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Autore: Matih Bobek    10/01/2015    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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A casa mia vige una legge, una sola: non si muova foglia che mamma non voglia.
Una regola, mille impedimenti.
E così di colpo il pavimento diventa un campo minato. Non importa se sono le 8 del mattino o le 11 della sera, Lei passa lo straccio quando può star certa che la cosa ti arrechi il massimo fastidio. E così ti ritrovi a zompare da una mattonella all’altra, come un rospetto, pregando con tutta l’anima di beccare quella asciutta. Un piccolo errore e ZACK: L’allarme. E la Signora madre si materializza, all’improvviso, giù in picchiata ad ali spiegate con lo scopettone in mano:
“É BAGNATOOOO!”
“Sì, ma io come vado in bagno?”
“NON CI VAI!”.
Vabbè, qual è il problema? Uno aspetta, si mette sul letto, studia, legge un libro, chiama il numero verde… ci sono millemila cose da fare, o meglio ci sarebbero, se non ci fosse lei:
“Levati, ti faccio il letto!”
Piacevole lei, come svegliarsi alle sei del mattino.
“Ma scusa, non era bagnato il corridoio?”
Che ne so, magari mia madre è Cristo e non l’ho mai saputo. Uno chiede, si informa. Tutto è possibile.
“S’è asciugato, ho lasciato tutte le finestre aperte!”
Aaah, ecco da dove viene il pinguino.
“Infatti fa un po’ freddino, non ti pare?”
“E certo, vai in giro a mezze maniche, con le magliette distrutte, non ti puoi mica lamenta’ che fa freddo!”
Aaah scusa, è colpa mia che oso girare a mezze maniche a casa mia, impensabile! Però lasciare le finestre aperte e la porta spalancata il 28 dicembre è normale. Pensa, lo fanno pure al CIM. Momenti restiamo anche senza tetto, allo stato brado, con le civette appese al lampadario e coi conigli che prendono il tè, il matto però sono io.
Per carità, poi si rende conto da sola che la temperatura ha raggiunto lo zero, lo si capisce perché inizia ad andare in giro con tutto il cassetto delle felpe addosso. Le mie. Poi scassa l’anima a quel povero uomo di mio padre, iniziando a ripetergli con una frequenza maniacale che ha freddo. Va a ritmo di valzer: un due tre, un due tre, un due tre. Mio padre è un tantinello più diretto: ‘chissene frega’ e passa la paura…
   
 
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