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Autore: misslegolas86    05/01/2015    3 recensioni
Il sole alto nel cielo sopra i picchi di Zirak Zigil splendeva oscurato dal fumo di mille roghi nella valle dei Rivi Tenebrosi. Opaco e remoto sfavillava come una lontana torcia dai contorni vaghi. Nella valle il silenzio era rotto solo dal crepitare delle fiamme e da qualche singhiozzo.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dìs, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La valle davanti ai cancelli di Moria era ricoperta di caduti, orchi e nani uniti in un unico tappeto di morte.
I sopravvissuti, pochi e feriti, si aggiravano come fantasmi in un incubo circondati da tanta atrocità.
In mezzo a tale devastazione un giovane nano con l’armatura squarciata sul braccio e sanguinando copiosamente dal volto vagava solo sul campo di battaglia chinandosi accanto ad ogni caduto.
“Thorin! Cosa fai?” la voce di Dwalin lo costrinse a fermarsi.
“Devo trovare mio padre.” Rispose sbrigativo Thorin ricominciando il suo macabro e dolorosissimo lavoro. Quanti amici erano caduti, ogni fermata era una stilettata al cuore, eppure Thorin si costrinse a continuare, non poteva fermarsi. Ma giunto ai piedi di una grande quercia tutta la sua forza andò in frantumi.
“Frerin!” urlò, cadendo in ginocchio accanto al corpo di suo fratello. Tre frecce spuntavano dall’armatura e gli occhi erano ormai vitrei, fissi ad un cielo che non potevano più vedere.
“Frerin, no!” urlò ancora una volta, la voce soffocata. Non era possibile, non Frerin, non anche lui. Si sarebbe risvegliato e allora avrebbe capito che era solo un brutto incubo. Ma il dolore per la perdita era tremendamente reale così come il corpo ormai freddo del fratello tra le sue braccia. Lo sollevò così come aveva fatto tante volte quando erano bambini, quando Frerin si faceva male intestardendosi a voler giocare con lui e i suoi amici più grandi. Ogni volta Thorin era costretto a caricarselo sulle spalle e una volta tornati ad Erebor a subirsi la sfuriata della madre che lo incolpava per aver permesso a Frerin di giocare con loro. Come se fosse stato possibile convincerlo con quella testa dura che si ritrovava. Eppure Thorin non aveva mai accusato il fratello anzi insieme ne ridevano ancora pensando ai loro giorni felici e alla loro complicità innata. Ma il fato crudele lo aveva privato adesso anche di quel legame, per sempre.
Thorin allontanò con delicatezza il corpo del fratello dalla catasta di orchi che erano caduti sotto i colpi di ascia di Frerin e solo allora si accorse che accanto a lui giaceva un altro nano. Metà del viso era squarciato da un fendente, eppure era ancora perfettamente riconoscibile. Thorin barcollò e fu costretto a fermarsi. Il suo pensiero volò lontano da tutto quello orrore fino alle Montagne Azzurre dove sua sorella Dis avrebbe aspettato invano il ritorno di suo marito, il padre dei suoi figli.  
Balin lo riscosse dal suo dolore. Le lacrime che bagnavano le guance dell’amico lo informarono che anche Fundin non era sopravvissuto alla battaglia.
“Thorin, dobbiamo cominciare a seppellire i nostri morti” disse disperato e disorientato come tutti i nani sopravvissuti. Avevano perso il re, erano privi di guida.
Il giovane principe si guardò intorno e capì subito che l’impresa non era possibile. Non c’erano sufficienti pietre, né abbastanza vivi per provvedere al lavoro. Ma, soprattutto, non c’era tempo. Gli orchi sarebbero tornati e i nani non avevano la forza di affrontare una nuova battaglia.
“Dai ordine di preparare legna da ardere. Li bruceremo.” Rispose cercando di infondere autorità alle sue parole.
Balin lo fissò sbalordito cercando di afferrare il senso delle parole. “Bruciarli?” chiese disorientato.
“Non c’è altra soluzione, Balin. Non abbandoneremo i nostri morti nelle mani sudice degli orchi e non c’è tempo di fare niente altro.” 
Il sole alto nel cielo sopra i picchi di Zirak Zigil splendeva oscurato dal fumo di mille roghi nella valle dei Rivi Tenebrosi. Opaco e remoto sfavillava come una lontana torcia dai contorni vaghi. Nella valle il silenzio era rotto solo dal crepitare delle fiamme e da qualche singhiozzo. Il cordoglio del popolo di Durin era composto ma profondo. Nessuna lacrima avrebbe mai potuto cancellare il dolore per la perdita di tanti amici e parenti. La sofferenza poi era acuita anche dall’impossibilità di dare la degna sepoltura che meritavano tanti valorosi guerrieri, ritornare alla pietra come Durin il SenzaMorte, il loro Padre, nell’elemento da cui erano nati. Ma i sopravvissuti erano così pochi e i defunti così tanti. Inoltre gli orchi si stavano radunato dalle montagne del nord per assalire di nuovo i nani. Non c’era tempo per tombe di pietra. Il fuoco era l’unica soluzione per risparmiare ai caduti anche l’oltraggio di quelle fetide creature che presto sarebbero sciamate come un’orda di sudici insetti nella valle.
Thorin in ginocchio davanti a tre falò rimase completamente immobile mentre l’intera sua vita si trasformava in cenere. Gli occhi erano asciutti, le lacrime erano inutili per esprimere l’atroce sofferenza che il giovane principe dei nani provava. L’intera sua famiglia aveva trovato la morte lì a Khazad-dum. Thror suo nonno, Frerin suo fratello e Andhod il marito di sua sorella giacevano sulle tre pire avvolti dalle fiamme e Thrain suo padre era scomparso nel nulla. Vana era stata ogni ricerca.
Era completamente solo.
                                                                    
SPAZIO AUTRICE
Inizio questo nuovo progetto piena d’entusiasmo. Ho scritto raramente e sempre per flash-back del passato di Thorin ma questa volta voglio dedicare all’argomento una storia a più capitoli. E nello specifico voglio approfondire i rapporti familiari del nostro Re Sotto la Montagna con sua sorella Dis e con i nipoti ovviamente. Sono partita dall’evento miliare per il disastro degli eredi di Durin la battaglia di Azanulbizar una vera ecatombe per i nani e per la famiglia di Thorin. Consultando per l’ennesima volta le Appendici del Signore degli Anelli la mia attenzione si è focalizzata sul nome di Frerin e questo primo capitolo è uscito di conseguenza.
L’ispirazione per questo nuovo progetto mi è venuta, come ormai spesso ultimamente, da quello che ha detto in un’intervista Richard Armitage. Mi riferisco al fatto che ha scritto su Thorin tanto soprattutto sul suo passato e solo così ha capito a fondo il personaggio. Beh ho deciso di cimentarmi anche io sul lungo passato di Thorin, c’è davvero tanto da scrivere.
Spero mi seguirete in questo progetto e sarò felicissima se lascerete qualche vostro commento. Sono un po’ nervosa per questo esordio nel passato e Thorin non è un personaggio semplice da maneggiare.
Ora mi fermo e aggiungo solo buona lettura!!
Alla prossima
  
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