendogli abbassare l’arto “Sai dovresti parlare più piano se non vuoi che ti senta tutta la città” disse il ragazzo mentre cercava di mantenere la sua presa al collo “Io sarò rumoroso, ma tu dovresti fare più attenzione a quello che tengo in mano” disse Shadow che piantò il bisturi nella gamba del ragazzo che cadde a terra sanguinante. Alla vista di quella scena il cuore di Bill si fermò, avrebbe voluto gridare con tutte le sue forze ma la voce gli restò bloccata in gola, furono Georg e Gustav a farlo per lui “No Tom”. I due si avventarono su Shadow cercando di bloccarlo, ma quello continuava a muoversi; fu Bill che approfittando della situazione prese un altro bisturi e lo impiantò nella gola dell’uomo che morì dissanguato, non sentiva più il dolore ma non era certo un immortale “L’ho ucciso” pensò Bill, aveva agito per puro impulso ma ora il terrore lo aveva pervaso “Tranquillo, hai fatto quello che dovevi. Andrà tutto bene… fratellino” gli disse Tom nel tentativo di calmarlo, ma il bisturi aveva colpito vicino all’arteria femorale e anche se non l’aveva lacerata aveva perso sangue e la sua vista iniziava a farsi annebbiata “Dobbiamo portarlo in ospedale, di corsa” disse Georg, aveva ragione.

Lo portarono di corsa all’ospedale dove i dottori gli curarono immediatamente la ferita ma la perdita di sangue era stata ingente e gli serviva una trasfusione, naturalmente pensarono subito a Bill  “Sarebbe di grande aiuto per tuo fratello” gli dissero, ancora quella parola, ma lui non chiese nulla e lasciò che i medici gli prelevassero la preziosa linfa rossa “Cosa significa?- domandò a Georg e Gustav mentre osservava il cerotto sull’incavo del gomito – quella parola che usate sempre, fratello” li sorprese ma entrambi si dissero che era una cosa del tutto normale “I fratelli sono persone nate dagli stessi genitori, hanno un legame di sangue che li unisce per tutta la vita; si utilizza la parola fratello per indicare i maschi mentre per le femmine si dice “sorelle”. Di solito tra fratelli c’è una differenza di età, anche di un solo anno, ma ci sono casi in cui due fratelli siano divisi da una manciata di minuti: gemelli si chiamano, persone nate nello stesso giorno che condividono un legame molto speciale . Persone come loro, maschi o femmine, possono avere volti diversi ma possono anche essere uguali, omozigoti si dice” rispose Georg “Come te e Tom, voi siete fratelli gemelli omozigoti” aggiunse Gustav “Ma io non sono nato da sua madre” “Lo saresti stato tesoro, se solo avessi potuto” la voce di Elsie si frappose tra le loro “Ho dovuto farlo per non perdere nessuno di voi tre” aggiunse Keane, Bill era piuttosto confuso “Purtroppo io non avrei potuto portarvi in grembo entrambi, avrei rischiato di perdere te o di morire io stessa. Io avrei rischiato per voi due, avrei lottato con tutte le mie forze, ma vostro padre no e così prese te e ti mise in quel congegno per tenerti in vita” mentre parlava la donna accarezzava il volto del ragazzo, era in lacrime “Mi dispiace tantissimo ragazzo mio, non lo avrei mai fatto se non fossi stato obbligato. Una cosa posso giurartela, non ho mai fatto strani esperimenti su di te, tu sei come avresti dovuto essere fin dall’inizio” disse Keane, stava cercando di trattenere le emozioni “Adesso ci credi?” gli domandò Gustav. Bill non rispose subito, doveva assimilare la cosa, ma infine riuscì a pronunciare le parole che Elsie aveva sempre sognato “Allora tu sei mia…madre – si rivolse allo scienziato – e tu mio padre” il vuoto creato dalla preoccupazione per Tom era stato in parte colmato dalla consapevolezza di non essere solo al mondo. Poco dopo il dottore che aveva fatto la trasfusione a Tom tornò con altre ottime notizie “E’ stabile, non è ancora sveglio ma potete andare a trovarlo se volete”.
Facendo attenzione a non fare troppi rumori molesti, il gruppo entrò all’interno della stanza dove era stato portato Tom. Nonostante la finestra fosse stata chiusa poco prima da un’infermiera, l’aria era tornata immediatamente viziata ed era tornato l’odore che caratterizzava gli ospedali, era quasi come se i muri ne fossero talmente impregnati che niente avrebbe potuto scacciarlo. Si misero tutti in cerchio accanto al letto intenti a guardare il monitor della macchina che controllava i parametri vitali, era tutto a posto ma non tutti erano tranquilli: vedendo Tom sul lettino Bill venne improvvisamente assalito dai sensi di colpa e lasciò la stanza dopo appena cinque minuti lasciandosi dietro la madre che avrebbe voluto seguirlo, magari fermarlo, ma era stata trattenuta da Keane “Lasciamolo solo per qualche minuto, credo che per lui siano accadute troppe cose insieme”.

Si era rifugiato nel bagno del corridoio, gli dispiaceva di essere scappato via come un coniglio ma non riusciva a sopportare la scena: Tom era finito in quel brutto posto e anche se ora stava bene lui sapeva che i dottori lo avevano salvato per il rotto della cuffia. Ed era tutta colpa sua. In quella stanza tutta bianca il suo stesso stomaco gli si era rivoltato contro, nel lavandino del bagno aveva vomitato anche l’anima e le poche energie che gli erano rimaste bastavano appena a tenerlo in piedi. Dopo vennero anche le lacrime, accompagnate dalla voce di Shadow che gli ripeteva che la colpa era sua “Sei solo un debole, se non ti fossi mai svegliato ora lui non sarebbe in quella condizioni” gli ripeteva di continuo quella voce. Venne la rabbia, non contro il nemico ormai morto ma contro se stesso, per non essere stato capace di lottare da solo contro Shadow. Si odiava e più guardava nello specchio  maggiore era il disprezzo che provava, in un gesto istintivo aveva incrociato le braccia portando le mani sulle spalle e poi aveva sfregato violentemente le unghie sui due arti; dai graffi che era riuscito a procurarsi usciva sangue.

 Vedendo che Bill tardava a tornare dal bagno, Georg e Gustav lasciarono Tom alle cure dei suoi genitori per andare a controllare se l’amico stesse bene. Quello che videro non era una bella scena: su tutta la lunghezza delle braccia Bill aveva delle ferite da cui usciva sangue che si era anche riversato per terra sotto forma di piccole gocce, non era molto ma dal momento che aveva da poco donato il proprio sangue al fratello anche la più piccola perdita di sangue era motivo di preoccupazione; i suoi occhi inoltre erano rossi e gonfi per il pianto e dalle condizioni del lavandino non era difficile intuire che aveva vomitato. Senza farsi sentire dall’amico Georg suggerì a Gustav di chiamare un medico, poi si avvicinò e si rivolse a lui cercando di non assumere un tono di critica “Perché lo hai fatto?” domandò mettendosi all’interno del suo campo visivo “E’ colpa mia se lui ora è così, è solo colpa mia. Se io non fossi mai esistito tutto questo non sarebbe mai successo” rispose Bill. Georg avrebbe voluto tirargli quantomeno un pugno dritto sul naso ma si trattenne perché il ragazzo si era già punito abbastanza “Queste sono solo sciocchezze, la colpa è di quello scimmione che se l’è presa con te” gli ricordò “Ma se io non mi fossi svegliato ora non saremmo qui” “Lui starà bene, lo ha detto anche il medico – pose una mano sulla spalla di Bill - . Andrà tutto bene” ripetè scandendo le ultime tre parole “Sono stato solo un peso per lui” continuò ad accusarsi Bill “Non è quello che abbiamo visto io e Gustav, io ho capito tutt’altro” una frase che incuriosì il ragazzo dai capelli biondi “Davvero?” domandò “Te lo posso giurare. Nel momento in cui lui è venuto a casa nostra piangendo dopo che tu eri andato con quell’uomo per salvare loro, io ho capito che tu per lui sei la cosa più bella che gli sia mai potuta capitare”.

In quell’istante arrivò anche Gustav, il dottore e Keane erano con lui. Il medico era lo stesso che aveva in cura Tom e si precipitò subito a controllare le braccia di Bill “Nulla di grave, sono solo graffi superficiali, basterà un bendaggio leggero. Per fortuna le tue unghie sono corte” disse il medico mentre bendava il ragazzo, non lo aveva criticato perché sapeva che lo avrebbe già fatto il padre “Ma che diavolo ti è preso da fare una cosa del genere?” domandò infatti severo Keane “Stia calmo signor Kaulitz, è stata colpa mia. Avrei dovuto avvertirvi che c’era una remota possibilità che lui avesse una crisi di nervi. Probabilmente si è sentito in colpa per l’accaduto e si è inflitto una piccola punizione” spiegò il dottore “E’ vero?” domandò Gustav anticipando il padre “E’ colpa mia se lui è così, non sarebbe mai successo se io…” iniziò Bill prima di essere interrotto dalle lacrime “Sfogati pure, meglio le lacrime che il sangue. Ascolta ora vado a controllare tuo fratello, quando ti sei calmato vieni anche tu” e uscì dal bagno con Keane.
Bill rimase lì ancora per una ventina di minuti, doveva riprendersi e sistemarsi per non far vedere a Tom cosa gli era successo, e una volta preso coraggio rientrò nella stanza. Suo fratello era sveglio e stava parlando con la madre. Bill aveva nascosto i graffi e le bende sotto la giacca ma appena i loro sguardi si incrociarono Tom percepì che era successo qualcosa, glielo diceva il suo istinto da gemello “E’ successo qualcosa? Hai gli occhi rossi” domandò subito, la risposta gli venne dal padre “Prima, quando ancora dormivi, lui si è intenzionalmente ferito le braccia con le unghie” “Ha anche pianto e vomitato” aggiunse Georg che più di tutti aveva potuto osservare la scena. Lo sguardo di Tom si fissò su quello del fratello “Stanno scherzando vero?” gli domandò quasi accusando gli altri di essere dei bugiardi “No, è vero” rispose Bill che si tolse la giacca mostrando le bende e il cerotto sulla vena da cui avevano preso il sangue  “Per tua fortuna sono stanco morto altrimenti ti avrei preso a pugni in faccia – lo rimproverò - . Perché diavolo lo hai fatto?” “E’ stato preso dai sensi di colpa per quello che ti è successo, ha avuto una crisi di nervi e questi sono i risultati. E’ stato fortunato a non svenire perché prima ha donato il sangue con cui ti hanno fatto la trasfusione” rispose Gustav, sembrava quasi che le persone lì dentro avessero deciso di parlare a turno appositamente “Ma perché? Io non capisco” domandò ancora Tom “Tu ora sei qui per causa mia, io sono stato solo un peso per te. Non riesco a trovare una sola cosa buona che potrei aver fatto” confessò infine Bill “Tu un peso per me? Questa è solo una tua stupida fantasia, io l ho fatto perché volevo veramente salvarti” precisò Tom “Ma se non mi fossi mai svegliato tu non saresti qui, non avresti passato tutto questo” “Non avrei ritrovato mio fratello” una frase che spiazzò Bill, non sapeva cosa dire “ So bene che all’inizio potevo sembrarti un po’ impacciato ma era tutto dovuto al fatto che ero confuso. Tu eri uguale a me e dal primo giorno in cui ti ho visto in quel congegno ho sempre desiderato parlarti e diventare tuo amico. Quando è arrivato Shadow e tutto è andato sottosopra, quando ti ha portato via con sé ero distrutto perché  ti eri sacrificato per due persone che conoscevi da poco tempo. Poi mio padre mi disse che io e te eravamo fratelli, una verità che mi ha fatto arrabbiare con me stesso perché se n’erano accorti Georg e Gustav prima di me. Avrei fatto di tutto per riportarti a casa e questo non è niente credimi” continuò il ragazzo, Elsie si era messa silenziosamente a piangere  “Si, prima…mamma e papà mi hanno detto che io e te siamo gemelli. Sei contento di avere un rammollito come me?” domandò Bill, cercava di nascondere la commozione “Sono onorato di avere te. E ricordati che tu non sei un rammollito, sei una persona forte e di tutto rispetto” lo invitò ad abbracciarlo, gesto che non venne rifiutato “Non ti lascerò mai più”. Da quel momento restarono per sempre insieme.
 
 
----Spazio autrice---
Eccoci arrivati alla fine di questa avventura. Ho sempre avuto l’idea di scrivere una fan fiction sui Tokio Hotel, ma solo adesso ho avuto il coraggio di scriverla cercando di buttarmi sul tema della fantascienza anche se non è un genere in cui riesco ad esprimermi molto, nonostante adori i film di questo tipo. Proprio per questo ho deciso di proiettare la storia in un futuro non troppo lontano in cui la tecnologia ancora non ha invaso la nostra vita, pensando piuttosto ad un passo in avanti per quanto riguarda la medicina e così è nata “Dna”. Volevo fare una precisazione su Shadow, nel caso che il mio testo non risulti troppo chiaro: gli esperimenti fatti su di lui seguivano l’idea di Raoul che avrebbe voluto creare persone insensibili al dolore, avrebbe voluto cominciare su Bill modificandone il dna ma poiché non ha potuto si è affidato all’ex militare il cui nome in codice era Shadow e dopo una lunga serie di esperimenti (di cui rimasero molte cicatrici coperte da tatuaggi) riuscì nel suo intento, purtroppo per Raoul non aveva mai dimenticato la tela bianca che non poté toccare.  Spero che, sebbene sia un racconto non troppo lungo, sia piaciuto a voi che lo avete letto e a coloro che, spero, lo leggeranno in seguito o che decideranno di leggere altri miei racconti. Grazie per  il vostro tempo, un abbraccio Tefnuth.
  
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