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Autore: Red Rope    14/01/2015    1 recensioni
[Daryl/Rick] [Otherverse]
Quando il vice sceriffo Rick Grimes si sveglia dopo il lungo coma, il mondo è stato stravolto da un’apocalisse: i morti sono tornati a camminare sulla terra, e sono ovunque. Uscito dall’ospedale, riesce a ritrovare sua moglie Lori e suo figlio Carl, insieme ad un gruppo di sopravvissuti, nei pressi di Atlanta. Ma non è solo dei morti che Rick deve preoccuparsi: una banda ben armata, capeggiata da Merle Dixon e da suo fratello Daryl, è intenzionata a rubare loro provviste e armi, e minaccia l’incolumità della sua famiglia e degli altri.
Cosa succede però quando Rick e Daryl, costretti a collaborare dal corso degli eventi, si avvicinano sempre di più?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Note: Allora, due paroline prima di iniziare, così non dite che non vi ho avvertiti!
Questa fanfiction intanto è pura fantasia, non c’è niente di vero, e soprattutto segue solo in parte la serie TV (il fumetto lasciamo perdere, perché non ho mai nemmeno avuto occasione di leggerlo, quindi…). Al solito, personaggi e blablabla appartengono ai creatori del fumetto e/o ai produttori e co. di TWD.
Plus, la mia ff non segue precisamente la serie, come dicevo prima, quindi non venitemi a fare “Non c’entra nulla con la serie tv!!!!11!!!1” oppure “Ma questo non c’è nelle puntate!!11!!!!1!”.
E’ una slash, no che non c’è nelle puntate! E soprattutto è solo tutto parte della mia mente malata!
Altra cosa, non ho intenzione di scrivere scene di sesso. Proprio per nulla. Magari forse accennare, ma non ne sono nemmeno tanto sicura! Però avrete angst come se piovesse ❤
Il POV è unicamente Rick o Daryl, ovviamente, dato che è incentrata su loro due.
Penso di avervi avvertit* su tutto
 
Xoxo
 
Red Rope
 


 
 
Prologo
 
 
 
C’è uno strano silenzio, un silenzio opprimente e terribile. La sua testa è confusa, la sua vista pure, e forse è per questo che quello non gli sembra il soffitto di camera sua. Da quanto tempo è sveglio? Gli sembra di aver dormito per ere intere. Si sente intorpidito dalla testa ai piedi, e un braccio gli fa tremendamente male. Prova a muoverlo, ma ha la sensazione di avere qualcosa infilato nella carne; si volta, e vede un tubicino sottile, trasparente, che esce dell’incavo del suo gomito. Lo segue, fino alla sacca appesa in alto ad un asta metallica, come una flebo. Muove l’altra mano, e la trova libera, passandosela sul volto. Un dolore atroce lo colpisce tra le costole.
Che diavolo succede?
Sente sete, e la sua testa inizia a fare male. Respira, e il dolore alle costole è talmente forte che gli snebbia la mente. Si guarda attorno, quella non è decisamente camera sua; e la cosa attaccata al suo braccio è davvero una flebo. Si tira lentamente su a sedere, la testa che gli duole più che mai, e con una mano tremante sfila l’ago dal suo braccio. Un rivolo di sangue scende giù, e lui lo tampona con una garza. Perché si trova in una stanza d’ospedale? Respirando sente ancora il dolore alle costole, e d’improvviso ricorda: la sparatoria, il terzo uomo. Quei maledetti alla radio avevano detto che erano solo due. Quando rientrerà in servizio farà una lavata di capo a quegli incompetenti.
Si alza in piedi, appoggiandosi al comodino di fianco al letto, e solo allora si rende conto dei fiori appassiti. Il silenzio diventa ancora più opprimente di prima, più vero, più reale.
Si tira su, del tutto, e afferra l’asta della flebo. Quando apre la porta, si rende conto del macello che c’è nei corridoi: sangue ovunque, morti per terra, mobili rovesciati. Chissà come, un lettino davanti alla sua porta, come se avessero cercato di barricarla. Malamente, lo sposta, e comincia a camminare, evitando i corpi a terra. Hanno tutti un foro in testa, e l’odore della morte permea gli ambienti. Ad un certo punto, in una delle hall dell’ospedale, nota una porta, su cui campeggia, scritta con quello che sembra sangue rappreso, una frase di cui non capisce il senso.
 
DON’T OPEN
DEAD INSIDE
 
Si avvicina, timoroso e incuriosito al tempo stesso, e dei lamenti raggiungono le sue orecchie: lamenti sommessi, dolorosi. Mentre si avvicina, nello spiraglio della porta, una mano grigia, si allunga verso di lui. L’odore putrescente che esce da dietro la porta lo fa tenere a debita distanza: e per fortuna, perché quando finalmente vede meglio a chi appartiene quella mano, per poco non vomita la sua stessa bile. Due occhi spenti, appannati, denti marci, ferite ovunque. Cosa diavolo è quella cosa?
Si allontana, mentre i lamenti di quella cosa, e di molte altre, raggiungono le sue orecchie. Deve uscire, cercare qualcuno. Arranca lungo i corridoi, cade, si rialza, s’imbratta di sangue. Dov’è l’uscita? Un tlack chiaro, alle sue spalle, lo costringe a fermarsi. Lentamente, alza le mani, e si volta. Un bambino, forse dell’età di suo figlio, sta stringendo un fucile puntato sul suo viso.
“Papà” lo sente chiamare. Un uomo, un afroamericano, arriva stringendo un altro fucile in mano. L’uomo lo guarda con un’espressione incuriosita, e lo studia a fondo.
“Chi sei?” gli chiede. Il bambino continua a puntargli il fucile contro, e lui si sente costretto a rispondere.
“Sono il vicesceriffo Rick Grimes” dice. Avrebbe preferito mostrargli il distintivo, così che le sue parole fossero credibili. Chi erano, piuttosto, loro due? E cos’era successo lì?
“Cos’è successo?” chiede, deglutendo a vuoto. Si sente stanco, le braccia gli fanno male.
“Dove sei stato tutto questo tempo?” chiede ancora l’uomo, ignorando la sua risposta. Rick lo guarda confuso.
“Cos-? Io…” non sa cosa rispondere. “Cos’è successo qui?” chiede ancora. L’uomo sospira, e alza anche lui il fucile. “No, no! Aspetta!” dice, portando le mani avanti, in un segno di stop. “Io…io ero ricoverato qui dentro! Mi hanno sparato!”. Si alza il camice da paziente, e mostra la fasciatura piena di sangue rappreso sul suo costato. L’uomo e il bambino sembrano spaventati da quella ferita.
“Quello è un morso!” dice l’uomo, e Rick lo guarda confuso.
“Cos-? No, è un colpo di pistola!” insiste. Un morso? Cosa sta dicendo? Sente l’uomo che carica il fucile. “Aspetta! Aspetta, ti prego! Ti faccio vedere!” gli dice, e inizia a staccarsi i bendaggi dal petto. L’uomo si avvicina, tenendolo sempre sotto tiro, e esamina la ferita mal rimarginata. Sembra soddisfatto, perché abbassa il fucile.
“Morgan Jones” dice, tendendogli la mano. “E questa, Rick…è l’apocalisse”. Rick la stringe malamente, e sente le forze che gli vengono meno. “Lui è mio figlio Duane”.
“Avete…avete dell’acqua?” chiede, passandosi la lingua sulle labbra secche. Il bambino gli porge una borraccia. Quando ha finito di bere, è pronto a fare nuove domande. “Cosa significa l’apocalisse?”.
“I morti sono tornati a camminare sulla terra” gli spiega Morgan. “E direi che è il caso di uscire fuori da questo edificio. Nonostante non ne abbiamo trovati liberi, la prudenza non è mai troppa”.
 
 
***
 
 
La casetta dei Jones non era troppo distante da casa di Rick, poteva vederla bene dalla finestra. Tutte le tende erano tirate, Morgan diceva che se loro non li vedevano, sarebbero stati in pace. Per fortuna Morgan sapeva come disinfettare la sua ferita, e gli fece una bendatura nuova.
“Come avete fatta a cavarvela finora?” chiese Rick. Se c’era un modo di muoversi sicuro, avrebbe potuto andare nella sua casa a controllare… cosa, in realtà non sapeva. Sperava di trovare Lori e Carl; o forse no, se erano lì dovevano essere per forza come quei cosi. Morgan chiuse la fasciatura con del nastro adesivo, alla meno peggio.
“Durante il giorno quei cosi stanno lontani, e se sei silenzioso abbastanza puoi muoverti alla ricerca di cibo” rispose secco. Lo scrutò con occhi duri. “Dove pensi di andare?”. Rick contrasse la mascella, colto sul fatto. “Senti, Rick, io non so chi avevi qui, ma molti sono persi ormai. I pochi che sono riusciti ad andare, si sono tutti diretti ad Atlanta”.
Gli occhi di Rick si illuminarono. Atlanta? Se si erano diretti ad Atlanta doveva esserci per forza una qualche base, qualcosa che li proteggesse da quei cosi, e forse Lori era lì, forse Carl era lì… la speranza si riaccese in lui.
Morgan si era allontanato, per preparare qualcosa da mangiare, così Rick si distese sul letto, chiudendo gli occhi. Aveva dormito per molto tempo – a sentire Morgan era per lo meno più di un qualche settimana – eppure si sentiva stanco, spossato.
Quando Morgan lo andò a chiamare per mangiare, doveva essere passata una mezzora, e lui doveva essersi addormentato. Si alzò, e si sedette a terra, vicino a Duane.
“Perché voi siete rimasti qui?” chiese, quando ebbe finito la sua cena. Morgan non lo guardò, e passò un lungo istante prima che Duane si alzasse, e portasse via le cose che avevano utilizzato per mangiare. “Ho chiesto qualcosa che non dovevo?”. Morgan scosse la testa.
“Mia moglie…sua madre…” cominciò Morgan. “Lei è là fuori, uno di quei cosi…”. Rick poggiò una mano sul ginocchio di Morgan.
“Ho capito, non c’è bisogno che tu dica altro”. Morgan gli aveva spiegato che se venivi graffiato o morso non c’era speranza, diventavi come loro.
 
La mattina dopo arrivò presto, troppo presto. Durante la notte aveva sentito di continuo i lamenti dei morti, e aveva dormito con la paura che entrassero nella casa. Si alzò dal letto su cui si era sistemato, e raccolse alcuni vestiti che gli erano stati prestati. Morgan era già in piedi: probabilmente nemmeno lui aveva dormito.
“Vorrei andare a casa mia a prendere delle cose” esordì. Morgan lo guardò, e quasi rise.
“Sei matto” tagliò corto.
“Ho bisogno del tuo aiuto…o di un’arma” gli disse, insistendo. Morgan si alzò in piedi, a fronteggiarlo.
“Abbiamo poche armi, e poche munizioni” rispose, fissandolo negli occhi. Rick sorrise.
“E io so dove prenderne ancora, senza che nessuno possa averci messo le mani”. Lo sguardo di Morgan fu subito catturato dalla sua frase. “Sono il vicesceriffo, ricordi?”.
 
Casa sua era esattamente come la ricordava, forse più vuota. Tutte le foto erano sparite, e i cassetti di Lori e Carl erano aperti e semivuoti. Rise amaramente, pensando tra sé che l’unica cosa di cui si era davvero preoccupata Lori erano state le foto. In compenso, tutti i suoi abiti erano ancora là. Raccolse alcuni ricambi, che mise dentro un borsone, e indossò la divisa da poliziotto. Nella tasca della camicia aveva ancora la chiave dell’armadietto delle armi. Per lo meno, ora aveva la conferma che Lori e Carl se ne erano andati. Li avrebbe sicuramente trovati ad Atlanta, ne era certo.
Scese le scale, e raggiunse Morgan e suo figlio. “Andiamo alla centrale” disse, parlando piano. Fortunatamente a piedi non era molto distante, e non incontrarono nessuno dei morti. Rick era scosso dall’idea di poter incontrare qualcuno che conosceva tra quei volti.
Anche la centrale era vuota, e per fortuna l’armadietto era intatto. Lo aprì con facilità, e lui e Morgan si divisero le armi; Rick sistemò nel borsone quelle che aveva preso per sé.
“Rimarrete qui?” chiese a Morgan, mentre uscivano e si dirigevano verso delle auto. Morgan annuì.
“Devo sistemare le cose con mia moglie” disse, tentando di sorridere. Rick vedeva perfettamente il dolore dietro quella battuta, ma lasciò che Morgan tentasse di lenire il proprio dolore. Suo figlio era seduto in macchina, e guardava fuori, verso una rete.
“Papà” chiamò, e entrambi si voltarono verso il punto indicato da Duane. Un poliziotto si stava avvicinando alla rete metallica, evidentemente trasformato in uno di quei cosi.
“Ci penso io” disse Rick, e avvicinandosi alla rete lo guardò. Era un suo vecchio collega… com’è che si chiamava? Louis? Rick tirò fuori un coltello dalla cintura, e lo piantò nella testa di quello che ormai non si poteva più considerare un uomo.
“Lo conoscevi?” gli chiese Morgan. Rick annuì.
“Sebbene non mi sia mai stato troppo simpatico, sì”. Era grato che non fosse stato nessuno dei suoi amici più cari, era grato che non fosse stato Shane, il suo collega e partner, però l’idea di aver condiviso un tetto con quell’uomo per molti turni lo rendeva nervoso. Era come se tutte le sue speranze di ritrovare Lori e Carl si stessero sgretolando. Respirò profondamente, e guardò Morgan di dritto negli occhi. “Stammi bene, Morgan” disse, salutandolo.
L’uomo sorrise. “Anche te, Rick, abbi cura di te”. Rick montò in auto, e si diresse verso Atlanta, sperando che tutte le sue insicurezze non avessero ragion d’essere.
 
 
Atlanta era in vista, ma davvero poco rassicurante. Vedeva la fila di auto che usciva fuori della città già da lontano, e questo poteva voler dire solo che anche Atlanta non era sicura. Rallentò, fino a fermarsi vicino ad un incrocio. C’era una collina, da quella svolta, e forse se fosse salito lassù sarebbe riuscito a vedere meglio la città, così imboccò la strada secondaria. Guidava da una mezzora, quando sentì degli spari. C’era qualcuno, voci concitate, come una lotta. Fermò l’auto, e prese il borsone con sé, inoltrandosi verso la direzione dei rumori tra il bosco. Vide alcuni uomini che stavano prendendo d’assalto un piccolo campo, armati fino ai denti, e alcuni che tentavano in tutti i modi di difendersi. E vide Shane. Respirò, sollevato. Shane era vivo, però era in difficoltà, dato che faceva parte degli assaltati. Rick guardò gli uomini, erano sì e no cinque, e tenevano in pungo una dozzina di persone, disarmate. Le passò in rassegna, sperando di trovare qualcun altro che conosceva… fino a che non vide Lori e Carl. Per poco non cadde a terra, piangendo dalla gioia.
Da quello che sentiva da dietro gli alberi, quegli uomini volevano provviste e armi. Shane era davanti a tutti, immobile.
“Non abbiamo abbastanza cibo nemmeno per noi, e di armi come vedete non ne abbiamo” stava dicendo. I suoi capelli ricci e scuri erano più lunghi di quanto Rick ricordasse.
“Avete pur sempre del cibo, datecelo!” stava ordinando uno degli uomini. Rick doveva fare qualcosa, sentiva nell’aria la tensione tra l’uomo e Shane. Cercò nel borsone un fucile di precisione, e lo imbracciò: se qualcuno di loro avesse fatto una mossa sbagliata doveva essere pronto ad intervenire; e infatti, l’uomo che aveva parlato alzò la sua arma e la puntò su Shane. Rick caricò, e premette il grilletto. Guardò l’uomo che lasciava cadere la pistola, e si teneva la mano, guardandosi attorno, e gli altri uomini al suo seguito confusi quanto lui.
“Ma che diavolo…?” gridò Shane. Rick uscì fuori dagli alberi, il fucile ancora in braccio, carico.
“Andatevene subito” intimò ai cinque. L’uomo che aveva parlato si stava tenendo la mano sanguinante, e lo fissava con odio. “Subito!” ordinò. “E lasciate qui le vostre armi”. Uno di loro tentò di tirare fuori la pistola, e di puntargliela addosso, ma Rick sparò anche a lui, in fronte. “Qualcun altro?” domandò con tono di sfida.
L’uomo con la mano ferita prese un respiro profondo. “Fate come dice” disse ai suoi uomini. Loro lasciarono cadere le armi, e alzarono le braccia.
“Shane, fammi il piacere di raccoglierle, e metterle in questo borsone” chiese Rick, porgendogli la sacca. Shane per un po’ lo fissò, e Rick non riuscì a decifrare la sua espressione: era un misto di sollievo e di astio nei suoi confronti. Quando si mosse, e ebbe raccolto tutte le armi, Rick fece cenno agli uomini di allontanarsi, che non se lo fecero ripetere due volte e se ne andarono con la coda tra le gambe.
“Rick!” la voce di Lori fu così improvvisa che per poco non faceva cadere il fucile a terra. La donna gli corse incontro, saltandogli al collo. Rick sapeva che lo stava facendo più per gli altri e per Carl che per lei. Erano mesi che quasi non si parlavano più, non sarebbe stato quello a riavvicinarli; però era bello riaverla con sé, in fondo Rick la amava. Shane li fissava, tenendo ancora il borsone in mano. Anche Carl si era avvicinato, e aveva abbracciato le gambe del padre, piangendo di gioia.
“Sono così contento di vedervi” disse Rick, carezzandoli entrambi. Quando lo lasciarono libero, si avvicinò a Shane, e lo abbracciò. Shane si irrigidì, sotto il suo tocco, ma poi ricambio l’abbraccio.
“Credevo fossi morto” disse, quando si sciolse. Rick lo guardò, confuso. “Le macchine dicevano che eri morto, e poi d’improvviso è cominciato tutto” continuò, guardandolo ancora con quell’espressione strana che Rick non sapeva decifrare. 


Ancora note

Ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui! Il prossimo capitolo spero di poterlo pubblicare presto, è praticamente pronto!
Aspetto recensioni (almeno una fatemela, su! u.u)

xoxo

Red Rope
   
 
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