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Autore: TaliaAckerman    30/12/2014    3 recensioni
[Revisione in corso]
Il secondo atto della mia personale saga dedicata a Fheriea.
Dal terzo capitolo:
- "Chi hanno mandato?- mormorò Sephirt dopo essersi portata il calice di liquido rossastro alle labbra. – Chi sono i due maghi?
- Nessuno di cui preoccuparsi realmente. Probabilmente due che dovremmo avere difficoltà a riconoscere. Una ragazzo e una ragazza, lei è quasi una bambina da quanto l’infiltrato mi ha riferito. Credo che ormai l’abbiate capito: non devono riuscire a trovarle.
- E come mai avete convocato noi qui? – chiese Mal, anche se ormai entrambi avevano già intuito la risposta.
Theor rispose con voce ferma: - Ho un incarico da affidarvi"
Se volete sapere come continua il secondo ciclo di Fheriea, leggete ^^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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23








Continuarono a cavalcare verso sud per quelle che a Jel parvero almeno cinque ore.
All’inizio erano entrambi ben consci che i Ribelli sarebbero sati loro alle costole, e così era stato. Il manipolo di uomini che li aveva sorpresi si era lanciato al loro inseguimento, senza mollarli fino al momento in cui aveva raggiunto i cavalli. I due maghi erano riusciti a recuperare le loro cavalcature e a lasciare indietro gli inseguitori con qualche difficoltà, ma alla fine ce l’avevano fatta. Spronando a più non posso i cavalli che avevano acquistato da Kor avevano seminato tutti i Ribelli, con le loro grida che ancora gli risuonavano nelle orecchie. Correndo all’impazzata fra le colline nordiche, i pensieri si erano susseguiti freneticamente nella mente del giovane Consigliere, diventando pressoché insopportabili.
Aveva ucciso di nuovo.
Aveva ucciso un uomo che nemmeno conosceva.
Aveva ucciso un uomo che probabilmente, se glielo avesse permesso, avrebbe ucciso lui stesso.
– Jel!- la voce di Gala, che galoppava poco dietro di lui, lo riportò di colpo alla realtà.
– Che cosa c’è?- le chiese ad alta voce, voltandosi.
– Non credi che sia ora di fermarsi?
Jel rifletté qualche secondo, poi decretò che probabilmente ormai le Terre del Nord erano troppo lontane per rappresentare un pericolo immediato. E si rese anche conto di quanto fosse sfinito.
– D’accordo – rispose alla fine, facendo rallentare l’andatura del proprio cavallo.
Jel lasciò andare le briglie e saltò a terra. Contrariamente a quanto pensasse, le sue gambe non ressero e il giovane si ritrovò inginocchiato sulla morbida erba verde smeraldo; dovette fare uno sforzo per non vomitare tutta quanto aveva mangiato negli ultimi due giorni. Allarmata, Gala mosse un passo verso di lui.
– Tutto bene? – chiese con voce tremante. Jel si trattenne dal risponderle che no, non stava andando bene nulla, ma si limitò ad annuire debolmente. – Dammi solo un attimo. Ora… ora mi rialzo.
Gala rimase a guardarlo con occhio critico mentre a fatica si puntellava a terra con i pugni e si rimetteva in piedi. Anche lui la guardò e la vide stanca e sconvolta quanto lui. Non pareva aver riportato ferite gravi, solo qualche ammaccatura qua e là. Jel si morse il labbro, poi si fece avanti e l’abbracciò. Quante volte ancora avrebbero rischiato la vita per cavarsela per il rotto della cuffia?
- Grazie, Jel – mormorò la ragazzina. – Quant’è, la terza volta che mi salvi la vita?
In un altro momento il mago avrebbe sicuramente riso alla battuta, ma adesso era troppo stanco, troppo turbato.
- Riposiamo un po’, va bene?- disse piano la strega, anche se la sua voce pareva tutt’altro che tranquilla. Jel pensò fosse già un mezzo miracolo che non avesse ancora ceduto alle lacrime.
Si stesero sull’erba; Jel continuava a tentar di modulare il proprio respiro, ma invano. Tra la fatica e la paura che aveva accumulato in quella giornata maledetta c’era da stupirsi che non fossero morti entrambi ad Amaria.
Invece erano ancora lì. Vivi. E avevano una nuova pista da seguire.
Un’altra.
Il giovane si passò una mano sugli occhi: non ne poteva più.
Èinutile continuare a lamentarsi. Ti sei preso una responsabilità, è compito tuo. Ora devi soltanto riposare…
Appoggiò la testa a terra tentando di non badare al dolore che gli opprimeva le tempie da quando erano fuggiti dalla capitale nordica. Aveva bisogno di dormire; aveva riposato solo qualche ora prima, eppure non gli pareva di essere mai stato così stanco.
Ma poi gli venne in mente la questione di Città dei Re. Si tirò su a sedere; era meglio levarsi quel dente subito.
– Gal – chiamò. – Dobbiamo parlare un attimo.
– Va bene, dimmi – anche lei si sedette, raccogliendo le ginocchia e cingendosele con le braccia. Jel inspirò a fondo, poi disse:- Credo che faremmo bene a non tornare più a Tamithia.
– Che cosa?- fece Gala stupita. – E perché?
- Abbiamo una nuova meta. Ed è Città dei Re – spiegò lui. – Perderemmo solo tempo facendo un’altra tappa.
– E Ftia?- chiese la strega alzando un sopracciglio. – Che facciamo con lei?
Jel alzò le spalle. – È adulta. Sa badare a se stessa e… non ha affatto bisogno di noi – affermò. – Non credo sentirà la nostra mancanza.
Gala ridacchiò nervosamente.
– Non intendo questo, è che… che lo volesse o no, ci ha aiutati. Le abbiamo promesso di ripagarla e non mi sembra giusto piantarla in asso così…
Quella volta fu Jel ad aggrottare le sopracciglia.
– Non credevo foste grandi amiche – commentò sarcastico, al che lei arrossì lievemente.
– Non siamo affatto amiche – ribatté. – Si tratta di semplice onestà.
– Ho promesso che l’avrei pagata e intendo mantenere la promessa – la rassicurò il mago. – Una volta tornati a Grimal sistemerò tutto, anche questo. Ma prima dobbiamo finire il lavoro.
Gala parve leggermente sollevata, ma non desistette.
– Non abbiamo comunque più provviste – gli fece notare. – Cibo, bevande, non abbiamo un soldo.
Jel dovette ammettere che aveva ragione. Eppure, qualcosa gli diceva che avrebbero fatto meglio a continuare per la loro strada, rigare dritto e terminare la missione finché erano in tempo. Sempre che lo fossero ancora. Da quanto aveva sentito ad Amaria, Theor aveva inviato il traditore Astapor Raek nella capitale di Fheriea per recuperare la Pietra Bianca, quindi loro dovevano fare più in fretta possibile…
- Partiamo adesso e raggiungiamo Tamithia. Potremmo raccogliere solo qualche provvista e poi filare via, con o senza il permesso di Ftia – propose la ragazzina speranzosa. – Al momento siamo molto più vicini a Tamithia che a Città dei Re, credo.
Jel la guardò. – Ho un brutto presentimento – proferì preoccupato.
– Io ne ho da quando siamo partiti – ribatté lei amaramente, ma con voce ferma.
Jel rimase ancora qualche istante in silenzio.
– E va bene – si arrese alla fine. – Torniamo indietro.


Sempre in groppa ai due vecchi cavalli che Kor aveva procurato loro, i due maghi procedettero spediti verso sud, con l’intenzione di raggiungere la capitale ariadoriana il più rapidamente possibile.
Jel si era detto più volte che probabilmente avevano commesso un errore, ma d’altra parte i fatti parlavano chiaro: non avevano nulla con loro, e l’idea di dover alloggiare in qualche locanda o derubare le poche fattorie sulla strada per Città dei Re non era allettante. Dovevano smetterla con le imprudenze, smetterla di farsi vedere in pubblico come semplici viaggiatori, specie in territori prossimi alle Terre del Nord. Eppure se avessero proseguito verso est a quel punto sarebbero stati ancora a poche ore da Città dei Re e dall’ultima Pietra…
Smettila di preoccuparti, si redarguì mentalmente. O finirai per impazzire.
Conscio che probabilmente sarebbe impazzito comunque, indecisioni o no, il giovane continuò ad andare avanti. Sarebbe stata una bella seccatura convincere ancora una volta Ftia a lasciar loro libero accesso alla sua dispensa, ma al momento non gli importava granché. Non avrebbe percorso tutta quella strada in più per poi rimanere a mani vuote. E comunque, se al termine di tutta quella storia fosse stato ancora vivo, l’avrebbe adeguatamente ripagata per tutti quei fastidi, come promesso.
Procedettero ancora per ore ed ore, fino a sera. E anche allora non si fermarono. Jel sapeva che Gala si sarebbe risentita parecchio; era sfinita, e lui non poteva darle torto, ma era stata lei dopotutto a insistere affinché tornassero un’ultima volta a Tamithia. Quelle erano le conseguenze: un’intera notte passata a cavalcare attraverso prati, collinette e zone boscose.
Jel era decisamente impaziente, e gli pareva che il viaggio si stesse protraendo ancora più lungamente rispetto all’andata. Sapeva che era solo una sensazione, eppure aveva l’impressione di stare cavalcando da settimane.
Sostarono per poche ore poco prima dell’alba e a turno dormirono un po’ mentre l’altro montava la guardia come poteva, poi ripartirono. Fu un viaggio silenzioso e teso, anche se a dirla tutta non avevano concreti pericoli dinnanzi a loro. O almeno non pericoli immediati.
Molto presto sarà tutto finito… tieni duro solo per un altro po’… si disse Jel reprimendo a stento uno sbadiglio. Già, ma quando sarebbe arrivato veramente quel molto presto? Al giovane pareva di starsi ripetendo le stesse parole da mesi. Era è partito pensando che la missione sarebbe andata bene, svolgendosi abbastanza rapidamente e senza particolari intoppi. Oh, se aveva cambiato idea. Non vedeva la sua casa da più di quattro mesi. Quattro mesi che, visti i disastri che si erano verificati, parevano molti di più.
Due o tre volte, mentre sfrecciavano per la campagna dell’Ariador centrale, lo sguardo del mago si perdeva in mezzo a quella natura lussureggiante; prati, qualche sporadico albero, ruscelli e torrenti, piccoli villaggi, era tutto così idilliaco… era un peccato il non potersi fermare per dare un’occhiata in giro. Un giorno lo potrai fare, Jel sorrise a quell’assurda speranza. Una volta finita la guerra potrai andare dove ti pare…
Il sole era già tramontato da quasi un’ora quando finalmente i due avvisarono qualcosa all’orizzonte. – Credi che sia lei? Siamo a Tamithia?- esclamò Gala rivolta verso di lui.
– Ancora non siamo arrivati – fece lui di rimando, la voce alta per sovrastare il rumore degli zoccoli. – Ma non dovrebbero esserci dubbi. Tamithia è l’unica città importante in questa zona, per il resto sono solo villaggi e cittadine…
Il Consigliere si sentiva leggermente rincuorato; aveva una fame incredibile – erano giorni che non toccava cibo – per non parlare della stanchezza e del sonno. Sapeva che una volta da Ftia non avrebbero avuto molto tempo per riposare, ma se non altro avrebbero mangiato qualcosa.
Con lo stomaco che gli gorgogliava, i due raggiunsero le prime abitazioni a nord della città e percorsero le vie quasi deserte rallentando l’andatura.
– Non ti sembra un po’ strano?
- Che cosa?
- Che non ci sia nessuno in giro – Gala sembrava a disagio. – Non fa poi così freddo, è primavera inoltrata… Tamithia non dovrebbe essere un città piena di vita?
Lui si guardò intorno. – Non credo che la gente abbia molta voglia di uscire, al momento. È tempo di guerra, ricordi? I cittadini sono molto più spaventati qui che a sud.
Il mago udì l’amica imprecare sottovoce contro Theor e i suoi Ribelli e, suo malgrado, si lasciò sfuggire un sorrisetto.
Faticarono parecchio a ritrovare la casa dove abitava Ftia Elbrik, fra l’oscurità e il fatto che non avevano mai percorso quella strada al contrario, ma alla fine riuscirono ad infilarsi nella stretta e familiare viuzza.
– Finalmente – fece Gala impaziente, smontando da cavallo. – Sto morendo di fame…
- Aspetta, Gala – la redarguì lui con calma. – Prima vediamo di legare i cavalli da qualche parte, o a Città dei Re dovremo andarci a piedi. Assicurarono i due animali alle colonnine di legno dello stretto porticato di fronte a loro e poi si avviarono verso la casa di Ftia.
– Non bussare – la anticipò Jel. - Magari sta dormendo…
- Sai quanto me ne importa!- ribatté la ragazzina, e il giovane sbuffò.
– Se vogliamo “depredare” la sua dispensa è meglio non svegliarla, non credi?
Si chinò sulla serratura e a bassa voce proferì un semplice incantesimo per farla scattare. La porta si aprì con un piccolo clac e il Consigliere la spinse in avanti. Dentro era buio.
- Ftia? – chiamò per accertarsi che la donna non fosse presso di loro. Lui e Gala mossero qualche passo in avanti ritrovandosi nel minuscolo atrio - Ftia? C’è qualcuno?
- Salve, Jel – la voce di Sephirt li colse completamente alla sprovvista.
Il giovane fece un balzo all’indietro per lo spavento, mentre nell’ambiente silenzioso risuonava l’esclamazione sconvolta di Gala:- Ma che diavolo…? - Non può essere!
Non può essere, non può essere, non può essere. Non di nuovo!
Sephirt rise, e fu la risata più inquietante e priva d’allegria che Jel avesse mai udito.
La strega fece un passo in avanti. Il suo volto era una maschera d’odio, ma in parte anche di una selvaggia soddisfazione. E fu solo allora che i due maghi si accorsero di Ftia: la cacciatrice, pallida e magra come non mai, pareva essersi rimpicciolita nel corso dell’ultima settimana. In volto un’espressione molto più spaventata di quanto Jel avesse immaginato, stava in piedi accanto a Sephirt, mentre con una mano la donna del nord la teneva ferma presso di sé tenendola per una spalla.
– Jel, mi dispiace…- balbettò la donna con voce flebile. – Mi dispiace, non ho avuto scelta…
- Ma… perché? - mormorò il Consigliere con voce strozzata.
Sephirt sorrise nuovamente. – Oh, alza pure la voce, Jel – disse con raggelante calma. – Non c’è motivo di avere fretta, non credi?
Jel avvertì Gala che, al suo fianco, si stringeva al suo mantello e aumentava la presa della mano sul suo polso, col fiato mozzo. Che devo fare?
- E va bene – suppose che, almeno per il momento, la scelta più giusta sarebbe stata quella di stare al gioco della strega. Dopotutto che altre scelte avevano? – Ftia…- Jel posò gli occhi sulla donna con un groppo in gola. – Perché lo ho hai fatto?
Vederla piangere lo sconvolse ancora di più; la situazione era davvero irreparabile ormai, se persino una tosta e cinica come lei si lasciava travolgere dalla disperazione.
– E’ per la mia ferita – proferì. – La… la ferita del Letjak, ricordi?- la voce le si spezzò. – Si… si… poco dopo che siete partiti è peggiorata. Si è riaperta e ho temuto si infettasse. Ho avuto paura… se Sephirt non mi avesse curata sarei morta… Mi ha aiutata… ha preparato un antidoto…
C’era qualcosa che non andava. Era stata proprio Ftia ad uccidere realmente Mal, la colpa era sua. Perché Sephirt aveva fatto quello? Era vero che tramite Ftia sarebbe potuta arrivare a loro, ma con che scopo salvarle la vita dalle infezioni?
- So cosa ti stai chiedendo – disse Sephirt a sorpresa. – Credi che mi sia dimenticata di quello che ha fatto?
Al suono di quelle parole, Jel vide distintamente lo sguardo di Ftia farsi atterrito. – Avevi detto… avevi promesso che mi avresti lasciata…
– Semplicemente non potevo ucciderla subito, qualcuno sarebbe venuto a saperlo – la voce della strega sovrastò quella della cacciatrice. - Non era il caso. Non ancora.
Fulminea, agguantò Ftia per la collottola ed, estratto un pugnale dalla cintura, glielo portò alla gola. – Devo ammettere che sei stata molto utile, Ftia. – sembrò esitare un attimo, poi sorrise lievemente. – Ma ora devi morire.
Gala urlò.
Jel distolse istintivamente lo sguardo, sconvolto, mentre la lama del pugnale di Sephirt squarciava impietoso la pelle della gola di Ftia e uno schizzo di sangue imbrattava il pavimento. La strega nordica guardò compiaciuta Ftia che, tenendosi disperatamente una mano sul collo, si accasciava a terra scossa dai singulti. Impotente, Jel si precipitò accanto lei, tenendo premuti i palmi sulla ferita. – No… no… - balbettò freneticamente. – Se-Sephirt, salvala!
Ma l’unica risposta che arrivò dalla strega fu un potente spostamento d’aria che lo scaraventò contro la parete, lontano dal corpo agonizzante della donna.
– JEL!- Gala fece per farsi avanti, ma a Sephirt bastò tendere una mano in avanti per immobilizzarla. Rassegnato, il mago guardò con le lacrime agli occhi gli ultimi secondi di vita di Ftia, che a dir la verità furono piuttosto pochi. Quando infine l’Haryarita smise definitivamente di muoversi e il sangue ebbe diminuito la sua fuoriuscita, Gala si portò una mano alla bocca, e Sephirt si ripulì le mani impietosa. - Molto bene – decretò in tono pratico. – Ora finalmente potrò finire il lavoro.
Jel lanciò un’occhiata alla porta – era ancora spalancata, l’unica possibilità di fuga…
- Non credo proprio – lo fermò Sephirt, e con un semplice gesto della mano la chiuse di colpo. – Non andrete da nessuna parte – mosse ancora un passo verso di lui. – Normalmente inizierei dalla più giovane – considerò con un ghigno, e l’allusione a Gala fu per Jel qualcosa di insopportabile. – Ma si sa: le abitudini sono fatte per essere cambiate.
Gettando via il pugnale di Ftia con spregio, alzò una mano e si preparò a colpire, e negli ultimi pochi istanti che gli rimanevano Jel riuscì semplicemente a chiedersi che cosa gli avrebbe fatto. Molto probabilmente avrebbe deciso di torturarlo con la Magia Nera, eppure lui ancora nutriva speranze affinché lei gli procurasse una morte rapida come quella di Ftia. Quello che non aveva previsto, però, fu la sagoma di Gala che, con un grido di rabbia, si frapponeva esattamente tra lui e l’incantesimo che Sephirt stava scagliando. Consapevole di quante cose orribili sarebbero potute accadere alla sua migliore amica, il Consigliere vide la ragazzina sollevarsi da terra e venire scaraventata via con forza inaudita; sbattè contro una parete con un tonfo sordo, il quale segnò per Jel l’apice della disperazione.
Era quasi impossibile che Gala fosse sopravvissuta ad uno schianto del genere. Il corpo della strega ricadde a terra, esanime, e Jel non fu in grado di giudicare con esattezza se il suo petto si alzasse e abbassasse ancora. Ma in realtà, anche senza vedere, conosceva già la risposta.
Sephirt la guardò insoddisfatta. – Stupida ragazzina – sputò in tono di disprezzo. – Troppo facile morire così…
Fu allora che Jel perse la consapevolezza di sé; posseduto da una rabbia cieca che non aveva mai provato prima si rialzò e letteralmente balzò addosso alla strega, trascinandola a terra. E per un attimo lei fui così sbalordita da quel repentino cambiamento da non riuscire a bloccare i suoi colpi. Ringhiando ferocemente il mago le assestò due manrovesci in pieno volto, poi abbatté con forza le nocche sul suo naso, mentre con le gambe tentava di tenerla ferma. La faccia di Sephirt venne imbrattata di sangue, ma senza curarsi del ribrezzo Jel continuò ad infierire sullo stesso punto.
Aveva ucciso Gala… l’aveva uccisa…
Solo allora Sephirt riuscì a liberarsi dalla sua stretta, e con una nuova ondata d’aria se lo scrollò di dosso, rimettendosi in piedi frastornata. Sotto il sangue che le copriva il volto, il giovane la vide ridacchiare. – Sei… molto più tenace di quanto potessi immaginare – ammise. – Ma questo non ti salverà.
- Non mi importa!- le urlò contro Jel, e questa volta era vero: non contava più nulla se sarebbe morto anche lui, lui l’avrebbe uccisa. Non avrebbe permesso che la morte di Gala rimanesse invendicata.
Sephirt evocò una gigantesca fiammata con ambedue le mani e la scagliò contro di lui, al che il mago non poté far altro che tentare di schivarla; si tuffò letteralmente sotto il tavolo, e il fuoco lo raggiunse solo di striscio. Una dolorosa ustione gli si aprì su una guancia.
– Che fai ora, scappi, Jel?- lo provocò Sephirt in tono feroce.
Con orrore, lui vide il fuoco attecchire lungo le assi che componevano le pareti della casa di Ftia, e di scattò si allontanò. Non aveva idea di che incantesimo usare per eludere la guardia di Sephirt, ma valeva la pena tentare; attirò a sé il coltello con cui la strega aveva ucciso Ftia e glielo reindirizzò contro. Non bastò: con naturalezza Sephirt si abbassò e lasciò che la lama andasse a conficcarsi nella parete sopra il corpo di Gala. Approfittando della sua momentanea distrazione, Jel tentò di evocare una quantità d’acqua per spegnere l’incendio che presto avrebbe divorato l’intera abitazione, quando si sentì tirare indietro, e fu di nuovo alla mercé del nemico. Sephirt lo spinse con violenza a terra e gli agitò una mano sotto il naso, facendo un gesto che richiamò orribilmente quello che avrebbe usato per soffocarlo. E Jel avvertì la gola farsi stretta, come se mani invisibili lo stessero stringendo impietose. Boccheggiò, cercando aria, scalciando, ma la Ribelle non demordeva. Mentre lo teneva fermo aveva il volto contorto dalla fatica, eppure dimostrava una forza fisica insospettabile per una donna esile come lei. Maledizione, no!
Il Consigliere tirò il collo su di scatto colpendole la fronte con la propria, e la presa e l’incantesimo della strega vennero meno per qualche istante. Annaspando all’indietro il giovane tento di rimettersi in piedi, ansante, ma il calore improvviso lo fece bloccare. C’era troppo fuoco, maledizione, faceva troppo caldo! Dalla strada già udiva urla e schiamazzi, e dato il frastuono che lo scontro aveva provocato era un vero miracolo che l’intera Tamithia non fosse piombata loro addosso. Mentre Sephirt tentava di detergersi il sangue dal volto per riprendere a vederci qualcosa, il mago trovò un attimo di tempo per concentrarsi ed evocare acqua, abbastanza per spegnere le fiamme che lo separavano da Gala. Se fosse rimasto lì dentro ancora un paio di minuti sarebbe morto anche senza l’aiuto di Sephirt. Afferrò il corpo della ragazza per una caviglia e se lo tirò faticosamente dietro. Aveva quasi raggiunto la porta quando Sephirt lo colpì di nuovo. La strega lo tirò all’indietro, ed entrambi ricaddero a terra. Jel si dimenò furiosamente, quel tanto che bastò a farle allentare la presa e lasciarlo andare. Sempre tirandosi dietro Gala il mago spalancò la porta e, tossendo incontrollatamente, uscì in strada.
– Levatevi dai piedi!- esclamò con rabbia rivolto alla decina di uomini lì riuniti, che fissavano la scena spaventati. Alcuni di loro scapparono. – Andatevene…
Una nuova fiammata lo colpì nella schiena, interrompendolo di colpo. Il giovane avvertì i propri indumenti bruciare, e il fuoco raggiungergli la pelle. Mentre il dolore più acuto che avesse mai provato lo investiva, Sephirt uscì malconcia ma trionfante dalla casa in fiamme, reggendo in mano un altro lungo coltello, probabilmente uno di quelli che erano stati assicurati alla cintura di Ftia.
Molte persone indietreggiarono, sconvolte, e Jel si sentì perduto. Era troppo debole ormai, troppo. Il fuoco lo stava facendo impazzire dal dolore, nonostante lui continuasse a rotolarsi a terra nel tentativo di spegnerlo. Ormai aveva perso la presa sulla caviglia di Gala, ormai non riusciva più nemmeno a pensare, stava morendo…
- Questo… questo è per te, Mal – udì ansimare la strega ad alta voce mentre si preparava ad infierirgli il colpo finale, il colpo che l’avrebbe ucciso.
– NO!- avvertì vicino a lui una voce femminile, mescolata con quelle dei presenti, ma non riuscì a comprendere a chi appartenesse. Prima che la lama di Sephirt lo colpisse, il mago chiuse gli occhi e – per un istante – rivide finalmente la sua casa.
Attese che il coltello trafiggesse la sua schiena già martoriata dalle fiamme, attese l’ultima dose di dolore prima della morte, ma esso non lo travolse.
Al suo posto, il Consigliere udì solo uno strozzato gemito di sorpresa.
Allibito riaprì gli occhi e, con uno sforzo immane, voltò la testa in direzione di Sephirt. La donna era ancora in piedi, gli occhi spalancati, ma nella sua mano non c’era più alcun coltello. Per un istante Jel si chiese dove potesse essere finito, questo prima di vedere la lama, la stessa lama argentata, conficcata nel corpo della strega da dietro, così in profondità da spuntare dall’altra parte. Per un attimo i loro occhi si incontrarono. Sephirt tentò di dire qualcosa, ma un fiotto di sangue le salì in gola impedendole di parlare.
Ma chi, chi…?
Dietro di lei stava in piedi una figura femminile.
Aveva ancora le mani serrate sull’impugnatura del coltello che le aveva strappato dalle mani.
Ammaccata, ansimante, lo sguardo distrutto.
Gala non era affatto morta.








NOTE

Ehm... mi dispiace tantissimo, so di essere in ritardo, ma tanto tanto tanto. Lo so, sono passati più di due mesi dall'ultimo aggiornamento, ma tra la scuola e i problemi tecnici del mio maledetto computer la stesura di questo benedetto capitolo 23 è stata alquanto travagliata.
Spero di essere riuscita a farmi perdonare almeno in parte, dato che è il secondo capitolo d'azione di fila e succedono parecchie cose importanti. Non so... sono in parte soddisfatta e in parte no. Ditemi assolutamente cosa ne pensate, e scusatemi ancora per il ritardo :)
Un bacio a tutti i lettori <3
  
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