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Autore: AidenGKHolmes    01/01/2015    2 recensioni
Un giovane ragazzo, tredicesimo tra i figli di un proprietario di un'impresa commerciale ricchissima, un'azienda sull'orlo del fallimento e due famiglie di diversa estrazione sociale...
C'è posto, nel cuore di Hans, per qualcuno o qualcosa di diverso dagli affari, dal denaro, dai commerci e dal raggiungimento del potere e del controllo di una delle più importanti società di esportazioni della Danimarca?
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I WESTERGÅRD - ASCESA E CADUTA DI UNA FAMIGLIA



Capitolo III - Chi osa vince



"Chi non osa osservare il sole in volto non sarà mai una stella"

- William Blake



Le ore, in talune occasioni, trascorrono più velocemente non solo dei minuti, ma perfino dei secondi.    Il cervello di una persona può, inoltre, essere impegnato a gestire migliaia di pensieri, che ronzano nella mente come mosche attirate dall'inebriante odore del miele, ma può capitare anche la situazione totalmente opposta, ovvero la completa assenza di qualsivoglia tipo di preoccupazione e riflessione, come se la mente si trovasse in una specie di stato catatonico dal quale, tuttavia, è molto facile risvegliarsi e comprendere con stupore quanto tempo sia passato dall'interruzione involontaria di qualsiasi attività.

Il comportamento di Hans, dopo quel fugace scambio di occhiate con Elsa, sembrava rispecchiare proprio il primo di questi due atteggiamenti sopradescritti.
In preda ad un innaturale stato di agitazione, il giovane rampollo della famiglia Westergård continuava a vagare tra la sedia dello scrittoio e il letto, come un'anima senza pace nel peggiore dei gironi infernali.
Qualcosa, nel freddo sguardo di quella fanciulla dai capelli platinati, lo aveva colpito come una fucilata e qualsiasi cosa tentasse di fare per distrarsi sembrava solo un'inutile perdita di tempo.  

Il sole era già alto nel cielo scandinavo, quella mattinata stranamente limpido come una pietra preziosa e privo da qualsiasi nuvola. Al di fuori della finestra la grande piazza cittadina si apriva davanti all'edificio in tutta la sua magnificenza; i negozi e le piccole botteghe avevano ormai aperto i battenti alla clientela, mentre il caffè letterario di Arendelle si stava, lentamente, riempiendo di gentiluomini e borghesi nei loro eleganti abiti scuri, intenti a discutere in maniera animata dei più importanti avvenimenti del continente.

In altre occasioni Hans non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di visitare con calma la cittadina, nel tentativo di trovare, tramite una ricerca più approfondita, le successive imprese da acquisire dopo quella di Agdar. Era una tecnica che, nel corso degli anni, aveva affinato fino a farla diventare la punta di diamante delle sue abilità commerciali. Eppure era come se l'impresa alla quale era interessato in quel momento fosse più importante di qualsiasi altra azienda presente in città.
Forse era solo per provare a se stesso che non avrebbe rinunciato all'acquisizione di tale società solo per l'intromissione di un piccolo borghese come quel Bjorgman... o forse era proprio un vago sentimento di sfida verso questo sconosciuto che lo tratteneva dal compiere le sue solite sortite in "avanscoperta"?

Mentalmente, il ragazzo continuava ad analizzare e ponderare ogni singola frase che avrebbe utilizzato per condurre in porto la trattativa con Agdar. Ogni offerta andava ragionata accuratamente; come le frecce sono gli strumenti di morte del migliore degli arcieri, le parole e l'eloquenza erano l'arma più letale di cui Hans disponeva.
E intendeva mostrare di saperle maneggiare al meglio, quasi come a dare una prova di maestria in tale ambito.

Immerso in tali, importanti pensieri, Hans si accorse solo dopo alcuni minuti di una piccola folla che si era nel frattempo radunata di fronte all'uscio dell'appartamento. I loro visi e movimenti lasciavano intendere chiaramente che non erano giunti sino a là per una semplice chiacchierata e i bastoni che impugnavano confermavano quest'ultima ipotesi. Fu solo allora che Hans si ricordò delle parole di Agdar.

<< ... i creditori sono arrivati a minacciare di morte me e le mie figlie... >>

Evidentemente le persone a cui Agdar doveva restituire ingenti quantità di denaro non erano poche, ma arrivare ad uccidere per una questione di soldi... questo era davvero troppo.
Non c'era una ragione specifica che giustificasse quel che Hans fece subito dopo: in preda all'adrenalina uscì velocemente dalla stanza e si recò al piano terra. Agdar aveva già provveduto a chiudere le pesanti tende purpuree, ma le grida e le minacce sembravano non cessare mai. Se non avesse fatto qualcosa avrebbero sicuramente tentato di entrare nell'edificio. Quando una folla è in preda alla rabbia è capace di arrivare ad atti orribili, compresa la violenza su due ragazze innocenti. Nel salotto, Elsa e la figlia minore, una ragazza dal viso coperto di lentiggini e dai capelli, se possibile, più rossi di quelli di Hans, erano sedute sul divano.  Elsa era intenta a cercare di tranquillizzare la sorella, evidentemente terrorizzata dalle grida e dagli insulti provenienti dall'esterno.

<< Herre1 Hans... signore... è meglio che torni nella sua stanza, non è sicuro rimanere qui... >> Disse Jan, la guardia incaricata della sicurezza del giovane, cercando di impedirgli di avvicinarsi ulteriormente alla porta d'ingresso, verso la quale Hans sembrava diretto.

In tutta fretta era rientrata anche la sentinella che fino a pochi minuti prima era rimasta appostata fuori dall'uscio. Nel trovarsi di fronte ad una folla simile si era rifugiato istintivamente nell'edificio, senza nemmeno tentare di affrontarli. Era pagato per difendere, ma in tali circostanze nessuna paga sarebbe stata sufficiente per convincerlo a rischiare la vita in modo così avventato.

<< A che proposito? Per aspettare che quella marmaglia di bifolchi faccia irruzione qui dentro e linci questa famiglia? Non credo proprio... >> Rispose gelido Hans, scostandolo con decisione e aprendo la porta; nello stesso istante la sua mano tremante si appoggiò sul pugnale nascosto nella parte interna della giacca.

Perchè lo stava facendo? C'erano motivi sensati per i quali Hans si sarebbe dovuto sentire in dovere di proteggere quella famiglia da un'orda di creditori inferociti?
Nel momento in cui l'aria della piazza investì il suo viso, penetrando dallo spiraglio della porta semiaperta, realizzò che stava semplicemente lottando per la sua preda, così come un lupo contende la carcassa di un cervo morto ad un suo simile: la famiglia di Agdar era la sua preda e nessuno poteva pensare di mettersi tra di lui e il suo bottino.

Nessuno.

<< Tu che fai, vieni o preferisci andare a nasconderti? >> Domandò Hans, beffardo, alla sua guardia del corpo. Il ragazzo non dovette ripetere due volte la domanda: imbracciando il fucile, Jan lo seguì a ruota fuori dall'edificio, assieme alla seconda sentinella. La psicologia, dopotutto, era utile non solo nel mondo del commercio...
Hans dovette essere rapido a richiudersi la porta alle spalle, onde evitare che qualcuno cercasse di fare irruzione nell'appartamento.

Gli sguardi dipinti su quei volti erano la rappresentazione visiva della rabbia, dell'odio, del desiderio di riprendersi finalmente tutte quelle corone che avevano benevolmente prestato a quel pezzente di Agdar... ma quel giorno non avrebbero recuperato un bel niente. Di questo, Hans ne era fermamente convinto.

<< Signori, un po' di contegno, per cortesia... >> Esclamò Hans, nel tentativo di evitare uno scontro diretto con la folla, sebbene fosse arrivato a dubitare dell'efficacia dei suoi metodi pacati e diplomatici, almeno in quella circostanza.

<< Vaffanculo! >> Gridò qualcuno tra le numerose persone presenti, mentre il suo insulto venne velocemente coperto da altre ingiurie verso Hans e la famiglia di Agdar.
<< Come non detto... so bene che quest'uomo deve molte corone a ciascuno di voi, ma non è con la violenza che si risolvono queste dispute... >>
<< Vediamo se è veramente così! >> Gridò un uomo di mezza età coi capelli ricci ed un paio di folti baffi neri, rimasto fino a quel momento in prima fila, pronto ad assaltare l'abitazione, sferrando un pugno diretto verso il volto del ragazzo.

Hans, da parte sua, ebbe riflessi abbastanza pronti da riuscire ad evitare il colpo, per poi torcere il braccio all'aggressore con una tale violenza che gli parve di udire lo spezzarsi netto dell'osso del braccio. L'uomo cadde a terra in preda al dolore, trascinandosi a fatica verso i suoi compagni.
Nel frattempo Hans aveva estratto il pugnale ed era pronto ad infilzare come una bestia chiunque avesse osato muovere un solo passo verso di lui.
Le due guardie avevano caricato i fucili e ora li puntavano contro la folla, cambiando bersaglio ogni pochi secondi, nel tentativo di mantenerli in riga ed impedirgli di tentare un assalto, sebbene sapessero di non avere speranze in caso di aggressione: avevano una sola pallottola in canna, dopodichè si sarebbe trasformato in un duello corpo a corpo e, considerato il numero degli avversari, sarebbe stata una lotta persa in partenza.

Improvvisamente, dal lato di una stradina laterale poco distante, giunsero una decina di uomini in uniforme e armati di moschetto, capitanati da un signorotto di mezza età dalla calvizie incipiente. Evidentemente qualcuno, in città, aveva notato l'assembramento e le grida, ragion per cui erano state avvertite quelle che, con tutta probabilità, erano alcune delle guardie cittadine.
Alla vista dei soldati, come scarafaggi alla vista della luce, i rivoltosi scapparono in tutte le direzioni, correndo tanto veloce quanto glielo permettessero le gambe: alle guardie venne dato ordine di inseguire alcuni dei sovversivi.

<< Il giorno in cui riuscirò a trascorrere un mese senza dover sventare linciaggi sarà quello in cui rassegnerò le dimissioni... >> Bofonchiò il capo dei soldati, per poi posare il suo sguardo su Hans << Avete assunto una nuova guardia? E con quali soldi? >> Constatò stupito
<< In realtà, signore, sono semplicemente un uomo d'affari in visita, ma mi sembrava più che doveroso cercare di proteggere la famiglia del signor Agdar, specie dopo l'ospitalità che hanno mostrato nei miei confronti... >> Disse Hans, sperando di apparire come una specie di eroe agli occhi di quel capitano.

Ma nel profondo del suo cuore, Hans conosceva il reale motivo per cui aveva agito così: sperava di guadagnare punti e fargli salire la classifica degli affaristi preferiti di Agdar. Di lui e della sua famiglia non gliene poteva importare di meno, ma la sua azienda... era l'obiettivo finale al quale puntava. E doveva, in qualche modo, sovrastare l'altro suo concorrente, Bjorgman, se voleva avere la sicurezza di acquisire l'azienda.

<< Beh, si può dire che siete stato coraggioso. Non in molti avrebbero affrontato una folla inferocita senza battere ciglio. Vi ammiro, per questo. Ora andate, devo scambiare quattro chiacchiere col signor Agdar. E' stato un piacere conoscerla... >> Affermò lui, prima di farsi scortare all'interno dell'appartamento dalla guardia della famiglia. Hans li seguì a ruota, ma sapeva perfettamente di non avere il permesso di partecipare alla discussione che si era già avviata in salotto, per cui si limitò a salire lentamente le scale fino al piano dove si trovava la sua stanza. E fu in quel momento che il giovane si accorse che la porta di fianco a quella che dava alla camera degli ospiti, fino a quel momento rimasta sempre chiusa, era semiaperta. Dal piccolo spiraglio che si era creato, Hans intravedeva diverse librerie colme di tomi di qualsiasi grandezza concepibile, mentre un'elegante moquette rosso scuro ricopriva il pavimento. Sapeva di non poter entrare là dentro senza autorizzazione, ma il suo istinto gli continuava a ripetere che, forse, avrebbe trovato qualcosa da usare a suo vantaggio nella trattativa per l'annessione della società.

Avrebbe agito a fin di bene... verso se stesso.

Una volta entrato non ebbe nemmeno l'accortezza di richiudersi la porta alle spalle: sarebbe stata un'incursione rapida e mirata. Alla luce dei raggi solari che penetravano tramite la grande vetrata della stanza, Hans si mise a frugare dentro i cassetti della scrivania lucida come uno zaffiro. Nessuno di essi era stato chiuso a chiave, precauzione che ad Agdar probabilmente sembrava inutile, visto che lo studio era perennemente sigillato.

Durante ogni secondo trascorso là dentro, il ragazzo temeva in continuazione che qualcuno sarebbe piombato alle sue spalle, scoprendo le sue vili azioni proprio come una madre scopre il figlio con le mani nella marmellata. Tutto, attorno a lui, era immerso nel silenzio: gli unici rumori udibili erano i suoi profondi respiri e il suono tagliente e secco dei fogli che venivano letti velocemente, per poi essere rimessi nelle loro posizioni originarie.

Non riusciva a trovare nulla, vi erano solo lettere, resoconti di viaggi, schizzi di disegni senza senso probabilmente realizzati in momenti di noia o di tensione... dov'erano le informazioni scottanti? I bilanci fallimentari dell'azienda, i registri di entrate ed uscite, gli elenchi delle merci vendute in quei mesi... non vi era nulla di tutto ciò, là dentro. La frustrazione iniziava ad invadere il corpo di Hans, ma questo non bastò a farlo demordere: doveva esserci per forza qualcosa, qualsiasi dettaglio insignificante sull'azienda di Agdar.

Ed, effettivamente, fu proprio la sua caparbietà a fargli ottenere il risultato sperato:

Nell'ultimo cassetto, nascosto sotto una scatola metallica di sigari, vi era la chiave che apriva il suo futuro. Quello che trovò era tutto ciò di cui necessitava: un piccolo quaderno in pelle colmo di annotazioni, dati di vendita, resoconti sulle perdite, bilanci mensili a dir poco allarmanti... aveva trovato l'uovo di Colombo: tramite queste informazioni poteva sviluppare una strategia durante la trattativa, in quanto conosceva i reali rischi che l'azienda correva; in altri termini, sapeva da dove partire per formulare offerte irrifiutabili.

Gli serviva solo qualche ora in più per studiare il quaderno, ma non poteva restare là. Con un rapido gesto fece scivolare il quaderno nella tasca interna della giacca, per poi ritornare velocemente nella sua stanza.
La sua mano si era appena posata sul pomello dorato della porta, quando i suoi movimenti vennero congelati da una voce femminile mai udita prima di allora.

<< Signor Westergård, una parola... >> Disse timidamente la ragazza dai capelli rossi che, nel frattempo, era comparsa dalla scala. Hans non si mosse di un millimetro, il timore di essere scoperto lo sovrastava come una montagna.
<< Al vostro servizio, madame >> Rispose Hans, asciutto, fissandola in quei suoi occhi azzurri come il cielo del grande nord. Temeva che, da un momento all'altro, sarebbe giunta la fatidica domanda: cosa ci faceva nello studio di suo padre, da solo? Sarebbe giunta inesorabile, come un giudizio divino, era solo questione di tempo.

<< Ecco, io... non so bene come dirlo... volevo solo ringraziarvi... per aver difeso l'appartamento, pur non facendo parte della nostra famiglia... mio padre è un uomo così solo, ultimamente... è bello che sia rimasto qualcuno di buono, al mondo >> Confessò Anna, realmente convinta di ciò che aveva appena detto.

Ad Hans non importava nulla, nè di lei, nè di Agdar, nè di quel posto... voleva solo dimostrare ai suoi fratelli che non era l'ultima ruota del carro, nella prestigiosa azienda Westergård. Ma ovviamente non poteva rivelare i suoi veri sentimenti.

<< E' stato un piacere, signorina... Anna, giusto? >> Domandò il giovane, sforzandosi di ricordare il nome della ragazza dal viso lentigginoso.
<< Sissignore... è stato un periodo difficile per tutti, nella nostra famiglia... non so bene come funzionino le regole del commercio, ma... vi metterete d'accordo... voi e mio padre, intendo... le ristrettezze economiche dell'ultimo periodo finiranno? Grazie a voi? >>

Se Hans doveva ingraziarsi qualcuno... tanto valeva che fosse una persona che lo ammirasse in modo sincero e disinteressato. Al diavolo Elsa, i suoi segreti... Anna era una via più facile, più diretta... ma nonostante quello di cui Hans si convincesse, il desiderio di conoscere ciò che Elsa celava dietro quel viso bianco come la neve non l'avrebbe mai abbandonato, nemmeno dopo tutti gli eventi che seguirono.

<< Spero proprio di poter aiutare la vostra famiglia, vi prometto che farò tutto il possibile, milady >> Affermò falsamente Hans, abbozzando un mezzo sorriso sulle sue labbra.

Il viso di Anna si illuminò: allora... vi era ancora una speranza. Si sarebbe risolto tutto, in un modo o nell'altro. L'emozione e la felicità scaturirono in uno dei gesti più banali e semplici, privo di malizia e di qualsiasi altro obiettivo subdolo.

Le labbra della ragazza stamparono un piccolo bacio sulla guancia del ragazzo, che fu immediatamente percorso da un formicolio che si propagò fino alla punta dei piedi. Era la prima volta, in tutta la sua vita... nessuno gli aveva mai mostrato così tanto affetto. Era sempre preso dagli affari, dal denaro, dai commerci... avrebbe pagato qualsiasi somma per sentire di nuovo le labbra gelide della ragazza posarsi sulla sua pelle.
Tuttavia Anna si rese immediatamente conto che non doveva lasciarsi andare a simili atteggiamenti, ma purtroppo era consapevole che, in un momento di intensa felicità, faticava a controllarsi. Non era certo la prima volta, ed infatti la ragazza arrossì all'istante, per poi scusarsi sommessamente, prima di tornare da sua sorella, al piano inferiore, non prima di aver lanciato un ultimo sorriso entusiasta ad Hans.

Il giovane rampollo della famiglia Westergård era rimasto come paralizzato: la sua mente era un turbinio di sentimenti, pensieri, emozioni... non sapeva bene cosa provare.
Il primissimo pensiero che attraversò il suo subconscio, non appena ne ebbe ripreso il controllo, fu uno solo:

<< Sono un essere spregevole... >>

 

***


Note dell'autore: Porco cane, sono quasi due mesi che non aggiorno. Ok, sono anche io un essere spregevole, lo so. Che dire, adesso ho ritrovato l'ispirazione, per cui spero di riuscire a pubblicare in modo più regolare, ma come già detto siamo in inverno, il periodo apatico del sottoscritto. Yay!

Ci ho lavorato parecchio, a questo capitolo, sebbene i tempi siano stati enormemente dilatati a causa di impegni, di voglia di fare nulla ecc... quindi spero che comunque sia valsa l'attesa, per quei pochi che seguono la serie :)

Come sempre, vi ringrazio se siete arrivati fino in fondo e vi invito, se vi andasse, a lasciare una recensione o una critica, nel malaugurato caso in cui abbia fatto casini :)

A presto

Kesserling




 
   
 
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