Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Black Iris    22/01/2015    1 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sguardo si perdeva in ogni angolo della strada, ormai Elia distava pochi minuti, ma i passi erano lo stesso troppo pesanti. Quello che era successo nelle ultime ore era stato a dir poco terrificante, si era trovata così vicina alla morte da dimenticare quanto le piacesse respirare, ma ora non poteva provare piacere per ciò. La perdita della madre era stata una cosa pesante e inaspettata, sembrava che il suo cuore si rifiutasse di ammetterlo, litigando così con la ragione.
C’era un vecchio capanno circondato da simboli angelici e incantesimi vari davanti a lei adesso, Elia era dentro che innalzava il muro difensivo, tutt’intorno non c’era nessuno. Chiamò forte il suo nome correndo. Entrò e senza dare spiegazioni irruppe nella sala del rito. Elia era seduto sul pavimento e teneva le mani congiunte a preghiera mentre recitava una litania incomprensibile.
-Elia- lo chiamò Heather interrompendolo.
-Ma che ci fai qui? Tu non dovresti essere a …-.
-Taci- disse lei ignorandolo, -non ho tempo per questo, devi fare una cosa subito-.
-Non capisco- disse lui, -di cosa parli?-
-Devi uccidermi-.
Elia la fissò un momento con una faccia sbigottita, non credeva che gli stesse davvero chiedendo una cosa del genere. Per un attimo pensò che fosse colpa di quel demone di sua madre, ma scacciò indietro il pensiero, in quanto sciocco, dato che la madre non aveva motivo di volerla morta. Poi osservandola bene notò che aveva gli occhi rossi e gonfi e che le tremava la voce.
-Cosa è successo?- chiese muovendo dei piccoli passi in avanti.
Non voleva assolutamente riepilogare quella serata, così decise di ignorare la domanda.
-Se io fossi già morta, cosa farebbe Octavian?-
-Credo che si fermerebbe, ma cosa vuoi fare?-
-Intendo attirarlo in una trappola e all’ultimo fingermi morta con il tuo aiuto, lui vedrà di non poter fare niente e poi.. non lo so, ma meglio di questo di sicuro. Ti prego, mi serve il tuo aiuto-.
-Octavian va ucciso- disse a testa bassa, -bisogna usare una spada da angelo per lui. Io ne ho una, ma Heather- disse prima che la ragazza potesse saltargli addosso abbarcciandolo, -abbiamo solo una possibilità, la mia è una spada fragile, fatta per fare miracoli, non per uccidere. In battaglia è pressoché inutile-.
Heather contenuta come poche volte nella annuì convinta.
 
Nicole si guardava intorno alla ricerca di Heather e Isabelle, ma Friburgo era vuota, non c’era anima viva. Mentre lei cercava nella città Kevin era diretto verso la cattedrale.
Isabelle era lì dentro che calmava le persone. In un certo senso era nata per aiutare il prossimo, lo si notava dalla sua capacità innata di calmare  il prossimo con un solo sguardo o solo un tocco. Quando entrò dentro Kevin la vide parlare con una donna di mezza età che piangeva e balbettava qualcosa in tedesco sulla perdita di un bambino che non riusciva più a trovare. Isabelle le accarezzava la schiena dandole trentamila buoni motivi per continuare ad avere fiducia. Nel secondo dopo che aprì la porta della cattedrale gli occhi delle persone erano puntati su di lui. La sorella lo vide entrare e quasi non ci credette, gli corse in contro pizzicandolo per capire se era un sogno.
-K..Kevin..- balbettò qualcosa sul cielo e sui cerchi indicatori apparsi come conto alla rovescia e poi non riuscì a spiccicare una sola parola. Kevin la avvolse in un caldo abbraccio e quando si staccò da lei disse:
-E’ una lunga storia, te la racconto dopo, ma adesso devi venire con me- le prese un polso e cominciò a tirarla, mentre lei non si oppose minimamente se non a parole:
-Queste persone hanno bisogno di me, non posso lasciarle-.
-E io non posso lasciarti qui- disse, -è per il tuo bene- si fermò e si girò verso la cattedrale, qualcuno si era voltato verso di loro e ora li osservava come gufi, -capiranno quando saremo tutti sani e salvi. Non si oppose, non protestò, seguì ciecamente Kevin, ovunque la stesso portando.
Intanto Nicole non aveva trovato nessuno, neanche l’ombra di una persona, mentre sentì vibrare il suo cellulare che era in tasca forse da tutto il tempo. Quando lo aprì notò che c’era pochissimo campo, allora per rispondere si mise sopra ad un auto.
-Pronto? Kevin?-.
-Isabelle.. me.. piazza..- poi perse il segnale, ma il messaggio era chiaro. Scese dalla macchina e andò verso la piazza.  Dopo non molto incontrò Vivian con un espressione tutt’altro che concentrata, anzi sembrava che i suoi occhi volassero da destra a sinistra, come se non potessero fermarsi in un punto. Cercava e cercava in ogni ombra e in ogni angolo, sembrava non essersi per niente accorta di Nicole finché la giovane Nephilim non la chiamò.
-Vivian, vero? Vivian, ma dove vai, perché mia madre non è con te, Vivian?-
Il demone la guardò e le si inumidirono gli occhi, accennò ad un no con la testa senza dire niente, d'altronde quanto poteva essere sensibile a riferire certe cose un demone?
-Cerco Octavian, non dimentico la missione- disse con voce tremante, insolita per lei.
Nicole non rispose, ma le fece cenno di seguirla. Non aveva assolutamente aperto bocca, aveva la testa ferma al pensiero che sua madre non ci fosse più. Cercò di rimanere lucida, scacciare dalla testa quel pensiero. La strada che conduceva alla piazza era quella antica con i sassi al posto dell’asfalto ed edifici rossi che ne seguivano il percorso fino alla piazza stessa. Ma i colori si distinguevano poco nella notte blu scuro che li sovrastava. La luna brillava molto, ma gli angeli ancora di più. Suo padre aveva detto di non preoccuparsi, che la sua “equipe” era una delle migliori, ma a vedere così quella situazione non sarebbe mai detto. Erano davvero a un passo dall’apocalisse, sua madre non c’era più e non sarebbe mai ritornata, mentre suo padre era ancora un mistero, lassù combatteva ancora, forse neanche lo sapeva che loro erano riemersi dall’Oblio.
Nella piazza c’era Kevin seduto su una panchina, con la testa tra le mani e piegato. Isabelle era affianco a lui in silenzio. Alzò lo sguardo e le corse in contro, come con Kevin, la abbracciò stringendola forte. Era stato intenso il sentimento di non poterla più rivedere. Nicole ricambiò l’abbraccio con uno ancora più forte, non solo perché anche lei non pensava di ritornare, ma perché ora aveva assolutamente bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi.
-Kevin, Isabelle, nostra madre è..- non riuscì a terminare la frase, le si bloccarono le parole in gola. Bastò uno sguardo a Vivian per capire cosa era successo. Il demone teneva la testa bassa e gli occhi socchiusi, però stringeva i pugni.
-Abbiamo una cosa da portare a termine, no?- esortò con una voce imponente, -Non è questo il momento di piangersi addosso. Sarete liberi di piangere quanto vorrete quando salveremo il mondo-.
Lasciò gli altri senza parole e senza farli ribattere aggiunse:
-Heather è andata da Elia, aveva un idea, dobbiamo andare anche noi, lei mi aveva mandato a cercare la rossa, ma ora non ce ne bisogno, muovetevi. Ah, tu- disse indicando Kevin, -questo è di uno di voi, dovrebbe essere benedetto, ma non so come si usa- disse tirando il braccialetto di Kaleb.
-Benedetto, hai detto? In che senso- chiese il Nephilim afferrandolo al volo
-E io come faccio a saperlo? Sono specializzata in maledizioni, non in queste cose da angeli-.
Kevin osservò il braccialetto, quella catenina appartenuta a Kaleb che non faceva mai toccare a nessuno. Alzò lo sguardo al cielo cercando tra quegli angeli suo padre. Lo trovò tra la luna e due stelle brillanti che agitava quelle sue strane spade corte fatte apposta per combattere i demoni. Ne aveva già abbattuti molti e ora combatteva contro Ammon incalzandolo ad ogni colpo. Cosa poteva aver fatto suo padre al braccialetto?
-Non sai proprio niente?- chiese Isabelle.
-So che può salvare la vita- le venne in mente Adele per cui era stato impossibile salvarla. Nel vedere i fratelli camminare così tristemente verso una macchine le si strinse il cuore.
-Vostra madre- disse, -E’ morta come un’eroina, ha dato la vita per salvare Heather-.
Nessuno dei fratelli rispose, e anche se l’avessero fatto, cosa avrebbero detto? Grazie, mamma? Sono così fiero che non ci sia più? Non c’era niente in tutta quella faccenda che poteva andare bene, se non il fatto che tutti i fratelli fossero vivi. Salirono su una Volks Wagen aperta, probabilmente era stata abbandonata lì nel panico totale. Al volante si mise Kevin.
-Prima andiamo a prendere Anche Kaleb e Chris-. Neanche questa frase ricevette una risposta.
 
Tra le nuvole gli angeli stavano combattendo da ore, senza che una fazione prevalesse sull’altra, semplicemente gli angeli uccidevano demoni, ma per ogni demone che abbattevano ne saltavano fuori altri due. Keiran guardava le spalle di Paride, Aidan guardava le spalle di Keiran e Omar guardava le spalle di Aidan. La battaglia proseguiva, mentre tutti guardavano ogni tanto verso il basso, chissà se avrebbero visto i famosi Nephilim? Per quanto ne sapevano loro quattro erano già morti e ne restavano solo due. L’angelo Octavian era la sottospecie di verme più strisciante che un demone potesse conoscere, subito dopo Lucifero.
Ammon parava con destrezza ogni fendente di Paride, il quale combatteva senza più nessun criterio, semplicemente arrabbiato e frustrato. Ammon avanzò un paio di passi e menò un colpo dall’alto costringendo Paride a spostarsi verso la sua destra, allora fu libero di menare un altro colpo stavolta più veloce, che Paride schivò con un eleganza insolita per quella furia, non fu però abbastanza veloce da salvare la sua ala. La lama dell’ascia affondò quasi completamente su un ala. Paride capì allora quanta poca attenzione stesse facendo nel combattimento. Cosa avrebbero fatto i suoi figli e gli altri angeli se lui fosse morto? Non che si sentisse importante,ma sapeva anche che un ruolo di rilievo come il suo non si poteva trascurare così. L’ala pulsava sangue, cercò di ignorare il dolore. Il suo volo, però, cominciò a perdere quota e anche se a scatti cominciò a cadere; l’ala ferita non poteva sopportare il peso e quando Ammon se ne accorse piombò con un calcio al petto dell’angelo che fu scaraventato verso il suolo, ma riuscì a rallentare la sua caduta e a risalire anche se a velocità ridotta. Un altro balzo di Ammon lo costrinse a schivare il colpo provocandogli molto sforzo all’ala. Ammon era totalmente preso dall’euforia, per come era conciato Paride avrebbe potuto ucciderlo in qualunque momento e invece stava giocando con la sua preda. Neanche la ferita all’ala era un caso, ma bensì un altro sporco trucco, come per dire che anche lui sapeva prendere ali.
Quando Ammon si scaraventò contro di lui una terza volta Paride scartò di lato prendendolo per un braccio. Con la mano libera impugnava una delle sue spade corte, ne infilzò una nella gola del demone che boccheggiò un po’ e poi smise totalmente di vivere.
-Queste è per tutto il male che hai portato alla mia famiglia- gli bisbigliò all’orecchio. Il sangue nero colava dal collo come acqua. Paride lasciò cadere il corpo e poco dopo cadde anche lui, per il troppo sangue perso dall’ala. Quando Keiran lo trovò lo aiutò a rialzarsi e fece di tutto per medicargliela, con ben pochi risultati.
-La benda che messo non basterà- gli disse, -si infetterà se non la curi subito.
I demoni vedendo che Ammon era stato sconfitto avevano battuto in ritirata e ora gli angeli potevano scendere a Friburgo, esausti dalla battaglia, ma felici per la vittoria, tra tutti però Paride non riusciva a essere felice.
 
Erano tutti e sei da Elia, adesso e si stavano organizzando per il piano, rimaneva solo trovare Octavian. Gli angeli avevano appena smesso di combattere, ma non era ancora tutto compiuto. Mentre l’alba si apprestava a venire i Nephilim pattugliavano la città insieme ad altri angeli, ma il traditore sembrava scomparso nel nulla.
Isabelle e Heather si erano messe in punti strategici a fare da esche, sorvegliate solo da due angeli, quei pochi che erano rimasti illesi dallo scontro. La barriera era stata totalmente abbassata, quindi ora erano anche a rischio demone, ma da molto non succedeva assolutamente niente. 
Heather era in una delle piazze principali, quella vicina alla cattedrale, teneva ben nascosta nella giacca una spada corta da angelo, perché ormai quella di Elia non serviva più. Faceva piccoli giri intorno alla cattedrale cercando con gli occhi quell’angelo maledetto. Lo stesso valeva per Isabelle che si era posizionata in una zona più lontana, ma più tecnologica, la strada piena di auto vuote, dentro ad alcune c’era un angelo soltanto: Diana.
Heather sentì un strano presentimento dietro le spalle, qualcosa che l’aveva seguita fino a lì. Dietro di lei si era materializzato Octavian, con un ghigno più malvagio che mai.
-Ma bene- disse, -guarda che abbiamo qui: una piccola Nephilim-. Non sembrava essersi accorto degli angeli intorno. Heather piuttosto spaventata cominciò a indietreggiare.
-No- disse l’angelo, -non avere pura, non farà male. Dovresti essere contenta invece, stai andando dai tuoi fratellini cari-.
La ragazza non aveva replicato e non aveva intenzione di farlo, doveva semplicemente continuare a camminare all’indietro fino a dove stava uno degli angeli, allora ci avrebbe pensato lui. Fare l’esca non era proprio il suo passatempo preferito, ma dopo tutto c’era di peggio.
Octavian seguiva la sua figura impugnando la spada corta già impregnata di sangue, quello dei suoi fratelli e di sua sorella. Ireneo, l’angelo che un giorno non molto lontano aveva passato la giornata a giocare a paintball a casa dei fratelli, ora stava appoggiato ad una parete in attesa che alla sua destra uscisse Octavian, la spada in mano. Heather fu la prima a essere intravvista. Strinse la mano sull’elsa pronto a colpire. Appena il corpo do Octavian uscì fuori menò un fendente verso l’angelo che parò senza problemi respingendo il colpo. Con un'altra mossa lo strinse al muro cercando di infilare la sua spada nel suo petto, ma anche l’angelo era stato alquanto forte da respingere il colpo, ma non ci volle molto perché fosse di nuovo alla mercé di quel mostro. Con un colpo lo ferì al braccio e la spada cadde per terra. La lama era puntata dritta al cuore dell’angelo. Alzò la spada contro Ireneo.
Una frazione di secondo.
Una sola dannata frazione di secondo più tardi e la spada sarebbe affondata nel cuore. La lama di una spada corta usciva dal petto di Octavian, dietro di lui c’era Heather che tremava per lo spavento e l’emozione. Octavian si voltò verso la ragazza, ma non riuscì a dirle niente, cadde di lato con un gran tonfo.
Era finita? Era davvero finalmente finita? Nessun problema, nessun intralcio? Il piano aveva davvero più o meno funzionato? Sembrava impossibile.
 
Era tutto finito, la questione era stata risolta, Paride stava bene, tutti stavano bene. Certo, Friburgo non era proprio la città più bella del finesettimana, ma per lo meno adesso le cose erano state sistemate. I corpi di Ilaj e di Adele erano stati sepolti non lontano dalla foresta nera, gli angeli erano tutti in ospedale e il mondo intero credeva in una tempesta di fulmini per il cielo. E come biasimarli? Loro non avevano visto gli angeli e i demoni sopra Friburgo, ma solo nelle città confinanti, loro non sapevano tutto quello che era successo e forse non lo avrebbero mai spiegato razionalmente.
-Quando succede questo genere di cose il paradiso si abilita e fa dimenticare tutto a tutti- spiegò Paride.
-E’ solo questione di tempo, prima o poi tornerete alle vostre vite- proseguì Keiran, -dopo torneremo in Paradiso: abbiamo una questione rimasta in sospeso-.
-Vi prego, restate- avevano supplicato i fratelli, ma Keiran era stato irremovibile.
Paride li aveva presi da parte un attimo per parlare con loro, dato che c’era molta confusione.
-Sentite, so che dovrei rimanere, ma ora c’è davvero molto in ballo. In questo momento il paradiso è fragile e mi deve un favore per averlo salvato. Io vi voglio bene, lo sapete, ne volevo molto anche alla mamma, ma non posso. Verrò a trovarvi sempre e ci sentiremo ve lo assicuro e appena possibile potrete venire lassù-.
-A questo proposito- intervenne Chris, -Julia mi ha detto una cosa prima che ritornassi dall’oblio: mi ha detto che questo era solo l’inizio, che altri demoni avevano in mente piani del genere-.  omise la parte in cui dichiarava che provava qualcosa per lui, perché era troppo intimo per divulgarla. Non sapeva se ricambiava o meno, ma saperlo lo rendeva felice.
-Quando verranno, noi saremo pronti- disse Paride, -li combatteremo e li sconfiggeremo e se ci sarà bisogno di voi, questa volta vi rinchiuderò in un bunker a prova di demone- lo disse come se fosse bello, ma i fratelli non sembravano condividere pienamente.
L’immagine di Paride e anche degli altri angeli cominciò a brillare e a dissolversi nella luce.
-Ci rivedremo di sicuro, e quando succederà tenetevi pronti, perché saremmo di nuovo tutto ciò che eravamo quando vostra madre era viva e umana. Verrò a prendervi presto, promesso-.
La sua immagine sorridente scomparve insieme a tutto il resto. Ormai tutto sembrava essere stato solo un sogno che come loro si dissolveva.
-Bene- disse Isabelle, -ci voleva andare vicino così all’apocalisse per sistemare le questioni della famiglia-.
Chris le diede una pacca sulla spalla e le sorrise pienamente.
Ora potevano dirsi tutti felici, ora sapevano che potevano essere felici e liberi di Essere Nephilim anche in paradiso, pure se da tempo era la terra la loro caso.
Le stelle della notte brillavano illuminando il buio. Sopra Friburgo c’erano degli angeli custodi che vegliavano la città e in particolare un non-ordinaria famiglia di fratelli.
 
 
Angolo dell’autrice:
WOW!
Non riesco a crederci, ma l’ho finita davvero? Non è che questo è solo un sogno e io in realtà sono nel mio letto a dormire, vero?
Comunque sia, sono contentissima di essere arrivata alla fine. So che la storia non è meravigliosa, spesso era piena di errori e non specificavo il punto di vista, facendo sembrare così incoerente la parte del narratore.
Spero che vi sia piaciuta e spero anche che in un modo o nell’altro l’abbiate aprezzato.
Alla prossima fantamitica avvenura,
The_Black_Iris

 
  
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