Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    14/01/2015    1 recensioni
Dopo essere tornati ad Arendelle, Elsa, Anna e i loro amici si godono il meritato riposo. Ma dal profondo nord arriva una nuova minaccia.
Maia, la Regina dell'Inverno, è venuta a reclamare indietro il suo cuore. Al suo fianco un esercito di creature ghiacciate che invadono il fiordo.
Rimasta sola e senza alleati, Elsa dovrà intraprendere una lunga e pericolosa odissea per salvare i suoi cari e il regno.
Fino al confronto finale con Maia per decidere chi, tra le due, sarà l'unica Regina dell'Inverno...
Cursed è il terzo (e ultimo) episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anna marcia decisa per il corridoio, lo sguardo torvo e basso.
Olaf la incrocia e saltella al suo fianco. ― Ciao. Senti, hai un minuto?
Anna brontola qualcosa.
― D'accordo, lo prendo per un sì. Lo so che siete tutti impegnati con il matrimonio e così via...
Altro brontolio.
― Esatto, era proprio dove volevo arrivare io. Tutti avete qualcosa da fare e io mi sto annoiando.
Anna sbuffa.
― Sì, lo so che non avete un attimo libero, ma è proprio per questo che potreste far fare qualcosa a me.
Anna scuote la testa.
― Certo, andrebbe bene qualsiasi cosa. Potrei occuparmi degli anelli. Oppure degli addobbi. Ho gusto per certe cose.
Anna si ferma davanti a una porta decorata con motivi floreali.
― E i fiori? Avete già pensato ai fiori? Nessuno pensa ai fiori fino all'ultimo minuto.
Anna spalanca la porta di colpo, si volta e con espressione cupa dice: ― Non ci sarà nessun matrimonio. ― Un istante dopo sbatte la porta in faccia al pupazzo.
Olaf la guarda perplesso. ― Non era la risposta che mi aspettavo. ― Quando si volta, la carota che ha al posto del naso penzola da un lato. Il pupazzo si tasta il punto in cui la carota è spezzata e fa un balzo, l'espressione terrorizzata. ― Il mio naso ― grida con voce stridula. ― Il mio naso! Il mio piccolo, meraviglioso, splendido naso!
***
Kristoff guida Sven sulla strada principale del villaggio. Accanto a lui, Kastelgaard guarda il palazzo reale che si allontana. ― Al ritorno dovrete farvi una bella chiacchierata voi due, amico.
Kristoff sbuffa. ― No.
― No?
― No ― ripete Kristoff issandosi sul carro.
Kastelgaard siede al suo fianco.
Il montanaro fa schioccare le redini. ― Andiamo bello ― dice a Sven.
La renna si mette in marcia.
Il carro supera il ponte che collega la reggia alla terraferma e si immette nelle strade. Un paio di ragazzini che giocano a rincorrersi si fermano per salutarli.
Kristoff li ignora.
Kastelgaard risponde al saluto con la mano.
― Ragazzi, aspettate.
I due sul carro si voltano di scatto. Olaf trotterella verso di loro, la testa fasciata da una vistosa benda.
Kristoff lo guarda perplesso mentre salta sul carro. ― Che hai combinato al naso?
― È stato un incidente ― risponde il pupazzo mentre rovista in un sacco.
― Che stai cercando?
― Un naso nuovo ― risponde Olaf.
Kastelgaard lo guarda stupito.
― Lascia perdere ― risponde il montanaro scuotendo le briglie.
― Lo portiamo con noi?
Kristoff sospira davanti all'espressione implorante del pupazzo. ― D'accordo, ma farai tutto ciò che ti dico. Non andiamo esattamente in gita.
― Evviva ― risponde Olaf con tono gioviale. ― Si parte per una nuova avventura.
Kastelgaard ridacchia.
***
Elsa si ferma davanti alla porta, solleva la mano, esita. Fa un sospiro e bussa. ― Anna ― dice dopo qualche secondo. ― Posso entrare?
― No ― risponde la principessa dall'interno.
― No?
― No ― ripete lei.
Elsa china la testa e si volta.
La porta si spalanca di botto. Anna la fissa con espressione contrariata.
― Anna... ― inizia a dire Elsa.
― Hai sentito tutto, vero?
Elsa annuisce.
Anna trattiene a stento le lacrime. ― È stato crudele. Non credevo che fosse capace di dire certe cose.
Elsa, l'espressione dispiaciuta, si avvicina al letto. ― Credo che Kristoff non abbia tutti i torti.
Anna la fissa con gli occhi spalancati. ― Cosa?
Elsa si guarda le mani. ― Sono un pericolo per tutti voi.
― Non è vero.
― I miei poteri...
― Tu li controlli, no?
― Non ha importanza. ― Elsa si allontana, raggiunge la porta, esita prima di lasciare la stanza. ― Ci sono altri poteri, altri pericoli, sui quali non ho alcun controllo.
― Ma tu ci hai sempre protetti.
― Non so fino a quando potrò farlo.
― Elsa ― dice Anna con tono supplice.
― E se un giorno dovessi incontrare qualcuno più forte di me?
― Sei tu la più forte.
― Non sai quanto vorrei esserlo. Sono mesi che mi alleno, che cerco di imparare tutto ciò che posso dai miei poteri, ma ho sempre la sensazione che prima o poi una minaccia peggiore posso piombarci addosso.
― Noi... io ti aiuterò, Elsa. Sarò sempre al tuo fianco.
― Potrebbe non bastare ― dice la regina con sguardo triste.
La regina china il capo ed esce, richiudendosi la porta alle spalle.
***
Kastelgaard si guarda le spalle. Dietro al carro i solchi nel terreno spariscono oltre una curva. Alberi dalla chioma frondosa formano un corridoio naturale attraverso la foresta. ― Secondo te che cosa è successo a quelle pattuglie?
Kristoff fa spallucce. ― Si sono perse e non riescono a ritrovare la strada.
― È passato quasi un mese.
― Certe volte capita di restare bloccati per settimane. Le foreste attorno ad Arendelle sono enormi e non esistono sentieri molto battuti.
― Questo d'inverno. Ma ora siamo in piena estate.
Kristoff fa una smorfia. ― L'anno scorso ha nevicato a luglio. Sorprendente, vero?
Il carro si inerpica su per una collina. Sven, la lingua penzoloni, aumenta il passo.
― Siamo arrivati?  ― domanda Olaf.
Kristoff solleva gli occhi esasperato. ― È la terza volta che me lo chiedi. No, non siamo ancora arrivati.
― Ma quanto manca?
― Torna lì dietro ― dice il montanaro minaccioso. ― E restaci. In silenzio.
Il pupazzo torna a sedersi.
Kastelgaard scuote la testa. ― Fa sempre così?
― No, è l'estate. Lo rende più attivo.
― E così è qui che sei cresciuto?
― In realtà, mi hanno allevato i troll. Sai, potremmo fare una capatina nella valle. Non è molto lontana da qui.
― Ho sempre sognato di vedere dei troll. A proposito, quanto manca?
Kristoff gli lancia un'occhiata torva.
Kastelgaard ride. ― Scusa, scherzavo.
― L'ultima volta che sono passato di qui ― dice Kristoff guardandosi attorno. ― Ero con... tu sai chi.
― Hans?
Il montanaro annuisce.
Kastelgaard sorride. ― Non c'è bisogno che tu ti senta in imbarazzo. In effetti, dovrei vergognarmi io di ciò che ha fatto mio cugino.
― Eravate davvero così amici?
― Nooo ― dice Kastelgaard facendo un gesto vago con la mano.
― Strano. Mi era sembrato di capire...
― È stato a Corona. Sai, eravamo lì per caso e poi c'è stata la questione della diga e di quella specie di strega che...
― Strega?
― Sì. E un castello.
― Castello?
Kastelgaard annuisce. ― È una storia lunga, ma se vuoi te la racconto. Vedi, c'era questo principe di nome Eric e quel tizio che l'accompagnava, Grimsby. Due tipi simpatici, davvero alla mano. E poi c'era Flynn, una specie di ladro gentiluomo un po' donnaiolo. Dunque, noi eravamo...
― Aspetta ― dice Kristoff tirando le redini.
Kastelgaard si guarda attorno preoccupato. ― Hai sentito qualcosa?
― No ― risponde Kristoff teso.
― E allora perché...
― È questo il problema. Non sento niente. Di solito la foresta è piena di richiami, fruscii e altri rumori. È quasi un sottofondo. Tu senti qualcosa?
Kastelgaard scuote la testa. ― Niente. Credevo fosse una cosa normale.
Il montanaro si china in avanti. ― Sven?
La renna drizza le orecchie ed emette un guaito sommesso.
― Come temevo. ― Kristoff fa schioccare le redini e Sven si rimette in marcia.
― Dove andiamo?
― In un posto sicuro. Spero.
***
Il capanno sorge a ridosso di una collina, nascosto tra gli alberi. Piante rampicanti hanno conquistato le mura formate da tronchi color marrone scuro. La porta e due finestre sono sbarrate da assi di legno messe di traverso.
Kastelgaard cammina a passo lento guardandosi attorno. ― Così è qui che vivi?
― Ci vivevo ― dice Kristoff liberando Sven dal giogo.
La renna saltella felice e si accovaccia tra l'erba, iniziando a brucarla con calma. Il montanaro l'accarezza sulla testa nello spazio tra le corna.
Il pupazzo si sporge dal carro. ― Posso venire?
― No ― risponde Kristoff seccato. ― È più sicuro se resti sul carro.
Olaf lo guarda dispiaciuto.
― Trovati un naso ― dice Kristoff al pupazzo di neve.
― Come se fosse facile ― risponde Olaf sbuffando. ― Trovarne uno della mia misura.
Kastelgaard getta un'occhiata distratta alla porta. ― Sembra abbandonata.
― E lo è ― dice Kristoff avvicinandosi. ― Non ci vengo dall'inverno scorso.
― Ne sentivi la mancanza, vero?
― A palazzo sto bene ― risponde Kristoff evitando lo sguardo dell'altro. Si avvicina alla porta e stacca un'asse. ― Non mi manca niente. ― Getta lontano l'asse.
― Kristoff...
Il montanaro prende il secondo asse e lo tira a sé, insieme a questo viene via anche l'altro. Il montanaro fissa la porta per qualche istante.
Kastelgaard si avvicina quasi in punta di piedi. ― Se vuoi parlarne, io sono qui.
― Di cosa? ― Kristoff spinge la porta che cigola su cardini arrugginiti.
L'altro lo segue all'interno. L'unica stanza è in perfetto ordine. Un singolo tavolo che occupa la parete opposta. Due sedie di legno negli angoli, una branda vicino alla finestra e un focolare spento.
Kristoff sospira.
Dietro di lui, Kastelgaard si guarda attorno. ― Lo so che cosa ti passa per la testa. È più o meno quello che sto passando io.
― Davvero? ― il montanaro si avvicina a una finestra. Dalle ante serrate filtra una lama di luce.
― Elsa l'ha capito ― continua Kastelgaard. ― Lo sa anche lei. Solo Anna rifiuta di ammetterlo.
― Sono stato ingiusto con lei ― dice Kristoff affranto. ― Elsa non si merita le mie parole. Si prende cura di noi. Ci protegge.
― È una grande sovrana, peccato che abbia così poca fiducia in sé stessa. Ma tu fai bene a preoccuparti per Anna. È giusto così.
Kristoff sospira e si siede sulla branda, che scricchiola sotto il suo peso. ― Non lo ricordavo così duro.
Kastelgaard sospira.
Il montanaro fa una smorfia. ― Non eri obbligato a venire con me.
― Diciamo che anche io avevo bisogno di stare un po' lontano da Arendelle.
― Credevo che tu ed Elsa...
Kastelgaard si stringe nelle spalle. ― Lei ha già sua sorella. E un regno. Non c'è posto per altri nel suo cuore.
― E allora che cosa vuoi fare?
― Niente. Lei è così. Mi piace proprio per questo.
Kristoff sbuffa. ― Anna si aspetta grandi cose da me. Ma tutto quello che posso offrirle è questo ― dice allargando le braccia.
― Amico, tu devi fare una scelta.
Kristoff lo guarda perplesso.
― Devi scegliere ― prosegue Kastelgaard. ― Se restare Kristoff il montanaro o diventare Kristoff il principe di Arendelle. Tutto qui. Quando avrai deciso che cosa essere, tutto sarà più semplice.
― Non posso essere tutte e due le cose?
***
Sven annusa il terreno attorno al rifugio, il naso incollato al suolo.
Olaf, l'espressione annoiata, sbuffa. ― Ed eccomi qui. Solo e senza naso.
Sven raccoglie qualcosa e torna di corsa al carro. Tra i denti ha una pietra dalla forma allungata. La deposita sul pianale e resta in attesa con la lingua penzoloni.
Olaf prende la pietra e se la sistema al centro del viso. ― Che ne dici?
La renna lo fissa per qualche istante, poi scuote la testa.
Olaf sbuffa e getta via la pietra.
Sven si volta e torna setacciare il terreno.
Il terreno vibra con un rombo sommesso. Una, due, tre volte. Sven solleva la testa di scatto e spalanca gli occhi. Un'ombra si allunga sulla renna, che indietreggia.
Alto quanto un albero, con braccia e gambe spesse come tronchi, luccicante sotto i raggi del sole, il golem di ghiaccio si guarda attorno con espressione accigliata.
― Agita un braccio in direzione del golem. ― Ciao, Erik. È un pezzo che non ti si vede. Che ci fai da queste par...
Il golem lo guarda perplesso, poi spalanca la bocca ed emette un ruggito che fa vibrare il carro.
Sven si lancia di corsa nella vegetazione.
Olaf salta giù dal carro e trotterella via. ― O mammina mia, deve essersi svegliato male stamattina.
Il golem lancia un altro urlo.
***
La porta del rifugio si apre e Kastelgaard si precipita fuori di corsa, seguito da Kristoff. ― Lo hai sentito anche tu?
― Aspetta, John...
Un boato assordante risuona sopra le loro teste. Kastelgaard si volta di scatto e impallidisce. Stretto in un angolo, Sven è accucciato ai piedi del golem, che lo fissa incuriosito.
La mano di Kastelgaard scivola sull'elsa della spada. ― Mettiti al riparo.
Kristoff gli blocca il braccio. ― No, no. Tranquillo. Non è pericoloso.
― È... è... ― Kastelgaard scuote la testa.
― È il golem da guardia di Elsa. Noi lo chiamiamo Erik ― dice Kristoff avvicinandosi al gigante di ghiaccio. ― Ehi, amico, salve. Ci hai fatto prendere un grosso spavento, sai? Come mai da queste parti?
Il golem volta la testa di scatto e spalanca la bocca emettendo un ruggito che scuote l'aria. Aculei di ghiaccio spuntano sulle braccia e il tronco.
Kristoff si ferma all'istante, gli occhi sbarrati.
Dietro di lui, Kastelgaard estrae la sciabola. ― Non mi sembra molto amichevole.
Il golem avanza con passo pesante verso il montanaro, immobile.
― È strano... ― dice Kristoff. ― Non sembra lui...
Kastelgaard lo afferra per il braccio e lo costringe a voltarsi. ― Scappa.
Kristoff si volta e inciampa.
Kastelgaard solleva la sciabola sopra la testa. La mano del golem cala su di lui e lo scaraventa verso gli alberi. Il capitano rotola per il pendio e sparisce in un cespuglio.
Kristoff si rimette in piedi. Il golem lo afferra e lo solleva come una bambola di pezza. ― Lasciami ― grida il montanaro.
― Ti porto dalla regina ― dice il golem con voce cavernosa.
― Bravo, portami da Elsa ― dice Kristoff.
― No Elsa ― risponde il golem. ― Dalla regina.
***
Sven, il naso incollato al terreno, sbuca da un cespuglio. Riverso al suolo, la testa appoggiata su di un letto di foglie, giace Kastelgaard con gli occhi chiusi.
La renna annusa il corpo del ragazzo, emette un guaito sommesso e gli lecca il viso.
Kastelgaard emette un lamento, si muove e apre gli occhi. Sbatte le palpebre, fa una smorfia di dolore e si tocca la guancia umida di saliva. ― Ma che?
Sven, la lingua penzoloni, saltella di gioia.
Kastelgaard si gira sul fianco e si rialza puntellandosi sulle braccia. Si tocca la fronte. ― Che botta. Dove sono?
Sven lo guarda triste.
― Scusa, non so la lingua delle renne come il tuo padrone.
Sven guaisce e indica il pendio.
Kastelgaard annuisce. ― Giusto, andiamo da Kristoff.
***
Sven si lancia di corsa verso il rifugio, ma si ferma deluso davanti al carro vuoto.
Kastelgaard risale il pendio dietro la renna. ― Non c'è traccia del tuo padrone. Deve essere riuscito a scappare.
Sven guaisce in direzione del sentiero che si perde tra gli alberi.
― Aspetta, ragioniamo un attimo. Lo so che vuoi andare a cercarlo, ma Kristoff conosce a memoria questi sentieri. Troverà il modo di tornare da solo. ― Kastelgaard scivola su di un ginocchio e scuote la testa. ― Quel mostro potrebbe essere ancora da queste parti. Visto che l'ha creato Elsa, lei ci dirà come risolvere il problema.
Sven abbassa il muso.
Kastelgaard si trascina fin al carro e si appoggia al pianale. ― Ma che sto facendo? Parlo con una renna adesso?
Sven lo guarda offeso, poi si avvicina al ragazzo e lo aiuta a tenersi in piedi.
Kastelgaard gli accarezza la schiena. ― Grazie amico. Come torniamo ad Arendelle? Io non so portare un carro.
Sven indica il suo dorso con un movimento della testa.
Kastelgaard sorride. ― Buona idea. Però ti avverto. Io non ho mai cavalcato una renna in vita mia.
Sven lo guarda con espressione superiore.
― D'accordo, fai tu. ― Kastelgaard monta in sella e afferra le corna con entrambe le mani. Sven si guarda attorno e prende di corsa il sentiero da cui sono arrivati.
***
La radura è uno spiazzo in mezzo agli alberi. Ai margini si intravedono tronchi spezzati e piantati nel suolo a formare una rudimentale palizzata. Il terreno è coperto da una patina di ghiaccio che brilla sotto il sole.
Il golem getta Kristoff per terra. Il montanaro rotola sul fianco e si ferma vicino a uno dei tronchi spezzati. ― Vacci piano ― dice mettendosi a sedere. ― Ghiaccio? ― esclama passando una mano sulla superficie lucida e liscia.
Un'ombra si staglia su di lui. Quando alza la testa, incrocia lo sguardo di una donna dai capelli neri e lucidi come se fossero bagnati. Indossa un abito di un bianco candito ed è scalza. Il viso dai tratti regolari è atteggiato in una sorta di ghigno. ― Sì, ghiaccio ― dice con voce priva di inflessione. ― Ti sorprende così tanto vederne in giro?
Kristoff deglutisce a vuoto. ― In verità, no. Chi sei?
Alle spalle della donna si agita qualcosa. Un essere di ghiaccio dal corpo rotondo e sospeso su otto zampe torreggia su di loro. Poco lontano, un lupo dalla livrea luccicante giace accucciato ai piedi di un guerriero in armatura e lancia, anch'esso di ghiaccio.
La donna si volta. ― Io sono la regina di queste terre. Tutto ciò che vedi mi appartiene di diritto. E sono qui per riprendermi ciò che mi è stato tolto.
― Regina? Questo è il regno di...
La donna si volta di scatto, la bocca spalancata in una sorta di ringhio che mette un mostra due file di denti aguzzi. ― Di Elsa. Stavi per dire il suo nome, vero?
Kristoff si ritrae.
La donna torna a ghignare. ― Lo so, me l'hanno già detto in molti. È una storia divertente, lo devo ammettere. Elsa crede davvero di poter governare su queste terre senza il mio permesso. Tu per caso la conosci?
― Perché me lo chiedi?
La donna si avvicina a Kristoff. Nello stesso momento una patina di ghiaccio si forma ai suoi piedi e si espande fino a lambire il montanaro, che si allontana di un paio di passi. ― Rispondi alla mia domanda.
Kristoff guarda il ghiaccio che si arrampica sulle sue gambe e poi lungo l'addome e il torso. ― Sì, la conosco, la conosco.
Il ghiaccio si arresta.
― Ti ha mandato lei?
Kristoff esita, il ghiaccio avanza di nuovo e gli intrappola le braccia. ― Sì, sì ― dice con voce strozzata.
La donna lo fissa negli occhi. ― È giunto il momento di fare due chiacchiere con l'usurpatrice.
Il ghiaccio ricopre il volto di Kristoff soffocandone il grido. Quando si dissolve, gli occhi del montanaro sono di un azzurro limpido come il cielo. Cade in ginocchio. ― Maestà ― dice chinando la testa.
La donna sfiora con le dita il ciondolo di cristallo che porta appeso al collo. ― Interessante ― dice con espressione soddisfatta. ― Il tuo cuore non può mentire.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: heliodor