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Autore: Anmami    07/01/2015    6 recensioni
E se qualcuno si fosse accorto in tempo delle intenzioni di Beth? E se qualcuno l'avesse spinta via proprio nel momento giusto, impedendo al proiettile di Dawn di colpirla? Piccola one shot post 5x08. Questo è ciò che avrei voluto vedere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Maggie Greeneunn
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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YOU SAVED ME

Mi svegliai e mi guardai distrattamente intorno. 
Avevo imparato a memoria, mio malgrado, ogni centimetro di quel dannato soffitto. Quelle vetrate, che davano su un'Atlanta devastata, le conoscevo fin troppo bene. All'odore fastidioso e nauseante delle lenzuola, un misto di disinfettante e sapone di Marsiglia, mi ero infine abituata.

Tutto in quella stanza mi era ormai famigliare, avrei dovuto trovarmi mille miglia lontana da lì, insieme a mio padre e mia madre, in quella tanto decantata ultima meta, la destinazione finale di quel meraviglioso viaggio chiamato vita; ma la mia idea di ciò che avrei trovato, si discostava parecchio dalla realtà. Non pensavo che dopo la morte sarei rimasta al Grady, non potevo immaginare che il mio Paradiso fosse identico all'Inferno che avevo dovuto sopportare nell'ultimo periodo.

Eppure ero certa di aver impugnato quelle forbici e di aver colpito Dawn ed ero altrettanto sicura che lei mi avesse sparato. L'avevo vista estrarre la pistola e puntarla su di me e allora perché non riuscivo a ricordare il dolore? Perché non ero consapevole di dove il proiettile si fosse conficcato nella mia carne? 

Si era svolto tutto troppo in fretta, ma una cosa era certa, a quel punto avrei dovuto essere insieme ai miei genitori e non in quella stanza che era stata praticamente la mia prigione.
Provai a mettermi a sedere per fare il punto della situazione ma una fitta lancinante alla testa mi impedì di portare a compimento il mio intento.
Dovevo assolutamente venire a capo di quella faccenda. Era tutto strano e surreale.

Raccolsi ogni briciolo di coraggio e provai a parlare. Pensai che magari, sentendomi, qualcuno sarebbe venuto a controllare ed a spiegarmi cosa stesse succedendo.
-Aiuto... c'è nessuno?- dissi con tutto il fiato che avevo, ma la mia voce uscì molto meno forte di quello che avevo sperato, molto più simile ad un bisbiglio piuttosto che ad un grido di aiuto.
Nessuno rispose, ma una mano morbida strinse forte la mia e un'altra si appoggio, in una delicata carezza, sulla mia guancia.
-Sssh Beth... tesoro va tutto bene. Finalmente ti sei svegliata!- sussurrò Maggie sorridendomi.
Io la osservai incredula, che fosse morta anche lei? Allora alla fine Daryl aveva avuto ragione nel dirmi che non l'avrei più rivista da viva.
Il nostro Paradiso era quello? Le sorelle Greene insieme al Grady? Favoloso davvero.

Vedendomi decisamente frastornata si mise a sedere sul mio letto e continuò a parlarmi.
-Ricordi cosa è successo?- mi chiese dolcemente, spostandomi i capelli dalla fronte.
Io scossi la testa in segno di diniego, troppo scioccata per parlare e lei allora si voltò verso sinistra indicandomi qualcosa, o meglio qualcuno.
Seduto su una specie di poltrona, con una vistosa benda sulla spalla destra, c'era Daryl.
Vedendolo lì, un gridolino isterico mi partì direttamente dalla gola, ma cercai di soffocarlo tappandomi la bocca con una mano.
Maggie si portò l'indice davanti alle labbra per invitarmi a non fare rumore e poi posò di nuovo lo sguardo su di lui.
-Si è appena addormentato, è rimasto lì, su quella poltrona, tutto il giorno.- disse mia sorella parlando sottovoce.

A quel punto non potevo più tacere. Avevo troppe spiegazioni da chiedere, in quella storia, anzi nella mia memoria, c'erano troppi punti oscuri che avevano bisogno di venire alla luce.
-Cosa gli è successo alla spalla?- chiesi bisbigliando.
-Non ricordi nulla?- domandò Maggie a sua volta.
Io la guardai confusa e aspettai, in silenzio, il suo racconto.
-Erano venuti a salvarvi, volevano portare fuori da qui te e Carol. Ci erano quasi riusciti, ma tu hai voluto fare di testa tua! Beth che ti è saltato in mente?- mi rimproverò lei.
Non seppi come ribattere, ma i miei occhi che si riempivano di lacrime furono una risposta più che esauriente.
-Come si è ferito?- chiesi tra i singhiozzi.
-Dawn stava per ucciderti, ma lui ti ha spinta via e la pallottola che era indirizzata a te lo ha colpito alla spalla. Tu sei finita sul pavimento, hai battuto la testa ed hai perso i sensi. Non ricordi nulla?-
-No... lui come sta?- domandai preoccupata.
-Bene, il dottor Edwards gli ha tolto il proiettile, anche se sotto minaccia di Rick.-
-E... Dawn?- chiesi titubante.
-Non è più un problema.- rispose una voce alle spalle di Maggie.
Daryl si era svegliato e si era alzato dalla poltrona, avvicinandosi di un passo al mio letto.
-Ci ha pensato Rick.- aggiunse mia sorella vedendomi smaniosa di sapere la verità.
-Vado a dire a tutti che ti sei svegliata, torno subito.- mi informò lei dandomi un bacio in fronte e uscendo dalla stanza.

Daryl ed io restammo da soli ed un misto di strane sensazioni si affollarono nel mio petto. Sapevo che il suo rimprovero sarebbe arrivato, sapevo che mi avrebbe sgridata quasi come se fossi una bambina capricciosa, ma ciò nonostante, rivederlo, tutto sommato sano e salvo, non poteva che rendermi felice.
Iniziò a camminare nervosamente, avvicinandosi alla vetrata e voltandomi le spalle.
Non potevo vederlo in faccia, ma ero certa che fosse sul punto di esplodere. 
Prima che la rabbia prendesse il sopravvento su di lui, decisi di doverlo ringraziare, mi aveva salvata, per l'ennesima volta.

-Daryl io...- tentai di parlare, ma le parole mi erano particolarmente ostili in quel momento.
-Se stai per ringraziarmi non farlo.- disse lui lapidario.
Non ebbi modo di rispondere perché subito aggiunse:
-Se invece stai per ammettere quanto tu sia stata stupida, se stai per riconoscere quanto la tua azione sia stata da idiota sconsiderata, se stai per dirmi che ti sei resa conto di aver messo la tua cazzo di vita a repentaglio per l'ennesima volta, prego, sono tutto orecchie.- 
-Io...- feci un secondo vano tentativo.
-Tu cosa eh? Visto che non sei riuscita a portare a termine i tuoi propositi da suicida alla fattoria, hai pensato bene di farti uccidere da quella puttana psicopatica? Cazzo Beth! Non ci sarà sempre un coglione disposto a prendersi la pallottola al tuo posto, te ne rendi conto?- urlò lui con un tono di voce piuttosto alterato.
Nelle sue parole c'era molta rabbia, ma fui certa che quel suo rimprovero nascondesse altro. Se non avessi conosciuto perfettamente il mio interlocutore, avrei giurato di leggere una fortissima paura in quel suo sfogo. 
-Non sei un coglione...- dissi io non riuscendo a formulare nessun'altro pensiero coerente.
-Beh invece è così che mi sento, un coglione che per spingerti via ti ha procurato un trauma cranico e si è beccato una fottuta pallottola.
-Mi hai salvato la vita... ancora.- affermai io fissando la sua fasciatura.
-E' colpa mia se l'hai rischiata...- fece lui.
-Come può essere colpa tua?- chiesi confusa.

Si sentiva in colpa. Il buon vecchio Daryl Dixon emergeva sempre in un modo o nell'altro. Non aveva nessun motivo per colpevolizzarsi, non era stato lui a rapirmi, anzi, lui mi aveva salvata, come poteva non rendersi conto di quanto gli fossi riconoscente?
-Avrei dovuto stare più attento, avrei dovuto mandare al diavolo quel dannato cane e soprattutto avrei dovuto correre più veloce e continuare ad inseguire quella maledetta macchina.- rispose lui sempre continuando a fissare fuori dalla finestra.
Aveva inseguito la macchina. Aveva corso chissà quanti chilometri e chissà quanto tempo per raggiungermi.

Dovevo ringraziarlo e lui mi sarebbe stato a sentire, anche a costo di dover urlare.
Mi alzai dal letto cercando di non far rumore e, barcollando un poco, lo raggiunsi. Lo afferrai per il braccio sano, costringendolo a voltarsi e guardarmi.
Provai a dire qualcosa, ma un capogiro, dovuto al violento colpo alla testa di poche ore prima, mi fece perdere l'equilibrio e lui mi afferrò prontamente per i fianchi, avvicinandosi terribilmente a me.
Fu in quel preciso istante, quando alzai lo sguardo e vidi i suoi occhi così dannatamente vicini ai miei che mi accorsi di quanto mi fosse mancato. Mi accorsi di quanto quell'uomo solitario, burbero e schivo occupasse ormai una parte importante di me.
-Grazie... mi hai salvata ancora.- sussurrai io un po' intimidita dalla sua vicinanza.
Lui mi sollevò come se fossi un fuscello e mi adagiò sul letto, senza curarsi della ferita e di quella macchia di sangue che aveva colorato la sua fasciatura, certamente a causa di qualche punto che si era strappato per lo sforzo.
Si allontanò da me, dirigendosi verso la porta.
Prima di lasciare la stanza però, si arrestò e si voltò un'ultima volta nella mia direzione.
-Tu hai salvato me.- affermò convinto e poi uscì.
  
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