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Autore: Kirara_Kiwisa    26/01/2015    1 recensioni
Terzo volume della serie originale Victoria's Memories.
"Le mie ali erano rosse e piene di sangue, i miei vestiti avevano subito la stessa sorte ma non mi importava [...] Quando superai la collina e vidi ciò che anche Kilmor doveva aver visto, compresi la sua perdita di parole. Il dolore al petto fu lancinante e mi sentii sconfitta. Non ero arrivata in tempo. Non ero riuscita a proteggerlo. [...] Nolan era steso a terra, con lo sguardo rivolto al cielo"
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Tenebre. Oscurità.
Mi svegliai completamente avvolta da essa.
L’ultimo ricordo che possedevo mi ritraeva circondata dal calore delle fiamme.  
Percepii i miei vestiti bagnati, umidi. Lentamente, il pallore di una fiaccola mi mostrò dove fossi. Pietre, muschio, sbarre. Si trattava di una cella, una prigione.
Non comprendendo la situazione, mi sollevai cautamente dal pavimento.
Riuscii a sedermi con fatica. Notai che i polsi erano bloccati.
Alzai lo sguardo, scorgendo delle catene anche alle caviglie.
Oro, sporco di zolfo. Tutto il necessario per inibire i poteri di un Angelo.
Non sentivo dolore, nonostante rimembrassi perfettamente di essere stata colpita.
Osservai la maglietta annerita, il petto che doveva essersi almeno ustionato. In realtà non c’era niente. Ero stata curata. Qualcuno, si era preso il disturbo di curarmi.
Mi osservai attorno, cercando una via di fuga ma non ne trovai.
Ero in trappola.
Bloccata, imprigionata e Kilmor non era lì.
Al suo pensiero, fui colta dal terrore ed iniziai a chiamarlo.
Urlai il suo nome più volte ma il Viverna non rispose.
- No!-
Continuai a gridare, raggiungendo perlomeno le sbarre arrugginite.
- Nolan!-
Nemmeno lui rispose. Non c’era nessuno là sotto, solamente la mia voce.
- Nolan!-
Continuai imperterrita, aggrappata con forza come se avesse fatto la differenza.
- Devi ascoltarmi!-
Il silenzio mi perforò i timpani.
- E’ Blanche!-
Urlai.
- Devi ascoltarmi! Nolan! E’ Blanche…-
- Basta-
Arretrai, innanzi alla figura di Lilith comparsa fra l’oscurità.
La fissai, antecedente le sbarre della prigione sotterranea. Era viva, stava bene.
- Dov’è?-
Chiesi, ansimando.
- Dov’è Nolan?-
- Non risponderò a nessuna tua domanda, traditrice-
Giudicò la donna, disprezzandomi con gli occhi colmi di rabbia.
- No…-
Sussurrai, scuotendo il capo.
- Non sono…-
- Avremmo dovuto capirlo-
Riprese lei, interrompendomi.
- Avremmo dovuto imparare dall’Inferno. Il tuo posto è fra i traditori-
- Io non ho tradito Nolan!-
Replicai.
- Ci hai attaccati-
Espose l’arcidiavolo.
- Favorendo la nostra posizione al nemico, agendo in favore della fiducia che ti era stata riposta. Hai attaccato la città, sterminandone gli abitanti, tentando di assassinare il nostro Principe-
- Io non ho fatto niente!-
Gridai.
- Durante la tua fuga hai avvertito Abrahel-
Insinuò Lilith.
- Hai avvertito dei festeggiamenti, hai mostrato il momento migliore per attaccare. Un momento di vulnerabilità che ci è quasi costato la vita-
- Non è vero!-
Continuai ad urlare.
- Tu sai bene Lilith che è tutto falso! Hai visto Abrahel con i tuoi occhi? Hai visto il suo esercito? Abrahel non è mai arrivato qui!-
La donna tacque.
- Domandate a Fenrir!-
Proposi.
- Lui c’era! Ha visto che ero nel castello quando l’attacco è iniziato! Ha visto che…-
- Fenrir non si trova-
Rivelò, provocandomi un morso allo stomaco.
- E’ scomparso-
Persi le parole. Era riuscita ad isolarmi.
Persino i servi mi avevano visto all’interno della roccaforte ma non contavo su di loro.
Se era stata capace di far perdere le tracce del lupo, il mio unico testimone, non avevo più speranze che qualcuno mi discolpasse.
- Nolan è in pericolo…-
Mormorai.
- Dovete farmi uscire di qua-
- Più il Principe sarà lontano da te, più sarà al sicuro-
Mi lasciò, voltandomi le spalle. I suoi tacchi furono l’ultimo rumore che udii per ore.
 
Vennero a prendermi. Due guardie armate aprirono la porta della cella.
Muniti di una chiave, staccarono le catene d’oro dalla parete.
Le impugnarono e, servendosi di esse, mi intimarono di alzarmi e seguirli. Dovetti obbedire, ignara di dove mi stessero portando. Uscimmo dai sotterranei, attraversando parte della roccaforte.
Un soldato mi precedeva, un altro mi seguiva. Entrambi stringevano le catene che bloccavano polsi e caviglie. Senza una spiegazione, venni condotta nella sala del trono.
Varcata la soglia, mi trovai innanzi a Nolan. Ebbi un sussulto vedendolo.
Stava bene, non sembrava ferito e questo mi risollevò.
Stavo per pronunciare il suo nome quando notai che accanto a lui vi erano Blanche, Lilith e Abaddon. I loro volti erano abbastanza cupi. Compresi che non si trattava di una riunione piacevole.
- Benvenuta, al tuo processo-
Eruppe l’angelo caduto.
Tacqui, avanzando con il cuore in gola, condotta dalle guardie. Fui lasciata a pochi metri dal trono su cui sedeva Nolan, sotto gli sguardi pungenti dei suoi servitori.
Si trattava di un processo intimo, nessun’altro avrebbe partecipato.
- Sei stata accusata di tradimento-
Ricordò Lilith.
- Ti abbiamo giudicata colpevole-
Sussultai. Partecipavo ad un processo la cui sentenza era già stata emessa.
- Giunta alla residenza, hai rivelato la posizione del nostro Principe al nemico. Affiancandolo, hai attaccato la cittadina distruggendola e non lasciando superstiti. In quel contesto avete tentato di uccidere Sua Altezza, pertanto lo scopo di questo incontro è di attribuire una giusta pena per le tue azioni-
Mentre l’arcidiavolo parlava, alzai lo sguardo verso Nolan. Lui, al contrario, non mi degnava del suo.
- La decisione spetta al nostro Principe-
Cadde il silenzio.
Incatenata e umiliata, continuai a pregare in silenzio che gli occhi del demone incrociassero i miei.
- Per facilitare tale scelta-
Pronunciò Blanche.
- Vorrei esporre i motivi che hanno portato la ragazza a tradire, gli stessi che ella ha ammesso in mia presenza-
Mi concentrai sui suoi occhi azzurri, curiosa di quali bugie avrebbero vomitato.
- Quando ancora eravamo circondate dalle fiamme che lei ed Abrahel hanno sollevato, solamente dopo essere stata abbandonata dal Principe nemico e atterrata coraggiosamente da me…-
Puntualizzò.
- La strega ha accennato ad un risentimento e al desiderio di vendetta a causa di un certo Capitano Hyner, comandante del veliero denominato Gold Sea-
Il cuore si fermò in petto. Nolan alzò lo sguardo dal pavimento, finalmente interessato.
- Sembra che in qualche modo abbiate arrecato danno al Capitano, Vostra Altezza-
Continuò, rivolgendosi al demone.
- E che abbiate minato alla felicità della prigioniera, alla libertà di ottenere una vita felice-
Espose.
- E di creare una famiglia con il Signor Hyner, una famiglia completa-
- No-
Sussurrai disperata, fissando mia sorella negli occhi, supplicandola di tacere.
- No, Blanche!-
- Sapevate Vostra Maestà…-
Proseguì imperterrita.
- Che il comandante della suddetta nave e la traditrice qui di fronte, avessero insieme generato un figlio?-
Nolan sobbalzò, fissando il volto della donna alla sua sinistra. Dopodiché, per la prima volta, pose lo sguardo su di me. Ricambiai, incrociando i suoi occhi sgranati. Mi sentii morire, di nuovo.
Ignoravo come Blanche lo avesse saputo ma non era importante.
Era stata sulla Gold di recente, aveva contatti con Abrahel e la sua aiutante Hella. In un modo o nell’altro, ne era entrata a conoscenza. La cosa importante era che aveva messo in pratica la sua minaccia, permettendomi di ferire ulteriormente Nolan ancor prima di togliergli la vita.
- Prima che vi domandiate che fine abbia fatto tale creatura-
Eruppe.
- Ho saputo che essa è perita, in uno scontro violento avvenuto sulla Gold. La ragazza qua presente, vi considera causa di tale disgrazia pertanto ha ammesso di pretendere la vostra vita in cambio-
- No!-
Gridai, tentando di avanzare verso il trono. Le guardie prontamente mi tennero immobile, riportandomi indietro con l’ausilio delle catene. Mi intimarono di tacere, il Principe doveva parlare.
Nolan alzò gli occhi su di me, sospirando.
- La sentenza è morte-
Affermò, riducendo il mio cuore in cenere.
Lilith si avvicinò a lui.
- Non possiamo sprecarla-
Bisbigliò.
Il mezzo diavolo annuì.
- Morte, in seguito all’utilizzo delle sue abilità per la difesa dello stesso Regno che ha tentato di distruggere-
Sentenziò.
- E’ tutto. Attenderà in cella fino a che non sarà il momento. Non appena ci saremo ripresi da questa grave sconfitta-
 
I pensieri mi torturarono per ore, non lasciandomi modo di riposare. Pensare ad un piano d’azione risultava ancora più impossibile. C’erano solo i suoi occhi, nel buio, a scrutarmi. Li vedevo ovunque, quegli occhi d’oro sgomenti. Quell’incredulità, quel dolore contenuto in essi. Non potevo dimenticare il suo sguardo atterrito, innanzi alle scomode verità di Blanche. Ci era riuscita, aveva mantenuto la promessa. Avevo ferito Nolan, dandogli il colpo di grazia con la storia della gravidanza.
Sospirai. Avrei dovuto dirglielo subito. In una guerra contro Blanche i segreti non erano ammessi, la sua bravura nel ritorcerli contro era incommensurabile.
Prigioniera di quel silenzio, sola con i sensi di colpa, non avrei resistito un istante di più.
Per questo scelsi di seguire il suo piano e fuggire, quando Blanche si presentò innanzi alla cella.
Mi fissò oltre le sbarre, per qualche istante. Non ci parlammo. Non fu necessario.
In possesso della chiave, aprì sbloccando la serratura. Mi sorrise, avvicinandosi oltrepassando la soglia. Sfoderò un’altra chiave, più piccola. Mi liberò dalle catene, allontanandosi senza mai perdere quel ridicolo sorriso dal volto.
Non le parlai, non tentai di attaccare né di scappare. Stetti inerme, curiosa di sapere, di capire. Senza fornire spiegazioni, Blanche intraprese i corridoi dei sotterranei. Mi lasciò, semplicemente. Andò via dopo aver gettato lontano le catene sporche di zolfo.
Il mio cervello dovette elaborare la cosa per qualche secondo.  
Mi alzai cautamente in piedi, raggiungendo le sbarre per spiare oltre esse.
Nessuno osservava, nessuno si sarebbe opposto alla mia fuga.
Blanche desiderava che io fossi libera, che la mia evasione confermasse la sentenza.
Rimanere in cella non sembrava comunque un buon piano. Decisi di rischiare, di tentare. Dovevo trovare Kilmor e Nolan. A quest’ultimo desideravo fornire qualche spiegazione, prima che mi uccidesse dalla rabbia.
Messo il naso fuori dalle segrete, mi accorsi che oltre le feritoie vigevano le tenebre.
Notte, ancora notte. Non vedevo la luce del sole da giorni.
Iniziai a cercare Nolan, pur immaginando che sarebbe stato meglio non farlo. Sicuramente faceva parte del volere di Blanche, presto sarei caduta in trappola eppure volli raggiungere le sue stanze. Avevo una vaga idea di dove si trovassero, mi erano state indicate dopo la caduta nel cunicolo. Svegliata con il bernoccolo in testa, in cerca della mia vendetta sul demone avevo perlustrato il castello intero, imparando a conoscerlo.
Ero prossima ai suoi appartamenti, che stavo raggiungendo incredibilmente bene. Per essere una fuggitiva, avevo proprio campo libero. Consapevole che non fosse un buon segno, procedetti comunque fino a che non li trovai.
Scorsi una luce proveniente da una stanza in fondo al corridoio.
Raggiunsi la porta socchiusa, osservando al suo interno. Lui era lì, seduto sul davanzale intento a fissare fuori dalla finestra. In silenzio. Le sue camere davano anch’esse sulla città distrutta dal fuoco.
Mi accostai troppo alla porta, che cigolò al mio peso.
Nolan scattò subito in piedi, allertato.
Feci un passo indietro, spaventata. Fu veloce, troppo veloce. Colmò la distanza che ci separava e mi afferrò un polso, impedendomi di fuggire. Mi fissò negli occhi, rendendosi conto solo dopo di chi io fossi. Lo sguardo sul suo volto cambiò. Rimase immobile, quasi impietrito. Non appena si destò, mi trascinò in camera chiudendo la porta.
- Cosa ci fai qui?-
Domandò duramente.
- Nolan, devi ascoltarmi-
Supplicai.
- Non sono stata io a…-
- Come sei scappata?-
Interruppe.
- Eri legata. Legata con catene d’oro. Non potevi scappare-
Tacqui, non sapendo cosa rispondere. Temendo che non mi avrebbe creduto, intimorita da una sua possibile reazione, rimasi immobile nella penombra della stanza.
- Nolan-
Pronunciai solamente.
- Ti prego…-
- Non potevi scappare-
Ripeté, al quanto preoccupato.
- Nolan io non…-
Mi baciò, ancora.
Per una seconda volta, in un contesto così inaspettato.
Tentai di protestare ma non me lo permise.
Non mi lasciò andare, mi tenne stretta a sé senza darmi occasione di spiegare.
Il mondo doveva essere impazzito, oppure lo ero io.
Una città intera era stata arsa viva ed io ero l’apparente colpevole, eppure lui mi stringeva come se avesse paura di perdermi, come se ci fosse poco tempo.
- Nolan-
Tentai di dire.
- Devi ascoltarmi-
Riprese immediatamente le mie labbra con le sue, non lasciandomi fiato. Con forza, lo allontanai provando ad ammettere la mia innocenza. Immediatamente, si pose il dito indice sulle labbra, intimandomi di tacere. Lo fissai allibita, non capendo.
Mi portò a sé, scostandomi i capelli. Si avvicinò all’orecchio, provocandomi un brivido.
- Non siamo soli-
Sussurrò.
 
Mi guardai intorno, non vedendo nessuno.
- Chi…?-
Tornò a porsi un dito innanzi la bocca.
Mi prese la mano, conducendomi verso la finestra. Oltre il davanzale, alcune case continuavano a bruciare il lontananza. I demoni non erano ancora riusciti ad estinguere il fuoco.
Difficili da dominare, come si trattassero di fiamme infernali. Le fissai, sbalordita. Mi volsi verso Nolan, che annuì come se mi avesse letto nel pensiero. Quel fuoco non poteva appartenere ad Abrahel, né a me.
- Ma…-
- No-
Sbottò. Ponendomi una mano sulle labbra, tappandomi la bocca. Mi fissò negli occhi, ad un soffio dal volto. Il suo naso sfiorò il mio.
Non capivo. Le fiamme infernali non escludevano comunque il coinvolgimento di Abrahel, poteva essersi avvalso di Hella. Eppure Nolan continuava a scuotere il capo.
Finalmente compresi. Lei non era ancora risalita dalla battaglia negli Inferi e questo, Nolan, lo sapeva.
Mi posi una mano sulla pancia. Dovevamo affrontare anche un altro discorso.
- Nolan mi disp…-
Tornò a farmi tacere, prendendomi le mani.
- Non abbiamo molto tempo-
Rivelò il demone.
- Se tu sei qui, se ha permesso che scappassi allora…allora è il momento-
Lo fissai, non capendo.
- Il momento di cosa?-
- Il momento che tu mi uccida-
 
Mi scostai da lui, chiedendomi come ne fosse a conoscenza. Non ebbi modo di domandare.
- Dobbiamo andarcene, prima che arrivi-
Sbottò il mezzo diavolo.
- Fenrir si trova oltre la valle, dobbiamo raggiungerlo-
Sussultai, capendo sempre meno.
- Tu sai dov’è Fenrir?-
Nolan annuì.
- E’ al sicuro con il tuo Viverna. Dobbiamo partire subito-
Sussurrò. Mi prese la mano tirandomi, io rimasi immobile.
- Nolan-
Pronunciai.
- E’ tutto inutile-
Il demone mi fissò sconcertato.
- Qualsiasi cosa proveremo a fare, sarà inutile. Non so cosa tu abbia capito di quello che sta succedendo ma non possiamo combattere-
Tornò verso di me.
- Tutto si può combattere-
Sorrisi, tristemente. Quella era una battaglia che non avremmo mai vinto.
- Forza-
Incentivò.
- Basta perdere tempo. Lasciamo il castello prima che…-
La stanza tremò, i muri ci crollarono addosso.
Investiti dalla potenza di cinque cannoni, cademmo a terra mentre il soffitto si piegava su se stesso.
Nolan si riversò su di me, sovrastandomi con il suo corpo. Chiusi gli occhi, stracolmi della polvere che l’esplosione aveva sollevato. Non riuscivo a muovermi, a scappare. Irrigidita, stetti immobile, inutile. Percepii le mani del demone stringermi, il suo petto sopra la mia testa. Tentai di osservare, capire cosa stesse accadendo. Scorsi solamente una luce oscura intorno a noi, una piccola cupola nera che ci proteggeva. Nolan, mi proteggeva.
Ci fu un'altra esplosione, un nuovo colpo. Urlai, intuendo che il pavimento stava anch’esso cedendo. Inclinandosi, ci trascinava in basso. Mi volsi, notando che la parete esterna era stata spazzata via completamente e noi ci dirigevamo verso il vuoto.
La barriera di Nolan si dissolse.
Il demone si alzò in piedi, obbligandomi a fare altrettanto.
Mi sollevai tremolante, non riuscendo a mantenere un equilibrio. La camera cadeva verso il buio strapiombo sotto la roccaforte, portando ogni cosa con sé.
- Tieniti forte!-
Intimò Nolan, stringendomi. Stavamo scivolando inesorabilmente sulle pietre divenute ripide, allontanandoci sempre più dalla porta d’ingresso. Non potevamo tornare indietro, solo avanzare verso il dirupo.
- Pronta a saltare!-
Continuò il demone, alzando il capo e osservando il soffitto.
- Cosa?-
Borbottai, non capendo dove diamine volesse saltare.
Non ci fu tempo per le spiegazioni.
Nolan agì prontamente, molto più di quanto non stessi facendo io. Poco prima che le sue stanze si riversassero nel fossato sottostante, saltò in alto verso le travi della volta ancora intatte. L’esplosione aveva causato il crollo di buona parte del soffitto, creando un buco, una via d’uscita. Tenendomi a sé, mi condusse attraverso quel pertugio fin sopra le assi di legno. Come il resto, anch’esse stavano sprofondando con la struttura della stanza ma Nolan non si fermò. Continuammo a salire, ben oltre l’incasso delle pietre del castello intente a cedere, fino al tetto.
Vento, aria fresca della sera.
Eravamo fuori.
Sorrisi istintivamente, sollevata di essere sfuggita a quella trappola di pietre.
Sulla cima della roccaforte, ci fermammo un istante. Al demone fu chiaro quale parte fosse stata colpita e dove poter scappare dal crollo inesorabile. Scattò verso una torre adiacente, lontana per soli pochi metri. Su di essa, mi lasciò andare. Lì, entrambi riprendemmo a respirare, come se avessimo trattenuto l’ossigeno per tutto il tempo.
I nostri occhi si incrociarono, un sorriso gli scappò spontaneo. Eravamo vivi, poi un frastuono ci ricordò cosa stesse avvenendo. Ci voltammo e, sotto il chiarore della luna, osservammo gli appartamenti di Nolan disintegrarsi.
- Cosa…-
Borbottai.
- …cosa è successo?-
Nolan provò a rispondere ma un suono alle nostre spalle ci fece sussultare.
- Chi è la?-
Urlò, alzandosi prontamente in piedi.
Sporchi di polvere, anneriti di calcinacci e già fisicamente provati, ci preparammo ad accogliere chiunque fosse. Mi alzai anch’io, cercando di distinguere la figura oltre le tenebre.
Osservandoci, essa rise.
Sobbalzai, riconoscendo quella voce.
- Isaac-
Sussurrai.
Non poteva essere una coincidenza.
Sicuramente non lo era.
Nel momento in cui lo vidi, compresi quanto ampia fosse la rete di Blanche.
- Ancora tu!-
Eruppe il demone, contro lo stregone.
- Perché?-
Domandai, cercando di far calmare Nolan. Lo presi per un braccio, riportandolo indietro.
Non potevamo essere incauti, Isaac di sicuro non era solo.
Lei, era ancora nascosta nell’ombra.
Non era stato lui ad attaccarci, non possedeva una tale potenza di fuoco.
- Cosa ti ha promesso?-
Chiesi, cercando di prendere tempo. Una parte della roccaforte si era disintegrata, impossibile che nessuno avesse sentito. Ovunque fossero Abaddon e Lilith, sicuramente, stavano arrivando.
- Hai scelto di affiancare un altro abominio della natura, Isaac, invece di purificarlo-
Cercai Blanche con lo sguardo, tentando di capire se fosse prossima ad attaccare, preparandomi.
- Oppure sei diventato ipocrita, oltre che psicopatico-
Iniziai a focalizzare il fioretto di Morgan, lasciato nella mia stanza. Dovevo evocarlo. Hunter mi aveva insegnato a richiamare la mia arma, se scioccamente mi fossi presentata ad un combattimento disarmata.
- Ehi-
Protestò Isaac.
- Hai fatto caso agli occhi di tua sorella, ultimamente?-
Domandò.
- Non so cosa tu ci veda in lei. Quando la guardo io non vedo un abominio. Vedo un demone-
Strinsi i pugni dalla rabbia. Solo io, a quanto pare, meritavo sempre di morire.
- Non riesci ad uccidermi da solo, Isaac? Sei così incapace?!-
Gridai sgomenta, avanzando verso di lui per attaccarlo. Allora fu Nolan a prendermi per un braccio, riportandomi indietro.
- Penso io a lui-
Assicurò, tentando di placarmi.
Desideravo rispondere, quando la percepii arrivare. Si stava scagliando su di noi, su Nolan precisamente. Veloce, incredibilmente veloce e forte, terribilmente forte. Ad un passo dal colpirlo, le sue mani divennero fiamme, le stesse che avevano distrutto la città.
In un attimo, materializzai il fioretto di Morgan. Mi posi innanzi a Nolan, arrestando Blanche.
Feci resistenza, fortemente, contro la sua potenza, contro le sue mani di fuoco.
I nostri occhi si incrociarono, fra le fiamme, attraverso il ferro del fioretto.
Era stata veloce ma non abbastanza. Rigettai indietro le sue mani, il suo corpo.
Blanche dovette retrocedere, contrastata dalla magia canalizzata attraverso l’arma.
 
Il corpo tremava, terrorizzato da ciò che avevo appena fatto.
L’animo fremeva, sciogliendosi come ghiaccio al sole. Annullandosi completamente, lasciando la menta vuota. Deserta. C’erano solo i suoi occhi innanzi a me, furiosi, infuocati. Le avevo tenuto testa. L’avevo contrastata per la prima volta, salvando Nolan.
In quel momento, compresi.
In quei brevi istanti in cui i nostri sguardi si incrociarono, la spada in posizione di attacco, Nolan dietro le mie spalle e Blanche davanti a me, ebbi chiaro cosa mi sarebbe successo.
Da lì a poco, vidi come sarebbe finita. Lei me lo mostrò.
Eppure non me ne pentii. Incredibilmente, nonostante nei suoi occhi scorsi la mia fine, non me ne pentii. Nello stesso tempo, fui consapevole che non me ne sarei mai pentita.
Mia sorella sorrise, lieta che le avessi dato un motivo per divertirsi ancor di più.
- Blanche-
Pronunciò Nolan affiancandomi, spezzando il nostro silenzio.
- Dovevi proprio distruggere le mie stanze?-
Gli occhi blu si rivolsero al demone. Le sue braccia si rilassarono, le fiamme scomparvero.
- Oh Nolan-
Pronunciò.
- E’ solo l’inizio-
Isaac avanzò, raggiungendo la donna dai capelli neri. Si posero entrambi innanzi a noi, con chiare intenzioni. Ci saremmo affrontati sulla cima di quella torre, l’uno contro l’altro in uno scontro all’ultimo sangue.
- Come tutti noi sappiamo…-
Iniziò dicendo Sua Altezza Serenissima, alquanto divertita.
- A parte questo raro scatto di coraggio, la piccola Victoria non alzerà mai un dito su di me-
Affermò.
- Dunque Nolan, vorresti tu onorarmi?-
Si inchinò alla presenza del Principe, lanciando ufficialmente la sua sfida.
Il demone la raccolse, avanzando di un passo verso di lei. Tentai di trattenerlo, di oppormi. Blanche voleva staccargli la testa e non reputavo fosse saggio che combattesse proprio contro di lui.
Nolan tornò verso di me, prendendomi le mani. Mi gettò un’occhiata critica, mostrandomi quanto, in effetti, stessero tremando. Sussultai, vergognandomi innanzi a quella verità. Il Principe sorrise, tornando a rivolgersi a Blanche.
- Sarà un piacere-
Rispose, inchinandosi.
- Abbiamo parecchie cose da chiarire-
- Oh no-
Sospirò la donna.
- Non dirmi che sei uno di quegli uomini che desidera un chiarimento esaustivo quando viene scaricato. E’ finita. E’ finita e basta Nolan. Il nostro rapporto aveva perso ogni interesse-
- Soprattutto, da quando ti ho negato la corona-
Eruppe il demone.
Blanche sorrise.
- Sarebbe stato divertente essere la tua regina-
Ammise.
- Per due minuti. Poi ti avrei ucciso-
Volsi lo sguardo verso il volto di Nolan, anche lui stava sorridendo.
- Puoi provarci adesso, Blanche-
Propose.
- E’ tanto che ci provi, in fondo. Così tanto che ti stai dannando per uccidermi, eppure sono ancora qui. Che ne dici di impegnarti di più?-
Il suo volto divampò dalla collera.
Sbiancai.
Afferrai Nolan per una mano, supplicandolo di tacere.
- Non preoccuparti-
Mormorò.
- Abbaia tanto ma alla fine non morde-
Non morde? Non morde?!
Sì forse non mordeva, infatti piuttosto divorava.
Aveva fatto in modo di entrare nelle grazie dalla famiglia reale, di farsi trasformare, che il Principe Medardo venisse ucciso, che il Re dei Demoni fosse assassinato, che la guerra civile scoppiasse. Aveva plagiato Nolan affinché desiderasse il dominio degli Inferi, aveva così convinto Hella ad allearsi con Abrahel per la paura che un mezzo demone conquistasse i suoi territori. Aveva tradito, spiato, fatto il doppio gioco così a lungo senza mai degnare sospetti. Ci aveva fatto incontrare per poi metterci l’uno contro l’altro, ci aveva usati fino a distruggerci a vicenda, lasciandoci infine entrambi senza niente. Blanche azzannava, divorava e distruggeva tutto quello che toccava.
- Ce la fai contro Isaac?-
Domandò Nolan, facendomi rinsavire.
- Sì, certo che ce la faccio-
- Ecco, allora datti da fare-
Ordinò, facendomi l’occhiolino.
- Hai un po’ di cose da farti perdonare-
Fece notare.
Lo fissai, non capendo.
- Potevi darmi almeno tre giorni di anticipo-
Spiegò, accennando a Blanche davanti a sé.
- Si battono eserciti interi in tre giorni-
Ammise, sospirando.
- Tu invece hai scelto di farmi uccidere-
Le sue parole furono un colpo al cuore.
Con questa frase mi congedò, scattando verso l’ex fidanzata.
Poco distante, d’altro canto, mi aspettava il mio. 
- E va bene-
Sussurrai.
- Questa è la resa dei conti, Isaac-
 
Attaccai, avventandomi su di lui. Si scansò, portandomi verso l’altro lato della torre.
Voleva allontanarsi da Nolan e Blanche. Lo seguii.
Il mio corpo era più sicuro contro di lui, temerario verso un avversario che sapevo poter contrastare. Ero cresciuta dal nostro ultimo incontro, avevo imparato molto in quei mesi e finalmente potevo dimostrarlo.
Attaccai fendendo il fioretto, per tutta risposta Isaac estrasse il pugnale cerimoniale. Bloccò il mio colpo, rigettandomi indietro. Fissai la sua lama, incredula che volesse battersi proprio con quella. Era dannatamente lunga ma anche difficile da maneggiare. Lo stregone non parve avere dubbi, al suo giudizio niente era più appropriato per uccidermi. Sorrisi, accettando la sfida.
Ci affrontammo con forza, dimenticando quasi che poco lontano Nolan stava affrontando il mio nemico più grande. Affondai il fioretto più volte, riuscendo ad intaccare leggermente le sue vesti. Nonostante la mia bravura, non lo avevo ancora ferito. Isaac era veloce, addestrato a combattere, da anni si allenava nell’esercito del Concilio. Io avevo imparato in poche settimane a bordo di una nave, tuttavia lo stregone non aveva avuto il mio maestro. Avrei reso Hunter orgoglioso di me.
Stoccai il fioretto con rabbia, instancabile. Isaac sorrise, bloccando ulteriormente la mia lama.
- Sei brava-
Ammise, fissandomi con i suoi occhi verdi.
- Ma non abbastanza-
Le nostre armi incrociate si ostruivano a vicenda, tentai di far prevalere la mia forza ma fu inutile. Era forte, troppo forte. La sua potenza mi sovrastava, tanto da costringermi a porre una mano sul pugnale per bloccargli l’avanzata. Lo strinsi, utilizzando tutto il mio calore fino a far diventare il metallo rovente. Brillava infuocata, nel buio della notte ma qualcosa non stava funzionando. Isaac, non pareva preoccupato ed io non riuscivo a farlo indietreggiare. Mi gettò a terra, con una semplice spinta. Caddi sulle pietre della torre, ansimante, improvvisamente senza fiato ed il pugnale dello stregone sulla giugulare.
Digrignai i denti, non capendo.
- Cosa mi hai fatto?-
Sorrise, raggiungendomi al suolo così per fissarmi al meglio negli occhi.
- Questo pugnale-
Spiegò.
- Non è solamente ben lavorato ed elegante. E’ maledetto-
Sussultai. Ricordavo che era intriso di magia nera, così da trasformare ogni ferita inferta da esso assolutamente mortale. Non sapevo però fosse in grado di togliermi la forza a distanza.
- Ha subito qualche leggera modifica-
Espose lo stregone, accennando alla figura di Blanche oltre di noi.
- Così non vale-
Obiettai. Isaac ghignò, spingendo la punta dell’arma contro la gola.
- Fammi causa-
Mi avrebbe ucciso, sgozzato, lieto di poter finalmente purificare la mia natura contraria alle leggi del creato. Stava per farlo, se una scarica di magia nera non lo avesse colpito.
Il pugnale cadde lontano, perdendo la sua efficacia.
Ripresi a respirare, le forze parvero tornarmi in corpo. Mi volsi, osservando Nolan in lontananza, intento a salvarmi. Aveva interrotto il suo scontro, volgendo le spalle al nemico per me. Incrociai i suoi occhi d’oro, con il terrore che quel gesto potesse essergli fatale.
Mi alzai di scatto, cercando la figura di Blanche. Mi bloccai tremando, quando vidi la donna oltre di lui attendere, immobile.
Aveva lasciato deliberatamente che Nolan mi salvasse.
Blanche non desiderava che io morissi, non ancora.
Nascosta nell’oscurità della torre, fissandomi, fu capace di mostrarmi l’esatta modalità con cui desiderava distruggermi. Fece ciò che le riusciva meglio, ciò che era sempre stata brava a fare.
Avvalendosi solamente dello sguardo, mi fece percepire il dolore delle piume che in futuro mi avrebbe strappato. Una ad una, lentamente e fatalmente.
Mi posi una mano sulle spalle, provando una fitta alla schiena.
Pareva che sanguinasse, mentre Blanche mi mostrava il momento esatto in cui mi avrebbe uccisa. Era una promessa.
Per la seconda volta rivelò che in realtà non aveva affatto perso il suo potere, esso si era evoluto. Blanche creava illusioni.
Il potere del suo sangue misto consisteva nel torturare tramite orribili allucinazioni ma esse erano incapaci di ferire nel corpo.
Passai le dita su di una scapola, sotto la maglietta.
Sangue.
Posta al suo sguardo maledetto, il mio fisico si indebolì e la ma schiena sanguinò realmente.
Adesso le sue visioni si tramutavano in realtà, uccidendo.
Provai un nodo alla gola.
Udii la voce di Nolan chiamarmi, avvertirmi che Isaac stava tornando all’attacco. Mi volsi in fretta, scansando il colpo dello stregone. Era tornato in possesso del pugnale. Dovevo rimanere a distanza il più possibile, se non volevo soccombere.
- Ti sta ingannando-
Affermai, cercando di prendere tempo.
- Capisci cosa è appena successo?-
Domandai, accennando alla figura di Blanche alle mie spalle. Lo scontro con Nolan era appena ripreso, Isaac si era perso l’intera scena.
- Ha permesso che Nolan mi salvasse! Non ha mosso un dito. Non ti permetterà di uccidermi!-
- Perché dovrei crederti?-
Replicò scattando verso di me. Fuggii dalla sua arma, allontanandomi senza contrattaccare.
- Ti sta usando Isaac-
Esposi.
- Lo ha sempre fatto, fa parte della sua natura. Blanche usa le persone e quando ha finito le distrugge. Sei solo la sua scimmia ammaestrata!-
Lo provocai fin troppo.
Arrabbiandosi, riuscì a graffiarmi la spalla destra con il pugnale.
Gridai, provando un dolore molto intenso nonostante la lieve entità della ferita.
Inciampai finendo a terra, dove cercai di bloccare la fuoriuscita di sangue con una mano.
Avevo perso le forze, di nuovo. Non potevo competere contro la maledizione di Blanche. Fino a che Isaac avesse impugnato il pugnale, non avrei avuto speranze.
- Rifletti-
Lo supplicai, fissandolo negli occhi verdi.
- Tu non puoi uccidermi-
- Al momento sembra tutt’altro-
Affermò, compiaciuto.
La mano destra prese a tremare. Il fioretto cadde, non riuscendo più ad impugnarlo.
- No-
Obiettai.
- Tu non potrai mai uccidermi-
Ripresi, parlando a fatica.
- Blanche…non si priverebbe mai di questa gioia. Con te, con noi, sta solo giocando-
- Eppure ha maledetto il pugnale-
Contestò lo stregone.
- Al momento…vuole farmi soffrire-
Per niente persuaso, partì all’attacco.  
Un attimo prima che colpisse, mi sdraiai del tutto al suolo. Scansai la lama, attendendo che la figura di Isaac fosse sopra di me. La sua mano cadde nel vuoto, perdendo il bersaglio. Si sbilanciò, smarrendo l’equilibrio ad un passo dallo strapiombo. Utilizzai le gambe e le ultime forze che la maledizione mi aveva lasciato, per spingerlo oltre il ciglio della torre.
Lo stregone urlò, volando nel dirupo.
Ripresi a respirare, come se il pugnale cerimoniale fosse lontano. La spalla faceva male, la ferita era infetta di magia nera ma riuscii ad alzarmi in piedi. Udivo ancora quella voce fastidiosa gridare.
Mi sporsi leggermente, scorgendo il suo corpo nell’oscurità. Aveva perso l’arma, caduta nel vuoto ma era riuscito ad aggrapparsi alle rocce della torre. Bastava poco per fargli perdere la presa e gettarlo nell’abisso, verso la morte.
Ero certa che Isaac non sapesse volare.
Raccolsi il fioretto di Morgan. Con un graffio, con un solo e semplice graffio sulle dita sarebbe caduto. Mi accinsi a dargli il colpo di grazia, quando percepii un intenso bruciore alla schiena. Sussultai, sgranando gli occhi per il dolore.
Un colpo alle spalle intenso, violento, mi fece perdere nuovamente la spada, stordendomi.
Oscillando sul ciglio dello strapiombo, caddi.
Prossima a svenire verso il dirupo, tuttavia non precipitai come Isaac.
Avvalendosi di una portentosa velocità, qualcuno mi afferrò.
- Maledetta!-
Udii urlare.
- L’hai colpita alla schiena!-
Replicò ancora la voce. Aprii gli occhi, osservando i suoi sopra i miei. Color oro.
Nolan mi stava repentinamente curando, con pochi secondi a disposizione. Concentrato sulle bruciature alla schiena, riuscì in breve a darmi sollievo.
- Sono io il tuo avversario-
Continuò il demone, stringendomi al petto, contestando del tutto il colpo inferto a tradimento.
- Oh, andiamo-
Borbottò Blanche.
- Adesso siamo pari-
Non voleva che neanche Isaac morisse, avevo colto il messaggio. Lo stregone poteva esserle ancora utile, io del resto potevo subire qualche bruciatura. Tanto sapeva che Nolan sarebbe corso e, per la seconda volta, non lo stava ostacolando. Quella tortura, quel sadico gioco gatto-topo stava durando fin troppo.
- Nolan-
Sussurrai.
- Sta pianificando qualcosa-
Cercai di alzarmi, ponendomi la mano sulla spalla ferita. Il demone tentò di curarmi anch’essa ma, in quel caso e solo in quel caso, Blanche lo richiamò a sé.
Ci colpì ulteriormente con le fiamme infernali, costringendo il Principe ad interrompere. Ci spostammo, notando in lontananza Isaac risalire sulla torre. Strinsi i denti dalla rabbia.
- Sta attento-
Avvisai, prima che tornasse ad affrontarla.
- Vuole ucciderti-
Nolan aggrottò le sopracciglia.
- Sì, questo l’ho intuito-
Sbottò.
- Sta cercando di uccidere entrambi-
- No-
Replicai.
- Vuole assolutamente che sia tu a morire prima di me-
Feci notare.
- Io non corro rischi. Non badare a me-
Dissi in ginocchio, disarmata, con la spalla sanguinante e il veleno che mi scorreva nelle vene.
Non riuscii a convincerlo del tutto. 
  
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