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Autore: Walpurgisnacht    29/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
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Makoto Naegi non poteva credere a quanto era successo negli ultimi quattro minuti.
Urla, schizzi di sangue, corpi che cadevano con tonfi sordi per terra.
L’isteria più totale. A partire da Oowada-san che con un sorriso ha tirato fuori una pistola da chissà dove e si è messo a sparare senza cognizione di causa, falciando per prima la povera Maizono-san.
“Ooh, la punizione che ti meritavi per aver scassato i coglioni tutto ‘sto tempo col tuo boyfriend sfigato”.
Il secondo, almeno a quel poco che ricordava di quei concitati attimi, è stato Ishimaru-san. Preso in pieno petto mentre stava scendendo dal palchetto.
E la terza… Kirigiri-san.
Per fortuna lei non mortalmente. Un proiettile nella spalla sinistra.
Se lo ricordò, nel caso ce ne fosse stato bisogno, quando lei perse l’equilibrio e toccò a lui sorreggerla.
Stavano fuggendo assieme, allontanandosi più che potevano da quel pazzo squilibrato di Mondo.
Non sapeva dire se e chi altri era caduto sotto il suo piombo. Pregò ardentemente che il bilancio si limitasse a Maizono e Ishimaru, ma non ci contava poi troppo.
“Fa male, Kirigiri-san?” le chiese gentile mentre salivano le scale verso il secondo piano.
“No guarda *khh*, nulla di serio”. Il solo verso di dolore rispondeva ampiamente alla sua stupida domanda.
Bravo Makoto, ma pensa a sostituire Hagakure e la sua arguzia solo se lui è morto là. Speriamo di no.
“Non… non riesco a crederci…”.
“Credici *khh*. Oowada si dev’essere… stancato della sceneggiata… e *khh* ha voluto metterci la parola fine. Maledizione, sto perdendo troppo sangue…”.
“Perché hai voluto che salissimo? Non sarebbe stato meglio andare verso l’infermeria, così almeno potevamo rattopparti?”.
“N-No, se lo aspettava sicuramente *khh*... anzi, non mi stupirebbe scoprire che con me abbia volontariamente mirato *khh* a una zona non vitale…”.
“Stai dicendo sul serio? Perché avrebbe fatto una cosa simile?”.
“Ho la faccia di una che scherza? Per rispondere... all’altra tua domanda: sveglia Naegi, quella che... sta sanguinando *khh* sono io. Mi sembrava evidente… che ce l’avesse in special modo con me… anche se non ti saprei spiegare il perché”.
“Cavolo però, pesi…”.
“... tu devi sperare che io muoia a breve, perché altrimenti questa… te la *khh* faccio pagare…”.
“Dai, scherzavo. Era per stemperare”.
“Ti stempero la faccia”.
Accidenti. Per essere una con una spalla fuori uso ha ancora un sacco di energie.
Erano appena arrivati in cima alla rampa di scale che conduceva al secondo piano quando…
“Toh, ma guarda chi c’è. I piccioncini. Di’ un po’ Kirigiri, la tua spalla? Tutto bene? Serve una garzina disinfettante, per caso?”.
“Oowada-san…” disse tremando Makoto. Fece uno sforzo per non voltarsi, tanto se voleva sparargli… nella schiena o nella pancia poco cambiava.
“Ti starai chiedendo perché non ti ho ancora mandato a fare compagnia alla gallina Maizono e al rigido Ishimaru, oltre ad eventuali altre comparse che potrei aver ammazzato là. È il tuo giorno fortunato, Naegi. Ho finito i colpi”.
“Wow. Perché non ho giocato alla lotteria allora…”.
“Fai poco il sarcastico, sacchetto di merda! Ci metto un secondo a spedirti all’altro mondo!”.
Mentre parlavano, Makoto percepì chiaramente che l’altro si stava avvicinando.
Decise di voltarsi. Se gli toccava, voleva vedere il proprio assassino negli occhi.
“Urca, so di essere bello. Però non merito tutta questa attenzione”.
“Eh? Cosa intendi?”.
“Non ti chiedi perché la tua compagnuccia di giochi non sta più dando segni di vita?”.
… non devi neanche scherzare su una cosa del genere, stronzo maledetto.
Piano, piano, troppo piano… Makoto si girò alla sua sinistra.
Kyouko aveva gli occhi chiusi, la pelle ancora più diafana e si faceva molta fatica a sentire il ritmico rumore del suo respiro nonostante la distanza fosse minima.
“K-Kirigiri… Kirigiri sveglia!” balbettò, il cuore che cominciò a battere all’impazzata. “Kirigiri non morire!”
“Oh, ma come sei carino… e stucchevole” commentò Mondo, mettendo un dito in bocca e mimando il gesto di vomitare “mi state facendo venire la nausea.”
“O-Oowada-san… perché questo?! Che ti abbiamo fatto di male?!”
A quella frase, Makoto vide chiaramente il volto del biker tendersi in una smorfia nervosa.

“Perché questo, mi chiedi… che domanda del cazzo.”
Come osava quel nano chiedere una cosa del genere? Aveva davvero rimosso tutto? O semplicemente aveva bollato la cosa come irrilevante e continuato felice con la sua vita?
“Tu proprio non ricordi, eh?”
Vide Naegi fare un passo indietro, prima di parlare: “N-nessuno di noi ricordava nulla, quando ci siamo svegliati qui…”
“Ah, già. Il Roipnol ha questo effetto collaterale…” sbuffò Mondo. “Volevo solo che dimenticaste le ore precedenti al rapimento, non tutto quanto… oh beh, ormai è andata.”
Salì i gradini che mancavano per raggiungere il pianerottolo del secondo piano, superando Naegi e la moribonda Kirigiri, poi si voltò a guardarli.
“Vedi, se ho organizzato tutto questo è perché dovete pagare per ciò che avete fatto. Mi avete portato via la cosa più importante che avevo… e quindi io mi porterò via le vostre vite, come ho fatto con tutti gli altri.”
“T-ti prego Oowada, Kirigiri sta…”
“...per morire? È esattamente quello che voglio, non mi stavi ascoltando? Ma sta tranquillo nano, tra non molto la raggiungerai anche tu.”
“Ma guardalo come trema, il ragazzino… fa quasi tenerezza.”
“Uno spettacolo magnifico, non trovi fratello?”
“...Oowada-san? Con chi stai parlando?”

Che diamine sta succedendo?
La situazione stava diventando sempre più assurda: non solo Mondo Oowada aveva rivelato di essere il mastermind iniziando a sparare su tutti… ma adesso stava persino parlando da solo.
Ha detto fratello…? Ora che ci penso, ricordo che Oowada-san aveva un fratello maggiore… ragionò Makoto, e finalmente qualche ricordo cominciò a riaffiorare, anche se non abbastanza da consentirgli di capire le azioni del ragazzo.
“Stai parlando… stai parlando di Daiya… si chiamava così tuo fratello, no?”.
“No, non sto parlando di Daiya. Sto parlando con Daiya. Non lo vedi, in tutta la sua scultorea bellezza, qui al mio fianco?”.
“Oh Mondo-chan, non adularmi”.
“Brutto bastardo, sono dieci anni che non hai il permesso di chiamarmi in quel modo!” sbraitò Mondo parlando verso l’aria. Senza accorgersi di un Naegi che lo guardava a dir poco sbalordito.
“Oowada-san, non c’è nessuno vicino a te!”.
“Naegi, sei un pallista. Poi ti si allunga il naso e ti si accorcia il pisello se non la smetti di raccontare fregnacce”.
“Eddai Mondo-chan, non trattarlo male. Se si piscia addosso? Tocca a te pulire per terra”.
“L’hai voluto tu, stronzo a forma di fratello maggiore!”. E si scagliò verso qualcosa che non esisteva, prendendo a pugni qualcuno che solo nella sua testa scansava i suoi ganci e i suoi diretti ridendo.
“Sei rimasto una sega al cubo, fratellino. Spero non ti scocci se piroetto con le mani in tasca mentre tu ti rendi ridicolo di fronte al ragazzetto”.
So di star per morire, lo so. Eppure non riesco a capacitarmi di quando mi si sta disegnando davanti. È veramente troppo ridicolo, impossibile, grottesco.
“Puah” commentò il Super Biker, disgustato con se stesso per non riuscire neanche a fare una piccola carezzina a quella merda di suo fratello “non posso credere di non riuscire a beccarti una volta neanche da morto”.
“Scarso sei e scarso rimani, cocchino”.
“Vaffanculo, eh”.
“Gnè gnè. Piuttosto, perché non rientri nei binari della normalità e, come ogni buon cattivone stereotipato, non racconti ai nostri due ospiti il motivo che ti ha spinto a mettere in piedi questa complessa scenata?”.
“Due? Io vedo solo N… aaaaaaaah, ma non ti facevo così tenero se consideri Kirigiri ancora fra di noi. Beh, ci metto tanto poco a rimediare”.
… cosa? Non ti azzardare.
Lui si azzardò eccome.
Coprì in pochi passi la breve distanza che lo separava da Makoto e dalla sua compagna, provvide a sbattere lui al muro con una violenta manata e sollevò il corpo della sfortunata Kyouko che era caduta per terra. Per il collo, con entrambe le mani.
“Sveglia Kirigiri, sveglia. So che sei ancora lì da qualche parte. Non ho intenzione di ripetere il discorso due volte, quindi vedi di essere attiva e vigile”.
Non posso lasciargli fare quel che vuole, cazzo! Non posso! NON POSSO!
Stava per alzarsi quando l’altro, sempre stringendo l’altra sua preda, con uno scatto degno di un fulmine lo schiacciò a terra con un piede sul petto.
“E invece puoi. No, tranquillo, non so leggere nella mente. Ma sono sicuro che stavi pensando a qualcosa che iniziava per non posso e ti ho appena dimostrato che, appunto, puoi. Che sia startene buono, ascoltare quel che ho da dire o vedere la ragazza morire davanti ai tuoi occhi”.
Si sentirono due o tre colpi di tosse.
“Ecco la protagonista femminile che ritorna in scena poco prima della dipartita finale. Come va? Riposato comoda?”.
“... sei… sei… veramente... “.
“Sì sì, sono sporco e malvagio. Non mi dici nulla di nuovo. Ho una domanda per te, Kirigiri, e vorrei che rispondessi al meglio delle tue possibilità”.
“...”.
“...”.
“Visto che hai dato prova di avere anche un buon bagaglio medico… quanti minuti di vita ti dai, in questa situazione?”.
Avanti Makoto, se sei un uomo fai qualcosa! Anche solo immolarti al posto suo, se proprio non riesci a combinare nulla di meglio!
“Devo… devo…”.
THUMP.
“... star zitto, Naegi. Sto parlando con la signora. Dunque Kirigiri, la tua stima?”.
“Con il sangue... che ho perso… e le tue mani… attorno… al mio… mio collo… al massimo… uno o due minuti…”.
“Risposta sbagliata”.
Makoto credette di avere un infarto quando sentì un CRACK.
N-no nonononono Kirigiri no!
Cercò di liberarsi dal piede di Oowada che lo teneva ancorato al terreno, ma senza riuscirci: potè solo vedere il corpo senza vita di Kyouko cadere con un tonfo sordo, e sentirlo rotolare lungo i gradini. Nessun gemito, nessun lamento di dolore.
Kyouko Kirigiri era morta per mano di Mondo Oowada. Letteralmente.
Rimase inerme sotto il piede di Oowada, impossibilitato a fare qualunque cosa… e in tutta onestà, non sapeva nemmeno COSA poteva fare: Kirigiri era morta, Maizono e Ishimaru anche, e gli altri probabilmente avrebbero seguito la stessa sorte di lì a poco; forse anche lui non sarebbe riuscito ad uscirne vivo, e le possibilità che avvenisse un qualunque colpo di fortuna erano praticamente inesistenti.
Poi Oowada tolse il piede dal suo petto e finalmente ricominciò a respirare… ma quella piacevole sensazione non durò che un secondo, perché poco dopo si sentì sollevare per il colletto della giacca.
“Ora veniamo a te, nano.”
Mondo lo sbattè contro il muro con forza, costringendolo a sedere su uno degli scalini: “Sai quando eravamo in sala ricreazione e ti ho promesso che te l’avrei fatta pagare? Ecco, è arrivato il momento.”
Naegi chiuse gli occhi, certo che probabilmente Oowada l’avrebbe pestato a sangue fino ad ucciderlo, ma il il pugno non arrivò: “Oh, il fratellone ha ragione. Non puoi crepare senza sapere il perché.”
Riaprì gli occhi, lentamente.
“Tu e Kirigiri, e tutti gli altri… avete ucciso mio fratello.”
...cosa?
“O-Owada-san che… che stai dicendo?”
“Se non fosse stato per voi Daiya sarebbe ancora vivo!” tuonò Mondo, afferrandolo di nuovo per il colletto e sbattendolo contro il muro; la botta alla testa fu tale che per un secondo Makoto non vide nulla a parte puntini bianchi.
“Ti ricordi il festival scolastico di quattro mesi fa? Ti ricordi quel cazzo di maid cafè che volevate mettere in piedi tu e il resto della classe?!”
I-il festival… sì, ricordo qualcosa di simile…
Poco a poco delle immagini cominciarono ad affiorare: ricordava il festival scolastico che si svolgeva annualmente alla Kibougamine, e che ogni classe doveva proporre un’attività; la classe 78 aveva proposto di organizzare un maid cafè e che spesso rimanevano a scuola a parlarne e lavorare fino a tardi. Ricordò anche che, in uno di quei giorni, Mondo aveva detto che sarebbe andato via prima.
“T-tu… tu dicevi che avevi un impegno inderogabile…” balbettò, cercando di mettere a fuoco i ricordi di quel momento.
“Esatto. E ti ricordi cosa mi avete risposto, tu e Kirigiri?”
“N-noi…”
...
“Rimani ancora un po’, Oowada-san! Non ti tratterremo ancora a lungo!”. “Mancano poche cose da decidere, dai.”
Sgranò gli occhi quando ricordò quella frase, e tutto quello che seguì.
“Ora ricordi, nano?”
Makoto annuì, tremando. Mondò strinse le dita attorno al colletto del ragazzo: “Quel giorno la mia gang aveva organizzato il passaggio di testimone tra me e mio fratello. Sarei diventato il leader dei Crazy Diamond! Era un giorno importante! E voi avete rovinato tutto!”
“N-noi non…”
“Cosa? Voi non volevate farmi rimanere più del dovuto? Non volevate farmi tardare e avvisare Daiya che avrei fatto tardi alla cerimonia? Non volevate fare in modo che mio fratello venisse a prendermi a scuola… e morisse in un incidente stradale?!”
Mondo era ormai fuori di sé: il suo viso era bagnato dalle lacrime, ma la sua espressione non era di tristezza… quello che Makoto riusciva a scorgervi era solo odio e desiderio di vendetta.
“Sai, il conducente del tir che l’ha falciato dice che non l’aveva visto” continuò, “che era apparso all’improvviso e che non aveva fatto in tempo a frenare” disse, rimanendo in silenzio per qualche istante. Poi: “È morto sul colpo, preso in pieno dal tir. Nemmeno la moto è rimasta intatta.”
Makoto non sapeva cosa dire: ricordava tutto adesso, compresa la telefonata che Mondo ricevette verso le sette di sera mentre erano ancora in aula; ricordò persino il funerale e i Crazy Diamond al completo, venuti a rendere omaggio al loro defunto leader. Ricordò con orrore anche il lento isolarsi di Mondo, fino a diventare quasi un fantasma in classe.
“Se non fosse stato per quel festival del cazzo… se tu e quella puttana di Kirigiri non aveste insistito per farmi rimanere…” disse Mondo “Daiya sarebbe ancora vivo.”
“C-come puoi incolpare noi?” azzardò Makoto, “Non eravamo noi alla guida del tir… non potevamo sapere che-”
“STAI ZITTO!” urlò Oowada, e Makoto chiuse di nuovo gli occhi temendo qualche tipo di ritorsione… che non avvenne: invece, Mondo lasciò la presa e si sedette davanti a lui sullo scalino. Aveva l’aria stanca, come… come se avesse un peso enorme da togliersi di dosso.
“Quattro mesi… quattro mesi ci ho messo per organizzare tutto questo” disse, allargando le braccia. “Fingere di riprendermi e tornare socievole… imparare abbastanza sui computer da capire come hackerare il sistema di sorveglianza della scuola… costruire un robot come Monokuma facendomi aiutare da Fujisaki. Povera, lei non aveva capito niente delle mie reali intenzioni” rise, “era solo felice di vedermi di nuovo attivo e partecipe.”
Makoto decise che, a quel punto, tanto valeva azzardare ancora per saperne di più: “C-come hai fatto a rinchiuderci qui?”
“Oh, quello è stato pure troppo semplice” ammise Mondo, “La Golden Week capitava proprio a fagiolo: è bastato organizzare una serata in caffetteria e servire bibite corrette al Roipnol. E se ti chiedi come l’ho avuto… far parte di una gang di motociclisti ti apre le porte più disparate.”
Non posso crederci… è tutto talmente assurdo…
“Ma… perché tutti gli altri? Se ce l’avevi con me e Kirigiri, perché uccidere anche loro?”
“Perché tutti dovevano pagare” rispose Mondo, “voi avete insistito, ma loro non hanno fatto nulla per dissuadermi.”
È pazzo, è completamente pazzo pensò, mentre osservava Mondo rimettersi in piedi e torreggiare su di lui.
“Il momento delle confidenze è finito” disse, “è ora che tu raggiunga la tua amichetta detective.”
Makoto abbassò di scatto la testa e strinse gli occhi così forte da fargli male, convinto che la sua fine stesse per giungere sul serio, stavolta.
Invece sentì un tonfo e poi il rumore di qualcosa che cadeva di peso sulle scale.
“Fi-finalmente stai zitto, gorilla…”
Quando riaprì gli occhi, ciò che vide fu Mondo Oowada privo di sensi e, dietro di lui, Byakuya Togami con in mano una mazza da baseball; sembrava ferito, ma non abbastanza da metterlo fuori gioco.
“Meglio muoverci, Naegi” lo tirò su per un braccio, “prima che ‘sto cavernicolo si svegli. E allora nessuno di noi due vorrà trovarsi qui.”
No no no, aspetta. Togami salva la vita a me? Chi ha scritto questo film dell’orrore?
“Togami-san… un secondo, per favore” disse scostandosi e cominciando a scendere le scale.
“Sei fuori di testa? Ti ho detto che dobbiamo andarcene e… oh”.
Direi che se n’è accorto.
“L’ha… l’ha…”. Non era spettacolo comune sentir Togami così a corto di parole.
“...”. Si limitò a un cenno.
Si avvicinò al cadavere di Kirigiri, che nella miglior tradizione dei film drammatici aveva ancora gli occhi aperti. Per un istante fu tentato di completare il clichè chiudendoli, ma soppresse l’impulso per un non ben precisato motivo.
“Cerca di sbrigarti e fai quel che devi fare, Naegi. Non sono esattamente un palestrato e non credo che resterà steso per molto”.
“Voglio… voglio solo…” si interruppe, privo di una spiegazione adatta. Lui in primis non sapeva cosa voleva fare. Si era mosso spinto da un impulso indefinito, una di quelle azioni irrazionali che però senti di dover portare a termine.
“Kirigiri-san… io… io… non so cosa dire, o fare… volevo… chiederti scusa… e dirti… che… oddio, che situazione… mi… mi vergogno… a dirtelo adesso… ma…”.
“Naegi, la dichiarazione da Romeo col cuore infranto in un altro momento! Potrei aver visto male, ma mi sembra che lo scimmione si stia muovendo!”.
Insomma, un po’ di rispetto Togami-san! Nell’ultimo minuto ho creduto di essere morto almeno tre volte, se proprio deve andare così preferisco togliermi questo peso di dosso.
“E comunque… ha ragione… con la storia della dichiarazione… santo cielo, suonerò patetico…”.
“Togli pure la forma dubitativa”.
“... no, beh… il momento non è dei migliori…”.
Fece segno a Byakuya di raggiungerlo, dicendogli che potevano andare.
Quando l’altro lo raggiunse si caricò il corpo in spalla.
“Cosa stai facendo, imbecille? Non te la vorrai mica portare dietro, spero”.
“Sì”.
La lapidaria risposta tranciò qualunque possibile commento sarcastico.
“Tieni stretta la mazza”.
“Non ci tengo a morire”.
Si avviarono, proprio mentre alle loro spalle giungevano grugniti scocciati e rumori non identificabili.
“Dove siamo diretti, Togami-san?”.
“Torniamo in palestra. Magari siamo fortunati e qualcun altro è sopravvissuto a quel massacro”.
Kibougamine batte Columbine per KO tecnico alla seconda ripresa.
Il viaggio fu il più veloce possibile, il che non è molto considerato il carico con cui Makoto si era appesantito. Ma evidentemente abbastanza dato che non ci fu traccia di Mondo alle loro spalle.
Quando vi arrivarono vennero accolti da un tanfo pestilenziale e da quattro corpi riversi per terra.
Strano, è presto per la decomposizione. Forse ho le allucinazioni olfattive.
Oltre ai preventivati Maizono e Ishimaru, trovarono i poveri Fukawa e Hagakure.
Basta cadaveri, basta… mi viene da vomitare…
E, neanche fosse stato colpito da una maledizione voodoo, sentì un fiotto di qualcosa risalirgli rapidissimo la gola. Dovette coprirsi la bocca con una mano per non dare spettacolo e solo dopo un’accanita battaglia riuscì a ricacciarlo nel suo luogo d’origine.
“Uhm” ragionò Byakuya ad alta voce “facendo due rapidi calcoli… oltre a me, a te e a Oowada… le uniche altre persone vive sono Asahina e Oogami”.
“Dove possono essersi nascoste?” chiese Naegi, ancora un po’ provato dall’esperienza paragnosta.
“Lo devo sapere come? Per mia fortuna non sono il loro biografo. Dovremmo cercarle, penso sia meglio restare uniti se possiamo”.
“Ma andare a zonzo, così come siamo messi, ci espone a un notevole rischio”.
“Cosa parzialmente rimediabile se tu lasciassi giù Kirigiri”.
“Non succederà”.
“Maledetto idiota, perché ci tieni tanto a portarti a spasso la tua bella defunta?”.
“PERCHÉ MI SONO PRESO UNA COTTA PER LEI E VORREI ASSICURARMI CHE POSSA ALMENO AVERE UNA DEGNA CERIMONIA FUNEBRE. CONTENTO ORA?”.
Si aspettava una reazione di meraviglia da Togami, che però non arrivò. In compenso gli diede uno scappellotto in testa.
“Ahio!”.
“Dimmi che non hai appena lanciato un grosso segnale per farci beccare da Oowada”.
“Oh sì che l’ha fatto, birbantelli che non siete altro” annunciò smargiasso Mondo mentre entrava trionfalmente in palestra.
Si voltarono verso l’entrata, e lo videro fermo sulla porta che sorrideva.
“Non credere di uscire vivo da qui, Scion di ‘staceppa” ringhiò, avanzando verso di loro e puntando il dito verso Togami “devo ancora ringraziarti per la mazzata in testa!”
I due ragazzi arretrarono di qualche passo quando videro la pistola puntata contro di loro, ma Togami decise di azzardare comunque: “Guarda che lo so che hai finito i colpi.”
“Oh, ti prego” sbuffò Mondo, “secondo te vi inseguo per mezza scuola e non mi fermo a prendere proiettili di scorta? Direi che il cervello non è la dote principale per diventare Super Ereditieri.”
Makoto non parlò, limitandosi a guardare male Togami.
Che affermazione del cavolo, in effetti… se vuoi farci uccidere ammettilo che fai prima.
Mondo continuò ad avanzare verso di loro, la canna della pistola che puntava ora verso Makoto ora verso Togami. Makoto deglutì, sforzandosi di pensare a una soluzione.
Se solo fossi ancora viva pensò, sentendo il peso del cadavere di Kirigiri sulle sue spalle farsi improvvisamente più pesante. Tu riusciresti a tirarci fuori di qui. E mentre lo pensava, la stanchezza ebbe il sopravvento su di lui e il corpo della ragazza scivolò per terra. Makoto si voltò di scatto a guardarla, preoccupato per lei… per poi ricordare che ormai Kyouko era morta. E che no, anche fosse stata ancora viva forse non sarebbe riuscita a farli uscire fuori di lì; al contrario, era morta nel tentativo e questo la diceva lunga sulle loro probabilità di successo.
Siamo spacciati.
“Prima di spararmi in testa devi togliermi una curiosità, gorilla analfabeta.”
Makoto roteò gli occhi nel sentire la voce di Togami.
Ma ci tieni proprio a provocarlo?
“Sentiamo, cosa vuoi chiedermi, quattrocchi?”
“Come hai fatto a tenerci chiusi qui e non farti scoprire? Voglio dire, qualcuno là fuori si sarà accorto della nostra assenza… sono ormai più di dieci giorni che siamo chiusi qui…”
Makoto inarcò un sopracciglio, chiedendosi a cosa servisse fargli una domanda simile se tanto stavano per morire… poi realizzò: Togami stava cercando di prendere tempo. Un’azione del tutto ammirevole, se abbinata a un piano…
...quindi mi auguro che tu ne abbia uno, Byakuya.
Mondo sospirò, come se gli avessero rivolto la domanda più stupida dell’universo: “Come ho già raccontato al tuo degno compare, mi è bastato sfruttare la Golden Week. Una decina di giorni di vacanza giustificata erano più che sufficienti per mettere in atto il mio piano.”
“Non era quello che intendevo” replicò Togami con cautela “volevo sapere come sei riuscito a non far trapelare nulla con la polizia, i genitori e gli insegnanti. Non è possibile che non si siano mai chiesti dove diamine fosse finita una classe intera!”
“E chi ha detto che non è successo?”
...eh?
“C-che intendi, Oowada?” balbettò Makoto. Mondo ghignò: “Ho usato l’account email di un professore e inoltrato una circolare in cui si diceva che la classe 78 aveva il permesso di fare una gita di qualche giorno durante la Golden Week. Nessuno ha avuto da ridire.”
“Ma… è passato più di qualche giorno” insistette Makoto “come hai fatto a non far scoprire nulla?”
“Oh, sulle prime credevano a una bravata, che avessimo prolungato la gita o robe simili, presumo… poi la polizia ha cominciato a sospettare qualcosa.”
“L-la polizia? Vuoi dire che sono qui?!”
“Certo.” annuì il ragazzo, come niente fosse. “Immagino siano qua fuori anche adesso… hanno provato ad entrare ma abbiamo un ottimo sistema di sicurezza.”
Togami aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma Mondo lo zittì in maniera perentoria: “Guarda che ho capito il tuo gioco, coso. Stai cercando di temporeggiare per qualche ridicolo motivo. Ma non te lo concederò”.
“Feh. Devo proprio dirlo” concesse Byakuya “Avevo ragione quando ho detto che il mastermind era calato al livello dei villici che ci circondavano. Comunque vada devo ammettere che sei stato furbo come una faina. Avresti un futuro come broker”.
“Più facilmente il mio futuro sarà come carcerato… o cadavere”.
“Uh?” chiesero gli altri due, confusi.
“Niente che vi riguardi. E ora…”.
Puntò la pistola verso Makoto.
BANG.
Nononononoehichescherzisonoperchédevomorireaiuto…
THUMP.

Se non sono morto adesso non potrò mai farlo, è deciso.
Sono caduto all’indietro, prendendo anche una sonora sederata. Osservo con sguardo immagino vitreo quell’abnorme massa di muscoli di Sakura Oogami che si assicura del decesso di Mondo Oowada. Aveva ragione sulle sue prospettive di carriera.
La ricostruzione di questi ultimi trenta secondi è la seguente: sentendo lo sparo è emersa dall’angolo buio in cui probabilmente si era rintanata insieme alla sua compagnuccia. Non ha perso un solo istante e gli si è avventata addosso, mentre io non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura di Naegi che si copriva la ferita con una mano, faceva roteare gli occhi dentro il suo cervello e si accasciava per terra macchiando tutto il pavimento.
La colluttazione è durata pochissimo, ma il tempo è stato sufficiente per far sì che Oogami si prendesse un proiettile nella gamba. Per fortuna non è bastato a neutralizzarla, così ha potuto sbattere la testa di Oowada a terra fino a fracassargliela.
“Togami… stai bene?” mi chiede, lo sguardo contorto in una smorfia di dolore. Riesco a risponderle solo con un piccolo cenno.
Ho… io…
Contegno Byakuya, contegno. Sei un maledetto Togami.
Mi prendo un minuto per recuperare il decoro. Poi riesco a rialzarmi, ad asciugarmi la faccia sudata e più in generale a riprendere l’aspetto che mi compete.
“Asahina? È viva?”.
“Sì, per fortuna sì. L’ho lasciata nell’aula audiovisivi, raccomandandole di non mettere il naso fuori di lì per nulla al mondo. Se io avessi fallito ora…”.
“... Oowada sarebbe andato a prenderla, già”.
Silenzio. Nessuno dei due ha particolare voglia di cianciare.
Oogami, pur con un buco nella gamba, sembra in ottima forma. Maneggia il corpo di quel bastardo alla ricerca di qualcosa, specificando che è a caccia di un telecomando per sbloccare il portone d’ingresso.
Lo trova quasi subito.
Osservandolo esclama: “Incredibile che per un affarino così piccolo sia dovuto succedere tutto questo…”.
Decido di non commentare. Ho già perso troppi punti sul Togamometro per oggi.
“Sono morti persino Naegi e Kirigiri, mi tocca constatare. Non riesco a credere a una conclusione simile…”.
Le faccio cenno di uscire di qui, recuperare Asahina e andare a braccetto tutti e tre in terapia per i prossimi trent’anni.
“Eravamo in sedici… e ora… ora…”.
Ribadisco il cenno, stavolta con più forza.
“Una carneficina…”.
“Andiamo!”. A quanto pare i cenni non bastano.
Quando siamo alla porta si gira un’ultima volta, e io con lei: davanti ai nostri occhi i cadaveri di Kirigiri, Naegi, Maizono, Hagakure, Fukawa e Ishimaru. Più quel sacco di carne senza valore di Oowada, con la faccia spappolata.
Io, Oogami e Asahina siamo stati baciati dai kami per l’onore di abbandonare questo posto con i nostri piedi e non dentro un sacco per le autopsie.
La recuperiamo velocemente. Meno velocemente Oogami la convince a venire via di lì, considerato che si era rannicchiata su se stessa a piangere.
Ora che sono da solo, al sicuro dei miei pensieri? Posso intuire perché è arrivata a questo estremo.
“E… e gli altri? Naegi? Kirigiri? Fukawa?”.
“Non… non ce l’hanno fatta” le comunica con voce funerea, il viso rivolto a terra.
“No. No. No!” comincia a strepitare, obbligando la sua amica ad applicare maniere non esattamente gentili per convincerla a spostarsi.
Giungiamo davanti al portone, dopo che il telecomando d’apertura è finito a me. Sapete, tenere ferma una ragazza gonfia d’energia come Asahina richiede entrambe le mani. Anche se sei alta quasi due metri e pesi poco meno di cento chili.
“Togami, per piacere apri. Questo posto comincia a puzzare di morte ovunque”.
Non ho motivo per ritardare il processo. Premo il pulsante.
In un attimo, non appena poggiamo un piede all’esterno, ci sono addosso.
Polizia, giornalisti, ficcanaso, forse anche qualche professore.
E i genitori.
“Riprendimi, taglio lungo! Trasmettiamo in diretta dall’esterno della Kibougamine Gakuen. È uscito qualcuno, dopo giorni di isolamento e mancate notizie sullo stato dell’accademia! Dalle nostre informazioni risultano essere Byakuya Togami il Super Erede, Sakura Oogami la Super Artista Marziale e Aoi Asahina la Super Nuotatrice. Sono palesemente sconvolti, feriti e in pessime condizioni! Non sembra esserci traccia degli altri membri della classe 78, dispersi da ormai quasi due settimane. Adesso proveremo a intervistarli per…”.
“Non azzardatevi!” mi esce imperioso. Oh, almeno non sono marcito del tutto là dentro.
“Vedete, ci tocca annunciarvi che purtroppo si è consumata una terribile tragedia…” esordisce ancora Oogami, immediatamente autonominatasi portavoce ufficiale del gruppetto.
Non credevo che avrei mai potuto dirlo. Ma io, Byakuya Togami, sono un sopravvissuto.
   
 
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