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Autore: JulesBerry    28/12/2014    5 recensioni
Sono passati due anni dall'ultima tragica e disastrosa "tombolata" in famiglia, ma ci sono cose che non cambieranno mai.
Perché alla Tombola - distruttrice per eccellenza, insieme al Monopoly, di ogni rapporto umano - non c'è scampo. Lo si voglia o no, si finisce sempre così, con quelle cartelle in mano e quell'angoscia nel cuore che si protrae fino all'estrazione di quell'ultimo numero.
Quel numero che, lo sai perfettamente, non potrà mai essere il tuo.
Dalla storia:
In casa regna una tranquillità assoluta, ma dentro di te senti che questa quiete irreale cela dietro di sé un antico pericolo. Gli anni di esperienza nel campo ti hanno insegnato a riconoscere situazioni come quella, e la cosa improvvisamente non ti piace. Il tuo sesto senso ti dice che qualcuno sta per compiere un grave, gravissimo errore, un passo falso imperdonabile, ed ogni elemento di quel quadro apparentemente statico sembra dare conferma alle tue indicibili paure. Il silenzio, gli sguardi annoiati, il disordine e, soprattutto, i superalcolici ancora in bella vista indicano che qualcosa di terribile sta per accadere, e tu pensi di sapere di che cosa si tratta.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mai dire Tombola! – La storia si ripete


Eccoci di nuovo qui. Proprio così.
Sono passati due anni dall’ultima tombolata familiare, e tante, tantissime cose sono cambiate: come potevi immaginare, prima o poi il danno sarebbe stato fatto, e le tue aspettative non sono state smentite, dato che sembra proprio che l’ultima grande tombolata abbia contribuito in maniera esponenziale a distruggere ogni rapporto con quelli che un tempo erano i tuoi infiniti parenti, ma che adesso si limitano ai componenti del tuo nucleo familiare, ai tuoi nonni e a quattro fortunati zii e due ultra fortunati cugini che avevano avuto il buon senso di non partecipare a quella catastrofe.
E tra questi due cugini non è contemplata l’Onnipresente, che sembra avercela a morte con te per via del tuo, ormai ex, ragazzo. Quello stesso ragazzo che hai mollato il giorno di Natale di due anni fa dopo che ha osato intascare i soldi della tombola al posto tuo.

Tante cose sono cambiate, ma il Natale no.
Eh no, il Natale arriva sempre, ed è sempre identico a se stesso, con i suoi pranzi lunghi 12 ore che richiedono una digestione di almeno 36 e, naturalmente, con i suoi inevitabili sei chili in più che finiscono dritti nelle tue cosce e che appaiono ben intenzionati a resistere a qualsivoglia dieta. Brutti bastardi.
Ma quest’anno hai deciso di cambiare qualcosa, eh già.
Perché è pur sempre vero che “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”, ma sul 26 dicembre ancora nessuno ha pontificato un bel niente, quindi perché non organizzare una bella giornata tra amici?

E così, nostra cara eroina, ti ritrovi lì, nell’immenso salone della villa di un tuo amico super ricco, rigorosamente brilla e in compagnia di una ventina di amici, anch’essi, manco a dirlo, rigorosamente brilli.
Avete mangiato, avete bevuto, avete ballato, avete perso ogni dignità – tanto nessuno se ne ricorderà domani – e adesso, distrutti, siete abbandonati chi sui divani, chi per terra, chi sulle scale, ma tutti consapevoli del fatto che il punto di non ritorno si sia toccato nell’esatto momento in cui tu ed il tuo migliore amico siete saltati sul tavolo e vi siete esibiti, cantando a squarciagola e incitando la folla, sulle note di Don’t Look Back In Anger, Wonderwall, Some Might Say, Roll With It e Live Forever degli Oasis, naturalmente senza prendere fiato ed eseguendo dei finti assoli con chitarre inesistenti che neanche i più grandi dei dell’Olimpo del Rock potrebbero sognarsi.
E nel frattempo, mentre voi due vi atteggiavate a fratelli Gallagher dei poveri, con tanto di finta rissa su quel palco improvvisato, la tua migliore amica invitava i vostri fan a lasciarle qualche spicciolo nel cappello per aiutarla a ricomprarti una reputazione nuova da regalarti in occasione del prossimo Natale.

Ma non ti importa cos’hai fatto fino a dieci minuti fa, no. Non ti importa affatto. Sei troppo presa nel contemplare con sguardo perso e sognante – ma anche un po’ inquietante – il solito tizio che non ti caga neanche di striscio e che ti considera come “un’adorabile, dolcissima, disponibilissima e amabile” amica che, in realtà, di adorabile, dolce, disponibile e amabile non ha proprio un cazzo.
Ma lasciamoglielo credere, è pur sempre la distorta immagine di te che tu hai volutamente creato per lui affinché cadesse come una pera stracotta e innamorata tra le tue braccia, cosa che, ne sei convinta, un giorno accadrà. Deve accadere.
Deve accadere per forza, dato che ormai l’hai spacciato per l’uomo della tua vita con i tuoi genitori, tuo fratello, il tuo cane, tutti i tuoi amici ed i loro animali domestici, i parenti sopravvissuti alla strage della Tombola, la tua auto, i tuoi professori del liceo, quelli dell’Università, i tuoi vicini di casa, il sindaco, il Papa, la Corte Costituzionale, il Presidente degli Stati Uniti d’America e tutte le divinità possibili ed immaginabili. Sarebbe deprimente e oltremodo faticoso telefonare a tutta questa gente per ammettere di esserti sbagliata. Ma tu hai sempre ragione, quindi perché preoccuparsi?

In casa regna una tranquillità assoluta, ma dentro di te senti che questa quiete irreale cela dietro di sé un antico pericolo. Gli anni di esperienza nel campo ti hanno insegnato a riconoscere situazioni come quella, e la cosa improvvisamente non ti piace.
Il tuo sesto senso ti dice che qualcuno sta per compiere un grave, gravissimo errore, un passo falso imperdonabile, ed ogni elemento di quel quadro apparentemente statico sembra dare conferma alle tue indicibili paure.
Il silenzio, gli sguardi annoiati, il disordine e, soprattutto, i superalcolici ancora in bella vista indicano che qualcosa di terribile sta per accadere, e tu pensi di sapere di che cosa si tratta.
Ciò che è difficile anche per un’esperta del settore come te, però, è capire chi sarà il traditore, il Giuda, il Caino che pronuncerà quella fatidica frase. Capisci che è fondamentale identificarlo il prima possibile ed impedirgli di provocare l’irrimediabile, ma proprio quando un ancor più agghiacciante presentimento inizia a scuoterti l’anima, ecco che lui, il tuo adorabile ed insospettabile migliore amico, nonché finto fratello sul palcoscenico, ti tradisce. E tu hai improvvisamente voglia di strapparti il cuore dal petto per lanciarlo contro il muro fino alla fine delle festività, piangendo e disperandoti come una povera dannata, perché paradossalmente sarebbe l’unico modo per sopportare l’atroce dolore che il tuo “Puppy” ti ha inconsapevolmente inferto con le seguenti parole: «Raga, ho un’idea. Giochiamo a Tombola».
E a quel punto, mentre tutti sembrano rianimarsi ed iniziano a cercare le monetine, euforici, tu ti alzi lentamente e, con le lacrime agli occhi, gli punti contro l’indice, sussurrandogli con un filo di voce: «Da te non me lo sarei mai aspettato, sporco ingrato. Sciolgo la band. Non posso lavorare con te un solo secondo di più», al che lui si prostra ai tuoi piedi, sconvolto, implorando il tuo perdono, ma è ormai troppo tardi.
Ha tradito la tua fiducia, e tu non sei disposta a porgergli l’altra guancia.
Lo scansi, avviandoti fieramente verso la tavolata, perché se c’è da combattere non sei di certo una che si tira indietro. Quindi, nonostante tutto, accetti ciò che il destino ha voluto riservarti in questa ormai nefasta giornata e prendi posto tra, neanche a farlo di proposito, il presunto uomo della tua vita e la tua migliore amica.

Proprio lei, che ha una fortuna sfacciata in ogni singolo gioco da tavola, dalla Tombola a Hotel, passando per Cluedo, Scarabeo e quello in cui ha più culo di tutti gli altri messi insieme, il fantastico e sempre più bastardo Monopoly.
Contro di lei hai vinto una sola volta, per di più barando come se non ci fosse stato un domani, ma non te ne penti. Non riuscivi più a sopportare l’umiliazione di vederti ipotecare tutte le tue benedette proprietà ad ogni singolo lancio di dadi.

Di fronte a te c’è il proprietario di casa, che non hai mai avuto l’onore di vedere più isterico di così. Si guarda attorno con gli occhi oramai fuori dalle orbite, pronto, se solo ne avesse la possibilità, a scagliare una serie infinita di Avada Kedavra contro chiunque possa essere così incurante del pericolo da anche solo sfiorare uno dei tanti oggetti di valore presenti in quella stanza.

Qualche posto più in là, poi, vedi quell’insopportabile tizia che proprio non riesci a digerire, chiedendoti ancora una volta per quale assurda ragione faccia parte del tuo giro d’amicizie. Non ti frega se sta simpatica a qualcun altro: per te resterà sempre il grande, incommensurabile, indescrivibile e fottutissimo Capo delle Stronze di prima categoria.
Ci sono i vostri amici dell’Università, che ancora si chiedono in che luogo si trovano e perché non sono rimasti a casa ad immergere la faccia chi nel Codice Civile, chi nel libro di Analisi Matematica e chi nel manuale di Psicologia Generale, mentre un impavido avventuriero sta lì a ripetere il Codice di Procedura Penale mentre riflette, indeciso, su quante e quali cartelle mettere le mani.

Il tuo freschissimo ex migliore amico, invece, sta nell’angolino, in disparte, a fissarti con gli occhi da cucciolo, ma non sarà mai in grado di impietosirti.

E poi c’è lui – che da questo momento in poi chiameremo CiccinoPiccino – seduto accanto a te, che incrocia il tuo sguardo e ti sorride, e tu all’improvviso ti sciogli. Stai lì a guardare i suoi lineamenti e ad ascoltare la sua voce allegra e armoniosa e ti sembra di stare in Paradiso, ma l’idillio di quel momento finisce presto.
Troppo presto, e per di più nel peggiore dei modi.
Perché sì, inizia la partita, ma non nel modo in cui ti aspettavi, ed ecco che uno dei tuoi peggiori incubi si avvera. Proprio così: ti hanno appena consegnato il tabellone.
Vorresti andartene, protestare, dire che non ci stai, ma capisci che sarebbe tutto inutile nel momento in cui il tuo ex migliore amico ti mostra il fogliettino con su scritto il tuo nome. Fogliettino che lui stesso ha pescato. Quando si dice che uno è traditore fino all’ultimo.

Rassegnata, accetti il compito che ti hanno imposto, e già sai che non potrà mai finire bene. Mai.
A maggior ragione se colei che, dopo due soli numeri estratti, reclama il misero ambo non è quella culona – sempre simbolicamente parlando – della tua cara amica, ma Miss Stronza 2014. Al che la prima, indignata, contrariata e a tratti furiosa, le lancia dritta in piena faccia una delle sue cartelle, e a quel punto vorresti abbracciare la tua migliore amica, dichiararle amore eterno, annunciarle la tua immensa riconoscenza.
Perché sai che, in fondo, lo ha fatto anche per te.

Pian piano la situazione rientra nei limiti della decenza e della civiltà e la partita prosegue, e c’è di buono che la tizia, forse intimorita dalla precedente reazione che lei stessa ha provocato, sembra essersi cucita la bocca.
Ma la tensione è alta, la senti a fior di pelle e la leggi in ogni singolo sguardo dei presenti; e anche se, come da pronostico, la tua amica ha appena fatto in mezzo minuto terno, quaterna e cinquina, i tuoi presentimenti quasi mai errati ti suggeriscono che qualcosa andrà storto, irrimediabilmente ed irreparabilmente. Qualcosa che non vorresti accadesse, qualcosa di ingiusto, qualcosa di sbagliato.
Ma, nonostante ciò, dopo altri dieci minuti, di fronte a quell’unico numero che ti manca per fare Tombola, il 41, non riesci proprio a perdere la speranza e a non pensare che forse, per la prima volta in quasi venti lunghi anni, potresti anche essere tu a vincere.
Sarebbe qualcosa di assurdo e fuori dal mondo, lo sai benissimo, ma improvvisamente ricominci ad avere fiducia, a dirti che una vittoria cambierebbe ogni cosa, che segnerebbe una svolta fondamentale nelle tue feste.
Stai lì, scavando con la mano in quel sacchetto nero tra le decine di palline, e sai, non potresti esserne più convinta, che è proprio quella che stai prendendo ad essere la palla decisiva.
La tiri fuori con un sorriso enorme, glorioso, soddisfatto, e quasi non ti accorgi che il numero riportato sulla superficie di quell’oggetto di plastica non è quel benedetto 41, ma un inutile, schifoso, orrendo 67.
Ci rimani un po’ male, ma ti rifiuti di gettare la spugna. Sai che sta per arrivare.
Sei proprio lì, con la mano a mezz’aria diretta verso il sacchettino, quando la tragedia si compie, ed un altro tradimento ha luogo.
No, stavolta non è colpa del tuo ex migliore amico, a cui stai seriamente iniziando a pensare di dare una seconda opportunità. E, strano a dirsi, non è neanche colpa della tua migliore amica.
No, non ha alcuna colpa neanche Miss Stronza 2014, e nemmeno il Padrone di Casa/Lord Voldemort, o i vostri amici dell’Università.
Perché colui che ti ha appena distrutto ogni speranza, incenerendola e buttandola al cesso senza ritegno alcuno, è proprio CiccinoPiccino, che senza un briciolo di dignità esclama: «Aspettate! Ho fatto Tombola!», al che tu inizi a pensare che Nietzsche, con quella storia dell’Eterno Ritorno e dell’andamento ciclico degli eventi, non avesse proprio tutti i torti.
Leggi la delusione negli occhi di tutti e la senti ballare la samba proprio sul tuo cuore, ma accetti la sconfitta.
La accetti, perché l’alternativa sarebbe accettare lui, e tutti noi sappiamo quale accezione del termine si adatta meglio al contesto.
Gli porgli la vincita, anche se l’istinto ti direbbe di lanciargli quelle monetine in faccia nell’esatto modo in cui poco prima la tua amica aveva lanciato la cartella in faccia alla Stronza, ma resisti a questa dolce, sublime tentazione. Sei pur sempre innamorata di lui.

Stai per recuperare la calma, quando “qualcuno” propone di pescare un altro numero per vedere cosa sarebbe uscito, e allora capisci che ogni possibilità di perdonare quel traditore è sfumata per sempre.
Una parte di te ti dice che non è il caso che tu lo faccia, che te ne pentirai, ma ormai sei lì e devi portare a termine il tuo lavoro, nel bene e nel male.
Così, a caso, ne prendi uno. Continui a ripeterti di non farlo, ma le tue mani ormai si muovono sole e non c’è verso di fermarle.
Porti la pallina davanti ai tuoi occhi ed è lì che il tempo si ferma. Anche le lancette dell’orologio sembrano essersi bloccate, così come i muscoli di tutti i presenti, e tu ti maledici profondamente per non aver dato retta al tuo buon senso che ti urlava con quanto fiato aveva in gola che quella era proprio una pessima idea.
Quel 41 ti fissa attentamente, sogghignando soddisfatto, e tu vorresti scagliarlo oltre la finestra e crogiolarti nella desolazione, ma non lo fai.
Semplicemente, ti volti, sorridendo, verso CiccinoPiccino.
Sì, gli sorridi, e anche lui ti sorride, e tutto il mondo sembra sorridere. Ma è il sorriso più omicida e psicopatico della storia.
Un sorriso che pian piano si trasforma in tutt’altro. In qualcosa, in effetti, che somiglia tanto ad un’espressione rabbiosa.
«IO TI AMMAZZO!» gli urli contro, tra lo stupore generale. E non sai perché, non sai nemmeno come, ma ti ritrovi ad inseguirlo per casa mentre lui fugge, disperato, portandosi via il tuo cuore ed i tuoi soldi.

E siamo di nuovo qui, al finale di questa storia, chiedendoci ancora una volta quali meccanismi si innescano negli Italiani, in questo periodo dell’anno, di fronte a quel gioco infernale.
Nessuno lo sa, e forse non ci è dato saperlo. Abbiamo solo una consapevolezza: non si è mai più le stesse persone di prima, una volta che ha avuto luogo la catastrofe.
Improvvisamente ci si ritrova con qualche parente o amico in meno, costretti a cambiare idea su molte cose, a rivedere le proprie certezze.
Un processo che si ripete ogni singolo Natale, e anche stavolta sei costretta a chiamare tutta quella gente che abbiamo elencato all’inizio per comunicare che, be’... ti sei sbagliata ancora una volta, ma non fa niente.
La Tombola è così, fa parte del Natale. Potrai tentare di sfuggirle, potrai opporti a lei, ma lei è sempre lì. Ti attende, ti aspetta a braccia aperte, e l’unica cosa che realmente puoi fare è accettare il tuo destino e combattere. Fino all’ultima cartella.


Angolo dell’autrice

Ebbene sì, ecco una sorta di sequel di Mai dire Tombola! (vi lascio il collegamento, nel caso molto probabile in cui non la conosciate).
Stavo per dire: “tratto da una storia vera”, perché in effetti un po’ di verità, anche stavolta, c’è. C’è il migliore amico traditore, la migliore amica super fortunata, la Stronza, la mia sfiga stratosferica a Tombola (avessi fatto anche solo un ambo, oh).
C’è CiccinoPiccino (a cui, tranquillizzo tutti, non ho torto un capello), ci sono gli Oasis – se qualcuno ha colto i vari riferimenti mi faccia sapere – e ci sono le giornate nonsense tra amici, a maggior ragione sotto le feste.
L’ispirazione è arrivata e non ho potuto fare a meno di scrivere questa OneShot, e tra l’altro mi sono divertita e rilassata parecchio nel farlo. :)
Spero con tutto il cuore che vi siate divertiti almeno un po’ anche voi e che vi sia piaciuta. Se deciderete di farmi sapere cosa ne pensate, mi potrete solo rendere felice. :)
Detto questo, vi abbraccio e vi auguro buone feste e, naturalmente, buona Tombola!
Un bacio,
Jules 
   
 
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