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Autore: Shinji    27/11/2008    7 recensioni
Due paia di occhi smeraldini dallo stesso sguardo.
Due mani che si intrecciano, in un incontro voluto dal Fato.
Cosmi e anime che risplendono.
Come polvere di stelle.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aries Mu, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bambino aveva i capelli del colore del sole d’estate, poco prima di tramontare

                       Come Polvere di Stelle


Il bambino aveva i capelli del colore del sole d’estate, poco prima del tramonto.

Era una tonalità insolitamente calda, per quei luoghi impervi senza colore, dove il grigio della roccia e il bianco della neve si fondevano solo con il blu del cielo –un suggerimento di colore, niente di più.

 

Il bambino lo aveva chiamato, Mu ne era certo.

 

Quella notte, mentre meditava nella sua dimora, accompagnato solo dal silenzio, aveva sentito una voce.

Una voce che non parlava, ma indubbiamente una voce. Risuonava, tintinnando come cristalli nella notte fredda, tra le montagne.

 

Così, per andare a cercarlo, il ragazzo era uscito dal suo guscio di solitudine, dal quale non usciva da tanto, tanto tempo –il suo Maestro se ne era andato da anni, ormai. Svanito, come polvere di stelle.

 

Seguendo quel richiamo senza voce, Mu si ritrovò in una casupola, sulle pendici di un picco: era poco più che pietra e legno, coraggiosamente accostati a sfidare il Fato. Quasi uno sforzo disperato di sopravvivere.

 

A proposito di sforzi disperati, il bambino dentro la casupola piangeva con tutta la forza (peraltro incredibile) dei suoi polmoni.

 

Pareva nato da poco, ed era piccolo e luminoso. Energico, sicuramente, con il fuoco dentro, oltre che nei capelli.

 

Mu si avvicinò con circospezione, ché ai rumori troppo forti non era più abituato.

(Eppure quando può essere assordante un ricordo…)

Ma non era tempo di pensare a quello.

 

Il fanciullo del Montone d’Oro si avvicinò ancora di più. Il neonato smise di piangere –forse per riprendere fiato, più che altro- e prima che ricominciasse aprì gli occhi, prima chiusi in una smorfia stizzita, puntandoli in quelli di Mu.

 

Due paia di occhi smeraldini, dallo stesso taglio, si scambiarono uno sguardo perplesso.

 

Il bambino parve sorpreso; spalancò gli occhi, sollevando le sopracciglia –ancora integre, ché non erano state ancora rasate secondo un antico rito- e tendendo una mano, piccola come un sasso levigato dal fuoco, verso Mu.

 

Il ragazzo, nondimeno, era stupito.

Prima ancora di rendersene conto, un pensiero era nato dentro di lui, come un fiore sopravvissuto al vento delle montagne.

“È arrivato, finalmente. Ce n’è un altro.”
In un attimo l’aveva
riconosciuto.


Ce n’erano così pochi, come loro… stirpe nobile, di riparatori di luminose corazze, legate al Cosmo e sacre ad una Dea bambina. Stirpe portatrice di reconditi segreti, di conoscenza fatta di magia e di metalli pregiati e di polvere di stelle.


Mu porse in risposta la mano diafana verso quella del bambino, che strinse il piccolo pugno intorno a due dita del giovane dai capelli di ametista.

 

Perché anche il bambino aveva riconosciuto lui.

 

A Mu parve di ricordare una scena simile: era un altro, il fanciullo del Montone d’Oro, allora. Similmente, tendeva la mano ad un infante. A lui.

 

Il giovane si guardò intorno per qualche attimo: nessuna traccia dei genitori del piccolo, anche se i suoi sensi –che andavano ben oltre ai normali cinque sensi degli Uomini- gli suggerivano che non troppo tempo fa qualcuno c’era. Parevano però spariti, come polvere di stelle.

 

 

Tornò a posare lo sguardo sul bambino, che gli aveva tirato le dita ancora strette nel pugnetto: sembrava infastidito dalla mancanza di attenzione dell’altro.

 

“Chiedo scusa. Adesso andiamo, non temere.”

Il piccolo lo squadrò come per dire: “Finalmente. Sono secoli, che ti aspetto qui.”

 

Poteva non essere un’esagerazione così grande: non si sa quanto vivano, gli abitanti del Continente Perduto. Si sa che sono sempre longevi e saggi, come era stato il precedente fanciullo del Montone d’Oro, che da solo aveva retto un Tempio tanto pieno di ferite quanto di speranze.

 

Il bambino del piccolo Ariete tentò di alzarsi, usando le dita di Mu come sostegno: nessun risultato. Caparbiamente, ci riprovò: ancora niente. Lontano era il giorno nel quale avrebbe potuto spostare uomini grandi il triplo di lui usando solo le braccia della mente.

 

Il fanciullo d’Oro si concesse una piccola risata, prendendo in braccio il piccolo –non con una certa esitazione, non era certo avvezzo a tali compiti.

 

“Sei molto forte: lo diventerai ancora di più, si spera. Chiuse un attimo gli occhi, come se stesse ascoltando qualcosa. “Anzi, ne sono certo: hai un fortissimo Qi, sicuramente.”

Ki! Ki!”

 

Il ragazzo spalancò gli occhi, stupito.

Non poteva aver parlato. Non poteva.

Il piccolo…

 

…stava sorridendo beato, con l’aria più innocente e consapevole del mondo.

 

Mu gli sorrise di rimando.

 

“Allora sarà questo il tuo nome. Kiki.”

 

Con ancora il bambino fra le braccia, il fanciullo del Montone d’Oro uscì dalla casupola, diretto verso casa. Si sentiva più caldo, adesso, come il sole d’estate prima di tramontare.

I due giovani del Continente Perduto quindi svanirono in un lampo di luce.

Come polvere di stelle.

 

 

 

Hey, that was fast.

Non pensavo di risalutarvi dopo così poco tempo!

Credeteci o no, questa cosina mi è venuta in mente ieri mentre mi stavo phonando i capelli (?!?): mi sono bloccato di colpo, sono andato a scrivere al pc ancora fradicio ed infatti oggi ho un mal di collo tremebondo, ma fa niente *_*;;;;

Innanzitutto, ringrazio il mio Milo di Scorpio per essere stato un improvvisato ed inaspettato Beta-Reader, nonché dispensatore di brainstorming. Ti adoro! *luv*

Poi, una nota doverosa sul Qi, o Ki che dir si voglia. Sono, ovviamente, la stessa cosa, ma la prima è la traslitterazione cinese (ed essendo Mu del fantomatico Pamir, associabile forse al Tibet o giù di lì, ho ritenuto più plausibile quella dicitura) mentre la seconda è quella giapponese. Stessa pronuncia, ovviamente, ed è per questo che poi l’ho riutilizzato come Kurumada-sensei l’ha scritto. Sicuramente il significato del nome di Kiki è altro, ma d’altronde il mondo non gira intorno al Giappone o.ò e quindi probabilmente chi gli ha dato “realmente” quel nome non veniva dal Paese del Sol Levante XD.
Per spiegare a grandi linee cos’è il Ki, cito da Wikipedia:

Il KI esprime il concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le funzioni della mente umana. Nell'antica Cina, poiché era visto come la forza che originava tutte le funzioni fisiche e psicologiche, il concetto di KI venne ampiamente utilizzato nella medicina tradizionale cinese, nelle arti marziali ed in molti altri aspetti della vita. Il concetto di KI fu utilizzato per determinare il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a ciò il movimento militare idoneo. In seguito, lo studio dei KI divenne una forma di pratica di predizione del destino, mediante l'abilità dell'indovino di leggere il KI di un individuo.

[…]

La possibile traduzione dell'ideogramma KI, è
Essenza Individuale, cioè quella peculiare caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione spirituale o filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure più concretamente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità.



E ora, per finire, ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato Hostia Piacularis!

L: Oddei, un commento del marito! Che onore ^__^ sono stato molto colpito dalla tua analisi, hai sollevato anche aspetti che forse ho affrontato inconsciamente. Dai soddisfazioni, sìsì. Grazie infinite per il commento, un bacione! :* ah, e il mio ego NON è spropositato :P

Roh(senti, non lo uso il nick di EFP): [Non è un racconto, e non è una poesia. E'... Non lo so.] eh, neanche io lo so bene, come ho detto *rolls* Comunque…oh, cara. Io adoro i tuoi commenti. Sono più belli loro di quello che scrivo io! E sono felice di non aver dato nessuna spiegazione all’inizio, perché ho notato che tutti voi l’avete interpretata e fatta vostra, mostrandomi lati differenti e sempre nuovi. È, penso, la più grande soddisfazione che un writer possa avere. Quindi ti ringrazio dal profondo del mio cuore per il commento. Ti amo! ^_^

Claudia: Ciao maziarella *_* felice che ti abbia colpito anche questo piccolo viaggio
. Il finale è stato abbastanza sofferto, ti dirò. A un certo punto non sapevo neanche quanti spazi mettere perché pensavo che uno di più o di meno avrebbe rovinato tutto. *rolls* Grazie mille, alla prossima^^


PerseoeAndromeda: HAH! Ti aspettavo al varco infatti :PPPP non temere, ci sono tante persone che invece leggono e non commentano, quindi anche la più stringata e semplice recensione mi fa piacere XDDD e la tua opinione conta sempre tanto per me. Ti ringrazio sentitamente ^_^ *kiss*

shiinait: [“Un altro passo. Un altro. Un altro ancora." Queste parole danno ritmo all'intera composizione.] Eh, anche quella parte mi ha fatto penare. Quando metterla, quante volte… e pensare che quella storiella l’ho scritta quasi di getto, pensavo pure di non pubblicarla, tu dici addirittura che è una delle migliori :O cosa posso dire? Grazie infinite, mi riempi di gioia ^o^ un bacio!

Fata: XDDDDDDDDD beh, dai, ognuno ha visto quello che ci voleva vedere, è questo il bello no? Lasciarti senza parole è per me sempre fonte di piacere, amore *rolls* e ti ringrazio profondamente. Ti voglio bene anche io. ^^

LeFleurDuMal: Ecco la Beta-Reader inaspettata XDD sì, sospettavo avessi una Sindrome simile. E penso che in futuro tenderò ad complicartela, sappilo *luv* proverò a farmi il viaggio col Dies Irae di sicuro, anche se a me ricorda un film imbizzarrente, te ne parlerò poi XDDD che altro dire? Grazie del tuo commento, e alla prossima! *_*



Finito, finalmente. Sono più lunghe le note che la fic stessa *rolls*

Alla prossima, e mi aspetto tante recensioni, mi raccomando! èOé/

 

   
 
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