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Autore: Marra Superwholocked    26/01/2015    2 recensioni
A volte si ha la sensazione che qualcosa di oscuro aleggi intorno a noi. E, credetemi, è tutto vero.
Da bambini pensiamo ai mostri sotto al letto, ai fantasmi nell'armadio o alla strega cattiva che gira per le strade buie imprecando e lanciando incantesimi. Ma poi cresciamo e ci rendiamo conto che faceva tutto parte di un film, di una storia raccontataci dai nostri fratelli maggiori o di un libro che avevamo letto pochi giorni prima e che nulla di tutto ciò poteva succedere. Be', è lì ci sbagliavamo: tutto può succedere, basta solo avere la mente aperta.
E un TARDIS.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Epilogo


Amy seguì suo marito nel TARDIS, poco oltre il cancello della scuola. Dopo di loro, entrarono uno ad uno gli studenti e i tre registi.
«Per la miseria!» urlarono sotto voce più o meno tutti.
Una volta chiuse le porte della Macchina, il Dottore prese posto alla consolle e – una leva, un pulsante, scampanellio di qua, frustata di là – partirono. Indietro nel Tempo e vari i luoghi in cui riportarli sani e salvi. Un pasto caldo e avrebbero sicuramente – e letteralmente – recuperato il tempo perduto durante quella notte.


«Bene. Ora mancate solo tu e Silvia» disse il Dottore aspettandosi gli indirizzi.
Le due ragazze si scambiarono giusto un'occhiata, quanto necessario per intendersi. «Be', ecco... Dobbiamo chiederti una cosa» disse infine Catherine un po' titubante.
Amy e Rory cominciarono a preparare le loro cose: tra poco sarebbero tornati a casa e, nonostante ci avessero ripensato sull'addio, ogni tanto preferivano tornare alla vita di ogni giorno, tra parenti ed amici.
«Che cosa volete chiedermi?»
Silvia aspettò che l'amica aprisse di nuovo bocca, ma non lo fece, bloccata dall'emozione. Prese per mano l'amica e in una sola voce riuscirono a sparare quel loro desiderio fuori dalle loro teste. E per il Dottore fu come un invito a nozze.
«Vorremmo venire con te!»


Catherine si aggrappò alla svelta alla prima cosa stabile che trovò nel TARDIS. In un lampo, il Dottore aveva scatenato tutto quel trambusto, come sempre, per la troppa adrenalina che gli scorreva in corpo. Anche Silvia si stava divertendo a viaggiare col Dottore, ma, dopo quasi un mese di vagabondaggio, era giunto il momento di tornare a quel giorno in cui tutto era cominciato, per non destar sospetti. Dovevano tornare sui loro passi.
Il gallifreyano sembrò notare l'espressione angosciata di Silvia e d'impulso frenò il viaggio. Ora galleggiavano tra le stelle e tutto ciò che avevano intorno era rappacificante. «E va bene. Vi riporterò dove c'è bisogno di voi» disse con un sorriso triste. Poi abbassò una leva e il TARDIS emise un rumore secco.
Dove c'è bisogno di voi.
Non è mentire, è omettere.
«Arrivati!» Il Dottore corse ad abbracciarle con grande enfasi ed ecco che un nodo andava già a formarsi alla bocca dello stomaco.
«Grazie, Dottore» disse Catherine.
«No, grazie a voi, ragazze! Siete state geniali e anche molto coraggiose. Spero di rivedervi, un giorno o l'altro...»
«Sicuro! Ma come facciamo a contattarti?»
Il Dottore infilò una mano nella giacca e ne estrasse un pezzetto di carta con un numero stranamente lungo. «Non perdetelo.»
Catherine prese il foglietto tra le sottili dita. «007700900461?» domandò perplessa. «È il tuo numero di telefono?»
«No» rispose lisciandosi la giacca. «Certo che no! Io non ho un telefono.»
«Ehm...» Silvia indicò il telefono all'interno del TARDIS.
«Mhm? Ah! Sì, giusto, quello! Sì, allora ho un telefono» disse con un ampio sorriso.
Le due umane abbracciarono un'ultima volta quel bizzarro damerino alieno e uscirono lentamente dal TARDIS. Quando si girarono, videro il Dottore chiudere le porte con un po' di nostalgia e, improvvisamente, la Macchina svanì da sotto il loro naso.
Silvia distolse lo sguardo dal nulla e lo posò su Catherine. «Andiamo?»
L'amica le rispose con un cenno del capo.


Lì vicino c'era un piccolo locale, poco appariscente, ma pieno di gente. Silvia lo indicò. «Sicuramente, piace.»
Catherine sorrise, divertita dalla battuta ironica. Notò poi, raggiungendo il marciapiede, che un cartello sulla vetrina diceva Giovedì la crostata costa la metà, da noi. «Ehi, Silvia?»
«Sì?»
«Che giorno è oggi?» chiese già affamata.
«Credo fosse giovedì. Cioè, lo è ancora, solo un'altra volta» disse Silvia ridendo. «Perché?»
Catherine si fermò sulla soglia del locale con un gran sorrisone stampato in faccia. «Due crostate al prezzo di una!»
Entrambe risero senza pensieri, sicure che tra pochi istanti sarebbero tornate a casa. Entrarono nel locale affollato e si sedettero su due sgabelli davanti al bancone. Pochi istanti dopo, ecco che due piatti con una fetta di crostata alle pesche ciascuno aspettavano di essere ripuliti.
«Silvia, quand'eravamo ancora a scuola, mi avevi detto che c'era una cosa di cui volevi parlarmi...»
L'amica abbassò lo sguardo, imbarazzata. Se ne era quasi dimenticata e, per certi versi, sperò che l'avesse fatto anche Catherine. Ma lei era stata sincera e non meritava nessuna bugia. «Già, è così.» Non si era mai preparata nessun discorso e ora si sentiva la testa in fiamme. Non sapeva nemmeno da dove cominciare, a dirla tutta, e sperava di non dire qualcosa di sbagliato. «È da diversi anni che pratico magia bianca, rossa e verde» disse tutto d'un fiato. Ecco fatto, ci voleva tanto? pensò tra sé e sé. «Studio anche magia nera, ma solo per contrastarla, lo giuro! In fondo, non faccio nulla di male...»
Catherine rimase a bocca aperta, a dir poco incredula. «Ma è una cosa fichissima! Perché non me l'hai mai detto?»
Interdetta, Silvia sorrise senza pensarci. «Pensavo mi avessi presa per un'idiota.»
«Ti pare? Sei una wiccan!»
«In effetti, date le circostanze, direi che non c'è male!» Poi Silvia addentò la sua fetta di crostata, deliziosa e morbida come poche, con la sua pasta frolla burrosa, che avrebbe fatto girare la testa anche a Dean Winchester e a Ronald Weasley.


Con la bocca ancora piena di crostata, Silvia si ripulì le mani con un tovagliolino e le scappò l'occhio su un cartoncino arancione appeso proprio di fronte a loro, sopra ai liquori. Subito, richiamò, con qualche manata leggera sulla spalla, l'attenzione dell'amica, la quale stava ancora studiando l'ultimo boccone di torta prima di dirgli addio.
«Che c'è?! Calm-» Vide la scritta e per poco non sbiancò. «Quello... Quello è il prezzo del caffè?»
«Sì!» le rispose Silvia.
«Ed è...»
«Sì!» ripeté. «Sì, Cathy. A meno che il TARDIS non ci abbia rincitrullito il cervello, quello è il prezzo del caffè in dollari
«Ma non è possibile!»
Silvia mollò lì Catherine e si precipitò alla vetrina. Quando si voltò, vide il barista servire un gruppo di uomini in giacca e cravatta, probabilmente di qualche ufficio nei paraggi. Fece segno a Catherine di seguirla e lei, senza farsi notare, con nonchalance scivolò veloce verso la porta come fece anche Silvia, fischiettando tranquillamente.
«A furia di viaggiare col Dottore, impari a fare cose indecenti!» dichiarò Silvia con mille sensi di colpa.
«Silvia, aspetta. Io qui non vedo nessuna scritta inglese...»
Si guardarono attorno un po' spaesate. Insegne di negozi e cartelli pubblicitari sembravano parlare la loro stessa lingua, eppure...
«Il Dottore una volta ha detto che il TARDIS ti entra in testa e traduce per te... Quindi...» Silvia si portò di fronte all'amica. «Quindi basta concentrarsi, credo.»
«Spero sia stato solo un errore di quel barista» sussurrò Catherine impaurita.
«Non sei la sola.»
Mente separata da qualsiasi rumore, pensiero. Un po' come cercare un'informazione in un palazzo mentale, solo un po' più difficile e dannatamente frustrante. Funziona meglio ad occhi chiusi, si accorse Catherine e Silvia la imitò.
Per i passanti, quelle non erano che due matte con gli occhi chiusi. Un tizio cercò addirittura ai piedi delle ragazze un cappello. Si aspettava, da un momento all'altro, che lo spettacolo iniziasse, ma niente: se ne stettero immobili e silenziose per due buoni minuti e, quando riaprirono gli occhi, qualcuno pensò anche che fosse il caso di chiamare un'ambulanza.
Improvvisamente, come se una lampadina si fosse accesa nelle loro teste, capirono dov'erano. Le pubblicità parlavano chiaro, così come i cartelli stradali.
«Siamo in...» A Catherine le si fermarono le parole in gola.
Fu Silvia a completare la sua frase. «America!»

 


Angolo dell'autrice:
Marra: Buonsalve a tutti, gente! Eccomi alla fine di tutto... *sigh*
*Castiel appare all'improvviso alle spalle di Marra, come sempre corrucciato*
Marra: Cosa...?
Castiel: Questa non è la fine.
Marra: Certo che sì, invece. La storia l'ho scritta io .-.
Castiel: No. Cioè, sì, ma no.
Marra: Potresti parlare la mia lingua, per favore?! >.<
Castiel: Ma io sto parlando la tua lingua...
Marra: AAAAAAAAAA ç_ç
*versi di grilli*
Marra: Spiegati!
Castiel: Dicevo che questa storia non è finita! Silvia e Catherine si sono ritrovate in America e non sanno il perché, giusto?
Marra: Giusto ._. E quindi?
Castiel: Che senso ha? Le vuoi lasciare veramente lì?
*altri grilli*
*Marra sbatte la testa contro il muro*
Castiel: Potresti smettere? Mi metti a disagio...
Marra: Tu a disagio... Okay. Ammettendo che io volessi scrivere il seguito... Di cosa dovrei parlare?
Castiel: Questo non è un problema mio.
Marra: Ah, sì, così è facile! Ora che mi hai messo la pulce nell'orecchio intendi lavartene le mani?!
*Castiel si guarda le palme delle mani*
Castiel: Non sono sporche...
Marra: Giuro che ti strozzo. Lo faccio. Scappa o ti uccido.
*Castiel sparisce nel nulla*
Marra: ._. Lo strozzo. Porca miseria, un giorno o l'altro.... COMUNQUE! :D Che dire? Quell'angelo mi ha messa in crisi e... Credo che penserò ad un “finale alternativo”... In realtà qualcosa mi sta già ronzando in testa... Qualcosa come... Oddio, sì... Ce l'ho *^* Sì, è definitivo! Scriverò un seguito :D Lo intitolerò “Carry Salt” (“Porta il sale”) e sarà una fan fiction su Supernatural *^*
*Marra fangirleggia a vita lalala*

 


Ehi, cari lettori... Sì, proprio voi :)
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno lasciato una piccola o grande recensione: grazie di cuore, mi avete aiutata molto supportandomi e dandomi anche dei buoni consigli! Critiche positive e negative hanno reso possibile il finale di questa storia!
Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno anche solo sbirciato, che non hanno recensito, perché anche le “visualizzazioni” contano molto ;)
Un abbraccio speciale, poi, va alla mia grande amica che io chiamo “sis”... Sì, proprio lei, Catherine... Grazie, sorellina, per tutto!
Le mie scuse, invece, vanno a tutti voi. Mi spiego: in partenza, questa doveva essere una semplice ff su Doctor Who. Non so perché, in seguito si è trasformata in una specie di cross over non dichiarato... Il Dottore è poco presente, così come per Amy e Rory... Supernatural ha preso il sopravvento... Mi son fatta prendere dall'emozione e ho scritto un po' di cavolate, credo, ma per me l'importante è di avervi intrattenuti con una dose di simpatia e taaaaaanta suspense :) Se non fosse così, mi dispiace moltissimo, davvero :(
Spero in un arrivederci (sarebbe meglio arrileggerci, ma non esiste .-.) e vi auguro tante ff meravigliose xD


Un abbraccio,
Marra
la vostra ex Tilena
*Castiel fa ciao con la manina*

 

FINE ...?
:)

 

   
 
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