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Autore: B e l l e    31/12/2014    13 recensioni
dal testo: "Quel ventitre dicembre, durante la rimpatriata, la fiducia di due persone fu tradita inesorabilmente, ma se Celeste se lo aspettava, Hugo proprio no."
E cosa succede quando due persone disperate trovano conforto l'una nell'altra?
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[Quinta classificata al contest "My Favourite Character, II edizione" di Fanny_rimes]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Líos de antenochebuena


 

Era una notte fredda, di quelle che sarebbe meglio trascorrere in casa, sotto le coperte. Una notte in cui verrebbe da pensare 'Ma chi me lo ha fatto fare di uscire?'. Una di quelle che speri finisca presto, in cui cerchi di dormire subito, ma non ci riesci. Una di quelle notti che vorresti non fosse mai esistita.
In realtà, non faceva così freddo, per essere di dicembre. Certo, in Andalucía sono abituati ad andare al mare anche d'inverno e non era certo quella la temperatura adatta, ma era l'una di notte e dieci gradi non erano pochi.
Non era una notte così brutta, anzi; il cielo di Cadice era di un blu intenso e si vedevano chiaramente le stelle, nonostante le luci della città le offuscassero un po'.
Non era nemmeno così noiosa, per gli altri. C'era una festa al bar de La Caleta: una rimpatriata organizzata da Javier, il proprietario; se si considera che ogni invitato aveva portato il suo gruppo di amici, non è difficile capire perché quel pezzo di spiaggia intorno alla famosa struttura bianca del locale fosse pieno di gente.
Come in ogni storia che si rispetti, o almeno, in quasi tutte, si narra di un lui e di una lei. Anzi, se partiamo dall'inizio, troviamo tre 'lui' e due 'lei': Sebastián, Andrés, e lui, Hugo; Ana, e lei, Celeste. Cinque persone più o meno coetanee, che potrebbero essere tranquillamente parte dello stesso gruppo di amici, ma quando la vita si mette a giocare, quando il destino fa incontrare persone che non potrebbero essere più diverse tra di loro, allora lo scontro è inevitabile.
Sebastián, Andrés e Celeste avevano lavorato per la stagione estiva – che era compresa da aprile a novembre – a La Caleta per tre anni di fila, ma con la scadenza dell'ultimo contratto, ognuno aveva preso la sua strada, o stava pianificando il proprio futuro.
In realtà, Sebastián non pensava a un bel niente, passava le giornate a vagabondare in giro e le serate a ubriacarsi nei pub, ai chiringuitos sulla spiaggia, alle feste degli amici... Era bello, atletico e divertente... questo pareva bastargli.
Celeste era partita per Siviglia, per iniziare la sua carriera universitaria alla facoltà di giornalismo, mentre Andrés si era laureato in scienze del mare e aveva una mezza idea di imbarcarsi. Ana, la sorella di Andrés, era la classica ragazzina viziata che, dopo il liceo, si era presa un anno sabbatico, passato a non far niente, a divertirsi, a poltrire sul letto col computer sulle gambe... e quell'anno aveva già sforato di due mesi, visto che avrebbe dovuto completare l'iscrizione all'università a settembre.
E poi c'era lui, Hugo. Promettente modello, corpo statuario, esperto ballerino di Flamenco; per quanto fosse identico fisicamente e abilmente a suo fratello gemello Sebastián – tranne che per i capelli – i due non potevano essere più diversi caratterialmente. 'El Seba', come lo chiamavano tutti, era popolare, dedito alle feste e all'alcol, scansafatiche, presuntuoso e donnaiolo; non riusciva a far durare una relazione più di qualche mese, dal momento che riempiva le ragazze con cui stava di corna, e queste, inevitabilmente, lo scoprivano ogni volta.
Hugo, invece, era un ragazzo tranquillo, amava il cinema e la danza, la moda e le sfilate, le serate a leggere un buon libro sotto le coperte. Hugo era gay e la sua fedeltà, sia verso gli amici, sia verso l'uomo che amava, era indiscutibile: prima di tradire la fiducia di qualcuno, si sarebbe fatto uccidere.
Quel ventitre dicembre, durante la rimpatriata, la fiducia di due persone fu tradita inesorabilmente, ma se Celeste se lo aspettava, Hugo proprio no.

Celeste si voltò ridendo, con l'ennesima bottiglia di birra in mano, e ciò che vide non le piacque affatto. Sebastián, ubriaco come non mai, era piegato su Ana, che lo cingeva dai fianchi con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta, e le stava baciando spudoratamente il collo. Rimase interdetta. In effetti, Ana era molto compatibile con l'inadeguatezza di Sebastián, che a ventisei anni ancora scorrazzava come un ragazzino, ma lui non aveva mai dimostrato interesse nei confronti di lei, anzi.
Celeste cercò di reprimere lo scatto d'ira che l'avrebbe sicuramente messa in ridicolo davanti a tutti e voltò di nuovo le spalle ai due ragazzi. Prese un lungo respiro per cercare di calmarsi e si incamminò verso l'uscita della spiaggia, lasciandosi dietro musica e risate. Una lacrima le rigò la guancia; perché i suoi sentimenti per quel coglione erano così forti? Lui non le aveva mai promesso niente, non l'aveva mai illusa di niente, non volontariamente perlomeno. Perché lei si era illusa comunque? Perché quel bacio, quell'unico bacio senza aspettative, senza futuro, le aveva dato la speranza? Perché non voleva capire che Sebastián non era tipo da relazioni serie? Da sentimenti forti?

Persa nei suoi pensieri, non si accorse che stava di nuovo camminando sulla sabbia: conosceva così bene la propria città che, anche di notte, i gesti e i movimenti, le strade e i passaggi erano automatici; si era ritrovata sul Paseo Marítimo, si era tolta le scarpe e si era portata sul bagnasciuga.
Dopo più di mezz'ora, forse anche tre quarti, stretta nel cappotto, si accorse di essersi spinta molto in là; doveva aver superato lo stadio e, se avesse proseguito, sarebbe uscita dalla città. Si guardò intorno e vide che non era sola. Poco più in là, disteso su un asciugamano, c'era un ragazzo con il volto rivolto alle stelle. Si avvicinò un po' e lo riconobbe. Hugo, il fratello gemello di Sebastián, quel ragazzo così dolce e disponibile se ne stava da solo, mentre tutti gli altri festeggiavano a pochi chilometri di distanza.
Lo raggiunse e si chinò vicino a lui. "Ehi, posso farti compagnia?"
Hugo si tirò su di scatto, sorpreso di vederla lì; si spinse da una parte del telo, facendole spazio, e le sorrise. "Ma certo, tesoro."
Celeste si stese sull'asciugamano e, dopo un attimo, il ragazzo la imitò.
"Qui le luci della città sono più fioche, si vedono benissimo le stelle. Adoro venire qui, di notte..." sussurrò. In effetti, era vero: il cielo stellato si stagliava sopra di loro, limpido e puntellato di luci; era spettacolare.
Celeste abbassò gli occhi su di lui, stetto vicino a lei sull'asciugamano, e, nonostante l'oscurità, notò un leggero rossore intorno alle sue iridi azzurre, segno che aveva pianto.
"Come mai non sei alla festa?" gli chiese dolcemente. "Il tuo ragazzo è là..."
Hugo si mosse impercettibilmente a quelle parole e girò la testa dall'altro lato, sussurrando in risposta "Andrés non è più il mio ragazzo..."
Dopo quella rivelazione inaspettata, Hugo si tirò a sedere, aprì una borsa-frigo e tirò fuori due birre; le stappò e ne porse una alla ragazza.
"Dovevamo venire qui stasera e dopo, forse, raggiungervi alla festa" cominciò a raccontare, bevendo la sua birra gelata, che non doveva essere affatto la prima, visto il suo leggero biascicare. "Ho portato l'asciugamano, i panini e le birre, come ogni volta... volevamo stare un po' tra noi, prima di unirci alla rimpatriata, visto che domani passerà la vigilia con la sua famiglia e io con la mia" continuò a bere e la sua voce si spezzò. "Quando è arrivato, mi ha detto che voleva parlarmi; l'espressione sul suo viso era distante e anche il suo tono di voce. Ho capito subito che qualcosa non andava, ma non pensavo che volesse lasciarmi..." le lacrime scorrevano sul suo bel viso, incontrollabili, mentre lui si rifugiava nell'ennesima birra. "Ha detto che a gennaio si imbarca, va a lavorare su una nave e spera di non tornare tanto presto in questa città. Ha detto che a distanza non può durare, che siamo ancora giovani e dobbiamo farci le nostre esperienze. Ti pare giusto, dopo otto anni? Ti pare normale?" singhiozzò, quasi gridando le ultime domande.
Celeste lo strinse tra le sue braccia, accarezzandogli i lunghi capelli scuri e cercando di tranquillizzarlo. La voce della ragazza, così dolce e incoraggiante, lo fece calmare un po' e quel ghiaccio, che racchiudeva il suo cuore e che gli faceva sentire freddo, iniziò a sciogliersi.
"Non è affatto giusto, Hugo. Non sai quanto mi dispiace, davvero" aggiunse lei, quando sentì che si era tranquillizzato. "Dopo così tanto tempo, non può finire così" lo tenne ancora tra le sue braccia, mentre stappava un'altra birra e, nonostante stesse cercando di trattenersi con tutte le forze, una lacrima le scappò lungo il viso. "Voi uomini sapete essere proprio stronzi, quando vi ci mettete!" esclamò, pensando più che altro a Sebastián.
"Io l'ho sempre trattato nel miglior modo possibile, ho provato a farlo stare bene in ogni occasione, non gli ho fatto mai mancare nulla, non l'ho mai tradito..." biascicò il ragazzo. "Non sono uno stronzo!"
"No no no... non mi riferivo affatto a te, Hugo" si affrettò a dire Celeste. "Mi riferivo ad Andrés e... non solo, ma non a te."
"Che faccio adesso? Come faccio ad andare avanti senza di lui? Sono sempre stato solo con lui, non posso vivere senza di lui, tesoro... non posso" strinse Celeste contro il proprio petto e si lasciò andare ai singhiozzi.
Celeste si scolò l'ennesima birra di quella sera e coccolandolo cercò, di nuovo, di tranquillizzarlo, parlando a cuore aperto, lasciandosi andare completamente.
"Hugo, tu sei il ragazzo migliore che io abbia mai conosciuto. Se esistesse l'uomo perfetto, tu potresti competere con lui. Sei bellissimo, sensibile, dolce, intraprendente, intelligente, fedele, creativo, ci sei sempre se qualcuno è in difficoltà o anche solo se ha bisogno di sfogarsi, sei un amico leale, una persona davvero speciale. Se Andrés vuole lasciarsi scappare un uomo così, è un problema suo, perché è lui che ci rimette ed è lui che, quando lo capirà, starà male. Tu non meriti tutto questo, ma purtroppo la vita è ingiusta alle volte. Se io fossi un uomo, non ti lascerei andare, mai" continuò ad accarezzargli i capelli e a sussurrargli quelle parole all'orecchio, mentre lui la stringeva di più a sé. "Adesso fa male, e lo capisco: so cosa vuol dire amare qualcuno che non ti vuole, aver sperato in qualcosa e vederselo sfumare davanti. Lo so davvero, ma passerà. Se ci impegnamo con tutte le nostre forze, amico mio, passerà. Ci saranno nuovi amori nelle nostre vite che ci faranno capire perché quella volta non ha funzionato, perché con quella persona non è andata bene."
Le parole di Celeste lo colpirono. Hugo sentì il proprio cuore accelerare i battiti e provò un affetto ancora più profondo verso quella ragazza che lo stava consolando. Sentì l'impulso di abbracciarla ancora di più e di non lasciarla andare per chissà quanto tempo. L'alcol gli stava annebbiando la mente e, dal momento che non poteva stringerla più forte, onde evitare di farle male, chinò la testa sul suo viso e la baciò. Fu un bacio intenso, profondo, un bacio che sapeva di disperazione, ma anche di speranza. Un bacio che sembrò durare un'eternità; nessuno dei due voleva lasciare andare l'altro, nessuno dei due voleva tornare alla crudele realtà. Hugo vedeva nella ragazza un'ancora di salvezza, mentre Celeste vedeva l'anima buona del ragazzo che aveva vicino e i lineamenti del suo amato Sebastián.
Poco dopo si trovarono stesi sull'asciugamano, lui sopra di lei, continuando a baciarsi con un intensità tale da dover prendere fiato per non andare in apnea. Per i pochi attimi in cui le loro bocche si staccavano, i loro respiri caldi si scontravano con forza e attiravano come calamite le loro labbra, le une sulle altre; le loro lingue si rincorrevano incessantemente e le loro mani si stringevano; i loro corpi attaccati si incastravano perfettamente formando un tutt'uno, nonostante fossero ancora divisi da vari strati di stoffa.
D'un tratto, Celeste si lasciò sfuggire un gemito quando sentì il membro di Hugo, indurito da un'eccitazione forte ed improvvisa, premerle contro la gonna. Lui indossava un paio di pantaloni sportivi che fasciavano perfettamente la sua erezione e non poté trattenere un sospiro, quando lei si inarcò contro di essi. Rimase un attimo interdetto e si staccò leggermente dalla ragazza. "I..io" sussurrò ansimando. "Io non so cosa mi prende... io... sono gay, Celeste..." biascicò, guardandola con gli occhi lustri.
Celeste lo attirò di nuovo su di sé e, nell'ultimo momento di lucidità che riuscì a trovare, sussurrò al suo orecchio: "Qualcuno una volta mi disse che non è il corpo, maschile o femminile che sia, ad attrarci, ma le emozioni che una determinata persona ci fa provare. Noi, in questo momento, abbiamo bisogno l'una dell'altro, non credi?". Furono le ultime parole sensate che riuscirono a dire, prima di stringersi di nuovo e di perdersi nell'unione dei loro corpi, ardenti di desiderio, e delle loro anime, bisognose di affetto e speranza.
Dopo aver fatto l'amore, rimasero lì, sull'asciugamano, a guardare le stelle, stetti l'uno all'altra.
"Non l'avevo mai fatto con una donna... è stato bellissimo" sussurrò lui.
"Non è che adesso cambi sponda?" ridacchiò lei, buttandola sullo scherzo.
"Non ci penso neanche, tesoro mio. Sarai per sempre l'unica ad aver avuto l'onore di far l'amore con me!" rispose Hugo, con aria di superiorità. Celeste rise, accarezzandogli il petto con le dita.
"Sei innamorata di mio fratello, non è vero?" chiese lui, improvvisamente.
Celeste boccheggiò e non rispose subito, al ché Hugo la rassicurò: "Non penso che tu sia stata con me per questo, tranquilla. Non so perché sia successo, ma ne avevamo entrambi bisogno, e sarebbe successo anche se io non fossi stato identico a Sebastián."
"Sì, provo qualcosa per tuo fratello, ma con un tipo del genere non è possibile costruire niente. Come ti ho detto prima, arriverà qualcuno che ci farà dimenticare certe persone, anche se adesso crediamo che sia impossibile. Basta che quella persona non sia tu, altrimenti dovrai rivedere i tuoi gusti: non ho intensione di soffrire per due uomini con lo stesso aspetto, uno basta e avanza, no?"
Risero entrambi e passarono ancora del tempo abbracciati su quella spiaggia, sperando che l'anno nuovo gli avrebbe portato un po' di quella felicità che avevano cercato in quella notte di previgilia.




_Note dell'autrice_
Hola chicas/os, ecco la mia ultima storia dell'anno.
Ho inserito la storia nel genere 'Romantico', ma direi che i generi più appropriati sono Malinconico e Sentimentale.
"Líos de antenochebuena" significa 'casini' o 'garbugli' della previgilia (ossia la notte del 23 dicembre); alcune parole spagnole (come nomi propri o vie) hanno l'accento acuto perché in spagnolo, a differenza dell'italiano, spesso l'accento è grafico. La spiaggia di Cadice costeggia la città per chilometri, quindi è possibile percorrerla.
Il prompt della mia storia era: "Lui/lei è gay, ma si ritrova a fare sesso con una persona del sesso opposto per la prima volta." e credo di averlo rispettato. 
Se vi va di lasciare una recensione, mi fate un grandissimo piacere.
Può darsi che questa storia avrà un seguito, un'altra one-shot o mini-long con gli stessi protagonisti, ma è solo un'idea.
Buon 2015 a tutti,
B e l l e

   
 
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