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Autore: Bloomsbury    27/01/2015    2 recensioni
Non vogliono rispetto né adorazione, vogliono solo vivere e morire ridendo come tre bastardi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mare in Rancore
di
Bloomsbury
 
 
Camminano risalendo il vento avvolti dai pastrani macchiati di tempo, i denti incrostati di trinciato forte e le barbe ispide come stuoie di paglia. Anche il Grecale si fa Schiavo e al loro cospetto si inchina mentre i tre rancorosi raggiungono la balera al calar della sera.
Vecchie linee sul loro viso rivelano un accenno di sorriso ma è solo la morte che li corteggia e di lei si fanno beffa.
Il miracolo si ripete ed il vino si fa abbondante macchiando loro di rosso le guance, ascende l’ilarità della sera tra schiamazzi alticci e lamentele a mezza bocca, bestemmie dietro ai denti e un Carico sopra il tavolo.
L’Asso vince sopra al Tre e la gastrite si fa sentire, urlano, insultano e schiacciano le mani sulle assi lordate dalle gocce insolenti che grondano dai bicchieri. Anche il legno del bancone si piega alla pelle inspessita delle dita sulle quali giace il ricordo delle cime e del mare in tempesta.
San Paolo, Sant’Anna, San Pietro e Dio – date loro una trincea – impallidiscono mortificati dalle mitragliate linguacciute incuranti e generose come doni impataccati dei Magi. Uno sputo insanguinato del più grande non preoccupa i suoi compagni: è questione di tempo, tocca a tutti ed il vino guarisce i minuti funesti della Fine.
Sono nemici dei camici bianchi, perciò vivono delle peggiori cose.
Si auto-curano
Si auto-amano
Si auto-consolano
E non ci pensano.
Sopravvivono.
Eppure, per quanto odiosi, cinici, antipatici, vecchi, soli e stanchi, c’è chi li fissa curioso e li ammira, li imita, li osserva, ma il giovane lontano che beve birra non si accorge che non è l’atteggiamento che dà loro vita, è la vita che plasma quel loro atteggiamento. Sono stati giovani, sentimentali, anche intrisi di melassa seppure sempre ruvidi e sarcastici conquistatori, e gli anni sono passati sulle loro teste lasciandoli soli ma per scelta, ironici per scelta, tignosi per scelta, compari per scelta.
Le donne li hanno messi in croce come il mare li ha arrestati, quell’amato-odiato mare che ha forgiato i loro palmi, insaporito e bruciato la loro pelle, messo alla prova la loro saggezza che dopo anni si è annullata. Sono cresciuti rancorosi, senza pace, incazzosi, inguaiati, inchiodati, sputando demoni in ogni dove, rifiutando la grazia del Signore.
La balera è rimasta ad ingoiare chilometri di racconti e ricordi che tutti ascoltano, fingendo di non farlo, puntando fugacemente gli occhi sul tavolino centrale che accoglie le carte incollate dal sale. I calli cozzano con la levigatezza dei bicchieri in vetro, e fanno male, ricordano i morsi della fame quando su quell’isolotto bruciato dal sole i rancorosi aspettavano l’aiuto.
Non una parola di gratitudine, giunte le barche, solo uno sputo sulla terra che adesso si fa amica, sta diventando tetto, sta diventando casa, sembra familiare e lo sarà ancora di più.
Increspati e ruvidi ringhiano “al rancore” e rifiutano il rispetto di chi insiste nel darglielo perché tra il mazzo dei loro difetti scarseggia la disonestà.
Non vogliono rispetto né adorazione, vogliono solo vivere e morire ridendo come tre bastardi.


Dedico questa Os a Woland Mephisto e a Nahash.
 
 
   
   
   
 
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