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Autore: Tigre Rossa    27/01/2015    0 recensioni
"Gli avevi chiesto un’unica cosa.
Un ultimo miracolo.
Gli avevi chiesto di smettere di essere morto.
Solo per te.
Almeno per te.
Per quelle lacrime amare che ti hanno attraversato le guance tante volte.
Per quel cuore bruciato che ha smesso di battere nel momento in cui l’hai visto precipitare nel vuoto.
Per quella vita che non è più vita, senza di lui.
Per quel vuoto che la sua caduta ha lasciato dentro di te.
Ma quel miracolo non si è mai realizzato.
In fondo, te l’aspettavi. Non hai mai creduto veramente nei miracoli.
Però, credevi, e continui a credere, in Sherlock Holmes.
Guardi nel vuoto e un sorriso triste si forma sulle tue labbra.
Lui se n’è andato, John.
Sherlock se n’è andato, e non potrà tornare mai più indietro.
Però, tu puoi raggiungerlo."
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno a casa
 

 
 
Il vento soffia forte alle tue spalle, urla nelle tue orecchie, sposta nel cielo le nuvole grigie della tua amata ed allo stesso tempo odiata città.
 
Guardi il cielo, perso in questa infinità che ti sovrasta.
Hai sempre amato il cielo. Così libero, eterno, senza limiti.
E poi, hai sempre amata i suoi mille colori, tutti, indistintamente; il blu notte, il rosa pastello, l’arancio tenue.
Ma, soprattutto, l’azzurro. Quel chiarissimo, irreale azzurro, così raro qui a Londra e così caro al tuo cuore.
Il colore dell’eternità, della libertà, del cielo senza nuvole e senza confini.
Il colore dei suoi occhi.
 
Ti guardi attorno, lasciando scorrere indifferente il tuo sguardo lungo l’orizzonte pieno di costruzioni, e di persone ignare, e di energia, e di promesse, e di vita.
Niente di tutto questo ti tocca. Non più.
 
 
Fai un passo avanti, e poi un altro, e poi un altro ancora.
 
 
Improvvisamente, ti fermi e fissi il bordo di questo alto edifico dove sei salito, non visto, dopo giorni, mesi, anni di agonia.
 
È quello, è proprio quello.
 
È quello il punto in cui Sherlock, il tuo Sherlock, esattamente tre anni fa, ti ha chiamato per l’ultima volta.
È quello il punto in cui ha mormorato le sue ultime parole, le ultime parole prima di fare qualcosa di assolutamente impensabile.
È quello il punto dal quale si è buttato nel vuoto, davanti ai tuoi occhi increduli e terrorizzati, simile ad un angelo senza ali.
 
Senti il tuo cuore tremare, nonostante tu continui a credere che abbia smesso di battere il giorno in cui ha smesso quello di Sherlock.
 
 
Fai un respiro profondo e poi un altro passo in avanti, continuando a fissare quel punto, mentre le immagini di quel giorno, quel terribile giorno che non hai mai dimenticato, che non hai mai potuto dimenticare, si affollano davanti ai tuoi occhi, impedendoti in realtà di vederlo.
 
 
Quanto hai tentato di reprimere questi ricordi, di cancellarli, di allontanarli dalla tua mente.
Quanto hai tentato di andare avanti da solo, stoico, impassibile, senza mostrare alcuna emozione, come un vero soldato dovrebbe fare.
Quanto hai tentato di riprendere a vivere, nonostante quel cratere che ti squarcia l’anima.
Hai tentato, e tentato, e tentato di nuovo.
Ma non ci sei riuscito.
Forse non hai mai voluto riuscirci.
 
Dopotutto che senso ha vivere, quando tutto ciò per cui valeva la pena farlo ti è stato strappato via?
 
 
Fai un passo avanti, e poi un altro, e poi un altro ancora.
 
 
Pensi a come è cambiata profondamente la tua vita, dopo il tuo incontro con lui, con Sherlock.
Pensi a come è stato capace di stravolgertela, lui, che ti sembrava quasi un essere sovraumano, con la sua straordinaria intelligenza, i suoi occhi mozzafiato, il suo sorrisetto raro ma unico.
Pensi a come sono stati belli quei giorni passati al suo fianco, quei mille momenti di adrenalina e di complicità, di libertà, di avventure, di pura e semplice felicità.
Pensi a come, anche in mezzo ad un inseguimento, una fuga o una rissa, avevi sempre il cuore ricolmo di gioia.
Pensi a come la sua sola presenza riusciva a colorarti ed a riempirti la vita, prima del tutto incolore e vuota.
E poi, pensi a come è finito tutto.
Una chiamata.
Qualche frase frammentata.
E poi, quel addio, quel addio che ancora ti strazia il cuore.
Le tue urla disperate ed inutili.
Le braccia aperte, lo sguardo perso.
Lui che precipita giù, sempre più giù.
Il suo corpo in una pozza di sangue.
I suoi occhi fissi e vuoti, incapaci di vedere.
Il battito del suo cuore bloccato per sempre.
 
 
Dopo quel giorno, il tuo Sherlock non è più tornato indietro.
 
 
Fai un passo avanti, e poi un altro, e poi un altro ancora.
 
 
Una persona come te, un soldato tornato dall’Afghanistan a causa delle ferite, troppe e troppo gravi, un medico che ha salvato tante vite e che ne ha spente altrettante, un fratello incapace di proteggere sua sorella dai suoi stessi demoni, un uomo che ha ucciso senza penarci due volte, dovrebbe avere molti rimpianti, giunto a questo punto.
Ma tu no.
Tu hai un solo rimpianto.
Uno solo.
 
Non essere riuscito a salvarlo.
 
 
Fai un passo avanti, e poi ti fermi.
 
 
Ecco, ora sei proprio davanti al bordo del tetto.
Di fronte al punto dove lui, tre anni prima, ha spento la sua vita, andandosene per sempre.
 
Senza un momento di esitazione, sali lì sopra e ti fermi a fissare il cielo, osservando quel colore perfetto che ti ricorda tanto i suoi occhi
 
 
Gli avevi chiesto un’unica cosa.
Un ultimo miracolo.
Gli avevi chiesto di smettere di essere morto.
Solo per te.
Almeno per te.
Per quelle lacrime amare che ti hanno attraversato le guance tante volte.
Per quel cuore bruciato che ha smesso di battere nel momento in cui l’hai visto precipitare nel vuoto.
Per quella vita che non è più vita, senza di lui.
Per quel vuoto che la sua caduta ha lasciato dentro di te.
 
Ma quel miracolo non si è mai realizzato.
In fondo, te l’aspettavi. Non hai mai creduto veramente nei miracoli.
Però, credevi, e continui a credere, in Sherlock Holmes.
 
 
Guardi nel vuoto e un sorriso triste si forma sulle tue labbra.
 
 
Lui se n’è andato, John.
Sherlock se n’è andato, e non potrà tornare mai più indietro.
Però, tu puoi raggiungerlo.
 
 
Apri le braccia, proprio come aveva fatto lui quel giorno maledetto di tre anni fa, e chiudi gli occhi.
 
“Sto arrivando, Sherlock.”
 
Con queste parole, e con l’immagine del suo viso che vedi anche a occhi chiusi, fai un profondo respiro.
 
E poi, ti lasci cadere nel vuoto.
 
 
Quando apri gli occhi, la prima cosa che vedi è l’azzurro.
Quello sconfinato, rassicurante azzurro dei suoi occhi.
 
Ti metti a sedere, non riuscendo a credere a ciò che vedi.
 
Lui è qui, di fronte ai tuoi occhi.
Il tuo Sherlock è qui, che ti stringe tra le sue braccia e che ti guarda con i suoi occhi azzurri che tanto ti sono mancati.
 
Esitante, alzi una mano e gli sfiori il volto, quasi a volerti assicurare che lui sia davvero qui, di fronte a te, che non sia tutta un’illusione.
Lui posa una mano sulla tua e la preme contro la sua pelle, dolcemente, senza mai staccare lo sguardo dal tuo.
“John . . .”
 
Il tuo nome non ha mai avuto un suono così dolce.
 
Ti stringi con forza a lui, avvolgendo il suo corpo evanescente come il tuo in un abbraccio, il primo dopo quelli che ti sono sembrati secoli.
Sherlock ricambia il tuo gesto, e puoi sentire il suo corpo tremare. O forse è il tuo, scosso dai singhiozzi. O forse sono entrambi. Ma adesso questo non è importante.
 
“Sherlock . . .”
 
Pronunci il suo nome tra le lacrime, le prime da molto, troppo tempo.
Lui ti posa una mano sulla testa e ti accarezza i capelli, con una delicatezza e una dolcezza che ti fa piangere ancora di più.
 
“Mi sei mancato così tanto, Sherlock . . . così tanto . . .”
 
Anche la sua voce trema, quando ti risponde, in poco più di un sussurro.
 
“Anche tu mi sei mancato, John. Più di quanto tu possa immaginare.”
 
Vorresti dire tante cose, ma poi Sherlock ti stringe ancora a lui, e tu ti sciogli tra le sue braccia, sentendoti, dopo anni, finalmente a casa.
 
Perché lui, Sherlock, è la tua casa.
 
Sia nella vita che nella morte.
 
E questo è tutto quello che conta.
 
 
 
‘E saremo ancora io e te, contro il resto del mondo.’
 
  
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