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Autore: fly90    15/01/2015    5 recensioni
Capita a volte che qualcuno ci faccia perdere il controllo, sentiamo la rabbia salire e la ragione scendere...ma cosa capiterebbe se l'autocontrollo ci abbandonasse?
Genere: Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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RAPTUS.



Oggi sono nervoso, mi sono svegliato con il piede sbagliato.

Appena aperto gli occhi ho trovato almeno dieci ragioni per le quali non avrei dovuto uscire di casa.

Però a lavoro bisogna andare purtroppo.

Cosi mi sono deciso ad alzarmi, cazzo, la sveglia non ha suonato quindi sono in ritardo di un ora buona.

Mi toccherà far tutto di corsa.

Ora se è possibile mi girano più di prima.

Dopo una veloce doccia, ovviamente fredda a causa del boiler rotto, mi vesto con le prime cose che trovo nell'armadio e volo fuori casa.

Arrivato davanti all'auto mi rendo conto di aver dimenticato le chiavi sul tavolino accanto alla porta.

Ma che palle!

Corro per le due rampe di scale saltando i gradini a due a due evitando di sbattere contro la signora Bianchi per un pelo.

Finalmente stringo le chiavi dell'auto nel palmo della mano e mi catapulto fuori.

Sto per salire in macchina quando mi accorgo di un evidente riga sulla carrozzeria.

Cazzo!

La macchina ha solo un dannato mese!

Sento i muscoli delle spalle irrigidirsi allo spasimo.

Non bastava il boiler rotto, ora anche il carrozziere mi toccava pagare e anche profumatamente vista la lunghezza dello sfregio sulla portiera.

Dovrò fare qualche straordinario in quell'ufficio di merda.

Già, odio il mio lavoro!

Chiuso in un gabbiotto come un criceto per nove ore da lunedì a sabato.

Un incubo!

Alzando gli occhi al cielo salgo e parto in quarta sgommando.

Non posso certo tardare oltre che diamine!

Ok, anche il traffico ce l'ha con me.

Becco tutti, e dico tutti, i semafori rossi.

Oggi non è proprio giornata.

Perché non me ne sono rimasto a casa?

Perché, dico io?

Finalmente parcheggio nel mio posto ed entro in ufficio.

Credo di averla fatta franca finché non mi trovo davanti quella faccia da culo, arrogante e spocchioso del mio capo.

Eccola li l'espressione da “sei un gran fallito e non arriverai mai da nessuna parte a differenza mia”.

Sento il sangue ribollire già pronto a ricevere quel mucchio di cazzate che dirà.

Jeremy, Jeremy sei in ritardo. Cos'è, ieri hai fatto le ore piccole? È così che prendi il lavoro? Il tuo è un atteggiamento a dir poco irrispettoso e poco consono a questo ufficio. Qui si lavora e sodo ricordatelo. Non ammetterò un altro ritardo.”

Mi guarda tronfio e visibilmente compiaciuto di potermi cogliere in fallo.

Prendo un grosso respiro e mi costringo a reprimere la voglia di sputargli in faccia.

Senza distogliere lo sguardo da quegli occhietti da topo mi limito a rispondere con un cenno del capo.

Non mi scuserò con questo stronzo nemmeno se mi torturassero.

È da quando mi ha assunto che mi tartassa per ogni cosa, mi ha preso di mira forse perché nel mio lavoro sono bravo e potrei soffiargli il posto tra un paio di anni.

Mi viene da sorridere pensando a che faccia farebbe se venisse scavalcato proprio dal dipendente che più odia.

Come ti permetti di ridermi in faccia?!” Urla paonazzo facendosi più vicino del necessario.

Jeremy non intendo chiudere più un occhio sulle tue innumerevoli mancanze. Non sei di certo indispensabile qui dentro e il tuo atteggiamento strafottente e maleducato nei miei riguardi non ti porterà molto lontano. Se vuoi far carriera sappi che devi iniziare a lavorare sodo e prendere coscienza del fatto che le cose non ti saranno certo regalate. Non da me. Finora sei stato fortunato a trovare sempre gente disposta a farsi affascinare dal tuo aspetto o dal fatto che sei uscito solo da qualche giorno dall'infanzia. Sappi che io me ne infischio del fatto che sei giovane! Qui dentro non vali nulla e voglio che ciò ti sia ben chiaro.”

L'ultima frase l'ha quasi ringhiata fuori dai denti guardandomi con disprezzo.

Qualcosa dentro di me esplode e in un secondo sono naso a naso con quel essere, con le mani attaccate al colletto della camicia.

L'ho colto di sorpresa perché lo sento trasalire tra le mie mani.

Ascoltami bene pezzo di merda, non ti permetto di insultarmi oltre! Hai rotto ok? Sei solo un lurido stronzo e sinceramente sono sicuro di valere più di quanto tu sia mai valso in vita tua. Non fai che aggredirmi per ogni cosa anche quando non sbaglio e francamente sono stufo di sentire i tuoi rimproveri.”

Gli sbotto in faccia mentre lo guardo fisso negli occhi leggendovi dapprima stupore poi confusione e infine rabbia, quasi odio allo stato puro.

Mi prende le mani e cerca di allontanarle ma io non retrocedo di un millimetro tenendo salda la presa.

Ti consiglio vivamente di togliermi le mani di dosso. Ti stai mettendo in guai seri Jeremy. Se queste manie da bullo ti sono servite in passato sappi che con me non servono perché io ti posso annientare, ti posso rovinare la vita, non troverai un altro lavoro a breve te lo posso assicurare.”

Mi sibila minaccioso.

Senza rendermene conto ho stretto la presa sulla sua camicia strappandola.

Il sangue mi ribolle nelle vene come lava, sento la vena sulla tempia pulsarmi dolorosamente.

Più lo guardo e più mi rendo conto di odiarlo, un odio cocente come non ho mai provato per nessuno.

Lo scuoto un paio di volte per fargli capire che non scherzo, che con me non può giocare al pavido riccone, all'uomo potente.

Credi che il mondo sia sotto il tuo controllo vero? Sei un arrogante, inutile rifiuto umano. Probabilmente nemmeno tua moglie ti considera e ti rifai sui dipendenti facendo vedere ciò che non sei. Non vali nulla, non vali il mio rispetto ne quello di nessun altro.” Gli urlo contro sbattendolo al muro e bloccando con un braccio la sua gola.

Non credevo potesse diventare ancor più paonazzo ma sembra che io mi sia sbagliato.

Sorrido maligno a vederlo completamente in mio potere mentre con le scarpe non tocca nemmeno terra.

T-tu sei matto! Lasciami subito, non fare cose di cui ti pentiresti ragazzo.” Borbotta perdendo quel aria spavalda che lo contraddistingue e il mio orgoglio gongola letteralmente.

Si, forse hai ragione. Non vale proprio la pena sporcarsi le mani con uno come te.”

Gli tolgo il braccio e mi allontano un po' guardandolo mentre si porta una mano alla gola cercando l'aria.

Mi sembra ancor più patetico di prima.

Gli do le spalle andando alla scrivania e preparandomi a iniziare il mio lavoro.

Cosa credi di fare? Dopo che mi hai aggredito pensi davvero di poter continuare a lavorare qui?!” Mi urla dietro mentre si aggiusta la camicia con rabbia e stizza.

Non rispondo e mi limito a guardarlo sistemandomi sulla sedia.

Non ti preoccupare che hai appena firmato la tua condanna a morte Jeremy. Sei licenziato ma non è finita. Io ti denuncio e ti rendo un miserabile. Mi pregherai di perdonarti prima di essere costretto a fare il barbone per vivere.” Riprende colmo d'ira.

È allora che la mia rabbia sale a livelli mai provati.

Le mani iniziano a tremare mentre mi alzo e faccio il giro della scrivania.

Prova a ripetere quello che hai detto e ti strappo la lingua con le mie mani!” Gli urlo con la pressione che è salita alle stelle e il cuore che batte ad una velocità impressionante.

Lui mi guarda e sghignazza.

Cosa credi di fare? Sei il nulla contro di me. Ho i testimoni. Tutti i tuoi colleghi probabilmente hanno sentito tutta la discussione. Sarà facile che credano che mi hai messo le mani addosso anche perché l' hai appena fatto. Sei spacciato Jeremy.”

Lo guardo, è così sicuro di avermi in pugno...

Ma si sa che la gente troppo sicura di sé fa una brutta fine.

Il mio sguardo si posa sul fermacarte d'argento.

È un regalo di mia madre per il mio primo impiego.

Lo prendo tra le mani e sentirne il peso mi eccita.

La mia mente è offuscata dalla rabbia, dall'odio profondo che provo per quest'uomo.

È così che mi faccio, per la prima volta in vita mia, sopraffare dalle emozioni forti come l'ira e il disprezzo.

Succede tutto in un secondo, in un attimo, non ho nemmeno il tempo di realizzare a fondo ciò che sto facendo.

Mi giro e lo colpisco alla testa con il fermacarte con tutta la forza che ho.

Rimane intontito e cade in ginocchio portandosi la mano alla ferita sanguinante.

È come se non capisse cosa sta succedendo ma prima che possa anche solo realizzare lo colpisco un altra volta.

Quando crolla a terra gli salgo cavalcioni e continuo a colpirlo con violenza urlando in preda alla pazzia.

Non riesco a fermarmi nemmeno quando la porta si spalanca di botto e due colleghi mi placcano mentre un terzo mi strattona via il fermacarte grondante si sangue.

Sento il sangue colarmi lungo il viso, ne sono pieno.

Ha sporcato la camicia, il pavimento e anche i muri.

Mi spingono a terra ma non mi dimeno, non cerco di liberarmi.

Sento le urla di qualcuno e in sottofondo una voce concitata che balbetta l'indirizzo dell'ufficio.

Mi metteranno in prigione, chissà quanti anni dovrò scontare per aver liberato il mondo da quell'uomo inutile?

Alzo il viso per guardare il corpo immobile e non posso fare a meno di farmi scappare un sorriso.

Il sorriso piano piano si trasforma in una risata che sento salire dalle viscere e prendo a ridere a crepapelle.

Mi fa male lo stomaco ma non riesco a fermarmi, continuo a ridere.


FINE.


ANGOLINO DELLA SCRITTRICE:

Ciao a tutti, vi ricordate di me?

Sono mancata per un bel po' ma ho avuto poco tempo e un calo di idee.

Ma eccomi qua con l'ennesima storia sanguinolenta...

che ne pensate?

Un bacione da Fly90

  
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