Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Makoto Naegi non
poteva credere a quanto era successo negli ultimi quattro minuti. Urla, schizzi di
sangue, corpi che cadevano con tonfi sordi per terra. L’isteria
più totale. A partire da Oowada-san che con un sorriso ha
tirato fuori una pistola da chissà dove e si è
messo a sparare senza cognizione di causa, falciando per prima la
povera Maizono-san. “Ooh, la
punizione che ti meritavi per aver scassato i coglioni tutto
‘sto tempo col tuo boyfriend sfigato”. Il secondo, almeno a
quel poco che ricordava di quei concitati attimi, è stato
Ishimaru-san. Preso in pieno petto mentre stava scendendo dal palchetto. E la terza…
Kirigiri-san. Per fortuna lei non
mortalmente. Un proiettile nella spalla sinistra. Se lo
ricordò, nel caso ce ne fosse stato bisogno, quando lei
perse l’equilibrio e toccò a lui sorreggerla. Stavano fuggendo
assieme, allontanandosi più che potevano da quel pazzo
squilibrato di Mondo. Non sapeva dire se e
chi altri era caduto sotto il suo piombo. Pregò ardentemente
che il bilancio si limitasse a Maizono e Ishimaru, ma non ci contava
poi troppo. “Fa male,
Kirigiri-san?” le chiese gentile mentre salivano le scale
verso il secondo piano. “No guarda
*khh*, nulla di serio”. Il solo verso di dolore rispondeva
ampiamente alla sua stupida domanda. Bravo
Makoto, ma pensa a sostituire Hagakure e la sua arguzia solo se lui
è morto là. Speriamo di no. “Non…
non riesco a crederci…”. “Credici
*khh*. Oowada si dev’essere stancato della
sceneggiata… e *khh* ha voluto metterci la parola fine. Maledizione,
sto perdendo troppo sangue…”. “Perché
hai voluto che salissimo? Non sarebbe stato meglio andare verso
l’infermeria, così almeno potevamo
rattopparti?”. “N-No, se lo
aspettava sicuramente *khh*... anzi, non mi stupirebbe scoprire che con
me abbia volontariamente mirato *khh* a una zona non
vitale…”. “Stai
dicendo sul serio? Perché avrebbe fatto una cosa
simile?”. “Ho la
faccia di una che scherza? Per rispondere... all’altra tua
domanda: sveglia Naegi, quella che... sta sanguinando *khh* sono io. Mi
sembrava evidente… che ce l’avesse in special modo
con me… anche se non ti saprei spiegare il
perché”. “Cavolo
però, pesi…”. “... tu devi
sperare che io muoia a breve, perché altrimenti
questa… te la *khh* faccio pagare…”. “Dai,
scherzavo. Era per stemperare”. “Ti stempero
la faccia”. Accidenti.
Per essere una con una spalla fuori uso ha ancora un sacco di energie. Erano appena arrivati
in cima alla rampa di scale che conduceva al secondo piano
quando… “Toh, ma
guarda chi c’è. I piccioncini. Di’ un
po’ Kirigiri, la tua spalla? Tutto bene? Serve una garzina
disinfettante, per caso?”. “Oowada-san…”
disse tremando Makoto. Fece uno sforzo per non voltarsi, tanto se
voleva sparargli… nella schiena o nella pancia poco cambiava. “Ti starai
chiedendo perché non ti ho ancora mandato a fare compagnia
alla gallina Maizono e al rigido Ishimaru, oltre ad eventuali altre
comparse che potrei aver ammazzato là. È il tuo
giorno fortunato, Naegi. Ho finito i colpi”. “Wow.
Perché non ho giocato alla lotteria
allora…”. “Fai poco il
sarcastico, sacchetto di merda! Ci metto un secondo a spedirti
all’altro mondo!”. Mentre parlavano,
Makoto percepì chiaramente che l’altro si stava
avvicinando. Decise di voltarsi. Se
gli toccava, voleva vedere il proprio assassino negli occhi. “Urca, so di
essere bello. Però non merito tutta questa
attenzione”. “Eh? Cosa
intendi?”. “Non ti
chiedi perché la tua compagnuccia di giochi non sta
più dando segni di vita?”. …
non devi neanche scherzare su una cosa del genere, stronzo maledetto. Piano, piano, troppo
piano… Makoto si girò alla sua sinistra. Kyouko aveva gli occhi
chiusi, la pelle ancora più diafana e si faceva molta fatica
a sentire il ritmico rumore del suo respiro nonostante la distanza
fosse minima. “K-Kirigiri…
Kirigiri sveglia!” balbettò, il cuore che
cominciò a battere all’impazzata.
“Kirigiri non morire!” “Oh, ma come
sei carino… e stucchevole” commentò
Mondo, mettendo un dito in bocca e mimando il gesto di vomitare
“mi state facendo venire la nausea.” “O-Oowada-san…
perché questo?! Che ti abbiamo fatto di male?!” A quella frase, Makoto
vide chiaramente il volto del biker tendersi in una smorfia nervosa.
“Perché
questo, mi chiedi… che domanda del cazzo.” Come osava quel nano
chiedere una cosa del genere? Aveva davvero rimosso tutto? O
semplicemente aveva bollato la cosa come irrilevante e continuato
felice con la sua vita? “Tu proprio
non ricordi, eh?” Vide Naegi fare un
passo indietro, prima di parlare: “N-nessuno di noi ricordava
nulla, quando ci siamo svegliati qui…” “Ah,
già. Il Roipnol ha questo effetto
collaterale…” sbuffò Mondo.
“Volevo solo che dimenticaste le ore precedenti al rapimento,
non tutto quanto… oh beh, ormai è
andata.” Salì i
gradini che mancavano per raggiungere il pianerottolo del secondo
piano, superando Naegi e la moribonda Kirigiri, poi si voltò
a guardarli. “Vedi, se ho
organizzato tutto questo è perché dovete pagare
per ciò che avete fatto. Mi avete portato via la cosa
più importante che avevo… e quindi io mi
porterò via le vostre vite, come ho fatto con tutti gli
altri.” “T-ti prego
Oowada, Kirigiri sta…” “...per
morire? È esattamente quello che voglio, non mi stavi
ascoltando? Ma sta tranquillo nano, tra non molto la raggiungerai anche
tu.” “Ma guardalo
come trema, il ragazzino… fa quasi tenerezza.” “Uno
spettacolo magnifico, non trovi fratello?” “...Oowada-san?
Con chi stai parlando?”
Che
diamine sta succedendo? La situazione stava
diventando sempre più assurda: non solo Mondo Oowada aveva
rivelato di essere il mastermind iniziando a sparare su
tutti… ma adesso stava persino parlando da solo. Ha detto fratello…?
Ora che ci penso, ricordo che Oowada-san aveva un fratello
maggiore… ragionò Makoto, e
finalmente qualche ricordo cominciò a riaffiorare, anche se
non abbastanza da consentirgli di capire le azioni del ragazzo. “Stai
parlando… stai parlando di Daiya… si chiamava
così tuo fratello, no?”. “No, non sto
parlando di Daiya. Sto parlando con Daiya. Non lo vedi, in tutta la sua
scultorea bellezza, qui al mio fianco?”. “Oh
Mondo-chan, non adularmi”. “Brutto
bastardo, sono dieci anni che non hai il permesso di chiamarmi in quel
modo!” sbraitò Mondo parlando verso
l’aria. Senza accorgersi di un Naegi che lo guardava a dir
poco sbalordito. “Oowada-san,
non c’è nessuno vicino a te!”. “Naegi, sei
un pallista. Poi ti si allunga il naso e ti si accorcia il pisello se
non la smetti di raccontare fregnacce”. “Eddai
Mondo-chan, non trattarlo male. Se si piscia addosso? Tocca a te pulire
per terra”. “L’hai
voluto tu, stronzo a forma di fratello maggiore!”. E si
scagliò verso qualcosa che non esisteva, prendendo a pugni
qualcuno che solo nella sua testa scansava i suoi ganci e i suoi
diretti ridendo. “Sei rimasto
una sega al cubo, fratellino. Spero non ti scocci se piroetto con le
mani in tasca mentre tu ti rendi ridicolo di fronte al
ragazzetto”. So
di star per morire, lo so. Eppure non riesco a capacitarmi di quando mi
si sta disegnando davanti. È veramente troppo ridicolo,
impossibile, grottesco. “Puah”
commentò il Super Biker, disgustato con se stesso per non
riuscire neanche a fare una piccola carezzina a quella merda di suo
fratello “non posso credere di non riuscire a beccarti una
volta neanche da morto”. “Scarso sei
e scarso rimani, cocchino”. “Vaffanculo,
eh”. “Gnè
gnè. Piuttosto, perché non rientri nei binari
della normalità e, come ogni buon cattivone stereotipato,
non racconti ai nostri due ospiti il motivo che ti ha spinto a mettere
in piedi questa complessa scenata?”. “Due? Io
vedo solo N… aaaaaaaah, ma non ti facevo così
tenero se consideri Kirigiri ancora fra di noi. Beh, ci metto tanto
poco a rimediare”. …
cosa? Non ti azzardare. Lui si
azzardò eccome. Coprì in
pochi passi la breve distanza che lo separava da Makoto e dalla sua
compagna, provvide a sbattere lui al muro con una violenta manata e
sollevò il corpo della sfortunata Kyouko che era caduta per
terra. Per il collo, con entrambe le mani. “Sveglia
Kirigiri, sveglia. So che sei ancora lì da qualche parte.
Non ho intenzione di ripetere il discorso due volte, quindi vedi di
essere attiva e vigile”. Non
posso lasciargli fare quel che vuole, cazzo! Non posso! NON POSSO! Stava per alzarsi
quando l’altro, sempre stringendo l’altra sua
preda, con uno scatto degno di un fulmine lo schiacciò a
terra con un piede sul petto. “E invece
puoi. No, tranquillo, non so leggere nella mente. Ma sono sicuro che
stavi pensando a qualcosa che iniziava per non posso e ti ho
appena dimostrato che, appunto, puoi. Che sia startene buono, ascoltare
quel che ho da dire o vedere la ragazza morire davanti ai tuoi
occhi”. Si sentirono due o tre
colpi di tosse. “Ecco la
protagonista femminile che ritorna in scena poco prima della dipartita
finale. Come va? Riposato comoda?”. “...
sei… sei… veramente... “. “Sì
sì, sono sporco e malvagio. Non mi dici nulla di nuovo. Ho
una domanda per te, Kirigiri, e vorrei che rispondessi al meglio delle
tue possibilità”. “...”. “...”. “Visto che
hai dato prova di avere anche un buon bagaglio medico…
quanti minuti di vita ti dai, in questa situazione?”. Avanti
Makoto, se sei un uomo fai qualcosa! Anche solo immolarti al posto suo,
se proprio non riesci a combinare nulla di meglio! “Devo…
devo…”. THUMP. “... star
zitto, Naegi. Sto parlando con la signora. Dunque Kirigiri, la tua
stima?”. “Con il
sangue... che ho perso… e le tue mani…
attorno… al mio… mio collo… al
massimo… uno o due minuti…”. “Risposta
sbagliata”. Makoto credette di
avere un infarto quando sentì un CRACK. N-no
nonononono Kirigiri no! Cercò di
liberarsi dal piede di Oowada che lo teneva ancorato al terreno, ma
senza riuscirci: potè solo vedere il corpo senza vita di
Kyouko cadere con un tonfo sordo, e sentirlo rotolare lungo i gradini.
Nessun gemito, nessun lamento di dolore. Kyouko Kirigiri era
morta per mano di Mondo Oowada. Letteralmente. Rimase inerme sotto il
piede di Oowada, impossibilitato a fare qualunque cosa… e in
tutta onestà, non sapeva nemmeno COSA poteva fare: Kirigiri
era morta, Maizono e Ishimaru anche, e gli altri probabilmente
avrebbero seguito la stessa sorte di lì a poco; forse anche
lui non sarebbe riuscito ad uscirne vivo, e le possibilità
che avvenisse un qualunque colpo di fortuna erano praticamente
inesistenti. Poi Oowada tolse il
piede dal suo petto e finalmente ricominciò a
respirare… ma quella piacevole sensazione non
durò che un secondo, perché poco dopo si
sentì sollevare per il colletto della giacca. “Ora veniamo
a te, nano.” Mondo lo
sbattè contro il muro con forza, costringendolo a sedere su
uno degli scalini: “Sai quando eravamo in sala ricreazione e
ti ho promesso che te l’avrei fatta pagare? Ecco,
è arrivato il momento.” Naegi chiuse gli
occhi, certo che probabilmente Oowada l’avrebbe pestato a
sangue fino ad ucciderlo, ma il il pugno non arrivò:
“Oh, il fratellone ha ragione. Non puoi crepare senza sapere
il perché.” Riaprì gli
occhi, lentamente. “Tu e
Kirigiri, e tutti gli altri… avete ucciso mio
fratello.” ...cosa? “O-Owada-san
che… che stai dicendo?” “Se non
fosse stato per voi Daiya sarebbe ancora vivo!”
tuonò Mondo, afferrandolo di nuovo per il colletto e
sbattendolo contro il muro; la botta alla testa fu tale che per un
secondo Makoto non vide nulla a parte puntini bianchi. “Ti ricordi
il festival scolastico di quattro mesi fa? Ti ricordi quel cazzo di
maid cafè che volevate mettere in piedi tu e il resto della
classe?!” I-il
festival… sì, ricordo qualcosa di
simile… Poco a poco delle
immagini cominciarono ad affiorare: ricordava il festival scolastico
che si svolgeva annualmente alla Kibougamine, e che ogni classe doveva
proporre un’attività; la classe 78 aveva proposto
di organizzare un maid cafè e che spesso rimanevano a scuola
a parlarne e lavorare fino a tardi. Ricordò anche che, in
uno di quei giorni, Mondo aveva detto che sarebbe andato via prima. “T-tu…
tu dicevi che avevi un impegno inderogabile…”
balbettò, cercando di mettere a fuoco i ricordi di quel
momento. “Esatto. E
ti ricordi cosa mi avete risposto, tu e Kirigiri?” “N-noi…” ... “Rimani
ancora un po’, Oowada-san! Non ti tratterremo ancora a
lungo!”. “Mancano poche cose da decidere,
dai.” Sgranò gli
occhi quando ricordò quella frase, e tutto quello che
seguì. “Ora
ricordi, nano?” Makoto
annuì, tremando. Mondò strinse le dita attorno al
colletto del ragazzo: “Quel giorno la mia gang aveva
organizzato il passaggio di testimone tra me e mio fratello. Sarei
diventato il leader dei Crazy Diamond! Era un giorno importante! E voi
avete rovinato tutto!” “N-noi
non…” “Cosa? Voi
non volevate farmi rimanere più del dovuto? Non volevate
farmi tardare e avvisare Daiya che avrei fatto tardi alla cerimonia?
Non volevate fare in modo che mio fratello venisse a prendermi a
scuola… e morisse in un incidente stradale?!” Mondo era ormai fuori
di sé: il suo viso era bagnato dalle lacrime, ma la sua
espressione non era di tristezza… quello che Makoto riusciva
a scorgervi era solo odio e desiderio di vendetta. “Sai, il
conducente del tir che l’ha falciato dice che non
l’aveva visto” continuò, “che
era apparso all’improvviso e che non aveva fatto in tempo a
frenare” disse, rimanendo in silenzio per qualche istante.
Poi: “È morto sul colpo, preso in pieno dal tir.
Nemmeno la moto è rimasta intatta.” Makoto non sapeva cosa
dire: ricordava tutto adesso, compresa la telefonata che Mondo
ricevette verso le sette di sera mentre erano ancora in aula;
ricordò persino il funerale e i Crazy Diamond al completo,
venuti a rendere omaggio al loro defunto leader. Ricordò con
orrore anche il lento isolarsi di Mondo, fino a diventare quasi un
fantasma in classe. “Se non
fosse stato per quel festival del cazzo… se tu e quella
puttana di Kirigiri non aveste insistito per farmi
rimanere…” disse Mondo “Daiya sarebbe
ancora vivo.” “C-come puoi
incolpare noi?” azzardò Makoto, “Non
eravamo noi alla guida del tir… non potevamo sapere
che-” “STAI
ZITTO!” urlò Oowada, e Makoto chiuse di nuovo gli
occhi temendo qualche tipo di ritorsione… che non avvenne:
invece, Mondo lasciò la presa e si sedette davanti a lui
sullo scalino. Aveva l’aria stanca, come… come se
avesse un peso enorme da togliersi di dosso. “Quattro
mesi… quattro mesi ci ho messo per organizzare tutto
questo” disse, allargando le braccia. “Fingere di
riprendermi e tornare socievole… imparare abbastanza sui
computer da capire come hackerare il sistema di sorveglianza della
scuola… costruire un robot come Monokuma facendomi aiutare
da Fujisaki. Povera, lei non aveva capito niente delle mie reali
intenzioni” rise, “era solo felice di vedermi di
nuovo attivo e partecipe.” Makoto decise che, a
quel punto, tanto valeva azzardare ancora per saperne di
più: “C-come hai fatto a rinchiuderci
qui?” “Oh, quello
è stato pure troppo semplice” ammise Mondo,
“La Golden Week capitava proprio a fagiolo: è
bastato organizzare una serata in caffetteria e servire bibite corrette
al Roipnol. E se ti chiedi come l’ho avuto… far
parte di una gang di motociclisti ti apre le porte più
disparate.” Non
posso crederci… è tutto talmente
assurdo… “Ma…
perché tutti gli altri? Se ce l’avevi con me e
Kirigiri, perché uccidere anche loro?” “Perché
tutti dovevano pagare” rispose Mondo, “voi avete
insistito, ma loro non hanno fatto nulla per dissuadermi.” È pazzo,
è completamente pazzo pensò, mentre osservava
Mondo rimettersi in piedi e torreggiare su di lui. “Il momento
delle confidenze è finito” disse,
“è ora che tu raggiunga la tua amichetta
detective.” Makoto
abbassò di scatto la testa e strinse gli occhi
così forte da fargli male, convinto che la sua fine stesse
per giungere sul serio, stavolta. Invece
sentì un tonfo e poi il rumore di qualcosa che cadeva di
peso sulle scale. “Fi-finalmente
stai zitto, gorilla…” Quando
riaprì gli occhi, ciò che vide fu Mondo Oowada
privo di sensi e, dietro di lui, Byakuya Togami con in mano una mazza
da baseball; sembrava ferito, ma non abbastanza da metterlo fuori gioco. “Meglio
muoverci, Naegi” lo tirò su per un braccio,
“prima che ‘sto cavernicolo si svegli. E allora
nessuno di noi due vorrà trovarsi qui.” No
no no, aspetta. Togami salva la vita a me? Chi ha scritto questo film
dell’orrore? “Togami-san…
un secondo, per favore” disse scostandosi e cominciando a
scendere le scale. “Sei fuori
di testa? Ti ho detto che dobbiamo andarcene e…
oh”. Direi
che se n’è accorto. “L’ha…
l’ha…”. Non era spettacolo comune sentir
Togami così a corto di parole. “...”.
Si limitò a un cenno. Si avvicinò
al cadavere di Kirigiri, che nella miglior tradizione dei film
drammatici aveva ancora gli occhi aperti. Per un istante fu tentato di
completare il clichè chiudendoli, ma soppresse
l’impulso per un non ben precisato motivo. “Cerca di
sbrigarti e fai quel che devi fare, Naegi. Non sono esattamente un
palestrato e non credo che resterà steso per
molto”. “Voglio…
voglio solo…” si interruppe, privo di una
spiegazione adatta. Lui in primis non sapeva cosa voleva fare. Si era
mosso spinto da un impulso indefinito, una di quelle azioni irrazionali
che però senti di dover portare a termine. “Kirigiri-san…
io… io… non so cosa dire, o fare…
volevo… chiederti scusa… e dirti…
che… oddio, che situazione… mi… mi
vergogno… a dirtelo adesso…
ma…”. “Naegi, la
dichiarazione da Romeo col cuore infranto in un altro momento! Potrei
aver visto male, ma mi sembra che lo scimmione si stia
muovendo!”. Insomma,
un po’ di rispetto Togami-san! Nell’ultimo minuto
ho creduto di essere morto almeno tre volte, se proprio deve andare
così preferisco togliermi questo peso di dosso. “E
comunque… ha ragione… con la storia della
dichiarazione… santo cielo, suonerò
patetico…”. “Togli pure
la forma dubitativa”. “... no,
beh… il momento non è dei
migliori…”. Fece segno a Byakuya
di raggiungerlo, dicendogli che potevano andare. Quando
l’altro lo raggiunse si caricò il corpo in spalla. “Cosa stai
facendo, imbecille? Non te la vorrai mica portare dietro,
spero”. “Sì”. La lapidaria risposta
tranciò qualunque possibile commento sarcastico. “Tieni
stretta la mazza”. “Non ci
tengo a morire”. Si avviarono, proprio
mentre alle loro spalle giungevano grugniti scocciati e rumori non
identificabili. “Dove siamo
diretti, Togami-san?”. “Torniamo in
palestra. Magari siamo fortunati e qualcun altro è
sopravvissuto a quel massacro”. Kibougamine
batte Columbine per KO tecnico alla seconda ripresa. Il viaggio fu il
più veloce possibile, il che non è molto
considerato il carico con cui Makoto si era appesantito. Ma
evidentemente abbastanza dato che non ci fu traccia di Mondo alle loro
spalle. Quando vi arrivarono
vennero accolti da un tanfo pestilenziale e da quattro corpi riversi
per terra. Strano,
è presto per la decomposizione. Forse ho le allucinazioni
olfattive. Oltre ai preventivati
Maizono e Ishimaru, trovarono i poveri Fukawa e Hagakure. Basta
cadaveri, basta… mi viene da vomitare… E, neanche fosse stato
colpito da una maledizione voodoo, sentì un fiotto di
qualcosa risalirgli rapidissimo la gola. Dovette coprirsi la bocca con
una mano per non dare spettacolo e solo dopo un’accanita
battaglia riuscì a ricacciarlo nel suo luogo
d’origine. “Uhm”
ragionò Byakuya ad alta voce “facendo due rapidi
calcoli… oltre a me, a te e a Oowada… le uniche
altre persone vive sono Asahina e Oogami”. “Dove
possono essersi nascoste?” chiese Naegi, ancora un
po’ provato dall’esperienza paragnosta. “Lo devo
sapere come? Per mia fortuna non sono il loro biografo. Dovremmo
cercarle, penso sia meglio restare uniti se possiamo”. “Ma andare a
zonzo, così come siamo messi, ci espone a un notevole
rischio”. “Cosa
parzialmente rimediabile se tu lasciassi giù
Kirigiri”. “Non
succederà”. “Maledetto
idiota, perché ci tieni tanto a portarti a spasso la tua
bella defunta?”. “PERCHÉ
MI SONO PRESO UNA COTTA PER LEI E VORREI ASSICURARMI CHE POSSA ALMENO
AVERE UNA DEGNA CERIMONIA FUNEBRE. CONTENTO ORA?”. Si aspettava una
reazione di meraviglia da Togami, che però non
arrivò. In compenso gli diede uno scappellotto in testa. “Ahio!”. “Dimmi che
non hai appena lanciato un grosso segnale per farci beccare da
Oowada”. “Oh
sì che l’ha fatto, birbantelli che non siete
altro” annunciò smargiasso Mondo mentre entrava
trionfalmente in palestra. Si voltarono verso
l’entrata, e lo videro fermo sulla porta che sorrideva. “Non credere
di uscire vivo da qui, Scion di ‘staceppa”
ringhiò, avanzando verso di loro e puntando il dito verso
Togami “devo ancora ringraziarti per la mazzata in
testa!” I due ragazzi
arretrarono di qualche passo quando videro la pistola puntata contro di
loro, ma Togami decise di azzardare comunque: “Guarda che lo
so che hai finito i colpi.” “Oh, ti
prego” sbuffò Mondo, “secondo te vi
inseguo per mezza scuola e non mi fermo a prendere proiettili di
scorta? Direi che il cervello non è la dote principale per
diventare Super Ereditieri.” Makoto non
parlò, limitandosi a guardare male Togami. Che
affermazione del cavolo, in effetti… se vuoi farci uccidere
ammettilo che fai prima. Mondo
continuò ad avanzare verso di loro, la canna della pistola
che puntava ora verso Makoto ora verso Togami. Makoto
deglutì, sforzandosi di pensare a una soluzione. Se solo fossi ancora viva
pensò, sentendo il peso del cadavere di Kirigiri sulle sue
spalle farsi improvvisamente più pesante. Tu riusciresti a tirarci fuori
di qui. E mentre lo pensava, la stanchezza ebbe il
sopravvento su di lui e il corpo della ragazza scivolò per
terra. Makoto si voltò di scatto a guardarla, preoccupato
per lei… per poi ricordare che ormai Kyouko era morta. E che
no, anche fosse stata ancora viva forse non sarebbe riuscita a farli
uscire fuori di lì; al contrario, era morta nel tentativo e
questo la diceva lunga sulle loro probabilità di successo. Siamo
spacciati. “Prima di
spararmi in testa devi togliermi una curiosità, gorilla
analfabeta.” Makoto
roteò gli occhi nel sentire la voce di Togami. Ma
ci tieni proprio a provocarlo? “Sentiamo,
cosa vuoi chiedermi, quattrocchi?” “Come hai
fatto a tenerci chiusi qui e non farti scoprire? Voglio dire, qualcuno
là fuori si sarà accorto della nostra
assenza… sono ormai più di dieci giorni che siamo
chiusi qui…” Makoto
inarcò un sopracciglio, chiedendosi a cosa servisse fargli
una domanda simile se tanto stavano per morire… poi
realizzò: Togami stava cercando di prendere tempo.
Un’azione del tutto ammirevole, se abbinata a un
piano… ...quindi
mi auguro che tu ne abbia uno, Byakuya. Mondo
sospirò, come se gli avessero rivolto la domanda
più stupida dell’universo: “Come ho
già raccontato al tuo degno compare, mi è bastato
sfruttare la Golden Week. Una decina di giorni di vacanza giustificata
erano più che sufficienti per mettere in atto il mio
piano.” “Non era
quello che intendevo” replicò Togami con cautela
“volevo sapere come sei riuscito a non far trapelare nulla
con la polizia, i genitori e gli insegnanti. Non è possibile
che non si siano mai chiesti dove diamine fosse finita una classe
intera!” “E chi ha
detto che non è successo?” ...eh? “C-che
intendi, Oowada?” balbettò Makoto. Mondo
ghignò: “Ho usato l’account email di un
professore e inoltrato una circolare in cui si diceva che la classe 78
aveva il permesso di fare una gita di qualche giorno durante la Golden
Week. Nessuno ha avuto da ridire.” “Ma…
è passato più di qualche giorno”
insistette Makoto “come hai fatto a non far scoprire
nulla?” “Oh, sulle
prime credevano a una bravata, che avessimo prolungato la gita o robe
simili, presumo… poi la polizia ha cominciato a sospettare
qualcosa.” “L-la
polizia? Vuoi dire che sono qui?!” “Certo.”
annuì il ragazzo, come niente fosse. “Immagino
siano qua fuori anche adesso… hanno provato ad entrare ma
abbiamo un ottimo sistema di sicurezza.” Togami aprì
la bocca per aggiungere qualcosa, ma Mondo lo zittì in
maniera perentoria: “Guarda che ho capito il tuo gioco, coso.
Stai cercando di temporeggiare per qualche ridicolo motivo. Ma non te
lo concederò”. “Feh. Devo
proprio dirlo” concesse Byakuya “Avevo ragione
quando ho detto che il mastermind era calato al livello dei villici che
ci circondavano. Comunque vada devo ammettere che sei stato furbo come
una faina. Avresti un futuro come broker”. “Più
facilmente il mio futuro sarà come carcerato… o
cadavere”. “Uh?”
chiesero gli altri due, confusi. “Niente che
vi riguardi. E ora…”. Puntò la
pistola verso Makoto. BANG. Nononononoehichescherzisonoperchédevomorireaiuto… THUMP.
Se non sono morto
adesso non potrò mai farlo, è deciso. Sono caduto
all’indietro, prendendo anche una sonora sederata. Osservo
con sguardo immagino vitreo quell’abnorme massa di muscoli di
Sakura Oogami che si assicura del decesso di Mondo Oowada. Aveva ragione sulle sue prospettive di carriera. La ricostruzione di
questi ultimi trenta secondi è la seguente: sentendo lo
sparo è emersa dall’angolo buio in cui
probabilmente si era rintanata insieme alla sua compagnuccia. Non ha
perso un solo istante e gli si è avventata addosso, mentre
io non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura di Naegi che si
copriva la ferita con una mano, faceva roteare gli occhi dentro il suo
cervello e si accasciava per terra macchiando tutto il pavimento. La colluttazione
è durata pochissimo, ma il tempo è stato
sufficiente per far sì che Oogami si prendesse un proiettile
nella gamba. Per fortuna non è bastato a neutralizzarla,
così ha potuto sbattere la testa di Oowada a terra fino a
fracassargliela. “Togami…
stai bene?” mi chiede, lo sguardo contorto in una smorfia di
dolore. Riesco a risponderle solo con un piccolo cenno. Ho…
io… Contegno Byakuya,
contegno. Sei un maledetto Togami. Mi prendo un minuto
per recuperare il decoro. Poi riesco a rialzarmi, ad asciugarmi la
faccia sudata e più in generale a riprendere
l’aspetto che mi compete. “Asahina?
È viva?”. “Sì,
per fortuna sì. L’ho lasciata nell’aula
audiovisivi, raccomandandole di non mettere il naso fuori di
lì per nulla al mondo. Se io avessi fallito
ora…”. “... Oowada
sarebbe andato a prenderla, già”. Silenzio. Nessuno dei
due ha particolare voglia di cianciare. Oogami, pur con un
buco nella gamba, sembra in ottima forma. Maneggia il corpo di quel
bastardo alla ricerca di qualcosa, specificando che è a caccia di un telecomando per sbloccare il
portone d’ingresso. Lo trova quasi subito. Osservandolo esclama:
“Incredibile che per un affarino così piccolo sia
dovuto succedere tutto questo…”. Decido di non
commentare. Ho già perso troppi punti sul Togamometro per
oggi. “Sono morti
persino Naegi e Kirigiri, mi tocca constatare. Non riesco a credere a
una conclusione simile…”. Le faccio cenno di
uscire di qui, recuperare Asahina e andare a braccetto tutti e tre in
terapia per i prossimi trent’anni. “Eravamo in
sedici… e ora… ora…”. Ribadisco il cenno,
stavolta con più forza. “Una
carneficina…”. “Andiamo!”.
A quanto pare i cenni non bastano. Quando siamo alla
porta si gira un’ultima volta, e io con lei: davanti ai
nostri occhi i cadaveri di Kirigiri, Naegi, Maizono, Hagakure, Fukawa e
Ishimaru. Più quel sacco di carne senza valore di Oowada, con la faccia spappolata. Io, Oogami e Asahina siamo
stati baciati dai kami per l’onore di abbandonare questo
posto con i nostri piedi e non dentro un sacco per le autopsie. La recuperiamo
velocemente. Meno velocemente Oogami la convince a venire via di
lì, considerato che si era rannicchiata su se stessa a
piangere. Ora che sono da solo,
al sicuro dei miei pensieri? Posso intuire perché
è arrivata a questo estremo. “E…
e gli altri? Naegi? Kirigiri? Fukawa?”. “Non…
non ce l’hanno fatta” le comunica con voce
funerea, il viso rivolto a terra. “No. No.
No!” comincia a strepitare, obbligando la sua amica ad
applicare maniere non esattamente gentili per convincerla a spostarsi. Giungiamo davanti al
portone, dopo che il telecomando d’apertura è
finito a me. Sapete, tenere ferma una ragazza gonfia
d’energia come Asahina richiede entrambe le mani. Anche se sei alta quasi due metri e pesi poco meno di cento chili. “Togami, per
piacere apri. Questo posto comincia a puzzare di morte
ovunque”. Non ho motivo per
ritardare il processo. Premo il pulsante. In un attimo, non
appena poggiamo un piede all’esterno, ci sono addosso. Polizia, giornalisti,
ficcanaso, forse anche qualche professore. E i genitori. “Riprendimi,
taglio lungo! Trasmettiamo in diretta dall’esterno della
Kibougamine Gakuen. È uscito qualcuno, dopo giorni di
isolamento e mancate notizie sullo stato dell’accademia!
Dalle nostre informazioni risultano essere Byakuya Togami il Super
Erede, Sakura Oogami la Super Artista Marziale e Aoi Asahina la Super
Nuotatrice. Sono palesemente sconvolti, feriti e in pessime condizioni!
Non sembra esserci traccia degli altri membri della classe 78, dispersi
da ormai quasi due settimane. Adesso proveremo a intervistarli
per…”. “Non
azzardatevi!” mi esce imperioso. Oh, almeno non sono marcito
del tutto là dentro. “Vedete, ci
tocca annunciarvi che purtroppo si è consumata una terribile tragedia…” esordisce ancora
Oogami, immediatamente autonominatasi portavoce ufficiale del gruppetto. Non credevo che avrei
mai potuto dirlo. Ma io, Byakuya Togami, sono un sopravvissuto.