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Autore: Acquamarine_    28/12/2014    0 recensioni
Dal testo: "E si erano mischiati la pelle e l'anima e le ossa, si erano annientati e ricomposti, erano stati l'uno per l'altro l'alfa e l'omega, il principio e la fine. E in quell'amore nascosto, malsano, totalizzante, si erano persi, si erano ritrovati. Perché ciò per cui erano nati era amarsi; non senza fatica, non senza dolore, non senza prove né paure, ma amarsi, amarsi, amarsi, sempre."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Era laida e l’amai, amai la morte, amai il mio annientamento. Non l’oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in se stesso io amai, anima turpe, che si scardinava dal tuo sostegno per sterminarsi non già nella ricerca disonesta di qualcosa, ma della sola disonestà».

Sant'Agostino – Confessioni (L. II, cap. 9)

* * * * * * *


  L'amai con tutte le forze, contro me stesso, contro tutto ciò che ero sempre stato e che avevo sempre pensato. L'amai perché era l'unica cosa che potessi fare, era l'unica verità del mio cuore, della mia anima. Lo amai perché amarlo era quanto di più disgustoso potessi fare a me stesso, la violenza più gratuita a cui potessi sottopormi. L'amai perché era sbagliato, perché sapevo che questo amore mi avrebbe distrutto, pezzo dopo pezzo, cellula dopo cellula e di me non sarebbe rimasto più nulla, solo la polvere. L'amai con la stessa assurda intemperanza con cui un temporale si abbatte su una casupola in montagna: lo travolsi con tutto il mio odio e il mio disgusto, perché di odio e disgusto erano permeate le mie carni e i miei pensieri.
  Lo amai, amai la morte, amai il mio annientamento. Mi lasciai morire, in quell'amore distruttivo e sbagliato, esplosi fra le sue braccia in centinaia, migliaia di pezzi. Lo sentii, in modi in cui non avevo sentito nessuno, dritto nelle mie vene, nella mia pelle. Lo sentii e seppi che ormai era troppo tardi, che amare l'odio che mi divorava l'anima era l'unica cosa che mi restasse da fare.
  Lo amai, e poi me ne andai. Lo lasciai lì, a raccogliere i cocci, perché aveva fatto ciò che non doveva, perché aveva superato il limite. Perché mi aveva amato anche lui.


Lo odiai perché era così profondamente disgustato da se stesso che sentivo il suo dolore penetrarmi sin nelle ossa, perché solo io al mondo potevo capire quanto fosse inutile odiarsi nel profondo. Lo odiai perché sembrava non capire, perché prendeva tutto con una tale leggerezza che mi sconvolgeva, ogni volta. Lo odiai perché ero stanco di cercare di convincerlo ad uscire allo scoperto, ad accettarsi per ciò che era e che era sempre stato; ero stanco, sfiduciato e solo. E desideravo morire, e morivo ogni volta un po' di più, perché più lo odiavo e più sentivo di amarlo, di essergli legato inscindibilmente. Sentivo che i miei sentimenti mi sfuggivano dalle mani, che non potevo più controllarli, che la cosa iniziata come una sfida, un gioco, era diventata un mostro a tre teste, che né io, né lui riuscivamo più a tenere a bada.
Lo odiai perché sentivo di amarlo a livelli inimmaginabili, perché sapevo di non poterlo abbandonare, di non poterlo lasciare, di non potergli permettere di uccidere ciò che era.


Si erano amati perché era ciò per cui erano nati e si erano odiati perché odiarsi era doveroso. L'amore e l'odio non sono soltanto dei sentimenti: sono delle armi. E loro combattevano, ogni volta, e si amavano, e si odiavano, e continuavano a combattere la loro guerra solitaria, lontano dai curiosi occhi del mondo, l'uno contro l'altro, ognuno contro se stesso. E si erano mischiati la pelle e l'anima e le ossa, si erano annientati e ricomposti, erano stati l'uno per l'altro l'alfa e l'omega, il principio e la fine. E in quell'amore nascosto, malsano, totalizzante, si erano persi, si erano ritrovati. Perché ciò per cui erano nati era amarsi; non senza fatica, non senza dolore, non senza prove né paure, ma amarsi, amarsi, amarsi, sempre.


* * *

Angolo Autrice:

  Seconda storia nel fandom. Una bella Gallavich. Perché l'attesa per questi due mi logora, perché ho ritrovato una frase che avevo trovato ai tempi sul libro di filosofia e che subito mi era parsa meravigliosa, ed è la frase riportata in alto, tratta dalle Confessioni di Sant'Agostino. Il contesto è certamente diverso, totalmente diverso, oserei dire. Ma leggendola fuori contesto trasuda così tanto angst che mi è sembrata adattissima. Cercherò di non dilungarmi come al solito, anche se credo di aver già fallito nell'intento :)
  Il primo paragrafo è ovviamente dal punto di vista di Mickey ed è ambientato durante i primi momenti della loro “storia”, che all'inizio, come sappiamo, più che una storia era un vero e proprio scontro continuo. Si amavano e poi Mickey cercava di far trapelare il suo totale disinteresse per Ian. Ho cercato di porre l'attenzione sulla lotta interiore di Mr Milkovich, perché chiaramente è stato cresciuto dal suo
amabile genitore con credenze totalmente diverse ed estirpare le cose che ti inculcano da tutta la vita è un po' complicato. È un argomento che ho già trattato nell'altra fic, se volete leggerla il link è questo (viva l'autospam! ♥)
  Nel secondo, dal punto di vista di Ian, ho un po' imbrogliato. Ian non mi è mai parso tanto scoraggiato, a dire il vero, e anzi sembrava quasi “divertito” (sempre parlando delle prime stagioni, si intende, poi nell'ultima dà di matto, e a ragione, direi) dal comportamento di Mickey che fa finta di non amarlo, per il semplice fatto che sa che non è così. Però mi piaceva renderla più drammatica, perché umanamente parlando è una cosa che scoraggerebbe chiunque, amare qualcuno che, sostanzialmente, dice di usarti solo per il sesso. La frase “perché solo io al mondo potevo capire quant'era inutile odiarsi nel profondo”si rifà alla canzone “L'ultima notte al mondo” di Tiziano Ferro (potete ascoltarla qui) in cui si dice “
e solo io posso capire al mondo / quant'è inutile / amarsi nel profondo”.  
  L'ultimo paragrafo è una sorta di riassunto generale, da nessun punto di vista in particolare, o forse dal punto di vista di entrambi, non saprei. La frase “E si erano mischiati la pelle e l'anima e le ossa” è ispirata alla canzone “L'odore del sesso” di Ligabue (potete ascoltarla qui), in cui si dice “
E ci siamo mischiati la pelle, le anime, le ossa”.
  Credo di aver detto tutto; spero davvero che vi sia piaciuta, l'ho scritta di getto e abbastanza tardi, non so cosa ne possa essere uscito. Spero in una prossima volta molto vicina, e spero che si avvicini presto la quinta stagione perché non ne posso più di aspettare ç-ç


   
 
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