Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Koome_94    17/01/2015    5 recensioni
Soldato ha diciannove anni quando si iscrive al primo anno del College più rinomato degli Stati Uniti.
Timido e impacciato, si troverà subito nei pasticci, costretto dal regolamento scolastico ad iscriversi a uno dei mille Club Studenteschi.
Skipper, capo e fondatore del Club di Spionaggio, vede la sua associazione a rischio soppressione a causa della carenza di iscritti. Assieme ai suoi fratelli gemelli, il geniale Kowalski e l'esplosivo Rico, troverà nella giovane matricola dallo sguardo ingenuo la leva giusta per salvare il suo club.
Ma il Club di Spionaggio affonda le sue radici in una storia torbida e pericolosa, una vicenda di vendette e ricatti nella quale il giovane Soldato rimarrà suo malgrado invischiato.
Chi sono i misteriosi Johnson e Manfredi, che sembrano tanto tormentare il passato dei tre gemelli?
E che ruolo avrà Hans, il misterioso studente del progetto di scambio con la Danimarca?
Chi è il nemico che trama nell'ombra in attesa di vendetta?
Ma soprattutto, riuscirà Soldato a sfondare il muro di paura e rimorsi che attanaglia il cuore del capo del più folle gruppo di spie che l'America abbia mai visto?
Lo scoprirete solo se rimarrete con noi, fino alla fine~
[Human!College!AU]
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Kowalski, Rico, Skipper, Soldato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV~






La neve ricopre interamente il giardino, silenzioso e candido nella staticità dell’inverno.

I fiocchi continuano a cadere lentamente, dolci e lievi nel loro pacato turbinio.
Ogni cosa sembra come sospesa, quasi la natura stesse trattenendo il respiro in attesa di un grande evento.
Skipper, la fronte contro il vetro della finestra, respira piano.
Non deve pensarci, non deve giungere a conclusioni affrettate.
Poi, all’improvviso, la porta si spalanca e Kowalski fa il suo ingresso a testa bassa.
- Skipper... – mormora, le labbra stranamente pallide.
E all’improvviso le congetture si rivelano corrette, i timori giustificati.
E’ la paura a farsi strada attraverso le sue viscere.
La paura e la consapevolezza che è tutta colpa sua.
- No. – balbetta, sconvolto.
- No, non è vero. Kowalski, non è vero. –
Il fratello alza lo sguardo su di lui, ma i suoi occhi sono vuoti, due orbite cave che rigurgitano sangue.
- Sei stato tu, Skipper. Li hai uccisi tu! – ghigna, ma la voce non è più quella di Kowalski.
- No, non è vero! Non è vero, lo sai! –
- Li hai mandati al patibolo, sono morti per causa tua! – incalza il maggiore, il sangue che continua a sgorgare lungo le guance fino al mento e poi giù, a ticchettare sul pavimento ad ogni goccia scarlatta che si infrange.
Improvvisamente l’aria è pesante e Skipper fatica a respirare. Tutto si muove così lentamente, e lui vorrebbe andarsene, ma i suoi piedi sono incollati a quel lago di sangue.
- Kowalski, ti prego! – ma ora non c’è più Kowalski di fronte a lui.
Riconosce il ghigno, i fini capelli biondi sparsi sulle spalle.
- Buon Natale, Skipper. – la mano si tende verso di lui come un artiglio pronto a ghermirlo, mentre anche la neve in giardino si tramuta in liquido scarlatto.
- Basta, ti prego, lasciami stare! –
Ma la mano avanza e sfiora il suo viso.
- E’ colpa tua... –
- Basta, lasciami stare! –
Gli artigli zuppi di rosso lambiscono il cuore
- Verrò a prenderli tutti, fino all’ultimo... –
- Lasciami andare! –
E il sangue è ovunque, sulle mani, sugli occhi, in gola.
- E tu starai a guardare... -
- BASTA! –
 



 
Skipper si levò a sedere con un grido.
Intorno a lui tutto era statico, e la luce biancastra del mattino filtrava tenue nella stanza, illuminando con disinteresse il letto vuoto addossato all’altra parete.
Un incubo. Era stato solo l’ennesimo dannatissimo incubo.
Il ragazzo si strofinò gli occhi con la mano e si scostò i capelli dalla fronte, pettinandoli all’indietro con le dita. Era in un bagno di sudore, e doveva anche essersi agitato parecchio nel sonno, dal momento in cui le lenzuola erano tutte attorcigliate ai piedi del materasso.
- Maledizione... – mormorò, gli occhi che gli pizzicavano fastidiosamente.
Senza che nemmeno se ne accorgesse, due piccole lacrime sfuggirono alle sue ciglia e rotolarono lungo le sue guance.
Più stanco di quando era andato a dormire, si lasciò cadere a peso morto sul cuscino e portò l’avambraccio a coprirgli il viso, in attesa che la crisi passasse da sola.
Per quanti anni ancora avrebbe dovuto svegliarsi in quel modo? Per quanti anni ancora avrebbe dovuto portare sulle proprie spalle il peso del passato?
Si morse un labbro per trattenere i singhiozzi, ma fu tutto inutile: più cercava di trattenersi, più il cuore gli si lacerava.
Dopo quelle che gli parvero ore, qualcuno bussò alla porta.
Non rispose, la bocca impastata e il respiro ancora affannato dal pianto.
Quando nessuna risposta giunse al visitatore, una voce si levò dal corridoio.
- Skipper, sto entrando! –
Il ragazzo sospirò nel sentire la maniglia della porta abbassarsi mentre Kowalski marciava deciso verso il suo letto.
- Ti ho portato il caffè, immagino che tu non abbia voglia di scendere a colazione... – sussurrò, posando il bicchierino di plastica sulla scrivania e rivolgendo uno sguardo preoccupato al fratello che si strofinava gli occhi con foga.
Skipper scosse la testa e si mise a sedere senza levare lo suardo dalle lenzuola.
I due rimasero in silenzio per un po’, entrambi incapaci di parlare, poi finalmente Kowalski si sforzò di porre la domanda.
- Di nuovo come al solito? –
L’altro annuì lievemente e si passò una mano sul volto.
- Sempre uguale. Sempre quel maledetto sangue, sempre quel maledetto... quel maledetto... – ma il tono irato si mutò presto in un mugolio di sconfitta, mentre nuove lacrime gli sfuggivano bruciando fino al mento.
Kowalski serrò le labbra e strinse i pugni cercando di trattenersi, il cuore calpestato da quella vista miserabile.
Se solitamente si riteneva un ragazzo pragmatico, uno scienziato che non si faceva dominare dalle emozioni, vedere suo fratello ridotto in quello stato lo pervadeva di una rabbia senza paragoni, un delirante desiderio di vendetta che non riusciva a reprimere.
- Coraggio Skipper, vedrai che lo prenderemo. Te lo prometto. – sentenziò, una mano sulla spalla del gemello mentre gli porgeva il bicchierino di caffé fumante.
L’altro tirò su col naso e sorbì un sorso della bevanda scura, il calore a filtrare nel suo corpo ammorbidendogli il cuore.
- Rico è già a lezione? – domandò, cercando di cambiare discorso. Dopotutto Kowalski sapeva ogni cosa senza nemmeno bisogno che pronunciasse parola.
Il quattrocchi annuì e tirò le tende lasciando che la luce fioca delle grige mattine autunnali si facesse strada fino al letto.
- Penso di sì, ha un compitino fino alle dieci. L’ho lasciato in mensa con Soldato e Marlene, ma ormai sarà già andato... –
Al sentir nominare il novellino, Skipper alzò lo sguardo e sorrise debolmente.
- Che c’è? – fece il gemello più grande, incuriosito da quell’espressione assorta.
Il capo del Club di Spionaggio scosse la testa e bevve l’ultimo sorso di caffè, facendo segno a Kowalski di scansarsi cosicchè potesse alzarsi da letto.
- Niente, solo che quel ragazzino mi mette di buonumore. – e, con quell’uscita indecifrabile, gettò il bicchierino di plastica nel cestino della spazzatura accanto alla scrivania, prima di filare in bagno a sciacquarsi la faccia.
Nel frattempo, in mensa, Soldato stava finendo il suo bacon sotto lo sguardo attento di Marlene.
Dopo il chiarimento che avevano avuto in terrazza, le cose fra lui e Skipper avevano preso a filare a gonfie vele, e la matricola aveva scoperto di trovarsi in realtà molto bene in compagnia del più grande.
Quello che gli aveva detto nel dargli il benvenuto nella loro associazione era vero: il Club di Spionaggio l’aveva accolto come una famiglia e proprio come in una famiglia ormai era normale anche per Soldato punzecchiare Kowalski o abbracciare di slancio Rico.
A quasi un mese dalla sua iscrizione sentiva di essersi amalgamato a quei tre bizzarri fratelli alla perfezione, sicuro che non avrebbe potuto prendere decisione migliore di unirsi a loro.
Certo, ogni tanto vi era ancora qualche piccola stranezza che non sapeva come interpretare, ma era convinto che col tempo sarebbe venuto a conoscenza di ogni più piccolo segreto relativo alla combriccola.
Ad esempio, quella mattina Skipper non si era presentato a colazione. Strano, perchè di solito, pur non mangiando niente, non riusciva a rinunciare al suo amarissimo caffè prima di affrontare la giornata.
Lo avevano aspettato per un po’, e alla fine Kowalski era partito alla ricerca del gemello, sostenendo che probabilmente non aveva sentito la sveglia.
Soldato aveva storto il naso, messo sull’attenti dallo sguardo preoccupato dietro alle lenti dell’amico, ma aveva preferito non indagare e l’aveva salutato con un grande sorriso, facendo spazio a Marlene accanto a sé.
Poco più tardi era stato il turno di Rico di salutarli per poi filare dritto verso la sua classe, dove lo attendeva un noiosissimo esame in itinere per il quale probabilmente non si era nemmeno preparato.
- Mamma mia, davvero non so come fare a studiare tutte queste poesie! La prof deve essere impazzita! –
Il ragazzino tornò in sé, gettando un’occhiata distratta al foglio di carta che Marlene teneva fra le mani.
- Coraggio, Marlene, non è poi così terribile! Keats è un poeta meraviglioso, vedrai che ti piacerà! – cercò di consolarla con un grande sorriso.
Un rumore sordo proveniente dalla sua sinistra lo fece sobbalzare.
- La fai facile, tu trovi meraviglioso pure quel mattone di Canterbury Tales! –
Doris aveva appena fatto il suo ingresso in scena, sbattendo il suo vassoio sul tavolo.
I tre frequentavano assieme il corso di Letteratura, e capitava che si vedessero a colazione prima delle lezioni, nei giorni in cui i loro corsi incominciavano alla seconda o terza ora.
Soldato aveva capito immediatamente perchè Kowalski avesse perso la testa per Doris: la ragazza, oltre ad essere innegabilmente molto bella, aveva un carattere amabile e tuttavia deciso, ed era sempre un piacere trascorrere del tempo con lei.
A meno che non fosse arrabbiata.
- Oh, qui qualcuno si è alzato con il piede sbagliato! – cinguettò Marlene sarcastica, mentre la sua compagna di stanza si sedeva di fronte a loro, sul viso un’espressione di puro fastidio.
- Io e Samuel ci siamo mollati. – decretò in spiegazione, sbuffando e portando il mento sui palmi delle mani.
- Oh, mi dispiace... – sussurrò il novellino, sinceramente mortificato dalla notizia.
Doris fece spallucce e rimescolò con foga il suo cappuccino.
- E’ un idiota. Rozzo e privo di qualsivoglia educazione. Mi chiedo come diamine non me ne sia accorta prima. – borbottò mentre Marlene sorrideva.
- Oh, dai, il mare è pieno di pesci, si vede che Sam non era quello giusto! – fece saggiamente.
L’amica gonfiò le guance e ingurgitò la sua colazione senza grazia mentre Soldato studiava con un misto di orrore e ammirazione l’atteggiamento delle ragazze.
- La verità, Lene, è che non esiste quello giusto. – esalò la bionda, sdraiandosi teatralmente sul tavolo.
- Dove lo trovo un ragazzo che sia contemporaneamente bello, gentile, simpatico e intelligente? Insomma, le prime tre categorie sono abbastanza facili da trovare, ma la quarta... – mugolò, rendendosi conto dell’impossibilità del suo sogno.
A quel punto Soldato si decise a intervenire.
- Beh, Doris, forse finora hai semplicemente guardato nel posto sbagliato! Credo che Ko... – ma una voce lo interrupe bruscamente.
- Buongiorno ragazzi! Come state? – Skipper era finalmente arrivato, al suo fianco Kowalski si guardava attorno con impostata nonchalance.
- Ciao Skipper, ciao Walski! – li salutò allegramente Marlene, subito imitata da Soldato.
Doris agitò distrattamente una mano in quello che sembrava più un gesto volto a scacciare qualche mosca fastidiosa.
- Perchè quella faccia? – domandò Skipper alla mora, ben consapevole che non avrebbe ottenuto una sillaba dalla diretta interessata.
Marlene fece per rispondere, ma si ritrovò la bocca tappata dalla mano dell’amica.
- Affari interni, niente che vi riguardi. – sibilò, lanciando un’occhiataccia a Kowalski.
I suoi occhi azzurri si soffermarono per un momento sulla figura del più anziano, poi la ragazza si alzò in piedi e raccolse i suoi libri.
- Scusate, ho dimenticato una cosa in camera. Ci vediamo a lezione, ragazzi. – rivolse a Skipper un sorriso educato e, con un cenno di saluto a Marlene e Soldato, se ne andò rapidamente come era arrivata, la coda bionda a ondeggiarle sulle spalle.
Ci fu un brevissimo momento di silenzio, poi Marlene si voltò verso Kowalski, il braccio poggiato sullo schienale della sua seggiola.
- Cervellone, dai retta a me. Questo è il momento buono. – ma il suo sagace intervento non ottenne nessuna reazione da parte del destinatario.
Il quattrocchi, infatti, si limitò a scuotere la testa e a prendere posto a tavola.
- Faccia quello che vuole, ormai non mi tange più. – sentenziò con la teatralità dell’Amleto morente.
Gli amici gli rivolsero un’occhiata confusa, e fu Skipper a chiarire i loro dubbi.
- Finalmente il mio caro fratellino ha deciso di preservare quel po’ di dignità che gli è rimasta. Basta con questa storia di Doris, il mare è pieno di pesci! –
Soldato però non riuscì ad evitare di notare che, a quelle parole, il più anziano aveva stretto i pugni sotto il tavolo. Quella risoluzione doveva stargli costando parecchio...
Accanto a lui, Marlene sbuffò, seccata da quell’assurda situazione.
Si lasciò cadere all’indietro sullo schienale e incrociò le braccia al petto.
- In ogni caso, ragazzi, il Giornalino ha bisogno di voi! – decretò con aria di chi la sapeva lunga.
Skipper drizzò la schiena, incuriosito.
- Una missione? Sentiamo! –
La ragazza prese a raccontare la losca vicenda di un individuo, tale McEnzie, che si era laureato senza aver apparentemente completato tutti i suoi esami. A quelli del Club del Giornalino, di cui Lene era caporedattrice, era giunta la soffiata anonima, e sarebbe stato compito del Club di Spionaggio indagare e riferire.
- Ah, e Joey chiede se potete pedinare Phil perchè crede che sia lui a rubargli i biscotti al cioccolato. E poi questa gente dovrebbe avere vent’anni suonati... – concluse con un sospiro sconsolato di fronte all’imbecillità dei suoi compagni.
Soldato però aveva smesso di seguire il discorso a metà della terza frase, quando finalmente lo sguardo gli si era soffermato sugli occhi di Skipper.
C’era qualcosa di strano nell’espressione del compagno, ma non era stato in grado di capire subito di che cosa si trattasse.
Quando comprese l’origine del problema, il cuore gli si fermò con un sobbalzo: Skipper aveva pianto.
Come aveva potuto non notarlo subito? Era così evidente! Gli occhi del ragazzo erano gonfi e rossi, adombrati da lievi occhiaie.
Cos’era successo? Perchè era ridotto in quello stato? Vederlo in quel modo lo faceva star male... Avrebbe scoperto che cosa aveva e sarebbe riuscito a farlo sorridere di nuovo, sì!
A quel punto il capo del Club di Spionaggio gli rivolse una rapida occhiata, stupendosi nell’accorgersi di essere osservato.
Colto sul fatto, il novellino distolse lo sguardo, ma quel gesto lo fece sentire terribilmente idiota, così tornò a specchiarsi negli occhi azzurri di Skipper, rivolgendogli il più dolce e incoraggiante dei suoi sorrisi.
Voleva che sapesse che, anche se non era a conoscenza dei suoi segreti, lo avrebbe sempre aiutato, in ogni caso.
Fu un richiamo di Kowalski, che stava pianificando la loro nuova missione, a riportarlo con i piedi per terra; per questo motivo non si accorse nemmeno che Skipper era arrossito e, nonostante lo sguardo puntato distrattamente a terra, stava sorridendo.
Quando la campanella trillò prepotentemente per i corridoi, il gruppetto fu costretto a dividersi.
Kowalski schizzò via alla velocità della luce, balbettando qualcosa su un esperimento di biotecnologia che tale Eva non poteva assolutamente completare prima di lui.
- Chi è Eva? – domandò Soldato, curioso.
Skipper sbuffò e incrociò le braccia al petto.
- E’ una studentessa del quinto anno, fa parte del Consiglio Studentesco ed è nel Club di Segreto. Sai, il gruppo di Orienteering...– biascicò, rendendo evidente la scarsa simpatia che provava per la ragazza e in generale per quelli del Consiglio.
- E’ Russa, parla benissimo la nostra lingua, ma l’accento è ancora forte. Non è proprio quel che si dice una persona calorosa, ma... Dannazione, è terribilmente bella... – continuò Marlene con aria sognante.
Dopo quel commento la ragazza ritenne di aver già perso abbastanza tempo e, salutando con un cenno della testa, si diresse verso l’aula di Letteratura, seguita a ruota da Soldato.
Qualcosa tuttavia lo afferrò per un polso, facendolo voltare di scatto.
In un gesto rapido e fluido, Skipper portò le labbra vicino al suo orecchio, senza azzardarsi a lasciargli il polso.
- Dopo pranzo vediamoci in terrazza. – sussurrò in un soffio.
Non gli sfuggì l’esressione spiazzata del novellino, e si affrettò a fornire ulteriori spiegazioni.
- Credo che sia finalmente giunto il momento per una missione come si deve, matricola... – e, con uno dei suoi soliti ed enigmatici ghigni, gli fece l’occhiolino e lo lasciò andare, dirigendosi a passo deciso nella direzione opposta.
Una missione.
Skipper gli aveva dato appuntamento per una missione.
Soldato trasse un profondo sospiro e deglutì a vuoto, poi, accortosi di essere rimasto imbambolato di fronte alla porta della mensa, cercò con gli occhi Marlene e si sbrigò a raggiungerla.
 








Alla fine, per la sua prima missione, Soldato aveva dovuto aspettare due giorni.
Quando, dopo pranzo, si era recato in terrazza di corsa, aveva scoperto con velato dispiacere che l’appuntamento non riguardava solo lui e Skipper, ma anche gli altri membri del Club.
Non che avesse il desiderio di trascorrere del tempo da solo con Skipper, in realtà il solo pensarci lo metteva terribilmente in imbarazzo –insomma, cosa mai avrebbe potuto dire a uno come Skipper?-, ma l’idea che il capo avesse qualcosa da dire solamente a lui per un attimo lo aveva fatto sentire importante.
Alla fine, dopo un’ora trascorsa a battibeccare su chi si sarebbe dovuto occupare di Joey e dei suoi biscotti mancanti, Skipper aveva decretato che lui avrebbe accompagnato Soldato nella sua prima missione ufficiale, mentre Rico e Kowalski avrebbero pedinato il povero Phil.
E quindi eccoli lì, lui e Skipper, una chiavetta USB in tasca e l’aria più innocente del mondo mentre si avvicinavano all’ufficio del Consiglio Studentesco.
- A quest’ora i ragazzi del Consiglio sono sempre in palestra, non dovremmo avere problemi con loro. – spiegò il capo, guardandosi in giro sospettoso.
- Ma perchè dobbiamo entrare nel loro ufficio di nascosto? Non basterebbe chiedere il permesso? – azzardò la matricola, che davvero non capiva l’utilità di tutta quella segretezza.
- Soldato. Quelle che stiamo cercando sono informazioni secretate dalla legge sulla privacy. Tecnicamente ogni nostra azione da quando avremo varcato quella soglia sarà illegale. L’accesso al database dei curricola completi degli studenti si ha solamente da due pc: questo, e quello del preside. Quale dei due ti sembra più facilmente accessibile?- domandò con aria indulgente.
Soldato sospirò.
- Basta non cacciarci nei guai... –
Il compagno gli scoccò un’occhiata divertita e gli scompigliò i capelli, poi scivolò rapido e silenzioso all’interno dell’ufficio, filando dritto ad accendere il computer.
- Soldato, fai il palo! – ordinò .
- Ma Skipper! –
Il gelo nelle iridi del ragazzo, però, lo fece schizzare verso la porta a sincerarsi che nessuno giungesse a interferire con il loro lavoro.
Dopo qualche minuto passato a pigiare apparentemente a caso sulla tastiera, Skipper inserì la chiavetta USB e fece segno a Soldato di tranquillizzarsi.
- Un minuto e la copia è fatta! – sibilò, soddisfatto.
Soldato tornò a voltarsi verso la porta, contento che la sua prima missione si fosse rivelata un successo, ma dovette fare appello a tutta la sua presenza di spirito per non mettersi a urlare.
- E tu cosa ci fai qui? –
Di fronte a lui, sulla soglia, se ne stava una ragazza alta e slanciata, i capelli biondo platino raccolti in una severa treccia laterale e gli occhi di un azzurro glaciale.
- Eva? – azzardò al sentire l’accento slavo, mentre dietro di lui, nascosto da una scrivania, Skipper imprecava.
La ragazza inarcò un sopracciglio.
- Sì? Sono io. Desideri? –
A quella domanda Soldato andò in tilt.
- Io... Ecco, io... Il punto è che... -
Il più anziano, intanto, osservava con il cuore in gola la barra verde riempirsi fino a svanire nel nulla.
Rapido e indolore, disattivò la USB e spense il computer con una manata al pulsante di accensione, correndo in aiuto della matricola.
- Eva! – esclamò con un grande sorriso impostato.
- Siamo qui per conto di Kowalski! – esclamò contemporaneamente Soldato.
Skipper trattenne il fiato: erano fritti.
Ma proprio quando si sarebbe aspettato che l’indignazione della russa si riversasse su di loro nel più doloroso dei modi, Eva sorrise.
Sempre che il suo leggero curvare le labbra verso l’alto potesse dirsi un sorriso.
- Kowalski? E’ per l’altro giorno a Biotecnologie, vero? Aspettate, io... – e, come se i suoi interlocutori non avessero appena fatto irruzione nel suo ufficio alla ricerca di infromazioni top-secret, strappò un pezzo di carta da uno dei fogli inseriti nella stampante e vi scribacchiò sopra qualcosa, piegando il foglio in quattro e consegnandolo a Soldato.
- Dategli questo, per favore. –
I due membri del Club di Spionaggio si scambiarono uno sguardo confuso, ma Skipper decise che non era il caso di stuzzicare troppo la fortuna e prese la parola.
- Certamente, Eva, glielo consegneremo subito... E scusa per il disturbo... a presto! – e, stringendo saldamente l’amico per un braccio, salutò e sparì in corridoio.
- Complimenti Soldato, ottima azione diversiva! – esclamò poi quando il fiatone per la fuga forsennata gli fu passato.
Il ragazzino, appoggiato al muro con la schiena, si strinse nelle spalle.
- A dire il vero io... Beh, grazie, Skipper! – fece, imbarazzato da quel complimento non del tutto meritato.
Vi fu un lungo momento nel quale i due rimasero a guardarsi negli occhi, il corridoio deserto e silenzioso, poi, contemporaneamente, scoppiarono a ridere.
- Questa sì che è stata una missione carica di adrenalina! – esclamò Skipper, ridacchiando ancora al ricordo dell’espressione di Soldato nel giustificare la loro presenza nello stanzino.
- Sempre meglio di pedinare Phil! – aggiunse la matricola.
- In effetti mi sono divertito un mondo! – confessò, il sorriso ad illuminargli gli occhi.
Fu a quel punto che si resero conto di cosa davvero avesse salvato loro la buccia.
- Chissà che cosa ha scritto a Kowalski? – fece il capo del Club, incuriosito dal misterioso bigliettino che l’altro ancora stringeva in mano.
Il più giovane fece spallucce.
- Non credo che dovremmo leggerlo, dopotutto sono affari privati, altrimenti Eva ci avrebbe detto di comunicare il messaggio a voce... –
Skipper sbuffò e gli accordò la ragione, ma quella verità non aveva fatto altro che aumentare in lui il desiderio di scoprire cosa ci fosse dietro a quella buffa e misteriosa faccenda.
- Dai, lo so che anche tu muori dalla voglia di sapere cosa c’è scritto...- cercò di corromperlo.
- Skipper, non possiamo! – esclamò l’altro, indignato.
- Dai, solo una sbirciatina! Eva e Kowalski non lo sapranno mai! –
Soldato cercò di mostrarsi intransigente, ma Skipper aveva ragione, anche lui moriva dalla curiosità di leggere il bigliettino.
- Solo una sbirciatina. – accordò severo, mentre con mani tremanti spiegava il pezzetto di carta.
Quello che Skipper si trovò sotto gli occhi, però, non lo soddisfece neanche un po’.
- “Noap ofbpyt baq wt gawdqp ftyd?”? Ma che diamine vuol dire? – esclamò, deluso.
Contemporaneamente Soldato si portò una mano alla bocca.
- Oh cielo! Ma questo è un appuntamento! –
Lo studente del quarto anno gli rivolse un’occhiata sconvolta.
- Come hai fatto a capire cosa c’è scritto?! –
- E’ un codice cifrato! E’ anche abbastanza semplice: basta immaginare una tastiera qwerty, ogni lettera del messaggio va letta come se fosse due lettere più indietro sulla tastiera! Zio Nigel mi ha insegnato un sacco di questi trucchetti quando ero piccolo! – spiegò il ragazzino con candore, perso a rimembrare chissà quali ricordi d’infanzia.
Skipper tacque, sul volto un sorriso ammirato.
Ogni giorno che passava si rendeva conto di quanto quella buffa matricola fosse molto più che un semplice elemento per fare numero. Non solo Soldato li aveva salvati dalla chiusura del Club, ma si era rivelato anche un ottimo agente e un amico prezioso.
Amico, una parola che Skipper non assaporava da anni e il cui suono, fino ad allora, aveva significato solo rimpianto e dolore.
- Ski... Skipper, tutto bene? – balbettò il novellino, terribilmente in imbarazzo per via di quella strana espressione.
Il compagno sorrise ancora più sentitamente e gli circondò le spalle con un braccio, conducendolo verso l’uscita dell’edificio.
- Sai cosa ti dico, Soldato? La missione è stata un vero successo, sono fiero di te! Chissà se Rico è riuscito a fregare qualche dolciume a Joey per festeggiare! – e, ridendo di gusto di fronte alla faccia sconvolta del ragazzo, gli scompigliò i capelli e aprì la porta, l’aria frizzante di Ottobre ad accarezzargli il viso assieme alla promessa di una vita nuova, migliore.
E forse, si ritrovò a sperare, addirittura felice.


















 
Note:

Zan-zan-zaaaaaaaaan!!!!!
Salve a tutti, adorati lettori!
Questo capitolo è stato contemporaneamente una tortura e un divertimento da scrivere.
Skipper e i gemelli, ormai è chiaro, nascondo qualcosa. Ma che cosa? Quale sarà mai l'oscuro e terribile mistero che avvolge il loro passato? Chi è che ha causato al nostro leader tanta sofferenza da indurre Kowalski a un cupo e sanguinoso(?) desiderio di vendetta?
Nel frattempo abbiamo avuto modo di vedere in azione altri personaggi, in questo caso le ragazze.
Doris ha rotto con il fantomatico Samuel del progetto di Idraulica, ma Kowalski sembra non volerne approfittare e Marlene lo prenderebbe volentieri a schiaffi. Insomma, perchè nessuno vuole mai ascoltare i consigli di Marlene?!
Contemporaneamente si è fatta avanti la bellissima Eva del consiglio studentesco. Kowalski ha fatto colpo su qualcuno, finalmente! ~
E poi ci sono Skipper e Soldato in missione, che sono la cosa più disagiata del mondo. Soldato è troppo onesto per questo mestiere... xD
Insomma, in questo capitolo abbiamo messo un bel po' di carne al fuoco, e già dal prossimo inizieremo ad avere qualche riscontro delle catastrofi preannunciate qui...
Stay tuned! <3

Un bacione a tutti e grazie per continuare a leggere e commentare la nostra storia, siete persone stupende! <3


Un bacione e un abbraccio,
Koome


Ps: Skipper che piange è un cucciolo e va protetto dal male nel mondo. Oh.

 
   
 
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