Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Hiros    21/01/2015    3 recensioni
{ one-shot | crossover | Jelsa (Jack/Elsa) centric }
«Allora Jack Frost, che temperatura ha un bacio ricevuto dalla regina di ghiaccio?» scherzò lei, ridendo lievemente. Era una domanda che gli aveva sempre voluto porre, nonostante la stupidità della stessa. Jack capì al volo dove volesse andare a parare la sua Elsa e la rassicurò, alzandosi e posizionandosi davanti a lei.
«Non ti preoccupare, mia regina, i tuoi baci, o meglio, i nostri baci sono pieni di calore.» e detto questo si chinò per scambiarsi un altro gentile e dolce bacio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack, Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Labbra di ghiaccio unite sprigionano un gran calore



Ghiaccio nel ghiaccio;
A quanto pare doveva essersi già spezzato qualcosa tra Hans e Elsa, quando quest’ultima si ritrovò seduta a terra, con le spalle al muro e gli occhi glaciali di Jack puntati intensamente nei suoi.
Non era sicura di come fosse finita in quella situazione, in realtà. I due si erano ritrovati nella stanza di dormitorio di Elsa per una semplice ricerca scolastica. La futura regina aveva accolto il guardiano con gentilezza, mentre questo entrava e con non-chalance posava la borsa con all’interno tutti i materiali che li servivano su una delle due sedie accostate alla scrivania in mogano della ragazza. Si era guardato attorno con apparente curiosità, notando poi una Elsa già seduta, pronta per iniziare a lavorare.
«Sei già pronta per incominciare? Su, rilassati, abbiamo tutto il tempo.» le fece notare Frost, osservando una piccola scultura di ghiaccio – doveva trattarsi di una ragazzina, forse una principessa – che aveva trovato sul comodino della stanza e che in quel momento era intento a girare tra le mani.
«Jack Frost,» lo richiamò la bionda con fare severo, marcando bene il fatto di averlo chiamato per nome, «non so quanto tu sia interessato allo studio, ma io lo sono molto e vorrei prendere un bel voto, e quindi ho assolutamente bisogno che anche tu ti impegni.» disse, sperando di aver chiarito e che il ragazzo si sarebbe seduto e messo al lavoro con lei. E invece no. Jack non aveva alcuna voglia di sprecare il suo tempo con quella ricerca quando poteva avere finalmente Elsa per lui, anche se solo per qualche ora. Infatti, il suo fidanzato – quel Hans, un popolare studente di quinta, alto e robusto come un armadio – le era quasi sempre accanto e lui non aveva mai occasione di avvicinarsi, o almeno non con lui intorno. Quindi quella era la sua occasione.
Jack cercò di attaccare bottone: «allora, è tanto che non parliamo un po’. Come vanno le cose con Hans?». Elsa alzò un sopracciglio, perplessa e irritata al contempo, ma non gli negò una risposta. «Bene, credo. Perchè questa domanda?» gli chiese, ritornando alla miriade di fogli e libri sulla scrivania. Jack evitò accuratamente di rispondere alla sua domanda.
«Non credi che sia un po’, come dire… appiccicoso? Sì, proprio come una zanzara, ti ronza sempre intorno.» azzardò lui.
«Non riesco a seguire il tuo salto dall’essere appiccicoso a ronzare intorno ma, in ogni caso, no, non credo…» si interrupe a metà frase, esitante, ma poi cercò di non darlo a vedere aggiungendo subito dopo un che ti importa, in tono falsamente infastidito. Intanto si era alzata dalla scrivania e si era avvicinata alla libreria bianca che si trovava nella stanza, per cercare un libro o qualcos’altro.
«Mi importa.» disse Jack, con voce ferma e puntando il suo sguardo penetrante sulla figura della ragazza che era ancora girata di spalle e che sussultò a quelle parole. La bionda si girò e si ritrovò i suoi occhi azzurri come il ghiaccio addosso. Avrebbe voluto chiedergli di ripetere, nonostante avesse capito perfettamente e lui lo sapeva, quindi evitò bene di non dare l’impressione della stupida. Avrebbe voluto anche chiedergli spiegazioni per quelle due semplici parole, ma il suo cervello non riuscì a elaborare nessuna domanda. Le guance bianche lattee le si imporporarono di rosso tutt’a un tratto senza spiegarsene il motivo, anche se nel profondo era sicura che lo sapeva. Jack Frost era uno di quei pochi ragazzi con cui a scuola si era veramente legata, che poteva considerare un caro amico, e aveva sempre sperato che anche lui l’avesse sempre considerata in questo modo, anche se non se ne poteva avere sempre la certezza in un’amicizia tra maschio e femmina.
Quando il ragazzo dai capelli bianchi come la neve si avvicinò lentamente a lei, come un lupo che si avvicina alla sua preda, a Elsa le si irrigidirono in un primo momento le gambe, ma poi, però, riuscì a muoversi e indietreggiò, ma inciampò nei suoi stessi piedi e in un attimo si ritrovò seduta a terra con le spalle al muro. Jack intanto si era piegato su di lei e la guardava con il suo sguardo penetrante e la regina pensò che si sarebbe potuta perdere in esso da un momento all’altro. Ghiaccio dentro ghiaccio, due sguardi così simili ma allo stesso tempo così diversi, che potevano sembrare glaciali agli occhi di qualcun altro, ma Elsa non provava freddo, ma solo che un gran calore pervaderle ogni dove. Il culmine arrivò poi quando Jack avvicinò le sue labbra a quelle di lei e le unì dolcemente. Elsa non riusciva a opporre resistenza, nonostante il pensiero di Hans continuava a vorticarle nella mente e lei avesse cercato di resistere, alla fine si arrese. Quando si staccarono dopo qualche minuto, Elsa si sentiva in colpa e appagata allo stesso tempo e il calore che sentiva si era fatto più intenso. Evitava di guardarlo in faccia, ma aveva notato di sottecchi che anche lui era diventato rosso.
Si sentiva di nuovo desiderata dopo tanto tempo, perché non era vero che con il suo ragazzo stava andando tutto a gonfie vele, anzi.
 
Raggio di luce in mezzo a un cielo tempestoso;
Hans aveva deciso di andare a trovare Elsa. Era da tanto che non la vedeva e tanto che non passava del tempo con lei. Gli mancava, di quello ne era sicuro, e non vedeva l’ora di incontrarla.
Bussò alla porta della sua stanza e notò un piccolo spiraglio che stava a significare che era già aperta. Entrò senza indugio e non si soffermò molto sul fatto che Elsa non gli avesse risposto, ma quando varcò la soglia trovò una spiacevole sorpresa davanti ai suoi occhi. La sua ragazza stava baciando un altro, proprio quel ragazzetto che aveva già notato che aveva messo gli occhi sulla sua Elsa e che non sopportava. Il suo primo impulso fu quello di andare lì e interrompere tutto suonandogliele al bianco capelluto, ma si trattenne e uscì dalla stanza in fretta. Jack Frost era già morto per lui, piuttosto, Elsa avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni.
Dopo il bacio e dopo che Jack se n’era andato ed era tornato nella sua parte di dormitorio, Elsa si sdraiò sul letto e rimase a lungo lì, immobile, con tanti pensieri che le vorticavano senza un ordine preciso nella testa, facendogliela dolorare. Era confusa. Aveva baciato Jack Frost, un – se non il – suo caro amico, quello con cui aveva passato tanti bei momenti – a parte che con Hans – e che non aveva mai sospettato potesse provare qualcosa per lei. Quel bacio era arrivato come un fulmine a ciel sereno, o meglio, era più stato proprio come un raggio di luce in mezzo a un cielo tempestoso. Le aveva fatto piacere quel contatto di labbra, che le avevano anche fatto finalmente capire una cosa: Hans era da tanto che non la guardava più intensamente come aveva fatto il guardiano con i suoi stessi poteri e che non la baciava come aveva fatto lui. La verità era che Hans l’aveva trascurata nell’ultimo periodo e grazie a quel bacio si era accorta che il fragile equilibrio che ancora persisteva nel suo fidanzamento in realtà si era già spezzato da molto tempo e che lei aveva bisogno di amore, un amore che solo Jack sembrava poterle dare in quel momento. Ma aveva bisogno di una prova, di una risposta definitiva. Non era ancora esattamente sicurissima che tutto quello che provava fosse vero, quindi l’unico modo di scoprirlo era andare da Hans e vedere la reazione che lei avrebbe avuto nel rivederlo.
 
Qualcosa di ormai già esploso;
Alla fine era come si aspettava, se non peggio. La vista dell’'alto ragazzo dai capelli castani-rossicci con un po’ di barba le fece battere il cuore, ma non per il sentimento che provava – oramai non più – verso di lui, ma perché si sentì come una bugiarda per quello che aveva fatto, come se si fosse macchiata di una colpa che non avrebbe dovuto commettere. Guardarlo negli occhi era difficile, anche se cercava di apparire il più normale possibile, ma non sapeva che a Hans non gliela avrebbe data a bere, perché lui sapeva e non aspettò due volte per farglielo notare.
«Allora, non c’è niente che vuoi dirmi?» cominciò lui con un fare ironico tagliente. Se non avesse fatto così, era quasi sicuro che lei non gli avrebbe mai rivelato nulla di sua spontanea volontà. Elsa si ritrovò un po’ disorientata a causa di quella domanda e temeva che lui sapesse.
«Qualcosa riguardante magari un ragazzo di nome… Jack Frost?» Ecco, come non detto. In un attimo la bocca della ragazza si prosciugò ed ella non riuscì più a parlare. Sentì il cuore accelerarle nel petto fino ad avere la sensazione che le potesse scoppiare da un momento all’altro. Le veniva da piangere, questa volta l’aveva combinata davvero grossa, pensò.
«Ti giuro, non avrei voluto farlo,» abbassò lo sguardo cercando di contenere il più possibile le lacrime, in fondo lei non era tipo da piangere, nonostante tutto, e doveva fare in modo di mantenere questa sua reputazione.
«Intendi dire che ti ha costretta?!» Hans alzò la voce di fronte a quella possibilità che aveva scartato con troppa facilità.
«No, affatto! Solo che…»
«Cosa?» Elsa esitò e in Hans iniziò a diffondersi la consapevolezza di ciò che temeva di più.
«Non dirmi che…» azzardò lui.
«Ho risposto al bacio solo per distrazione, ho abbassato la guardia, sbagliando!» gridò Elsa, stanca della situazione e delle mezze insinuazioni rivolte alla sua persona. Si sentiva tanto, troppo in colpa, eppure allo stesso tempo non si pentiva di niente. Era una sensazione talmente strana che nemmeno lei riusciva bene a definirla. Non voleva perdere Hans, era molto legata a lui e il tempo passato insieme era troppo per buttarlo al vento solo per un semplice, piccolo errore. Le sue parole sembrarono convincere Hans, che subito si fiondò fuori dalla sua stanza - in cui i due avevano parlato per tutto il tempo -, alla ricerca del ragazzo “di ghiaccio volante”, o come di divertiva a chiamarlo lui. Lo trovò per i corridoi in prossimità della camera della futura regina, sicuramente la starà cercando, tanto per cambiare, pensò il castano e in un attimo gli si fiondò addosso sferrandogli un pugno in pieno volto. Jack cadde a terra a causa del colpo inaspettato e si preparò alle botte che di lì a poco avrebbe continuato a ricevere senza sosta, se non fosse stato per Elsa che aveva seguito Hans richiamandolo e richiamandolo più volte, assistendo alla scena. Si mise in mezzo ai due, facendo da scudo al povero guardiano disteso a terra.
«Che stai facendo! Sei forse impazzito?!» gridò a Hans, rimproverandolo. Aveva gli occhi determinati a non cedere.
«Spostati Elsa, fammi finire questo ghiacciolo!» ribattè lui in modo furioso e aggressivo. In quel momento nella sua testa c’era solo il pensiero di prendere a botte il ragazzo dai capelli bianchi e non si curava affatto della presenza della sua ragazza – ancora per poco – e di quello che lei desiderava.
«Non lo permetterò!» disse Elsa con fare deciso. «Non ti permetterò di fargli del male!» continuò, prendendo per la mano Jack e sollevandolo da terra.
«Che c’è? Ora ti preoccupi per il ghiacciolo volante?» chiese ironicamente Hans, ridendo in modo malefico. Ma non si accorgeva che facendo così la stava solo perdendo di più, Elsa.
Dal canto suo, la bionda non si fece intimidire e rispose alle sue provocazioni ad armi pari.
«In ogni caso, questo ghiacciolo, o come lo chiami tu, sa baciare meglio di te!» esclamò la regina, buttando indietro il capo, facendo ondeggiare i capelli chiari, e andandosene da lì, trascinandosi dietro Jack e lasciando un Hans senza parole in mezzo al corridoio.
 
I baci migliori sono quelli dal retrogusto glaciale;
Erano passate ormai un po’ di settimane dall’incidente e i due, superato l’imbarazzo iniziale, avevano deciso di unire i loro cuori e i loro occhi dello stesso colore. I loro giorni insieme passavano armoniosi e niente e nessuno poteva spezzare la loro felicità. Agli occhi degli altri, inoltre, apparivano come una coppia perfetta – e in effetti lo erano veramente.
Quel giorno primaverile soffiava un vento leggero e alcuni petali colorati svolazzavano per aria trasportati dal vento. Elsa si stava dirigendo – portando alcuni libri sotto mano – verso un maestoso albero dai petali rosa, che imponente occupava l’immenso giardino dell’accademia. Si sedette su una panca posta sotto alla sua grande chioma e chiuse gli occhi. Lentamente, iniziò a sentire l’aria farsi più fresca e dedusse che Frost stava arrivando. E infatti non si sbagliava. Jack la stava raggiungendo in volo, facendo delle giravolte di tanto in tanto e lasciandosi dietro di sé una scia di neve fresca in contrasto con la stagione che stavano vivendo. Elsa sorrise e decise anche lei di usare un po’ i suoi poteri. L’alberò si riempì di fresca e bianca neve, e aspettò l’imminente arrivo del ragazzo sotto quell’albero ormai divenuto magico. Jack decollò e si sedette accanto a lei ridendo. Anche lei fu contagiata dalla sua risata.
«Buongiorno, regina di ghiaccio.» scherzò, marcando il fatto che lei sarebbe stata una regina un po’ particolare rispetto alle altre.
«Buongiorno a lei, guardiano delle nevi.» rispose, ripetendo verosimilmente ciò che aveva detto lui precedentemente.
«Come sta oggi?» continuò il bianco, instaurando una conversazione.
«Bene, bene,» ammise lei, sorridente. «E lei? Come sta?» chiese di rimando Elsa.
«Anche io bene, non si vede?» esclamò entusiasta lui.
«Come bene, di già? Eppure oggi non ha ancora ricevuto nessun bacio da me!» rispose ammiccante Elsa, facendo un po’ la finta offesa. Jack si girò velocemente verso di lei, non capendo se stesse scherzando o si fosse realmente offesa, ma appena si voltò, Elsa gli afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò. Un semplice e casto bacio a stampo di trasformò ben presto in un dolce bacio tra innamorati, ed entrambi chiusero gli occhi assaporandosi quel momento; poi si staccarono, lentamente, per non rovinare l’atmosfera.
«Allora Jack Frost, che temperatura ha un bacio ricevuto dalla regina di ghiaccio?
» scherzò lei, ridendo lievemente. Era una domanda che gli aveva sempre voluto porre, nonostante la stupidità della stessa. Jack capì al volo dove volesse andare a parare la sua Elsa e la rassicurò, alzandosi e posizionandosi davanti a lei.
«Non ti preoccupare, mia regina, i tuoi baci, o meglio, i nostri baci sono pieni di calore.» e detto questo si chinò per scambiarsi un altro gentile e dolce bacio.






 
NOTE AUTRICE;
buon pomeriggio fandom di Frozen (e di Le 5 Leggende). Questa è la mia seconda fanfiction su questo fandom e la mia prima crossover, e ne sono veramente entusiasta, anche se non avrei mai creduto che sarebbe stata una one-shot sulla Jelsa. Eh sì, perchè ammetto, non sono una fan sfegata di questa coppia (nemmeno una hater, sia chiaro), ma a volte, in determinate storie o in determinati amv, penso che stiano proprio benissimo insieme, e quindi ieri, grazie a una fantasia che ho avuto un giorno prima di andare a dormire, ho deciso di scrivere questa one-shot che spero vivamente qualcuno possa gradire. ♪ Non sono sicura che sia venuta bene fuori, anche se io ne sono abbastanza soddisfatta (sopratutto perchè non sono brava a scrivere storie romantiche): i personaggi sono abbastanza OC? Li ho resi bene? Ho sbagliato qualcosa? Perchè sapete, è difficile scrivere su una coppia crossover, se poi non fa parte delle proprie OTP è ancora più complicato, ahah. Ah, inoltre, come avete potuto notare, la fiction è ambientata in un'accademia qualsiasi, lascio a voi libera fantasia, tanto in questa one-shot non sono particolarmente rilevanti i luoghi in cui si svolge tutto. Bene, dopo questo sproloquio penso che possa andare. Ringrazio chiunque si fermerà a leggerla e lascerà il proprio parere. ♥
Haru
   
 
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