Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: MC_Gramma    15/01/2015    2 recensioni
Ebbene sì, non ho saputo resistere al cliché della perdita di memoria ^^
Per la seconda volta nella vita Marley è vittima di una sparatoria, questo la riporta indietro fino alla (mia versione rivisitata della) 4x18 e si ritrova così catapultata sette anni avanti in un futuro molto diverso da quello che immaginava per sé al liceo.
-.-.-
Ho ripreso gli aggiornamenti. Stay tuned!
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Hunter Clarington, Jake Puckerman, Marley Rose, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Quinn/Rachel
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per l’ennesima mattina Marley si svegliò col profumo di caffè nell’aria. Benché non ne apprezzasse il gusto Santana insisteva a prepararglielo, come se la sua pregiata miscela messicana facesse miracoli. A lei risultava solo disgustosa!
A darle il buongiorno fu uno dei tatuaggi di Mariko, in arte Karma Kitty, collega di Jackie Allegra e Santana. Non le era chiaro come mai quest’ultima fosse gelosa di una giappo-norvegese col viso bucherellato di piercing e i lobi sformati da dilatatori, forse c’entrava col loro lavoro.. comunque, aprendo gli occhi Marley si trovò davanti il My Little Pony zebrato, con tanto di ali e corno, che Mariko sfoggiava sulla parte alta della coscia e fece una smorfia.
Il minuscolo appartamento di Santana stava diventando invivibile! A lei toccava persino dormire nel divanoletto aperto nel mezzo della cucina ma non poteva lamentarsi, era un’ospite al pari di Mariko e del giovane uomo in equilibrio precario tra  i piedi del divanoletto e il piano cottura. Marley si tirò a sedere giusto mentre Santana gli correggeva il caffè col cognac.
Appena l’ispanica si volse nella sua direzione Sebastian smise di lamentarsi del suo compagno e di qualcuno non-meglio-precisato che non gli aveva dato ragione a riguardo.
“Buongiorno, bella smemorata
Le sembrò una domanda, come qualsiasi frase pronunciata dal francese. Non aveva ancora stabilito se fosse una peculiarità della sua voce o una cadenza tipica della sua lingua madre che ogni tanto riemergeva, ma era abbastanza certa che la esse sibilante rientrasse nella prima categoria.
Lasciò correre quell’ironico nomignolo, aveva capito subito che Sebastian non era cattivo come voleva sembrare, però quando la baciò sulla fronte si sentì molto a disagio.
Dal suo punto di vista si conoscevano appena, per il francese invece lei era la moglie stronza del suo migliore amico che per fargli dispetto non solo si era fatta sparare ma s’era anche dimenticata di tutti loro regredendo allo stato adolescenziale. Glielo aveva sentito dire giusto qualche giorno prima, durante una discussione con Santana. Anche adesso li sentiva parlare alle sue spalle, non aveva fatto in tempo a chiudere la porta del bagno che avevano già iniziato a bisbigliare.
Arrivata davanti allo specchio Marley studiò come ogni mattina il proprio riflesso. Tra qualche settimana avrebbe compiuto ventitré anni, non rammentava nulla dai sedici in poi e stentava a riconoscersi.
Fisicamente non era cambiata molto, il problema era tutt’altro! Osservando le proprie scelte non riusciva a capire.. Perché era andata a New York? E soprattutto, perché c’era rimasta se aveva rinunciato ai suoi sogni?! Si sa che il mondo della musica è competitivo, spietato e molto selettivo ma non voleva credere di aver lasciato perdere alle prime difficoltà. Aveva talento e potenziale, perché s’era ridotta a lavorare in un piccolo studio di registrazione? Nessuno sembrava disposto a darle delle risposte, i dottori s’erano raccomandati di non eccedere con gli stimoli o non avrebbe capito dove iniziavano i ricordi e finivano i resoconti altrui, però era passato più di un mese dalla sparatoria e per Marley era ancora tutto un grande mistero.
Con un sospiro si appoggiò al lavabo e chiuse un momento gli occhi.
Aveva cambiato molte cose in sette anni, non solo le sue aspirazioni. Vestiti, città, religione, amici, persino la persona che amava.. Riusciva a trovare solo piccole tracce di sé, come quella vecchia gonna fantasia accorciata secondo i suoi attuali gusti. Tutto era diverso. Estraneo. Spaventoso. Osservare com’era diventata le metteva un po’ paura ma la faceva sentire anche una sorta di privilegiata, come la protagonista di un film, solo che lei non stava viaggiando nel tempo: non poteva tornare indietro e le sue scelte avrebbero influito sul suo futuro solo da quel momento in poi. Non era poi così utile o fico!
 Riaprendo gli occhi vide una lunga crepa che attraversava il lavello perpendicolarmente, dividendolo quasi a metà, poi guardò meglio e scoprì che si trattava solo di un lungo capello di Santana.
C’era qualcosa di vagamente familiare in tutto questo..

“Stai di nuovo facendo la muta del pelo?!”
“Non lo sai che in media si perdono cento capelli al giorno, miss simpatia?”
“Almeno potresti buttarli..”
“Joder, stai diventando pignola e schizzinosa proprio come quello là.. Perché non vai a vivere con lui invece di rompere le balle a me?!”

.. ma era solo un accenno e nulla più.
Odiava la sensazione che seguiva quei momenti, era così frustrante e quei bisbigli nella stanza accanto non le erano di nessun aiuto!
Forse era stato un errore lasciarsi convincere a stare lì quando l’avevano dimessa, però non aveva avuto alternative: sua madre era morta da un anno a questa parte, e come se non bastasse a parte la Lopez nessuno dei suoi amici del Glee s’era fatto vivo.
L’ispanica le aveva assicurato che avevano vissuto insieme per quasi tre anni dopo che aveva mollato la scuola – Perché non aveva finito il liceo? Mistero. – ma niente in quelle stanze le era familiare. Nemmeno Santana. Era piena di tatuaggi come la go-go dancer sua collega con cui si accompagnava al momento. La scelta però s’era ridotta a vivere con loro o nell’appartamento di fronte, dove però c’era suo marito.
Perché era sposata con Hunter Clarington? Mistero. Probabilmente il più grande di tutti.
Una cosa però era certa. Doveva uscire. Immediatamente. Quelle mura sembravano soffocarla e non avrebbe sopportato quei bisbigli un minuto di più!
Trovò l’Ipod per puro caso, frugando tra i suoi vestiti. Dentro vi trovò memoria di tutti i suoi allenamenti ma a vederla prepararsi Santana s’era detta contraria all’idea di lasciarla uscire. Da sola. Per andare a correre poi! Sebastian invece si schierò dalla sua parte. Iniziava a starle simpatico, anche se velatamente aveva lasciato intendere il proprio disappunto perché ci aveva messo così tanto prima di decidersi a fare qualcosa. Marley comunque era troppo impaziente di uscire, finse di non cogliere il messaggio.
Dopo il canto, correre era sempre stata la sua grande passione. Quando l’aveva in cura il dottor Güzvit s’era raccomandato di non lasciare che il suo disordine alimentare le impedisse di praticare questo sport, ed a giudicare dalla tonicità del suo corpo c’era riuscita. Ben magra consolazione!
Studiò il percorso in metropolitana. L’ultima cosa che voleva era perdersi a Central Park, tuttavia all’uscita della subway si perse a scegliere una canzone. C’era un sacco di musica elettronica! Non era mai stata un tipo da discoteca, possibile che fosse cambiata fino a questo punto? Fortunatamente le bastò cambiare genere per ritrovare la sua amata Julie Andrews e le tornò subito il sorriso. Forse non era cambiata così tanto..
Iniziò il riscaldamento canticchiando My Favorite Things, buffo come invece non riuscisse a ricordare nulla dopo la sparatoria del McKinley. E dire che era uscita per distrarsi! Dopo un po’ le sue gambe parvero muoversi da sole, almeno loro sapevano cosa fare..
Si concentrò sul respiro, per trovare il ritmo giusto, ciò non le impedì di fermarsi senza una ragione apparente in prossimità della Bethesda fountain.

“Più veloce, così ti prendo subito!”
“No! Ahahah-ah.. il piccolo Jim è rimasto senza fiato?”

Marley tolse le cuffie e prese a guardarsi attorno, cercando di richiamare il tremito che l’aveva fatta bloccare sul posto. Le era successo qualcosa, proprio qui, ma cosa? Provava una frustrazione tale che era sul punto di mettersi a urlare! Girandosi per l’ennesima volta finalmente riconobbe un volto e si fermò, anche se il sollievo terminò appena vi associò un nome.
Hunter Clarington era fermo a un paio di metri di distanza, in tenuta da corsa come lei ma molto più sudato, e la fissava da chissà quanto.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: MC_Gramma