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Autore: Andrea_Vitali    10/01/2015    1 recensioni
Due giorni. Due bambine. Due omicidi. Sulla città cala l'ombra di un serial killer!
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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«Venga Ispettore, mi segua.»

L'Ispettore John Donovan scese velocemente dalla macchina: la luce dei lampeggianti delle auto della polizia lo infastidivano. Forse perché era stato stato trascinato via dal pub dalla telefonata dell'Ispettore Capo, forse perché non era più abituato a prestare servizio. Soprattutto di notte.

Si trovò davanti alla casa dei McFarland: il giardino curato, lo steccato impeccabile, le aiuole... tutto perfetto. E stonava maledettamente con tutta l'atmosfera circostante.

«È il secondo omicidio in due giorni. Temiamo che sia l'opera di un assassino seriale.»

Il coroner gli fece strada, sollevando il nastro che impediva l'accesso alla casa; nel giardino si era già formata una piccola folla di curiosi. E i primi furgoni dei giornalisti stavano arrivando. Non li aveva mai sopportati.
Appena varcata la soglia, si trovò nel salotto della casa. Un agente stava interrogando il signore e la signora McFarland. La donna piangeva e urlava in modo disperato, aggrappandosi al collo del marito. Il signor McFarland aveva la faccia distrutta dal pianto, ma conservava comunque una certa calma.
Girandosi, incrociò lo sguardo con l'Ispettore Capo Maverick. Un uomo calvo, sulla sessantina, grosso come un gorilla e dai modi abbastanza spicci. Aveva tolto il cappello e si stava avvicinando. Sapeva già cosa stava per dire. E lo odiava per questo.

«John.»

«Maverick. Cosa è successo qui dentro?»

Maverick si asciugò la fronte con un fazzoletto.

«John, mi dispiace averti chiamato nel cuore della notte. E mi dispiace anche per quello che dovrai vedere. Eri l'unico disponibile stanotte. Gli altri sono impegnati in altri casi.»

«Veniamo al dunque, senza giri di parole!»

L'Ispettore Capo sospirò, mettendo una mano sulla spalla di Donovan.

«Kate, la figlia dei McFarland. L'hanno uccisa.»

Maverick fece un secondo sospiro.

«Lo so che è stato un periodo difficile per te. Prima la povera Claire, poi Clementine. Perdere la moglie... e poi la piccola... tutto questo nel giro di un mese ti ammazza dentro. Ma, almeno per stanotte, mi servi. Se proprio non te la sentirai di portare avanti il caso, dimmelo. Non ti preoccupare. Altri due mesi di congedo posso lasciarteli. Ma stanotte devi fare tutti i rilievi del caso. Che dici, ce la farai?»

John alzò un sopracciglio.

«Non preoccuparti Maverick. Sono pronto a tornare.»

«Bene. Gli sciacalli stanno arrivando. Vado a rompere qualche culo! E... John! Buona fortuna.»

John non lo stava più ascoltando. Odiava ogni atteggiamento da padre comprensivo, soprattutto se veniva da Maverick.
Mentre Maverick usciva dalla casa, guardò ancora una volta i coniugi McFarland. Poi, quasi scrollandosi quell'immagine di dosso, si sistemò l'impermeabile e seguì il coroner lungo le scale che portavano alla stanza della piccola Kate.


«Il corpo della bambina è stato ritrovato così dalla madre. Non è stato toccato nulla. Tenga, questi le serviranno.»

Il coroner porse a Donovan dei guanti di lattice.

«Grazie.»

La voce di John era bassa, gutturale. Ma la scena che gli si mostrava davanti non lo scosse nemmeno per un secondo.
Il corpo della bambina era immerso in una pozza di sangue.
Ma non erano ferite d'arma da taglio. E nemmeno ferite d'arma da fuoco.

«La causa del decesso è dovuta ad una lesione cerebrale. L'assassino l'ha narcotizzata e...»

Il coroner spostò con una mano la testa della bambina.

«Le hanno strappato tutti i denti. Ma la ferita che l'ha uccisa è stata questa. Gli hanno spinto nelle cavità oculari delle monetine da due pence. Fino a lesionare la parete occipitale del cervello. La morte è stata pressoché istantanea.»

La bocca della bambina, col sangue che colava verso il mento, sembrava ghignare, quasi si prendesse gioco di loro.

«Abbiamo già inviato in laboratorio il fazzoletto impregnato di cloroformio, magari riescono a trovare qualche impronta. Ma c'è una cosa strana.»

«Dimmi.»

Lo sguardo di John era diretto verso la testa della bambina. E non si staccava.

«I denti le sono stati strappati, ma non sono stati ritrovati sulla scena del delitto. Per le dinamiche dell'omicidio, pensiamo possa essere lo stesso autore dell'omicidio della bambina dei White. L'assassino si è introdotto di notte nella camera della figlia, l'ha narcotizzate e l'ha uccisa. Sebbene...»

«La fatina dei denti.»

«Come?»

John si avvicinò al corpo della bambina.

«Un dente per un soldino.»

«... si»

Si girò un attimo verso il coroner, poi tornò a guardare la bambina.

«Stavi dicendo? Sebbene?»

Il coroner si schiarì la voce.

«Sebbene ci sono dei punti che non coincidono. Alla bambina dei White sono stati asportati entrambi gli occhi e le hanno strappato i capelli. Mentre ora le hanno strappato tutti i denti. In entrambi i casi non sono stati rinvenuti sulla scena»

John non aveva ancora staccato gli occhi dalla maschera di sangue che copriva la faccia di Kate.

«Non questa volta.»

Donovan prese qualcosa tra i capelli della piccola Kate.

«Un dente!»

«Già. Forse è stato disturbato dai passi della madre che si stava avvicinando alla stanza.»

Prese un sacchetto per le prove e ci buttò dentro il dente, con la solita distaccata freddezza.

«Lo porto in laboratorio. Voglio avere un rapporto dettagliato sulla mia scrivania domani mattina.»

Il coroner annuì.

«E cercate anche il più piccolo e insignificante indizio. Il colpevole non ci deve scappare!»

E uscì dalla stanza.
 

«Finalmente a casa.»

John si tolse l'impermeabile e lo lanciò sul divano. Poi si avviò nella sua camera da letto.

«Amore, il papà è tornato. Ti sono mancato?»

Sdraiata sul letto, in un vestitino bianco, c'era il corpo in decomposizione di sua figlia, la piccola Clementine!
Gli occhi sbarrati, circondati da aloni di sangue, avrebbero fatto gelare il sangue a chiunque. Ma non a John, suo padre!
Accarezzò con dolcezza i capelli biondi, adagiati sopra la testa di Clementine.
Le aprì la bocca e tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la busta contenente il dente.

«Ti è cresciuto un altro dentino, piccola mia.»

Sorrise. E schiacciò con forza il dente nell'unico punto in cui la gengiva era scoperta.
Il ghigno di Clementine, con le gengive retratte, avrebbe dimorato per anni negli incubi di qualsiasi persona. Ma non di John.

«Amore mio, non ti lascerò mai. Oh mia cara, oh mia cara, oh mia cara Clementine...»
E abbracciò il corpicino della bambina.
 

«...ti... voglio... bene...... papà...»

   
 
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