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Autore: FeLisbon    06/01/2015    3 recensioni
Chi non ricorda le parole che Jane usa per descrivere la sua donna ideale? (3x19)
E chi non ha sempre pensato a Lisbon nell'ascoltare quella descrizione?
Ecco, ora che si sono finalmente trovati, tutto sembra essere al posto giusto e Teresa sembra avere tutto ciò che Patrick ha sempre cercato. Ma questo può bastare?
I due partner sono alle prese con un nuovo caso, che tirerà fuori il meglio ed il peggio di loro..
Sulle orme di queste parole, vi auguro una buona lettura.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AND STILL LOVES ME
 

Teresa tenne lo sguardo puntato sui suoi occhi. Non stava scherzando e non avrebbe ammesso nessun genere di repliche. Jane di fronte a lei rimase immobile per qualche secondo, poi si voltò e si diresse verso l'ascensore. Guardando la schiena di lui allontanarsi e sparire dietro le due porte scorrevoli, sentì le lacrime riempirle gli occhi e offuscarle la vista. Come aveva potuto comportarsi in quel modo? Come aveva potuto dirle quelle cose?
Si guardò le mani: tremavano terribilmente e credette che non si sarebbero fermate più. Si diresse rapidamente in bagno. Non voleva farsi vedere in quello stato; già qualcuno, attirato dalle urla, la stava sbirciando di nascosto proprio in quel momento. Voleva conservare l'immagine forte e impeccabile di sé che aveva costruito in tutto quel tempo.

Fortunatamente i servizi erano disabitati, per lo meno non avrebbe dovuto dare spiegazioni a nessuna donna ficcanaso dell'FBI. Aprì l'acqua del lavandino per sciacquarsi la faccia e riacquistare un poco di lucidità. Quando chiuse gli occhi, portandosi le mani bagnate al volto, rivide le scene appena vissute: Patrick che irrompeva nella stanza interrogatori con la furia di un pazzo e che sbatteva Stark contro la parete. Era rimasta pietrificata per qualche attimo, incredula di fronte a ciò che stava accadendo. La voce di Jane era quasi irriconoscibile.
Riaprì gli occhi di botto, non sopportando quella visione.
Stark l'aveva minacciata. In modo velato, certo, ma se n'era accorta anche lei. Questo aveva fatto scattare una molla nel consulente, che non era stato più in grado di trattenersi.
Per un momento soltanto lo capì: John il Rosso gli aveva portato via figlia e moglie. Quell'uomo aveva ucciso Carol (che tanto gli ricordava Charlotte) e poi aveva minacciato la donna che amava...era comprensibile che...
No. Era inaccettabile. Se lei non fosse intervenuta chissà fino a che punto sarebbe arrivato! Se lei non lo avesse fermato forse... Scosse la testa violentemente: quel pensiero era insopportabile.
Pensò a quando, diversi anni prima, lei gli aveva chiesto di poterci essere durante l'incontro con i presunti John il Rosso. Da una parte forse voleva impedirgli di compiere la sua vendetta, ma dall'altra sapeva di volergli solo stare accanto; e sarebbe rimasta anche se lui avesse deciso di ucciderlo davanti ai suoi occhi.
Quell'incontro non era finito come previsto, ma per la prima volta Teresa ringraziò, in cuor suo, di essere stata abbandonata sulla spiaggia: se quella sera Jane avesse ucciso John, lei sarebbe stata costretta ad assistere. Avrebbe visto Patrick uccidere un uomo, spegnere una vita. Probabilmente non avrebbe sopportato quella visione, non avrebbe mai superato lo shock...
Come ora faticava a convivere con l'immagine di Jane che afferrava Stark con violenza e lo minacciava. “La tua giustizia è ridicola...sei un'illusa...”
Quelle parole le risuonavano ancora nelle orecchie ferendola a morte. Patrick pensava davvero quelle cose? D'un tratto Lisbon si accorse che la loro visione del mondo era diametralmente opposta. Fu come essere presa a schiaffi. Poteva convivere con tutto questo?

Jane guardò negli occhi di Lisbon e ci vide amarezza, sofferenza, rabbia, paura.
Vattene”
Non aveva potuto far altro che seguire quell'ordine. Si era voltato ed era semplicemente uscito dall'edificio. Non poteva fare altrimenti...
E invece non era così, ma se ne stava rendendo conto troppo tardi. Avrebbe dovuto chiedere scusa, rimangiarsi immediatamente quelle parole orribili che le aveva sputato in faccia con rabbia e che non pensava del tutto. Avrebbe dovuto abbracciarla! Lei si sarebbe ribellata e avrebbe provato a liberarsi, ma lui l'avrebbe tenuta stretta fino a far sciogliere il cuore indurito di Teresa, e poi avrebbe ricominciato a scusarsi.
Adesso appariva tutto così semplice. Sdraiato nel suo Airstream guardava dal finestrino il sole scomparire dietro ai palazzi della città e trovava le mille parole giuste che avrebbe dovuto dire dopo quel “Vattene”. Invece se n'era semplicemente andato. Il mentalista che si vantava sempre della sua abilità colloquiale e della sua intelligenza era rimasto zitto, comportandosi da idiota e ferendo – ancora di più se possibile – la sua compagna.
Non era pentito per quello che aveva fatto a Stark. Era colpevole, un assassino, un mostro, e aveva minacciato Lisbon. L'unico rimpianto era di essere stato interrotto.
Scacciò questo pensiero dalla testa: lui era un uomo nuovo adesso, voleva essere un uomo migliore! Non c'era spazio per quei sentimenti oscuri e sbagliati.
Aveva promesso a se stesso che sarebbe stato tutto ciò di cui Teresa aveva bisogno, ed invece in soli trenta secondi aveva messo a rischio la sua carriera, tradito la sua fiducia, infranto una promessa e ridicolizzato ciò in cui lei credeva. Aveva definito il suo senso di giustizia ridicolo! Ma come aveva potuto pronunciare quelle parole? Jane amava il suo forte senso di giustizia, lo ammirava, lo invidiava addirittura.
Avrebbe potuto “offenderla” su qualsiasi altro aspetto ed essere perdonato facilmente, ma non era certo che Lisbon sarebbe andata oltre a quelle parole. Tutta la sua vita fu ed era fondata sulla giustizia. Dopo la difficile infanzia che aveva dovuto sopportare sarebbe stato facile per lei lasciarsi sopraffare dalla crudeltà della vita, invece era stata più forte e l'aveva affrontata a mani nude, diventando una donna adulta, matura, saggia, giusta. Era entrata in polizia credendo di poter rendere il mondo un po' migliore, e nel suo piccolo ci era sempre riuscita. Non si era mai lasciata corrompere anche quando sarebbe stato più facile farlo, non aveva mai messo da parte la sua onestà ed integrità, e Patrick la amava per questo. La donna che amava era una cosa sola con la giustizia. Come aveva potuto ridicolizzarla così?
Sarebbe dovuto correre da lei in quel preciso momento e trovare il modo per spiegarsi, per dirle quali fossero i suoi veri pensieri e per scusarsi per il suo comportamento, ma rimase fermo. Aveva paura di scoprire cosa gli avrebbe risposto. Era un vigliacco.
Se i ruoli fossero stati invertiti, Jane probabilmente non l'avrebbe perdonata, quindi ora si aspettava lo stesso comportamento, anzi, quasi lo pretendeva. Teresa non poteva essere costretta a convivere con il lato oscuro di Patrick, meritava un uomo che vivesse tutto alla luce del sole, senza quegli angoli d'ombra nel cuore. Quindi l'avrebbe capita se adesso stava mettendo in discussione il loro rapporto, l'avrebbe fatto anche lui al suo posto.
Ma lei non era come Jane, e non lo sarebbe mai stata.

La notte arrivò in fretta, cogliendo entrambi soli e insonni nei propri letti.

La mattina seguente, il sole non era ancora sorto e qualcuno stava bussando violentemente contro la porta dell'Airstream. Jane balzò in piedi spaventato e controllò che ore fossero. Le cinque. Quale pazzo si sarebbe presentato a quell'ora? E con quella furia per giunta! Istintivamente pensò ad Abbott: forse era venuto a conoscenza delle azioni del consulente del giorno prima ed era arrivato a licenziarlo, a sbatterlo in prigione o a prenderlo a pugni... No, non sarebbe stato da Dennis usare la violenza fisica, ma probabilmente l'avrebbe volentieri sbattuto in prigione. In fondo lo aveva già fatto un paio di volte.
Patrick si avvicinò all'entrata strofinandosi la faccia nel tentativo di mascherare l'aspetto trasandato di un uomo che non aveva dormito per tutta notte. Si lisciò il più possibile i vestiti e gli tornarono in mente tutte quelle mattine in cui si era ritrovato a compiere lo stesso rituale nella soffitta del CBI, per non dare l'impressione di aver passato la notte in quel buco a scrivere sul suo quadernino. Lisbon non ci era mai cascata: appena lo vedeva arrivare assumeva uno sguardo preoccupato e lo salutava con voce delicata, cercando di non far capire al mentalista che lei sapeva esattamente dov'era stato. Jane aveva sempre apprezzato quella delicatezza da parte sua, anche se, essendo una pessima bugiarda, non era per niente capace di celare la sua apprensione.

Quando finalmente aprì la porta metallica si ritrovò due occhi furiosi piantati addosso, ma non erano quelli di Abbott.
Anche Lisbon aveva un aspetto orribile: era pallida, con profondi solchi sotto gli occhi e capelli lasciati liberi di cadere disordinatamente sulle spalle.
La sera prima era tornata a casa tardi e stanca. Per tutto il pomeriggio si era buttata a capofitto nel lavoro e negli interrogatori. Era sempre stato il suo unico modo per distrarsi e reagire ai problemi personali. Non era stato per niente facile ritornare nella stessa stanza di Stark, ma non poteva fare altrimenti: voleva ancora incastrarlo a tutti i costi, e voleva anche provare ad insabbiare l'accaduto. Non era da lei, ma se l'aggressione di Patrick fosse diventata di dominio pubblico probabilmente l'avrebbero licenziato, o addirittura arrestato. Era decisa a non infrangere la legge per proteggerlo, ma poteva almeno cercare di convincere John a non sporgere denuncia. Ma non si immaginava minimamente quello che la stava aspettando.
Cho aveva appena fatto confessare Trish Maybur. La donna era a conoscenza della colpevolezza del suo fidanzato e non ci era voluto molto tempo per convincerla ad accettare di testimoniare contro Stark in cambio di una pena minima.
Quando Lisbon si ritrovò faccia a faccia con l'assassino di Carol si stupì di vederlo così spaventato. Era convinta che fosse un mostro senza cuore - e probabilmente era davvero così - ma la furia di Jane lo aveva terrorizzato.
Con una testimonianza dalla sua parte e facendo leva sullo stato d'animo dell'uomo, non fu difficile per Teresa farlo confessare. Una volta che l'agente Lisbon gli promise che avrebbe tenuto il consulente Patrick Jane lontano da lui, Stark affermò, in segno di gratitudine forse, che si sarebbe persino dimenticato di quell'episodio. Era incredibile come quell'essere così crudele e spavaldo, si fosse trasformato, in pochi minuti, in un agnellino indifeso pronto a finire in prigione piuttosto di dover incontrare il suo aggressore un'altra volta. Si era rivelato un piccolo uomo insignificante.

Patrick guardò la donna fuori dalla sua autovettura e pensò che non era mai stata così bella. Forse perché le era mancata? Ma ogni centimetro del suo corpo comunicava rabbia, e Jane non poteva non accorgersene. Tutte quelle meravigliose frasi che si era allenato a ripetere durante la notte fuggirono in un angolo lontano del suo cervello e lui non riuscì più a trovarle. Mi dispiace, sono un idiota, perdonami, non pensavo davvero quelle cose, non avrei voluto ferirti, scusami, ti amo...
Niente di tutto ciò uscì dalle sue labbra.
“Non mi aspettavo di vederti.”
Teresa rimase sorpresa, tutto qui quello che aveva da dire? Allora non c'era davvero mai fine al peggio.
“Mi fai entrare?”
“Certo.”
Si sposto leggermente di lato per liberare il passaggio. Entrando in quello spazio ristretto, il braccio di Lisbon sfiorò Jane. Patrick sentì un groppo in gola: e se non avesse mai più potuto sfiorare la sua compagna? Se quella visita mattutina si fosse trasformata in un inevitabile addio? Non avrebbe più potuto affondare le dita nei suoi capelli, non avrebbe più potuto giocare con le sue labbra, non avrebbe più sentito il suo corpo caldo, esile e perfetto adagiarsi su quello di lui.
Sarebbe tornato ad essere un uomo solo. Ma non era la solitudine a spaventarlo, piuttosto l'assenza di Teresa che quella solitudine avrebbe provocato.
Ora aspettava che fosse lei a parlare. La conosceva, e se era arrivata fin lì con quella grinta e con tutta quella rabbia, aveva sicuramente preparato un discorso da fare, o qualcosa del genere. Avrebbe lasciato che la sua rabbia esplodesse, era questione di pochi secondi, lo sapeva.
Ed infatti esplose, ma la sorpresa di Jane fu enorme.
“Come hai osato...come ti sei permesso di non tornare a casa dopo tutto quello che è successo? Sei... sei... sei incredibile. Sei semplicemente scomparso! Sei scomparso un'altra volta. Come hai potuto farmi questo?”
Adesso gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime, ma Jane la vedeva lottare con se stessa per non piangere. Voleva apparire forte, determinata, ma le tremava la voce.
Patrick era mortificato. Mortificato e sorpreso. Era per quello che Teresa era così furiosa?
“Pensavo che volessi restare da sola...”
“Si. Infatti. Ma avrei preferito restare sola...insieme. Ok, non è molto chiaro quello che intendo. Ma adesso non venirmi a dire che non ha senso oppure...”
“No, ha senso. Io...ho capito, insomma. Mi dispiace.”
Finalmente era riuscito a dire quelle due parole! Si sentiva così stupido per non averle dette prima. Era stato così facile, così naturale e spontaneo...ed ora che aveva preso il via non si fermò.
“Mi dispiace Teresa per quello che ho fatto e per quello che ti ho detto. Io non pensavo veramente quelle cose. Io non credo che la tua giustizia sia ridicola, e tu sei tutto tranne che ingenua. Lo so che ti ho ferito, che ho lasciato che il lato peggiore di me prendesse il sopravvento e non so come scusarmi per tutto questo. Sono stato un vigliacco. Sarei dovuto tornare a casa, nella nostra casa e affrontare subito questa discussione, ma avevo paura che...avevo paura e basta. Avevo paura di perderti.”
Adesso era Lisbon ad essere sorpresa. Per tutta la notte lui aveva seriamente pensato che lei avrebbe potuto non perdonarlo? Si, forse per un istante era talmente arrabbiata da essere convinta che non avrebbero mai superato quello scontro, ma sapeva che Patrick non pensava sul serio che la giustizia fosse ridicola. E tutto il resto lo aveva fatto per proteggerla. Negli anni che avevano passato insieme, aveva imparato a conoscere il suo compagno, e le loro visioni del mondo non erano così opposte come poteva sembrare a prima vista. Certo, erano due persone molto diverse, ma avano imparato a vivere insieme, costruendosi piano piano il loro mondo.
Un mondo in cui c'era spazio anche per quel lato di oscuro, in ombra, a volte spaventoso, ma che rendeva ancora più bello, vero e profondo il suo lato buono.
Le si sciolse il cuore. La rabbia, il dispiacere, scivolarono via lentamente e con delicatezza. La sua espressione e la sua voce si addolcirono e diventarono rassicuranti.
“Jane, io non vado da nessuna parte. So chi sei, l'ho sempre saputo e questo non mi ha mai fermata. Conosco anche il peggio di te, ma ti amo. Non vado da nessuna parte.”
Fu come essere immersi in una vasca d'acqua tiepida e profumata. Sentirsi avvolti da quel calore che ti rigenera e ti culla, contemporaneamente. Abbandonare ogni pensiero negativo e abbandonarsi a propria volta a quella profonda sensazione di amore.
Si abbracciarono piano, in silenzio. Poi Teresa interruppe la riconciliazione: già che c'era, era meglio dire tutto subito e mettere le cose in chiaro.
“Sono ancora arrabbiata però.”
“Lo so.”
“E non credere di passala liscia.”
“Si.”
“Non ho ancora voglia di perdonarti.”
“Va bene.”
“E voglio restare da sola.”
Dicendo questo si sciolse dall'abbraccio e si allontanò, ma al posto di uscire, andò a sdraiarsi sulla sottospecie di letto. Jane la raggiunse e si coricò di fianco a lei, abbracciandola.
“Resto qui, da solo, un po' anche io.”
Teresa sorrise, certa che lui non potesse vederla in viso e lasciò la sua mente libera di vagare. Quello che avevano appena compiuto era un grande passo per entrambi, ed era un passo che avevano fatto insieme.
Anche Patrick si immerse nei suoi pensieri: adesso capiva cosa voleva dire restare soli ma insieme, ed era forse la parte più bella. Non importavano più tutti i litigi che potevano accadere, l'importante era rimanere insieme per risolverli. L'importante era non scappare.
Rimasero così, abbracciati in quel letto, per quella che sembrò essere un'eternità.
Erano diversi, e lo sarebbero sempre stati, ma adesso sapevano che il mondo di uno sarebbe sempre finito nelle braccia dell'altro.












-Angolino dell'Autrice-
Mi scuso per la lunga attesa ma sono partita e tornata solo ieri sera..Vi faccio i miei più sinceri auguri per un Buon Anno pieno di cose belle e di ff da leggere/scrivere/recensire! =D e anche buon Epifania! =)
Ecco qui l'ultimo capitolo. Un po' mi spiace chiudere questa avventura, è stato bello e vi ringrazio tutti: quelli che hanno solo letto e quelli che hanno lasciato pensieri, consigli, incoraggiamenti..non ce l'avrei fatta senza di voi!
Un abbraccio grande, fatemi sapere cosa ne pensate! <3
   
 
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