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Autore: Tigre Rossa    04/01/2015    3 recensioni
" “Dov’è Po?” lo ripeto una terza volta, con un filo di voce , come se non avessi sentito le parole appena pronunciate dall’uomo distrutto che ho davanti. Le ho sentite, invece, eccome se le ho sentite. Ma non posso accettarle, né voglio credere che siano la verità.
I miei amici si lanciano un’occhiata, confusi e forse preoccupati.
Shifu si avvicina e mi guarda con tristezza negli occhi.
“Po è dove nessuno di noi può più riportarlo indietro.”
Batto le palpebre una, due, tre volte, incredula, incapace di comprendere, o forse di accettare, ciò che mi sta dicendo.
“Po è morto.”
Sentendo quelle parole, quella conferma che non volevo, che desideravo non venisse mai, che non fosse mai pronunciata, il mio mondo va in frantumi come un castello di vetro, e ogni singola scheggia si conficca nel mio cuore, infliggendomi il dolore più grande che io abbia mai provato.
Un dolore che non credo d'essere in grado di sopportare."
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Po ha sacrificato la sua vita per proteggere Tigre, e lei non riesce a darsi pace . . .
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Po, Tigre, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Without you



Capitolo 1
Dolore

 
 

 
“Il dolore è sordo, il dolore è muto. Il dolore è sordomuto. Sordo perché ascolta solo se stesso, muto perché non ci sono parole che possano parlarne.”
 
- Andrea G Pinketts

 
 
 
Qualcuno mi chiama per nome, più e più volte, ma non riesco a capire di chi si tratti.
Un brivido mi attraversa il corpo e, lentamente, apro gli occhi che solo in quel momento mi rendo conto di aver tenuto chiusi.
La luce ferisce le mie pupille deboli e per un attimo resto accecata a fissare il vuoto, mentre le mie orecchie fremono per il grande numero di voci che si levano nell’aria, gridando stupite e in qualche strano modo, sollevate.
Mentre i miei occhi tornano pian piano a vedere, riesco a distinguere con una certa difficoltà cinque volti che mi osservano ansiosi e preoccupati. Cinque volti che conosco fin troppo bene, ma che non ho mai visto così preoccupati e sconvolti.
 
“Tigre, come . . . come ti senti?” mi chiede Shifu, avvicinandosi piano a me.
Non parlo; non voglio o, forse, non ne sono più capace.
Mi rendo conto di essere sdraiata in un letto, e per un attimo mi chiedo come ci sono finita.
Faccio per mettermi a sedere, ma una piccola zampa marrone si posa sul mio braccio sinistro.
“è meglio che tu non ti muova, per il momento.” mormora il maestro, lentamente “Hai riportato numerose ferite ed hai perso tanto di quel sangue che . . .”
 
Ferite? Sangue? Ma che cosa sta dicendo?
 
Senza più ascoltare nemmeno una parola di ciò che dice mi metto decisa a sedere, e per poco un forte capogiro non mi fa crollare di nuovo tra le coperte.
Mi porto la zampa sinistra alla testa e rimango stupita di sentire sotto le dita il tessuto morbido di alcune bende avvolgermi il capo come una sottile tiana.
Mentre il mio corpo, orami libero dalla incoscienza e dalla morfina naturale del sonno, inizia ad avvertire un forte dolore ovunque, il mio sguardo si posa sulle mie braccia, avvolte anch’esse in numerose fasciature, mentre il braccio destro è immobilizzato e legato al collo.
 
Shifu deve aver notato il mio sguardo, perché mormora “Abbiamo saputo dell’imboscata solo grazie a Zeng, che stava passando per caso in quella zona ed è subito venuto ad avvisarci ed a chiedere aiuto. Quando siamo arrivati, non c’era più alcuna traccia di lupi e tu eri lì per terra, svenuta. Ti abbiamo riportata a casa e curata, ma sei rimasta incosciente per tre giorni e due notti. Dovrai restare a letto molto a lungo per riprenderti completamente, soprattutto per quanto riguarda il tuo braccio.”.
 
Improvvisamente, tutto mi torna in mente.
 
L’imboscata.
Il combattimento.
I lupi su di me.
I loro denti, i loro artigli, le loro lame.
Il dolore, quel forte, straziante dolore che mi aveva fatto urlare.
L’intervento di Po.
Il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Le sue braccia che mi stringono e mi sorreggono, quasi cullandomi.
La sua lotta quasi feroce.
Il lupo comparso all’improvviso.
La lama che entra nel suo corpo.
L’urlo disumano e straziante che mi perfora i timpani.
Il sangue che scorre e scorre.
I miei inutili tentativi di fermarlo.
I suoi occhi, sempre più vuoti e freddi.
Le sue zampe ogni secondo più fredde.
Le sue labbra, deboli ed incapaci di muoversi.
La sua voce che . . . che si spegne insieme alla luce del suo sguardo.
 
La mia, di voce, deve faticare molto per riuscire ad uscire dalle mie labbra.
“Dov’è Po?”
Tre parole, un filo di speranza e si, di testarda incredulità.
Shifu abbassa lo sguardo; a qualcuno dei miei compagni scappa un singhiozzo.
“Dov’è Po?” ripeto con fatica e con ansia crescente.
Shifu rialza gli occhi e mi rendo conto solo ora che sono rossi di pianto “Noi . . . siamo arrivati tardi, Tigre. Abbiamo tentato di fare di tutto, davvero, ma . . . è stato tutto inutile.”
“Dov’è Po?” lo ripeto una terza volta, con un filo di voce , come se non avessi sentito le parole appena pronunciate dall’uomo distrutto che ho davanti. Le ho sentite, invece, eccome se le ho sentite. Ma non posso accettarle, né voglio credere che siano la verità.
I miei amici si lanciano un’occhiata, confusi e forse preoccupati.
Shifu si avvicina e mi guarda con tristezza negli occhi.
“Po è dove nessuno di noi può più riportarlo indietro.”
Batto le palpebre una, due, tre volte, incredula, incapace di comprendere, o forse di accettare, ciò che mi sta dicendo.
 
“Po è morto.”
 
Sentendo quelle parole, quella conferma che non volevo, che desideravo non venisse mai, che non fosse mai pronunciata, il mio mondo va in frantumi come un castello di vetro, e ogni singola scheggia si conficca nel mio cuore, infliggendomi il dolore più grande che io abbia mai provato.
 
Un dolore che non credo essere in grado di sopportare.
  
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