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Autore: Magicwolf02    10/01/2015    2 recensioni
Rebecca è una normalissima sedicenne che vive con una madre non troppo presente e un fratellino pestifero di appena sei anni. Poi ci sono Micheal e Gina i proprietari del market dietro l'angolo che sono amici di famiglia. Poi c'è la vecchietta sorda del primo piano. Poi c'è Jessica la migliore amica di Rebecca e insieme ne combinano di tutti i colori. Poi ci sono Brenda e Kim due ochette amanti del gossip che non si fanno mai gli affari propri. Poi c'è la bidella Giovanna che nasconde un segreto. Poi William il capitano della squadra di football amato da tutte le ragazze. Ted il nerd della classe ma con un cuore d'oro. E poi Ryan un delinquente che presto farà parte della vita di Rebecca. Ci saranno litigi, amori, feste, professori rompiscatole, compiti a sorpresa, puntate di dragon ball, ma soprattutto ci saranno tante ma tante risate.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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L’ultimo giorno dell’anno, quale occasione migliore per dormire fino a tardi? Purtroppo però qualcuno ha deciso diversamente. Sento un rumore assordante. Non riesco a decifrare cosa sia dato che sono ancora nel letto con la testa sotto il cuscino e non ho la minima voglia di alzarmi per andare a controllare. Sarà sicuramente quella vecchietta sorda che abita al piano inferiore al nostro, ogni mattina è la stessa storia. Si scorda sempre di mettere l’apparecchio acustico e alza il volume della televisione al massimo. E come ogni mattina tocca a me ricordarglielo dato che i suoi vicini di pianerottolo si sono trasferiti. Adesso ho capito il perché. Mi alzo e scendo le scale a passo di zombie, probabilmente in questo momento lo sembro pure. Vado in cucina e non vedo nessuno. Possibile che mia madre non si sia ancora svegliata con tutto questo chiasso? Avrà di sicuro previsto tutto e si è messa dei tappi per le orecchie, anche se secondo me non servirebbero a molto. Mio fratello invece quando dorme non si accorge di nulla, quindi molto probabilmente starà dormendo anche lui. Mi prendo una giacca ed esco ancora con il pigiama. Ormai ci ho fatto l’abitudine. Scendo in fretta le scale sbadigliando praticamente ad ogni gradino. Arrivo davanti la porta della mia “adorata” vicina e busso al campanello. Sempre che lo senta. Le mie preghiere sono state esaudite, dopo un po’ di tempo apre alla porta.
-si?- mi urla. Mi ha forato un timpano, ho perso l’udito da un orecchio.
-senta signora Jodie potrebbe abbassare il volume della televisione?- gli urlo io altrettanto. Lei corruga la fronte, segno che non ha capito quello che ho detto.
-come? Devi accendere il condizionatore?- la sua risposta mette fine ai miei dubbi, non ha capito un bel niente. Come sempre d’altronde. Ma poi ditemi voi cosa c’entra il condizionatore. Siamo in inverno, dentro casa ci sono 2 gradi e fuori ancora di meno, quindi perché mai dovrei accenderlo?
-no signora ho detto di abbassare il volume della televisione- questa volta alzo il volume della voce. Oltre a perdere l’udito da un orecchio perderò anche la voce. Passerò un fantastico capodanno. La cosa si ripete, corruga la fronte e mi guarda storto. Perché mi guarda così? Cosa avrà capito?
-credi che sia una vecchia sorda signorina, non c’è bisogno di urlare così- dice lei facendomi segno di entrare. Cosa?? Mi sta prendendo in giro per caso? Rimango per qualche minuto sull’uscio della porta con la bocca spalancata. Io questa signora non la capirò mai. Lei spegne la televisione e mi fa di nuovo cenno di entrare. 
-vieni ti offro un thè- mi dice in un tono di voce stranamente normale. Cos’è? Ad un tratto gli è ritornato l’udito?
-no, guardi signora io dovrei tornare a casa, vede c’è mia madre che mi aspetta si starà preoccupando- cerco di liquidare la situazione.
-oh avanti su, starai sicuramente morendo di fame, ti offro anche qualcuno dei miei dolcetti speciali-. Intende dire quei dolcetti tossici che ci ha offerto a Natale? Non ci penso proprio. L’ultima volta che li ho mangiati ho vomitato tutto il giorno. E inoltre hanno un sapore orrendo. Un misto tra benzina e gorgonzola. Acido, insomma. Non ci ha mai voluto rivelare la ricetta, chissà cosa ci mette. In realtà non lo voglio sapere, se scoprissi che ci mette roba tossica vomiterei al pensiero che io quei cosi li ho mandati giù. Bah,non ci voglio pensare. Entro dentro casa sua arrendendomi al fatto che con questa signora non ci si può proprio parlare.
-bene, siediti pure qua- mi dice indicandomi la sedia del tavolino dove è seduta. Il soggiorno di casa sua è un set cinematografico, nel senso che io questo soggiorno l’ho già visto in un film horror che parlava di fantasmi. Giuro, è preciso. Ha una libreria di legno dove ci sono parecchie foto effetto seppia, un tavolino non troppo piccolo con una tovaglia piccola ricamata all’uncinetto. Ma la cosa più inquietante è un quadro di una signora con un sorriso strano. Non è la signora Jodie non l’ho mai vista.
-era mia sorella quella- dice la signora. Avrà sicuramente visto che fissavo il quadro. Non ci posso fare niente ma c’è qualcosa in quella casa che mi affascina e mi inquieta allo stesso tempo, e alla fine tutte le volta che ci entro finisco per fissare tutto quello che ho attorno. Anche se la donna nel quadro era sua sorella non ci assomigliava per niente. Ho visto foto della signora Jodie da giovane dove aveva capelli corti ondulati e soprattutto biondi, mentre la signora del quadro le ha neri. Per non parlare del viso che è completamente diverso da quello suo. La signora versa un po’ di thè in una tazzina e lo mette davanti a sé. Mi avvicino e mi siedo davanti alla signora. Comincio a sorseggiare il mio thè e come previsto mi brucio. Solo una cretina come me si potrebbe dimenticare che il thè è bollente.
-attenta è caldo- mi dice dopo qualche minuto. Troppo tardi già ho perso la sensibilità del labbro superiore.
-allora, cosa farai stasera?- mi chiede. Stasera? Che dovrei fare scusa? Aspetta ma oggi che giorno è?
-perché?- gli chiedo prendendo incoscientemente un biscotto dal piatto davanti a me. Appena mi accorgo di quello che ho fatto lo rimetto subito a posto.
-no, prendilo pure- mi dice la signora. Non farlo, è una strega, ti vuole uccidere per poi cucinarti per cena. Io lo prendo sorridendo nervosa alla signora che continua a farmi il segno di mangiarlo. Non farlo!! Non mangiarlo!! Un morso e poi due. È la fine me lo sento. Dopo qualche minuto di degustazione mi accorgo che non è affatto male, anzi. Sa di frutti rossi. Mi piace un sacco è buonissimo. Ma questi non erano i dolcetti di Natale, erano altri biscotti. Magari finalmente si sarà decisa a seguire le ricette di un libro invece di sperimentare cose nuove. 
-li ha fatti lei signora?- chiedo prendendone un altro.
-si, ti piacciono?- mi chiede sorridendomi. Altroché se mi piacciono, li adoro. Mi mangerei tutto il piatto. Non me ne accorgo nemmeno e sono al quinto biscotto. Qualcosa però mi dice di fermarmi, ma è più forte di me. In poco tempo il piatto è vuoto. Oddio non ci credo, li ho mangiati tutti e neanche me ne sono accorta? Cosa ci ha messo dentro droga?? 
-mi scusi li ho finiti tutti, erano così buoni- dico io.
-non ti preoccupare, ne ho altri ne vuoi?- mi chiede. Annuisco velocemente. Sembro un cane che aspetta il biscottino del padrone. Ci manca solo la bava, ma tra poco pure quella avrò. La signora va in cucina a prenderli ed io aspetto impazientemente sbattendo i piedi a terra velocemente. Ora cosa ho anche i tic nervosi? No basta questi biscotti fanno male non devo prenderne altri, non uno di più. La signora arriva con una scatola rossa in mano, poggia i biscotti sul tavolo ma non fa in tempo a togliere il coperchio perché suona il campanello. Grazie Dio, mi hai salvato. La signora apre la porta ma io non guardo neanche chi è, il mio sguardo è fisso sulla scatola di biscotti. 
-scusi signora Jodie sono venuta a prendere mia figlia-. Mia madre? Mi rimangio quello che ho detto, Dio non mi ha affatto salvata, anzi ha peggiorato le cose. Mi giro e vedo lei e mio fratello abbracciato al suo pupazzo di dragon ball guardarmi male, sono tutti e due in pigiama. Sono nei guai, primo perché mia madre si sarà spaventata dal fatto che non mi ha trovata a casa e secondo mio fratello mi ucciderà per aver disturbato il suo sonno. Il primo motivo quasi mi rassicura, almeno so che mia madre si preoccupa un po’ per me, sempre che sia questo il motivo per cui è venuta qui.
-che ci fai qui?- mi chiede appena arriva davanti al tavolo dove sono seduta io insieme a mio fratello che sbadiglia ancora assonnato. 
-sono venuta qui per chiedere alla signora Jodie di abbassare il volume della televisione e poi lei molto gentilmente mi ha offerto un thè e qualche biscotto- rispondo subito.
-non mi dire che hai mangiato quei biscotti- mi sussurra per non farsi sentire dalla signora che in quel momento è andata in cucina per posare le tazzine da thè. 
-si l’ho mangiati, ma non sono quelli che ci ha dato a Natale, questi sono buonissimi assaggiali- dico io facendo per aprire la scatola rossa. Mia madre mi ferma lasciandomi uno schiaffetto sulla mano.
-ahia- mi lamento massaggiandomi la mano ferita. 
-non devi mai più prendere uno di quei biscotti è chiaro?- mi dice lei. La signora Jodie arriva proprio in questo momento.
-signora Greenford vuole un po’ dei miei biscotti? a sua figlia piacciono- dice sorridendomi. 
-no, grazie noi dobbiamo andare, sa’ ci sono i preparativi per il cenone di capodanno- risponde mia madre prendendomi per mano e trascinandomi fuori con la forza. Ah ecco, oggi è l’ultimo giorno dell’anno.
-volete un po’ dei miei biscotti da portare via- ci chiede prendendo la scatola rossa dei biscotti.
-no no grazie mia figlia vi avrà già creato abbastanza problemi oggi- dice mia madre uscendo dalla porta e salutando.
-ora dobbiamo proprio andare, arrivederci e buon anno- mia madre fa segno a me e mio fratello salutare così noi lo facciamo. 
-anche a voi- sono le ultime parole che sentiamo prima che la porta si chiuda. Mia madre finalmente mi lascia stare il braccio così io posso camminare libera. Saliamo a casa senza dire una parola poi appena entriamo comincio a parlare.
-mi dispiace mamma di averti fatto preoccupare- dico io seguendola in cucina mentre mette nel pentolino del latte da riscaldare per mio fratello, che nel frattempo si sta facendo un pisolino sulla sedia.
-non devi andare da quella pazza ok?- dice girandosi verso di me.
-pazza? Esagerata! È solo una vecchietta sola- dico io. Capisco che la signora Jodie può sembrare strana ma infondo è solo una vecchia, che può fare di male. E poi pazza secondo me è una parola grossa.
-ma cosa stai dicendo? Tu lo sai che quella signora fino a poco tempo fa’ era in uno studio psichiatrico e che ha torturato così tanto i suoi vicini che poi alla fine se ne sono dovuti andare?- mi chiede abbassando il fuoco del fornello.
-no non lo sapevo, ma in che senso torturava?- chiedo un tantino preoccupata, mi siedo nella sedia accanto a mio fratello.
-nel senso che li costringeva a mangiare sempre i suoi dolci e le sue invenzioni culinarie, parecchie volte i poveri signori Queen si sono dovuti recare all’ospedale per via del mal di pancia che gli procuravano- risponde mettendo davanti mio fratello una tazza di latte caldo. Mio fratello si sveglia improvvisamente e prende la tazza tra le mani.
-i suoi dolci sono veramente terribili- continua mia madre sedendosi davanti a me.
-veramente gli ultimi che ha fatto non sono poi così male- dico io. Lei mi guarda così male che mi mette i brividi.
-cosa dici??? Quella brutta vecchia ti ha influenzato- dice.
-ma perché non mi hai mai detto niente? Insomma io ci vado ogni giorno dalla signora Jodie a chiederle di abbassare il volume della tv e tu mi hai sempre lasciata andare-.
-si ma perché non pensavo che saresti stata così stupida da accettare qualcosa da quella vecchia-.
-va beh basta, sono stufa di questa discussione, ormai quel che è fatto è fatto- dico io leggermente seccata. Mi alzo dalla sedia e faccio per andarmene ma mia madre mi ferma.
-hai mal di pancia per ora?- mi chiede.
-no, sto benissimo, ho solo sonno, pensavo di poter dormire oggi-. Salgo in camera mia e mi chiudo la porta alle spalle. La giornata comincia benissimo direi. Mi metto sotto le coperte sperando di addormentarmi. Non ci riesco, per me è possibile riaddormentarmi una volta sveglia. Prendo il mio telefonino dal comodino restando sempre sotto le coperte. Un messaggio: Jessica. Che bello mi andava proprio di sentirla. 
“ciao bella, pronta per un capodanno da sballo?” dice il messaggio.
“si tesoro prontissima” rispondo.
“allora, cosa facciamo stasera?” mi risponde lei.
“non lo so, io stasera ho la cena con Gina e Micheal ”.
“io pure ho la cena con i miei parenti, però dopo possiamo andare alla festa in spiaggia”.
“che festa?”.
“non lo sai? La città è tappezzata di volantini, stasera ci sarà una mega festa di capodanno in spiaggia, l’ingresso è aperto a tutti”.
“non so, devo chiedere a mia madre”.
“vedi di convincerla, questa festa sarà sensazionale!”.
“ok, ora ti saluto vado a farmi una doccia”.
“ok, ciao bella”.
“ciao tesoro”. Mi alzo dal letto più svogliata che mai e mi dirigo verso il bagno. Mi faccio una doccia ghiacciata per svegliarmi un po’. Appena esco benedico l’esistenza degli accappatoi, stavo morendo di freddo. Solo io ho il coraggio di farmi una doccia fredda d’inverno. Mi pettino il cespuglio che ho apposto dei capelli e una volta finito cominciano a riprendere la loro forma naturale. Non ho mai capito se sono riccia o liscia, i miei capelli sono a giornate, decidono loro come essere. Io da piccola li avevo lisci ma ora piano, piano mi stanno diventando ondulati. Appena ho finito con i capelli mi vesto anche se li ho ancora bagnati. Mi metto una felpa azzurra, i miei jeans chiari strappati e le mie converse bianche. I capelli, dopo averli asciugati, me li lego in una treccia laterale. Appena ho finito scendo in cucina per vedere cosa fa mia madre. Ok, la verità è che mi annoio non mi interessa cosa fa mia madre. 
-James vatti a vestire- urla mia madre a mio fratello che sta correndo in salotto.
-perché lo fai vestire dove dovete andare?- chiedo appena entrata in cucina.
-al market- dice mia madre.
-oh, non ti preoccupare mamma, ci vado io che sono già pronta- gli propongo.
-ok, devi andare a dire Brad che è invitato anche lui alla cena di stasera, Gina e Mick non mi rispondono al telefono-.
-ok- dico prima di prendere il mio giubbotto e uscire. Brad è il figlio di Gina e Micheal, praticamente il mio fratello acquisito. Lui è completamente diverso da Gina e Mick, è alto magro e abbastanza muscoloso. Va all’università e studia come medico. È bellissimo. Non che io mi sia mai innamorata di lui. Ma cosa andate a pensare. Peccato che lui abbia la ragazza, Allyson. L’ho sempre odiata fin da bambina, lei e Brad si conoscono dai tempi delle medie. Lei è sempre stata una ragazza dispettosa e competitiva, quando giocavo a fare castelli di sabbia con Brad lei veniva e pestava sempre il mio mentre faceva i complimenti a Brad per il suo. Quanto è odiosa. Come fa Brad a starci insieme? È veramente un mistero. In poco tempo arrivo davanti al negozio. Spingo la porta facendo suonare il campanellino appeso ad esso e sorrido istintivamente. Appena entro alla cassa non vedo Gina e Mick, ma Brad. Gli corro incontro e lo abbraccio. Non lo vedevo da un po’ perché lui era partito per fare un corso di approfondimento in Germania, ed è durato circa un mese. 
-Brad!- urlo io continuando ad abbracciarlo. 
-Piccola!-. Adoro quando mi chiama così!!! È così dolce quando lo dice. Mi stacco da lui e lo guardo bene. Non è cambiato di una virgola è sempre il mio Brad.
-mm…disturbo?- questa voce la conosco fin troppo bene. Mi giro e vedo quella racchia di Allyson. Lei mi sembra cambiata invece, ma in peggio. Si è fatta il colore nei capelli, prima aveva i capelli castani ora li ha fatti biondi. Mi pare ovvio, non c’è oca che si rispetta che non abbia i capelli biondi. Ci stanno malissimo, sembra una copia di Barbie mal riuscita.
-oh ciao Allyson, no non disturbi affatto- rispondo acida come non mai. 
-hai fatto qualcosa di diverso? Ti vedo cambiata- continuo io.
-aha divertente, se hai finito di abbracciarti il mio ragazzo io vorrei passare- mi dice facendomi cenno di spostarmi. Io sospiro e ubbidisco. Lei come suo solito cerca di ingelosirmi facendo cose sdolcinate con il suo fidanzato. Cominciano così a sbaciucchiarsi ed io per richiamare l’attenzione di Brad mi schiarisco la voce. Tutti e due si girano verso di me ed io sorrido per essere riuscita nel mio intento. 
-Brad allora, che mi racconti della Germania?- chiedo io appoggiando i gomiti nel bancone.
-oh Berlino è fantastica, ho fatto un sacco di foto se vuoi dopo te le faccio vedere-.
-certo- rispondo io guardando sorridendo Allyson che se ne va sbuffando.
-scusala, lo sai come è fatta- dice lui. Cosa? si scusa per conto di Allyson? Ma è assurdo. Ognuno deve essere responsabile delle proprie azioni ed è lei che si deve scusare.
-non ti devi scusare tu, ma lei, tu non c’entri niente- rispondo io. Lui annuisce.
-dove sono i tuoi?- gli chiedo. 
-ah sono andati a denunciare un ladro mi hanno detto- mi risponde. Ah il ladro che io ho fermato! Non ci credo l’ho detto davvero. Sono così fiera di me. È egocentrica come frase?
-lo sai che l’ho fermato io?-. Come al solito mi devo vantare.
-si, me l’hanno detto, e brava la mia poliziotta- mi dice sorridendomi.
-grazie, tutta questione di tecnica, sai vivendo con un mostro come mio fratello devi imparare le basi dell’autodifesa-.
-a proposito, che dice il mostriciattolo?-.
-niente di che, cresce e soprattutto guarda dragon ball-.
-mi ricordo quanto odi quel cartone-.
-io non lo odio, io lo detesto-. Mi sono lasciata prendere così tanto dalla chiacchierata che non ricordo il motivo per cui sono venuta. Ah si…
-ah quasi dimenticavo, mia madre ti ha invitato a cena stasera-. 
-fantastico, vengo di sicuro, ma ha invitato anche Allyson?-. No, digli di no, digli di no, digli di no.
-ehm..si può venire anche lei-. Cosa? congratulazioni Rebecca hai vinto il premio “rovinarsi la vita con le proprie mani”. Si può essere più masochisti di me?
-ok, perfetto poi glielo dirò-.
-va bene- rispondo io.
-ok, io devo andare, ci vediamo stasera- saluto io.
-ok ciao piccola-.
-ciao Brad-. Me ne esco dal negozio con un sorrisone che va da orecchio a orecchio. Sento che sarà una giornata bellissima. A parte per il fatto che dovrò cenare con miss Italia, ma almeno potrò stare un po’ con Brad, come ai vecchi tempi. Certo lui ora è cresciuto molto, ha la bellezza di 22 anni, è un uomo ormai, ma per me sarà sempre il piccolo bambino che amava giocare ai pirati con una bambina più piccola di 6 di lui. Mi sento spingere da qualcuno che mi fa cadere a terra. Sto per mandare a quel paese il disgraziato che mi ha spinta quando alzo lo sguardo e vedo il delinquente che ho acciuffato l’altro giorno. 
-tu- dico alzandomi. Vedo che ha una borsa in mano. Vedo anche una signora correre verso di voi, ma mentre mi fermo a guardarla già l’ho perso di vista. 
-non si preoccupi signora faccio io- grido mentre mi lancio all’inseguimento. Già è la seconda volta che mi ritrovo ad inseguire un ladro, dovrei prenderlo come un segno del destino? Ho un futuro da polizitta? Beh in ogni caso non mi dispiacerebbe. Continuo a correre ma è inutile ormai l’ho perso di vista. Mi ritrovo in un vicolo dietro un palazzo. Del ladro non c’è nessuna traccia. Ed il bello è che è lo stesso dell’altra volta. Ma questa volta non me lo lascerò scappare, una volta preso chiamerò la polizia. Poi il capo di polizia mi ringrazierà e mi ripagherà lasciandomi un posto libero come poliziotta. Sto sognando troppo? Mi appoggio un attimo al muro per riprendere fiato. 
-ancora tu-. Mi giro e lo vedo. A quanto pare è stato lui a trovarmi. Ora è nei guai fino al collo.
-potrei dire la stessa cosa- dico avvicinandomi e cercando di imitare il suo sorriso da delinquente. 
-ma che fai mi perseguiti?- dice avvicinandosi anche lui.
-no, faccio solo il mio dovere-. Ok in questo momento mi sento veramente una cretina, e secondo me lo sono pure sembrata dato che ho appena affermato di essere una poliziotta. Poco dopo lui, molto prevedibilmente, si mette a ridere.
-perché? Sei una baby poliziotta?- mi chiede continuando a ridere. Quanto mi da fastidio. 
-no, voglio dire che è mio dovere di cittadino aiutare una signora a cui è stata appena rubata la borsa- rispondo con un tono autoritario. Si, brava, fatti valere, fai vedere a questo cretino chi comanda.
-scommetto che da grande la vorresti fare però- mi dice. Ci ha perfettamente azzeccato, ma cerco di non dare a vedere che la sua intuizione mi ha stupita.
-comunque, io non credo che un poliziotto darebbe mai uno schiaffo in faccia al ladro, semmai usa le manette- mi dice avvicinandosi ancora di più. Siamo separati da un centimetro. La sua vicinanza mi agita, non so se sia per il fatto che lui è un delinquente e che quindi ho un po’ paura di lui oppure per via della sua bellezza. Aaa ma cosa dico? È la prima, sicuro. Lui è un delinquente non posso essere attratta da lui. Infatti non lo sono, no. No. No.
-in quel momento ne ero sprovvista- dico recuperando un po’ della mia lucidità. Lui si mette a ridere e fa per andarsene. 
-cosa? ma tu pensi che ti lasci andare così?- dico io a dir poco stupita. Non crederà mica che lo lascerò andare così, non prima di aver chiamato la polizia.
-senti, io ti lascio andare e non chiamo la polizia solo se tu mi ridai la borsa della signora- propongo io seccata. Non ce la facevo più.
-stai cercando di fare un patto con me?- chiede lui scettico. Io annuisco inarcando un sopracciglio.
-come faccio a sapere che appena me ne vado tu non la chiami?- mi chiede.
-te lo giuro sul mio futuro da poliziotta- dico io. Doveva per forza fidarsi.
-ok- dice prima di avvicinarsi e porgermi la borsa. Io faccio per prenderla quando lui la ritrae. Che nervi ragazzi!!!
-ti pare che sono così stupido? E poi sarebbe troppo facile, ragazzina sognatrice- dice allontanandosi. Come mi ha chiamata? Ragazzina che? Ok, forse sogno ma solo un pochino. O forse un pochino troppo? Ditemi voi come si fa a sopportare uno così. Sento la rabbia bollirmi nelle vene. 
-bene, allora sappi che i miei amici del negozio che hai rapinato ti hanno già denunciato- dico arrabbiatissima, quasi gli sputo in faccia le parole.
-oh perfetto, quindi non devi preoccuparti più- dice lui per poi allontanarsi lentamente. All’improvviso mi gira la testa. È come se ci fosse una ruota panoramica apposto della mia testa e mi è venuta pure la nausea. Cado a terra e sbatto la testa. Poi è tutto nero. Non sento niente, è come se il mio corpo fosse a terra ma io da un’altra parte. Mamma mia che nausea, ma cosa ho mangiato stamattina che mi ha fatto acido? Oh i biscotti della vecchia pazza. Mia madre, mi dispiace ammetterlo, ma aveva ragione. Quella è una pazza. Provo ad aprire gli occhi ma niente, le mie palpebre sembrano fatte di cemento. Ci riprovo un’altra volta. Ce la posso fare, ce la posso fare. Ecco. Una lo aperta a metà.
-lo sai che fai impressione? Sembri morta-. Cosa?? non è possibile questo è un incubo. Ora richiudo gli occhi e questo sarà solo un brutto, bruttissimo incubo.
-no, non è un incubo-. Ma mi legge nel pensiero questo?
-dai, forza svegliati-. Apro bene gli occhi. Mi trovo in una stanza, non molto personalizzata. C’è una scrivania con dei cd sopra e una lampadina da lettura, poi un piccolo armadio e un letto in cui sono coricata. Dopo essermi guardata intorno realizzo: sono nella stanza di un delinquente. La prima cosa che mi esce dalla bocca e un urlo, seguito poi da un sonoro: cazzo!
-che cazzo ci faccio qui?- chiedo. Che domanda stupida, quel ladro mi avrà rapita per vendicarsi dello schiaffo che gli ho dato l’altra volta, oppure per il fatto che gli ho rovinato più di una volta i suoi piani diabolici.
-beh visto che tu mi dai sempre fastidio volevo ricambiare il favore e rapirti-. Ecco appunto. Io lo guardo malissimo e poi urlo. Lui mi tappa la bocca con la sua sudicia mano da delinquente e mi dice di stare zitta.
-stavo solo scherzando, stupida-mi dice dopo aver tolto la sua mano dalla mia bocca.
-e allora perché mi trovo qua? Con te?- chiedo inarcando un sopracciglio.
-perché non lascio per strada una povera malata, è il mio dovere di cittadino civile- dice sorridendo in quel suo modo così insopportabile.
-il dovere di un cittadino civile prima di tutto sarebbe quello di non rubare- dico io alzandomi. Mi sono alzata così in fretta che ora mi gira la testa. Mi tengo la fronte con una mano e cerco di mantenermi in piedi ma non ci riesco. Cado a terra dopo cinque secondi. Il ladro si mette a ridere ed io mi innervosisco ancora di più. Mi sento una cretina, no rettifico io sono una cretina. 
-vieni ti aiuto- dice il ladro porgendomi la mano. Come scusa? Dovrei accettare l’aiuto di un poco di buono?
-preferisco rimanere a terra per sempre- dico io cercando ancora di alzarmi. Non ci riesco neanche questa volta e faccio per cadere quando sento due braccia sostenermi. Le sue braccia. Le sue luride braccia.
-e togliti- rispondo acida scansandomi. Forse sono stata un po’ troppo dura, infondo mi stava solo aiutando. 
-ok come vuoi- dice per poi mollare la presa e lasciarmi cadere. Che stronzo! Ma me lo sono meritato.
-sei proprio uno stronzo lo sai?- dico alzandomi di nuovo e questa volta rimanendo in piedi. 
-me lo dicono in molti-.
-chissà come mai-. All’improvviso arriva di nuovo quella nausea che avevo prima di svenire. Cerco di trattenermi ma non ci riesco. Vomito proprio sulle sue scarpe. Che figura di merda!Ma perché capita tutto a me?
-cazzo! Le mie scarpe!- urla incazzato. 
-mi dispiace tanto, te le pulisco io- rispondo per poi vomitare ancora. Che cazzo c’era in quei maledetti biscotti? Il mio vomito ha un colore strano, sembra un misto tra marrone e rosa. Ora basta con i dettagli se no vomitate anche voi.
-mi dici che cazzo hai mangiato per vomitare così?- mi chiede togliendosi le scarpe.
-dei biscotti, fatti dalla mia vicina- dico ancora con l’amaro in bocca. 
-ma ti voleva avvelenare questa?-.
-forse-. Lui prende dei fazzolettini dalla scrivania e fa per pulirsi le scarpe quando io lo fermo.
-no, faccio io, almeno ripago i danni- dico. Comincio a togliere il vomito dalle scarpe e anche da terra. Una figura di merda così grossa non l’ho mai fatta in vita mia. No a parte una volta al mare, quando io e mio fratello giocavamo sugli scogli e mentre mi butto mi si strappa il costume. Quella si che era una figura di merda, ho dovuto camminare per tutta la spiaggia coprendomi il didietro con le mani mentre mio fratello rideva. Ma devo dire che questa gli si avvicina molto. Una volta finito mi alzo da terra e mi fermo a guardarlo.
-allora, io devo andare- dico un tantino imbarazzata, va bene diciamo molto imbarazzata. 
-come ti chiami?- mi chiede prima che me ne potessi andare.
-Rebecca- rispondo. Non ci avevo fatto caso, lui non sapeva il mio nome ed io non sapevo il suo. Comunque ormai l’ho battezzato come il ladro. Lui mi guarda e si intristisce. Il mio nome non gli piace forse? Fatto sta che il suo comportamento mi mette sempre più in imbarazzo.
-tu?- chiedo per cambiare discorso. Lui sembra come risvegliarsi da un incubo e poi mi risponde.
-ah Ryan-. Bel nome, azzeccato per uno come lui. Di solito in tutti i telefilm crime che mi seguo i delinquenti si chiamano così.
-ok, allora io vado Ryan- dico. 
-ah si ti accompagno alla porta- dice facendomi strada verso il corridoio e poi all’ingresso. 
-ehm grazie di tutto e scusami per aver rovinato le tue scarpe- dico una volta fuori la porta.
-non fa niente poi l’hai pulite-. Tra noi cala di nuovo un silenzio imbarazzante, così io gli dico un ultimo ciao e faccio per andarmene ma lui mi ferma.
-ah Rebecca…la borsa alla fine l’ho restituita-. Io mi limito a sorridere e a salutare con un gesto della mano. Percorro tutto il tragitto pensando al ladro, cioè volevo dire Ryan. Mi ci devo ancora abituare. Il ladro si chiama Ryan. Il ladro si chiama Ryan. Ryan. Ryan. Nella mia testa risuona quel nome. Poi realizzo che non so dove sono. Non so dove abita Ryan e di conseguenza non so come arrivare a casa mia. Cavoli ma dove caspita sono? Prendo il mio cellulare e vedo che ci sono due chiamate perse da “mami”. Mia madre, non ci avevo pensato. Oddio ma perché le mie giornate devono essere sempre così… complicate? Forse è meglio continuare a camminare magari arrivo in qualche strada che conosco. Cammino per più di cinque minuti e poi vedo una scorciatoia, la scorciatoia per andare al market. Quindi se passo di là arrivo al market e di conseguenza a casa mia. Evvai, viva il mio senso dell’orientamento. Dopo un po’ di strada finalmente arrivo. Come al solito mi fermo cinque minuti fuori, prendo un bel respiro profondo e penso a cosa dire a mia madre. Poi busso. Al solito ad aprire c’è mio fratello, che è stranamente vestito elegante. Cosa mi sono persa?
-entra scema ci sono Gina e Micheal e Brad e l’altra- dice mio fratello facendomi accomodare in casa. Poso il mio giubbotto nell’attaccapanni dietro la porta e mi dirigo verso la cucina, da dove sento provenire un vociare di persone. Come previsto li trovo tutti lì. Mia madre e Gina cucinano e parlano insieme a Mick di qualcosa che non ho ancora ben capito, mentre dall’altra parte della cucina vedo Allyson e Brad sbaciucchiarsi e sussurrarsi chissà cosa all’orecchio. Ah che nervosismo. 
-ah eccoti, la nostra salvatrice, stavamo appunto raccontando a tua madre cosa hai fatto l’altro giorno al negozio- dice Mick venendomi incontro.
-perché non me l’ho hai detto?- dice mia madre asciugandosi le mani in una pezza. Forse perché se non te l’avessero detto loro non ci avresti creduto?
-non lo ritenevo importante- mi limito a dire sedendomi nella sedia più lontana possibile da Allyson e Brad.
-ma certo che è importante tu hai fatto una cosa fantastica, oggi io e Mick siamo andati a denunciare il ladro- aggiunge Gina accarezzandomi una guancia.
-si chiama Ryan- dico a bassa voce poggiando il mento nel tavolo.
-come tesoro?- chiede Gina.
-no, niente, quando si mangia?- chiedo alzandomi.
-fra un po’ sarà pronto- risponde mia madre. Io salgo le scale per andare in camera mia. 
-non fare tardi per la cena- urla mia madre dalla cucina. Poi sento Gina e lei parlare di me ma non mi importa molto, ancora non mi sento molto bene e in questo momento voglio solo coricarmi a letto. Appena arrivata chiudo la porta e mi butto nel letto. Prendo il mio telefono e mando un messaggio a Jessica.
“stasera non se ne fa niente, mi sento male”. In pochi minuti mi arriva la risposta.
“tesoro, cos’hai?”.
“ti dico solo che ho mangiato i biscotti della signora Jodie”.
“quella dei biscotti di Natale?”.
“si lei”.
“oh poverina, mi dispiace, allora neanche io ci vado”.
“no tesoro tu vacci, non devi preoccuparti per me”.
“no, senza di te non mi diverto, vorrà dire per un’altra volta”.
“ok, grazie tesoruccio, ti saluto che fra un po’ devo mangiare”.
“ok, a mezzanotte ti chiamo per gli auguri bella”.
“ok gioia bye”.
“au revoir”. 
Sono distrutta, vorrei solo dormire. Non credo di poter resistere tutta la serata. Ho un gran mal di testa che si mescola con il senso di vomito. Vorrei tanto vomitare addosso a quell’oca di Allyson. D’un tratto bussano alla porta. Scommetto che è mia madre che è venuta a dirmi che è pronto.
-si può?-. Mi sbagliavo, era Brad.
-si, avanti-. L’ho detto solo perché non mi andava di trattare male Brad, anche se in quel momento non avevo alcuna voglia di parlare.
-la cena è pronta- dice sull’uscio della porta. Sbuffa ed entra chiudendosi la porta alle spalle.
-che hai?- mi chiede sedendosi sul bordo del letto. 
-niente, sono solo un po’ stanca- mento.
-è da quando sei tornata che ti vedo strana, dove sei stata?-.
-non ti riguarda- rispondo acida. Oddio quei biscotti mi hanno fatto anche diventare più stronza. La prossima volta che quella vecchia me li offre gliene infilo uno in gola e la soffoco.
-scusa- dico subito pentita di avergli risposto così.
-è solo che oggi non è proprio giornata- continuo.
-allora mi rispondi?- mi chiede un tantino impaziente. Ora fa il fratello maggiore protettivo? Beh non gli si addice proprio questo personaggio dato che non mi calcola più quando c’è l’oca. Che fratello sarebbe se non mi calcolasse quando c’è la sua ragazza? Aspetta un attimo, ma lui non è mio fratello, quindi io ho tutto il diritto di fare quello che voglio senza dargli spiegazioni.
-perché sei così impaziente? Non devo nessuna spiegazione a te- dico arrabbiata.
-non mi sembra che tu ti preoccupi per me quando c’è Allyson, o sbaglio?- continuo poi.
-ah ho capito, sei gelose- dice lui sorridendo.
-ah finiscila Brad, mi dai fastidio quando fai così, io non sono gelosa di nessuno mi da solo fastidio il fatto che non mi calcoli più quando sei insieme a lei- dico tutto d’un fiato.
-ok, ok ho capito, mi dispiace ma sai com’è fatta, è possessiva ed è molto, molto gelosa- risponde.
-si ma questo non giustifica il tuo comportamento, potresti almeno respingerla un attimo e dirle che sta esagerando-.
-si hai ragione, scusa…però ora mi rispondi, non funziona la tecnica di cambiare discorso con me-. È impossibile fregarlo, uffa!
-mi sono fatta un giro-. Certo, certo! Ti crederà senz’altro.
-oh avanti, perché non vuoi dirmelo? Di me ti puoi fidare-. Ed io infatti mi fido di lui, ciecamente, ma non posso dirglielo perché poi lo riferirebbe ai suoi ed io sarei nei guai per non aver detto di aver incontrato di nuovo il ladro. Non posso.
-oh ma è la verità, avevo bisogno di schiarirmi le idee e così ho fatto una lunga passeggiata, ed ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono accorta dell’orario- dico poco convinta. Ok, pessima recitazione, davvero pessima.
-ok, ho capito è inutile- dice sospirando.
-dai andiamo che è pronto- dice alzandosi ed andandosene. Mi dispiace un sacco per averlo trattato così ma non so che mi prende. Questa giornata sarà una di quelle da aggiungere alla lista “da dimenticare”. Una lista davvero, davvero lunga. Dopo qualche minuto di riflessione finalmente mi alzo dal letto e mi dirigo di sotto. Trovo Gina e mamma che apparecchiano il grande tavolo del salotto con i piatti buoni. Mio fratello parla ad Allyson e lei fa finta di ascoltarlo. Che odiosa, neanche con i bambini ci sa fare. Ma come fa a stare con Brad? Loro due sono completamente diversi. Non riuscirò mai a capirlo. 
-forza, a tavola- dice mia madre una volta finito di apparecchiare. La tavola è piena di cose, il solo guardare tutto questo cibo mi fa sentire male. Ho deciso che stasera mi limiterò con il cibo dato il malore che ho avuto. La cena è andata abbastanza bene, io sono riuscita a mangiare solo il primo e il secondo, non di più. Ad un certo punto della serata Brad comincia a parlare.
-vorremo un minuto di attenzione, io ed Allyson dobbiamo dirvi una cosa-. Tutti si zittiscono, io mi metto un po’ d’acqua nel bicchiere e comincio a bere non importandomene più di tanto.
-io ed Allyson… beh ecco- fa’ Brad.
-abbiamo deciso di sposarci- continua Allyson al posto suo entusiasta. Sto soffocando. Comincio a tossire come una pazza e mia madre che è accanto a me comincia a darmi dei colpetti sulla schiena. Che cosa hanno deciso?? No aspetta … cosa?? non ci credo me lo sono immaginato, non può essere vero. Brad non può sposare quella racchia. Non può, proprio no.
-congratulazioni- dice mia madre appena ha finito di colpirmi la schiena. 
-ma che bella notizia- dice Gina alzandosi ed andando a baciare suo figlio e la sua futura moglie.
-congratulazioni figliolo- dice Mick dando una pacca sulla spalla del figlio. Io non dico niente e continuo a guardare male Brad, Allyson, Mick, Gina… tutti!! Mi alzo dalla tavola e me ne vado in camera mia tutta incazzata. Inoltre mi sento ancora male ed ho un po’ di senso di vomito. Mi chiudo a chiave non volendo fare entrare nessuno e mi siedo sul grande davanzale della finestra. Guardo la notte tranquilla, la luna e le sue figlie stelle. Perché la vita non è bella e semplice come quel cielo blu? Controllo l’orario dall’orologio a forma di coccinella sul comodino. Le 23:58. Due minuti a mezzanotte non ci credo. Dovrei essere lì con la mia famiglia a festeggiare e invece sono qui a commiserarmi da sola. Lasciando da parte il mio orgoglio, decido di scendere giù e di godermi questi ultimi minuti dell’anno. Appena arrivo in salotto vedo tutti pronti a stappare lo spumante. 10. Devo pensare ad un desiderio. 9. Che cosa? cosa?. 8. Che quest’anno sia..?. 7. Uffa devo pensare a qualcosa di più bello. 6. Forza, Rebecca pensa. 5. Hai pochi secondi, pensa cazzo.4.3.2. Desidero che quest’anno sia migliore di quello precedente. 
-Buon anno!!- urlano tutti. Che schifo magari potevo pesare a qualcosa di più bello. Sono stata tutte le vacanze natalizie a pensare a cosa avrei potuto desiderare per l’anno nuovo e alla fine ho espresso la stessa cosa di tutti gli anni. Comunque lo desidero davvero. Spero davvero che quest’anno sia migliore. Buon 2015. 

Eh si buon 2015 a tutti!! Questo è il primo vero capitolo della storia e spero veramente che vi sia piaciuto. Mi scuso per eventuali errori, ma non ho avuto tempo per ricontrollare il testo. Se qualcuno vuole recensire ne sarei più che felice, non siate timidi!!
Un grazie enorme a chi ha letto la storia ed inserito tra le preferite o le seguite.
Un bacio, ciaoo.
   
 
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