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Autore: workingclassheroine    04/01/2015    4 recensioni
Uno specchio.
Una stupida lastra di vetro e alluminio che riflette la luce, nient'altro.
John ricorda di aver letto qualcosa a riguardo, con un sacco di cifre e spiegazioni scientifiche su come una semplice fonte luminosa restituisca un'immagine speculare a quella di fronte allo specchio.
Quindi, ricapitolando, è impossibile che un maledettissimo pezzo di vetro possa determinare lo stato d'animo di una persona, e riempirla di ansie e paure relative al proprio corpo.
O di disprezzo.
Soprattutto disprezzo, per dirla tutta, perché è questo che John prova al momento.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A me, che da anni dico che non ce la faccio,
ma poi,
ce la faccio sempre.
 

Uno specchio.
Una stupida lastra di vetro e alluminio che riflette la luce, nient'altro.
John ricorda di aver letto qualcosa a riguardo, con un sacco di cifre e spiegazioni scientifiche su come una semplice fonte luminosa restituisca un'immagine speculare a quella di fronte allo specchio.
Quindi, ricapitolando, è impossibile che un maledettissimo pezzo di vetro possa determinare lo stato d'animo di una persona, e riempirla di ansie e paure relative al proprio corpo.
O di disprezzo.
Soprattutto disprezzo, per dirla tutta, perché è questo che John prova al momento.
I capelli, ancora bagnati da una doccia recente, sgocciolano sulla maglia del pigiama, ma John non riesce a farci caso.
Tutto ciò a cui riesce a pensare, mentre si osserva come una fottuta sedicenne complessata, è che, cazzo, fa davvero schifo.
E di certo non è colpa dello specchio, che si limita a rimandargli l'immagine della sua stupida faccia, con tutti quegli stupidi difetti e quelle stupide imperfezioni che cerca di dimenticare.
John non si è mai piaciuto, questo è sicuro, sissignore.
Ma questo specchio, dannazione, rende evidente tutto ciò che odia in sé.


Gli occhi, per dirne una.
Occhi troppo piccoli, e socchiusi fino a dargli un'aria sempre pensierosa e assonnata, di un color nocciola fottutamente comune.
Avessero almeno delle sfumature verdi, azzurre, gli andrebbero bene anche rosa, maledizione.
E invece sono proprio marroni, senza possibilità di errore o eventuali pagliuzze dorate a salvarne la dignità.
Che si dirà di John Lennon?
Aveva degli occhi azzurri come il mare al mattino, scossi dalle onde della tempesta che imperversava dentro di lui, limpidi come la sua anima?
Aveva degli occhi verdi come la terra in primavera, occhi che ricordavano una rinascita continua e restituivano gioia a chiunque li incontrasse?
No.
John non ha gli occhi del mare o della terra in primavera.
Ha lo sguardo della terra invernale, se vogliamo dirla tutta, con quegli alberelli spogli e rachitici che ti fanno venir voglia di richiuderti in casa invece che uscire. Occhi che, oltretutto, si rifiutano di funzionare a dovere e lo rendono mira dei mille scherzi dei ragazzi, che si divertono a farlo finire nei posti più impensabili.
Occhi che rischiano di raccontare troppo e vanno protetti dietro delle lenti rotonde che John odia fin da quando è ragazzo, ma che sono l'unica alternativa al fastidio che gli procurano le lenti a contatto.
Il fatto è che il mondo è così bello, e non c'è davvero niente che possa convincere John Lennon ad accontentarsi di interpretarlo attraverso le macchie indistinte che riesce a percepire.
Ha gli occhi marroni e miopi, ecco tutto, e non c'è niente di poetico da dire su degli occhi castani e ciechi, nulla da trasmettere e nulla da suscitare negli altri.


O quel naso.
Un grande, imponente, orribile naso aquilino che deturpa l'armonia del viso elegante di John, con quella brutta gobba proprio nel mezzo.
Ha metà faccia occupata da quel benedetto coso, è legale?
Se si potesse sfrattare un naso, John lo avrebbe fatto da un bel po' di tempo.


E quei capelli, ricorda improvvisamente, avvertendo la sensazione di freddo dovuta al bagnato.
Loro hanno fin troppe sfumature, tanto che neanche lo stesso John riuscirebbe ad indicarle tutte. Capelli color sabbia che al sole si arricchiscono di riflessi ramati, portati corti, né mossi né lisci, indecisi come il proprietario.
E ci sarebbero ancora così tante cose che in lui non vanno, così tanti difetti.
John continuerebbe volentieri il suo elenco, crogiolandosi nell'autocommiserazione, se non fosse che delle braccia gli hanno appena cinto i fianchi, con una tenerezza infinita.
Lo specchio gli restituisce lo splendido spettacolo di un viso dolce e familiare che lo guarda curioso, con il mento poggiato sulla sua spalla.
"Ammiravi quanto sei bello?" sussurra Paul al suo orecchio, baciandogli lievemente una guancia.
John sorride di un sorriso amaro "Ammiravo quanto cazzo faccio schifo".
Le sopracciglia scure di Paul si corrugano, e le sue mani cercano pazientemente quelle del compagno.
John ha ancora gli occhi fissi sullo specchio, sul suo viso imperfetto, ed è così pensieroso che non si accorge neanche del fatto che Paul ha finalmente incontrato le sue dita fragili e le ha intrecciate alle proprie, riportandole sul ventre di John.
"Cos'hai che non va?" chiede Paul, rassegnato, stringendolo ancora di più a sé.
A volte John sembra così lontano, così lontano che deve tenerlo stretto per non farlo scappare via.
Ma va bene così, è ciò che Paul ha scelto per la sua vita: tenere stretto John.
"Fai prima a chiedermi cosa va" ribatte infatti l'amante, con una risata frammentaria a tenere uniti i cocci che -Paul lo sa- stanno per inondare il pavimento della stanza.
Così scuote la testa, ma i suoi occhi sono dolci e pazienti, e quando riprende a parlare ha il tono che si userebbe con un bambino che pone mille domande di cui ha già la risposta sotto gli occhi, "Tu davvero non te ne accorgi, vero John?".
E John rimane in silenzio, perché lui non lo sa, davvero non lo sa.
"Hai un effetto così devastante sulle persone, amore mio. Qui siamo tutti ai tuoi fottuti piedi." Paul sorride, accarezzandogli le dita con una tenerezza che, quella sì, quella sì che è devastante. "Cristo, dovresti vedere con che occhi ti guardano le donne: ti scopano con lo sguardo, John. E anche George, e Ringo, ogni volta che fai loro un maledetto complimento sembrano sciogliersi come delle adolescenti che sono appena state notate dal più bello della scuola", la risata che segue queste parole risulta nervosa e forzata fino all'inverosimile, "Per non parlare di Brian. Dio santissimo, ti guarda in un modo così viscido che lo prenderei a pugni fino a fargli sputare ogni suo maledetto dente. Io- io lo so che è innamorato di te e tutte queste stronzate, e so che dovrei essere più paziente nei suoi confronti. Lo capisco, cazzo, capisco che ti amino tutti così fottutamente tanto. Ma siamo una tua creazione, John, tutti noi. E siamo qui perché lo vuoi tu, perché sei la nostra unica ragione per continuare su questa strada di merda." Paul respira affannosamente, il viso distorto da una smorfia, "E ho paura, John. Onestamente ho paura del giorno in cui smetterai di volere tutto questo. Dio, in questi momenti ho così tanta paura di perderti."
John resta in silenzio, una volta in più, ascoltando Paul che cerca di riprendere fiato.
Paul, il suo meraviglioso ragazzo che inspiegabilmente lo ama.
Paul, bello come il sole, che ha scelto proprio lui.
Paul, che potrebbe far arrossire un cassonetto della spazzatura, così insicuro.
Paul, che teme di perderlo.
"Davvero hai paura?" riesce a sussurrare, con la voce che trema sotto il peso immane delle parole.
"Sto morendo di paura, John" ribadisce Paul, la voce ferma e sicura, "Sei così bello, e io sono così poco per te, che sono terrorizzato dal fatto che qualcuno possa venire qui e portarti via da me."
John stringe le mani dell'uomo, rafforzando quell'abbraccio come a voler imprimere nella propria carne il solco delle ossa dell'altro.
"Paul?" chiama stupidamente, con un sorriso timido che si affaccia sul suo volto.
Ma il suo Paul, il Paul che lo ama, non potrebbe mai ritenerlo stupido.
"Sono qui, amore" sussurra infatti, prontamente, sfiorandogli con un leggero bacio la scapola scoperta dalla maglia troppo larga.
"Cosa fai di solito? Sai, quando tutte quelle ragazze e Brian e gli altri mi guardano, e tu hai quella paura di perdermi"
Paul sorride maliziosamente "Ho detto che ti guardano, nient'altro. Ci stiamo montando la testa, Lennon" lo rimprovera, mordendogli giocosamente una guancia e rifilandogli un pugno fra le costole.
John si lascia sfuggire un lamento, portandosi istintivamente una mano sul punto colpito, "Stai mettendo in dubbio il mio successo con qualsivoglia essere umano, amore?".
Paul sorride sollevato, riconoscendo negli occhi di John una luce tenue.
Ancora una volta, è riuscito a trattenerlo con sé e a non farlo perdere in quel mondo che è dentro la sua testa e dove Paul non può arrivare.
Forse un giorno quel mondo li separerà per sempre, ma quel giorno non è adesso, e Paul non può far altro che ringraziare per questo.
"Temo di sì, dolcezza" ribatte divertito, scattando al fianco di John per evitare il colpo che il compagno cerca di sferrargli.
"Ti amo" sussurra improvvisamente il più grande, paralizzandolo.
Paul schiude le labbra, con il cuore che batte così forte da assordarlo, e sta per rispondere quando John lo afferra improvvisamente, impedendogli di sfuggirgli ancora.
"Sei un maledetto doppiogiochista, Lennon" sibila, accettando di buon grado la dolce tortura delle mani di John che stringono i suoi fianchi.
L'altro ride, a un soffio dal suo viso "Dovresti saperlo, mio piccolo e innocente McCartney, in guerra e in amore tutto è concesso".
Paul sorride, e sfiora le sue labbra in un bacio osceno e disperato.
D'altronde, accanto a John Lennon, gli resta molto poco del piccolo e innocente McCartney, "E questo cosa sarebbe fra le due? Guerra o amore?".
John inclina dolcemente la testa, osservandolo con una curiosità che fa sorridere nuovamente Paul, "Credo entrambi, dolcezza, non ho ancora deciso".
"Maledetto sfacciato" ridacchia il minore, accarezzandogli una guancia.
"Però voglio saperlo" sussurra John, improvvisamente pensieroso, voltandosi nuovamente verso lo specchio "Cosa fai quando hai paura di perdermi?".
Paul non ha bisogno che John dica altro per capire che, in realtà, il senso della sua domanda è "Come faccio a tenerti con me, amore mio, se in giro ci sono così tante altre braccia che potrebbero stringerti meglio?".
E in quel momento sa anche che John non vuole essere consolato, che non vuole alcun tipo di promessa, perché ogni persona che gli ha giurato di restare se ne è andata, in un modo o nell'altro.
Ma non può sopportare la visione illegale di quegli occhi, che così tanto ama, svuotati dalla malinconia, dai giudizi incessanti che John rivolge a se stesso.
Ama quell'uomo, Dio solo sa quanto lo ama, e deve tenerlo con sé.
Finché John sarà al suo fianco, Paul non gli permetterà di perdersi.
"Fammi pensare" mormora quindi, spostandosi di fronte a lui e impedendogli di specchiarsi ancora, "Di solito" prosegue, sfiorando dolcemente il viso di John con le dita "Ti trascino nel primo sgabuzzino che mi capita a tiro e ti scopo fino a farti vedere le stelle. Sai, tanto per ricordare a te e agli altri chi è che comanda qui".
E John ride, portandosi teatralmente una mano sul cuore "Sono commosso, McCartney, la miglior dichiarazione d'amore che abbia mai ricevuto".
Paul sorride di rimando, vittorioso, e John è lì, è davvero lì con lui e da nessun'altra parte.
"Sai una cosa, Paul? Credo di avere un'improvvisa voglia di essere perso", mormora maliziosamente John al suo orecchio, sfiorandogli i fianchi in una carezza dolce e provocatoria.
"Piccolo pervertito" lo accusa Paul con un sibilo divertito, puntandogli l'indice sul petto e pungolandolo fino a provocargli dei piccoli spasmi dovuti al solletico.
"Smettila, stavo solo scherzando" ride John, contorcendosi sotto le sue dita.
Paul sorride a quello splendido spettacolo, stringendolo improvvisamente a sé e affondando il naso nell'incavo del suo collo.
"Cristo, quanto ti amo, John" sussurra, accoccolandosi contro il corpo caldo e accogliente dell'altro.
John preme le labbra sui capelli corvini di Paul, in una risposta silenziosa, e non può resistere alla tentazione di sbirciare nuovamente verso lo specchio.
Attraverso il vetro, intravede i propri occhi luminosi brillare oltre le lenti, le guance accaldate e arrossate. E nonostante non possa vedere l'altra metà del suo viso, nascosta contro la spalla dell'amante, non può fare a meno di sorridere alla propria immagine riflessa.
Perché, fra le braccia di Paul,

John sembra quasi bello. 




Writer's corner.

Hi everyone. 
Bene, da circa mezz'ora è ufficialmente il mio compleanno.
Ebbene sì, mi faccio gli auguri da sola.
Dedico questa storia a chiunque mi abbia aiutato a diventare ciò che sono adesso, nel bene e nel male.
Alle ragazze conosciute su questo sito, ai miei amici, alla mia famiglia, e anche a te che forse una cosa scritta da me non la leggerai mai, ma sei alla base di ognuna di loro.
Grazie ai miei Beatles, il più grande amore della mia vita.
A John in particolare, che vedo così simile a me da addossargli in questa storia ogni mia paranoia.
Grazie, vi voglio bene.

  
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