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Autore: Prim_    31/12/2014    2 recensioni
Peeta Mellark si era innamorato di Katniss Everdeen quando cantava la Canzone della Valle in classe, a cinque anni.
Peeta Mellark si era fatto picchiare da sua madre pur di dare da mangiare a Katniss Everdeen, non sapeva di aver fatto qualcosa di più. Aveva donato speranza e voglia di vivere, ad undici anni.
Peeta Mellark è solo un ragazzino di sedici anni ma sa già di amare Katniss Everdeen da tutta la vita.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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A.A.A.: Storia pubblicata per la prima volta il 18 Agosto 2014 come prydewinn. Sono sempre io, perciò tranquilli, non c'è nessun plagio o roba del genere. Gli angoli autrice non hanno subito nessuna modifica, né tanto meno il testo. Ringrazio chi avesse recensito precedentemente! Buona lettura.
 

Per la gif grazie a falgspidyman

 

PrimKatnissMadge

 

CAPITOLO 2

 

LET ME LOVE YOU.

 

Il pomeriggio del giorno dopo Katniss era seduta al Prato, da sola. In genere era in compagnia di Gale, ma andava bene così. Sapeva perfettamente dov’era il suo amico. 
Se lo immaginò bussare alla porta di casa Undersee, chiedere a Madge di fare una passeggiata. E poi alla fine chiederle di andare al ballo con lui, lei allora sorrideva imbarazzata – magari arrossiva anche – e gli rispondeva di sì. 
In sostanza il Sabato del ballo lo avrebbe passato a fare da terzo in comodo oppure avrebbe passato la serata con dei dodicenni, o – meglio ancora – sarebbe stata sola. Poco ci credeva, né Gale, né Madge e nemmeno Prim l’avrebbero permesso.  

« Che ci fai qui tutta sola, bambolina? » chiese un uomo molto ubriaco, sicuramente più grande di lei. « Ti va se ti faccio compagnia? » continuò accarezzandole la guancia.
Katniss era pietrificata. Aveva la rispostaccia pronta sulla punta della lingua, ma le parole non le uscivano. Qualcun altro parlò per lei.  « No, non le va. » 
Peeta! pensò Katniss, sollevata.
« E tu chi sei? Il suo ragazzo? »
« Non sono affari suoi, signore. Se ne vada. » 
Riesce ad essere così rispettoso anche in questo tipo di situazione.
« Altrimenti che mi fai, ragazzo? » lo scimmiottò per poi ricevere un pugno sul naso. Infuriato ricambiò il destro, facendo quasi cadere il ragazzo del pane. 
« Peeta! » gridò Katniss, correndo verso di lui. L’uomo le accarezzò di nuovo la guancia. « Non la tocchi, se ne vada se non vuole un altro pugno » disse il biondo, un misto di fastidio e ira nella voce, riuscendo a cacciare l’uomo.

« Oh mio Dio, Peeta. » esclamò Katniss. 
« Non è niente, tranquilla.»  rispose lui, mettendosi seduto.
« Fammi vedere. » si inginocchiò di fronte a lui. Esaminò il naso e alla fine decretò che non fosse rotto. 
« Non dovevi esser qui da sola, quello lì gira sempre da queste parti. » la rimproverò. 
« Gale aveva da fare. » ribatté, tamponando la ferita con un fazzoletto. Peeta fece una strana espressione, non sapendo se esserne rincuorato o preoccupato. « A quest’ora lui e Madge si staranno sbaciucchiando romanticamente. » continuò, sedendosi accanto a lui. 
« Sei gelosa? » le chiese, lei fece un secco “no” con la testa. 
« Non mi va di fare da terzo in comodo, conoscendoli non mi lascerebbero mai sola. »
« Beh, allora possono star tranquilli. » esclamò Peeta, gioendo dentro. « Non saresti mai sola, non lo permetterei. E poi, io che ci sto a fare (?) » chiese ironicamente.

Risero. Peeta sentiva di volere che il tempo si fermasse in quel momento, mentre lei rideva insieme a lui. Quasi non ci credeva. Voleva restare sempre seduto su quel prato con il naso sanguinante e farla ridere, ridere e ridere. Sentiva che in quei giorni avrebbe avuto molti disegni da fare e non poteva esserne più felice. 
« E tu che ci facevi qui? » chiese Katniss, non gliel’aveva ancora detto. 
« Ti cercavo, amica. » rispose Peeta. « Senti Katniss se non vuoi non sei obbligata, quella torta era solo un regalo per Prim. Hai visto anche tu quanto la sbalordiva. Certo, non nego che volevo attirare anche la tua attenzione, ma lo scopo principale era far felice tua sorella. »
« Un patto è un patto, Mellark. Non mi tiro indietro, specialmente ora che sono ancora più in debito con te. » sorrise Katniss. Un sorriso vero, ‘sta volta. « E poi voglio davvero essere tua amica, Peeta. »

« Quindi mi permetterai di parlarti a scuola? Di sedermi con te in mensa? Di farti compagnia quando ti senti sola? » chiese, lei annuì. « Bene, allora iniziamo subito. »
Peeta Mellark si alzò, si pulì i pantaloni e poi tese la mano a Katniss Everdeen che fece lo stesso. Passeggiarono a lungo, oltre la recinzione, nei boschi fino ad arrivare al lago sempre mano nella mano. Katniss non sapeva spiegare quella sensazione che sentiva all’altezza dello stomaco e, se ne avesse parlato con Prim, le avrebbe spiegato che erano le cosiddette farfalle nella pancia, anche se più piccola la sorella era più brava in queste cose.

Peeta la faceva sentire protetta, al sicuro. Nei suoi occhi azzurri riusciva a vedere qualcosa che negli occhi grigi di Gale non aveva mai visto, era la stessa luce che c’era negli occhi di suo padre. Quando era bambina vedeva sua madre negli occhi grigi del padre, spesso riusciva a distinguere anche sé stessa e Primrose. Adesso negli occhi di Peeta vedeva un disegno, non riusciva a capire bene cosa rappresentasse. Per un secondo credette di aver visto qualcosa di familiare. Katniss continuò a cercare quel disegno per tutta la giornata ma lo vide sempre sfocato, solo per una volta – però – ebbe l’impressione di aver visto sé stessa. 
A fine giornata Peeta la riaccompagnò a casa ma, prima di permetterle di varcare la porta, l’abbracciò. Katniss poggiò la testa all’incavo del suo collo, inspirò il profumo della sua pelle. Pane, farina e legno. Era tremendamente buono e caldo. « Adesso è sicuro che non ti lascio andare. »(1)  le sussurrò ad un orecchio e Katniss giurò di aver sentito un brivido percorrerle tutta la schiena. 
Quando finalmente la lasciò andare augurandole la buona notte Katniss rientrò in casa. Si affacciò alla finestra discostando la tenda e rimase a guardare Peeta che tornava a casa.

Era strano, troppo strano. Peeta si girò, prima di addentrarsi in città, e sorrise nella sua direzione. Lui sapeva che lo stava guardando. Anche Katniss lo fece, con la pelle d’oca. Continuò a sorridere fino a quando non lo vide più, allora chiuse la tenda e la finestra. Si appoggiò al davanzale con le mani e la schiena e sospirò, notando lo sguardo preoccupato della madre. La signora Everdeen non disse niente, aveva visto il figlio del fornaio abbracciare sua figlia sul portico, sapeva cosa le stava accadendo. Gli occhi grigi di sua figlia brillavano come non facevano da troppo tempo. 
Katniss arrossì sotto lo sguardo penetrante della madre, poi raggiunse sua sorella nel letto al piano di sopra. Primrose dormiva già, mentre nella testa di Katniss non aleggiavano altro che le immagini di quella che – a suo parere – era stata una magnifica giornata. Che cosa le stava succedendo?

* * *

Tre mattine dopo Katniss era seduta nel giardino della scuola, niente pranzo quel Venerdì. Adesso, proprio come il giorno prima, sentiva che le mancava l’aria. 
Come tutte le mattine si svegliava angosciata ripensando a quella strana sensazione che provava all’altezza dello stomaco ogni qual volta stava con Peeta o pensava a lui. Era terribile non saper dare un nome a quella sensazione. 
Il Mercoledì dopo la loro giornata nel bosco Peeta non l’aveva lasciata un attimo se non per scambiare qualche parola con i suoi amici. L’aveva accompagnata all’armadietto, si era seduto accanto a lei in classe, avevano pranzato insieme. Avevano chiacchierato e riso. Era andata bene, si poteva dire che erano amici.

Tutta la scuola, se pur piccola, parlava di loro. Katniss ignorava le loro chiacchiere, non le era mai importato più di tanto e tutto sommato nemmeno a Peeta. 
Madge era contenta - nessuno avrebbe notato l’assenza di due ragazzi del secondo e quarto anno se erano tutti concentrati su quei due - e soddisfatta, quasi sapesse che prima o poi sarebbe successo. 
Erano stati bene, anche se quella sensazione l’aveva accompagnata tutto il giorno. Come al solito l’aveva riaccompagnata a casa, aveva giocato un po’ con Prim e l’aveva salutata con un abbraccio. 
Ma Katniss era determinata a cercare di capire cosa le stesse succedendo.

La mattina dopo Peeta si era presentato sul portico alle sette e mezza. Aveva portato delle focaccine e del pane per fare colazione con le Everdeen. Sembrava avesse legato molto con Prim, più di quanto avesse fatto Gale, e piaceva anche alla signora Everdeen. Alle otto meno cinque aveva accompagnato Prim dalla professoressa e poi si era diretto nell’edificio accanto con Katniss al seguito. 
Era andato tutto bene. Solite chiacchiere, solite risate, solita sensazione allo stomaco. Fino all’ora di pranzo, quando la bella e popolare Delly Cartwright fece la sua grande entrata in mensa.

Non guardava in faccia nessuno, il suo sguardo era diretto ad un tavolo: quello che tutti, specialmente lei, avevano sempre ignorato. Sbatté pesantemente le mani sul tavolo ed iniziò quella che era una scenata di gelosia, puntando spesso uno sguardo infuriato verso qualcuno dei quattro seduti. Katniss non ne vedeva il motivo, non credeva sapesse della sua esistenza prima di quel giorno. Una Madge, mano nella mano con Gale, le sussurrò che Delly aveva una specie di ossessione per il ragazzo del pane e che lui le aveva dato corda per un po’ ed a quel punto Katniss sentì un istinto omicida nei confronti della ragazza che le aveva rovinato il pranzo. Secondo Madge, da un giorno all’altro, Peeta l’aveva mollata ma l’istinto omicida non era scomparso. Forse fu quello a spingerla a pronunciare le parole che la ragazza in fiamme che c’era in lei avrebbe detto con o senza strambi istinti. « Senti non so quale sia il tuo problema, né tanto meno ho voglia di interessarmene. Ma qui c’è gente che sta cercando di mangiare, in pace. E nessuno di noi è interessata al tuo show, Cartwright. Se hai dei problemi con Peeta o con me o con chiunque altro qui dentro, li risolvi fuori dalla scuola. E ora, smamma. » 

Delly non se l’aspettava, aprì la bocca cercando di dire qualcosa ma non trovò le parole. Poi avendo appena assimilato ciò che era successo e sentendosi umiliata da una nullità sgattaiolò via senza tanti complimenti, seguita da Peeta. E fu il suo sguardo a fare male. 
« Mi sa che avrei dovuto dirti che erano ancora molto amici. » le sussurrò Madge. Katniss si pulì la bocca, poi borbottando un « Non ho più fame. » uscì dalla mensa a testa alta. Nessuno la vide più se non all’uscita, quando tornò per prendere la sorellina e per tutta la giornata evitò di farsi vedere in giro.
Il giorno dopo non si preoccupò di presentarsi a scuola, anzi rimase a letto fino alle nove e mezza.

Secondo quello che Prim le aveva detto, Peeta era passato di nuovo quella mattina. Aveva fatto colazione con loro ma secondo la sorella i suoi occhi non erano di quell’azzurro vivo che l’aveva colpita dalla vetrina della panetteria. Secondo lei non si era bevuto la bugia che sua madre aveva inventato su due piedi - « Non si è ancora alzata.. ehm, non si sente molto bene immagino. » - ma lui comunque aveva fatto finta di averci creduto pronunciando un  « Capisco. » in tono deluso. Scoprì che aveva insistito a restare a colazione e ad accompagnare lui Prim a scuola, essendo di strada. Fu così che la sorella la salutò, scoccandole un bacio sulla guancia e uno sguardo di rimprovero.

Quando fu sicura che sua sorella e il ragazzo del pane fossero a scuola da un bel pezzo e che sua madre fosse uscita per la solita visita di controllo di una donna ferma al letto, si alzò e mise qualcosa di pulito. Poi mise nella borsa della biancheria pulita e la tuta da caccia di suo padre e si diresse al lago. Durante il tragitto iniziò a venirle quella sensazione di soffocamento mentre le immagini di lei e Peeta che si rincorrevano e ridevano in quello stesso bosco si mischiavano a quelle di lei e suo padre prima della nascita di Prim.

Arrivata al lago rimase solo in intimo e si buttò nell’acqua tiepida, scrostando via lo sporco e sciacquando via l’odore di pane fresco e di cannella che Peeta le imprimeva quando la abbracciava, lavando via dai suoi capelli il sapore dei suoi baci. Si asciugò velocemente e poi indossò la tuta di suo padre, intrecciò i capelli e si riallacciò gli stivali. Tirò fuori l’arco da una cavità di un albero lì vicino ed iniziò a cacciare, prima dei semplici uccellini poi centrando scoiattoli dritti in un occhio. Ne mangiò qualcuno per il pranzo poi continuò a camminare. Verso le sei del pomeriggio fece rientro a casa.

E ora era lì, poggiata se non tentata di arrampicarsi sull’albero pur di non essere trovata. Non voleva vedere Peeta anche se aveva un po’ di fame e sentiva quella sensazione soffocante. Chiuse gli occhi cercando di togliersi l’immagine di un Peeta furioso dalla mente. 
« Katniss Everdeen. » Oh no! « Perché mi eviti? »
Eccola lì, la domanda che voleva evitare. In effetti era lui che voleva evitare, ma non faceva poi così tanta differenza. 
Stranamente adesso riusciva a respirare, il cuore riusciva a respirare. Fu in quel momento che lo capì. Sgranò gli occhi.

« Io.. io.. » balbettò sempre più confusa e sorpresa. « Senti mi dispiace per Delly. Scusami se ho rovinato un qualsiasi rapporto tu avessi con lei, ma non ho intenzione di andarle a chiedere scusa, se le meritava quelle parole. »
« Katniss sei stata grande! Nessuno le aveva mai risposto così, era quello che le serviva per capire cosa provassero le persone quando lei le umiliava, dovrebbe ringraziarti. »
« Le sei scappato dietro, Peeta. Non c’è bisogno di mentirmi. »
« Non ho mentito, è vero ero arrabbiato - sia con te che con lei – ma ero anche impressionato dal tuo coraggio, la mia rabbia è svanita dopo poco. Delly è stata la mia migliore amica, e anche qualcosa di più, prima che iniziassi a frequentarti, dovevo spiegarle. Farle capire che quelle parole anche se dure erano giuste, non poteva pretendere di avermi sotto una campana di cristallo per tutta la vita e non poteva trattarti male davanti a tutti per questo. »
« T-trattarmi male? » chiese sorpresa, era stata in una bolla per tutto quel tempo? 
« Non mi starai dicendo che non te ne sei accorta. » lei fece segno di no con la testa. « Sei la solita Katniss, alle volte mi piacerebbe entrare nel tuo mondo. »
« Tu ne fai già parte, Peeta. In modo irritante. »
« Irritante? » rise lui. 
« Irritante. » rise anche lei.

« Allora. Domani c’è il ballo.. hai, hai scelto una compagna? » balbettò Katniss.
« Oh io, beh.. sì. » rispose Peeta imbarazzato.
Katniss giurò di aver sentito il rumore di un vetro andare a pezzi, probabilmente è il mio cuore. 
« Ma non credo di avere il coraggio di chiederglielo, penso di andarci da solo. » continuò rassegnato, simile all’imbarazzato. « E tu? »
« Idem, cioè ci vado da sola ma non ho idea di chi potrebbe essere il mio accompagnatore, ecco. » rispose lei, poi fece un gran respiro. « Perché non vai a dirglielo? Insomma se non ricambia passeremo una serata con dei dodicenni. »
« Tu dici che dovrei chiederglielo? » lei annuì. « Katnissmichiedevosevolevivenirealballoconme. »
« Ehm.. scusami, Peeta, ma non ho afferrato. »
Peeta sospirò, guardando le mani che si tormentavano a vicenda poi fissò i suoi occhi in quelli della ragazza. « Katniss Everdeen, vuoi venire al ballo con me? »

 

* * *

« Katniss, svegliati. » la chiamò dolcemente sua sorella. « Katniss devi fare colazione, Madge ti aspetta. » le disse quando ebbe aperto gli occhi. 
« Buongiorno anche a te, Prim. » sbadigliò. Guardò l’orologio sulla sua specie di comodino, le dieci e mezza. Si cambiò velocemente, ancora intontita farfugliando varie domande alla sorellina. Quest’ultima sbuffò spazientita. « Oggi è Sabato, Katniss, e non siamo a scuola perché la preside ha dato il giorno libero a tutti per prepararsi al meglio per il ballo, per questo Madge è qui. A proposito muoviti perché dovete andare a prepararvi. »
« Anche tu devi farlo. »
« Non sono io fra le due che ha una cotta per il figlio del fornaio. Che c’è? Sono tua sorella, certe cose le vedo. »
« E cosa vedi? »
« Speranza. »(2) rispose secca sulla porta. « Da parte di entrambi. » concluse sparendo. 

Katniss si piegò per allacciarsi le scarpe, sbuffando. Il resto della mattinata passò velocemente: accompagnò Madge dal parrucchiere, dall’estetista e a ritirare il vestito che suo padre aveva ordinato per lei. Anche se l’amica le aveva proposto gli stessi trattamenti a sue stesse spese, lei aveva gentilmente rifiutato, non solo per non essere in debito, ma soprattutto perché non era da lei quel tipo di roba. Non avrebbe mai pensato che Madge avrebbe potuto interessarsene. Ma non le interessava più di molto, aveva la testa altrove. 
Non sentiva Peeta dal giorno precedente, da quando le aveva chiesto di accompagnarlo al ballo. Lei aveva riso, fintamente, e gli aveva detto che con quel tono e quella faccia da cucciolo avrebbe sicuramente convinto quella ragazza a dire di sì. Poi la campanella era suonata e lei era scappata a lezione di musica, scoccandogli un bacio sulla guancia, dimenticando che anche lui aveva la stessa lezione. Il cuore forse era a pezzi ma non era poi così importante, non alla sua età. 
Chissà se Peeta avrà chiesto a quella ragazza di accompagnarlo al ballo. pensò, salutando Prim che faceva una passeggiata con i fratelli di Gale.

Aveva salutato Madge – all’ora di pranzo –, preso la manina di Prim e – accerchiata dai fratelli di Gale – tornò al Giacimento, passando dalla panetteria. E Peeta era lì, a sorridere al padre, a servire ai clienti e ad alzare gli occhi al cielo ogni volta che la mamma lo rimproverava. Pensate, stava salutando persino nella sua direzione con l’allegria dipinta sul volto. Lei cercò di ricambiare con un sorriso mentre Prim lo salutava ampiamente, mentre Rory e Vick stavano litigando e Posy cercava di farli smettere. Ora che ci pensava Katniss trovava strano che la sorella fosse molto amica di quei tre ma che non degnasse Gale nemmeno di uno sguardo, forse solo un saluto  per educazione.

Semplice, preferisce Peeta anche lei. roteò gli occhi divertita. Si morse le labbra accorgendosi dello sguardo di Peeta, ancora sorridente. Era meglio se andava via, non avrebbe resistito a quello sguardo ancora per molto. Peeta avrebbe potuto convincere chiunque con quello sguardo, anche quella ragazza. Sospirò per poi salutare con la mano e dirigersi verso il Giacimento con i bambini al seguito. Arrivata a casa lasciò gli Hawthorne dalla loro mamma per poi entrare in casa con Prim.

Il pomeriggio arrivò presto. Katniss iniziò a pettinare i capelli biondi di Prim mentre sua madre preparava i loro vestiti sul letto. Quello di Prim era a giro manica e le arrivava poco sopra le ginocchia, era di colore blu con delle strisce bianche verso la fine della gonna. Quando lo ebbe indossato la signora Everdeen finì di pettinarle i capelli e glieli lasciò sciolti sulle spalle.

Katniss invece indossò il vestito scelto da Madge, quello lungo e azzurro. Il triangolo veniva collegato alla gonna grazie ad una striscia dello stesso colore. Raccolse i capelli in una crocchia disordinata lasciando qualche ciocca corta libera. 
« Vorrei essere come te. » disse Prim, seduta sul letto. Katniss diede le spalle allo specchio e le si avvicinò. « No, io vorrei essere come te. »(3)Prim sorrise e l’abbracciò. 

 

* * *

Peeta era arrivato da poco nel suo miglior vestito elegante. Aveva subito adocchiato i suoi amici in un angolo del, seppur piccolo ma affollato, garage e non vedendo Katniss o Prim o Madge decise di andare a salutarli. Passava poco tempo con loro, i momenti liberi che prima gli dedicava erano stati spesi piacevolmente in compagnia di Katniss. Era con loro quando la vide scendere le scale del soggiorno che portavano alla festa, accanto a Prim. Era bellissima.

Sorrise nella sua direzione, gli occhi azzurri brillavano come non mai. « Peeta mi stai ascoltando? »
« Lascialo stare, Delly. Peeta è impegnato, al momento. » rispose un suo amico, Sam, ammiccando in direzione della ragazza in fiamme. Delly sbuffò e fu allora che Peeta andò via, mugugnando delle scuse. 
Sentì Delly sbraitare ma non gli importava, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. 
« Vado a cercare Rory, Posy e Vick. » stava dicendo Prim, l’unica ad essersi accorta di lui.

« Ehm… vengo con te, non ho niente da fare! » esclamò Katniss, di spalle a Peeta.  
« Sono sicura che troverai qualcosa da fare. » ribatté Prim, ammiccando al ragazzo. Katniss si girò mentre sua sorella salutava Peeta entusiasta ed andava a cercare gli altri. « Ciao. » gli disse. « Ho qualcosa che non va? » esclamò poi vedendo come il ragazzo la fissava. 
« No, no. Ehm… cioè... sei bellissima, Kat » balbettò. « ...ma preferisco il tuo look abituale. »

Katniss si accigliò con le guance arrossate per il complimento. « Cos’ha questo che non va? » chiese mentre si avvicinavano al buffet. Peeta le porse un bicchiere di punch analcolico. « Tutti ti spogliano con gli occhi. » 
La ragazza bevve dal bicchiere e percepì un tono di gelosia nella voce del fornaio. Posò il punch, quella bevanda non la entusiasmava molto. Ma dov’era la ragazza che lui aveva portato al ballo?

Finalmente vide Gale e Madge accerchiati dai bambini. Gale aveva indossato un completo nero che probabilmente era appartenuto a suo padre, Madge – invece – aveva un completo senza spalline con il top di colore nero che arrivava poco sopra la pancia e la gonna rosa. Ci aveva abbinato anche delle scarpe alte fra il nero e l’argento ed una borsa dello stesso colore della gonna. Aveva lasciato i capelli biondi sciolti e al collo portava un intreccio di fiori bianchi. « Oh, e così voi due siete venuti insieme! » esclamò Madge.

Katniss e Peeta si guardarono imbarazzati, fu lui a prendere parola. 
« Noi? No, no. Ci siamo appena incontrati. » 
Madge sembrò quasi dispiaciuta. « Peccato, sareste una bella coppia. » 
Prese la mano di Gale ed andarono a ballare.

La serata passò molto velocemente, Peeta salutava persone che lei non conosceva o giocava con Prim, Posy, Rory e Vick. Il più delle volte però la riempiva di complimenti. Verso fine serata tutte le coppie era riunite al centro della sala a ballare un lento, pochi erano quelli rimasti esclusi. Perfino Prim e Posy stavano ballando strette a Rory o a Vick. 
« Posso avere questo ballo? » chiese Peeta, tendendo una mano. Katniss la afferrò annuendo.

Pochi minuti dopo era sulla pista da ballo, le braccia intorno al collo di Peeta e le mani del ragazzo sui suoi fianchi. Qualche giravolta dopo la fronte di lui era ben attaccata a quella di lei, i nasi che quasi si sfioravano. Katniss lo sentiva, stava per ricevere il suo primo bacio. Sentiva che non era giusto, ferire i sentimenti di Delly lì, davanti a tutti.
Peeta si avvicinava sempre di più e lei doveva fare qualcosa, per forza, ma poi la musica finì.

Il ragazzo si allontanò dispiaciuto e la trascinò su per le scale, verso il giardino. Katniss sospirò, sollevata, quando vide che anche lì non c’era nessuno. Ma era una festa, dov’erano tutti?
« Haymitch non permette a nessuno di avvicinarsi al giardino, » spiegò Peeta, come se le avesse letto la mente. Katniss aggrottò le sopracciglia in una muta domanda. « sarà perché ha una specie di piccolo magazzino pieno di alcolici » continuò il ragazzo, divertito.

Katniss sorrise. « Tu lo conosci? » 
Certo che lo conosce, Katniss! Non può essere altrimenti se ne parla così!
Peeta annuì e la ragazza temette che potesse davvero leggergli nella mente. « Viene spesso in panetteria, andava a scuola con papà. Lui gli conserva sempre qualcosa, per noi è come uno zio un po’ scorbutico. Tu gli piaceresti ma discutereste la metà del tempo. Siete molto simili, in certi aspetti. »

« Papà mi ha raccontato che aveva una ragazza, Maysilee, una volta. L’amava più della sua stessa vita; per questo, quando lei è scomparsa oltre la recinzione – sì, proprio quella che tu e il tuo migliore amico, Gale, vi ostinate ad oltrepassare – ha iniziato a bere. » continuò, dopo un lungo silenzio. 
« Peeta, che fine ha fatto la ragazza che avevi intenzione di invitare? » chiese lei, non riuscendo a frenare la curiosità. Non voleva parlare più di quell’Haymitch, quasi le faceva pena. Aveva sempre pensato che anche Haymitch Abernathy fosse uno di quelli che se la credevano per via del denaro che spendevano in roba futile – nel suo caso gli alcolici, appunto – e sapere quale fosse realmente il motivo delle sue spese la faceva sentire un po’ in colpa per aver pregiudicato. Così come con Peeta, in fondo.

Peeta rise e iniziò ad imbarazzarsi, Katniss se ne accorse perché continuava a torturarsi le mani e i capelli. « Gliel’ho chiesto e ha preso fischi per fiaschi » esclamò infine. 
Katniss strabuzzò gli occhi. « Ha preso cosa? »
« Mi ha riso in faccia » sbottò infine, non credendo che lei non avesse capito. « Mi hai riso in faccia » sussurrò, con un sorriso amaro. E Katniss spalancò la bocca, incredula. « Senti, Katniss, ti vengo dietro da quel giorno in cui sentii la tua voce in classe. E, sai, perfino gli uccelli si sono zittiti per ascoltarla, la tua bella voce; quella che io non sono più riuscito a togliermi dalla testa. Beh, a dire il vero non sono più riuscito a toglierti non solo dalla mia testa, ma dal mio cuore. »

Katniss continuava ad ascoltare, come aveva potuto essere così ingenua? 
« Io ti amo da quel giorno. Amo te, le tua treccia e il modo in cui sei sempre sulla difensiva. Amo la tua voce e amo le canzoni che canti per far addormentare Prim. All’inizio era solo una cotta, lo so, ma poi è diventato qualcosa di più. Credevo di essere solo ossessionato dalla bimba con le due trecce, speravo che tu ci fossi ancora; ma quando siamo diventati amici ho capito che quella bambina non c’era più, che era scomparsa insieme a tuo padre. Al suo posto c’era una ragazza, una donna forte, che farebbe di tutto per le persone che ama. E mi sono innamorato anche di quella Katniss, non ho potuto farci nulla. Io ti amo, Katniss. So che tu non provi lo stesso ma, ti giuro, c’ho provato, non posso fare nulla per cambiare i miei sentimenti. »

« Chi te l’ha detto? » chiese lei, dopo un “Ti prego, Kat, dimmi qualcosa” e aver metabolizzato tutto quello che le aveva detto. 
« Cosa? »
« Chi ti ha detto che anche io, beh sì – Dio, non sono brava con le parole, non quanto te. Dimmi che hai capito, ti prego. »
« Aspetta, aspetta. Tu non mi stai mentendo, vero? Santi numi, mi stai confondendo. Io sto capendo bene, vero? »
Katniss rise e annuì. « Vero. »(4)

Peeta sorrise e le si avvicinò, ancora di più. « Quindi posso, posso baciarti? »
« Me lo sta chiedendo dopo che aspetti questo momento da…? Tutta la vita, mi sembra di aver capito » lo scimmiottò. 
Peeta scosse la testa, quanto l’amava. Le accarezzò piano la guancia e la baciò. L’avvicinò a sé, mettendole una mano sulla nuca, come per essere sicuro che tutto questo stesse accadendo davvero e che non si sarebbe svegliato nel letto della sua camera, al piano superiore della panetteria. Era tutto vero, Katniss era lì con lui. E lo stava baciando, proprio come lui stava baciando lei. 
Non poteva essere più felice.

« Peeta? »
« Mhm? »
« Come fai a sapere che canto per Prim per farla addormentare? » 

 

 


 

Angolo autrice: Ho concluso questa mini-mini-long. In realtà avrei dovuto farlo ieri ma ero troppo depressa per via di Allegiant. Io non riesco a capire che senso c'è nell'uccidere i protagonisti del proprio libro. Posso capire John Green (ATTENTI SPOILER!) che ha fatto morire Gus perché gli è tornato il cancro, ma perché poi mi ha fatto morire Alaska in un incidente? Perché Suzanne Collins ci ha ucciso Prim quando tutto 'sto casino della rivoluzione è partito dal sacrificarsi e offrirsi volontaria al posto suo? Che senso ha avuto se alla fine è morta lo stesso? E, ancora, che senso ha avuto per Veronica Roth uccidere Tris - e anche il povero Uriah - e lasciare in depressione il povero Tobias? Boh. Il nazifascistalinleninismo me fanno salì. Oggi ho pubblicato non solo perché avevo detto in una recensione che avrei pubblicato oggi al limite, ma anche perché sono rimasta sconvolta dalla 4x10 di Teen Wolf. Davvero, avevo bisogno di una distrazione per non iniziare a sclerare positivamente (ATTENTI RI-SPOILER!) per via del fatto che quel braccio non era di Parrish e negativamente per via di Peter vi-ho-ingannati-tutti Hale, gli Stalia che sono tornati e Chris non-si-capisce-che-cazzo-sto-facendo Argent. Mi fermo qui, perché altrimenti ciao proprio. 
Niente, vorrei ringraziare giuyoipoi77 Lady White Witch per avermi recensita, cinzia98 juls_s per aver messo la mini-mini-long nelle preferite e Malandrina acquisita Marymansi per averla messa nelle seguite. Vi adoro, davvero. 
Vorrei dire che il titolo del capitolo-che-capitolo-non-è è ispirato alla canzone di Ne-Yo, ma io sono fissata con la versione di Jacob Artist per Glee (aw, la dedica a Marley *^*). 
Ovviamente i punti (1) e (3) sono riferimenti al primo film di Hunger Games, il punto (2) è un riferimento a Catching Fire e il (3) a Mockingjay a cui, vi ricordo, mancano solo ottantasette giorni. Vi lascio sotto i miei contatti.

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Buon viaggio a vederci,
Prim.

  
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