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Autore: Magnetic_Ginger    29/01/2015    1 recensioni
[Precedentemente intitolata: "But if it has to end, I'm glad you have been my friend."]
Una missing moments durante Last of the Time Lords. Le scene che non ci sono state mostrate nella puntata.
Cosa è successo nei momenti fra la morte del Maestro e il momento in cui il Dottore torna nel Tardis? Cosa stava pensando il Dottore mentre diceva addio al suo migliore amico?
"Non stava dicendo addio solo al Maestro, al suo migliore amico, al suo nemico più accanito e caro.
No, stava facendo molto di più."
(3x12, Last of the Time Lords.) (Missing Moments) (Extended Version)
(Edit: sono state apportate alcune minori modifiche anche al contenuto del capitolo)
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 10, Master - Simm, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una missing moments su Last of the Time Lords, per provare a vedere cosa stesse pensando il Dottore mentre diceva addio al Maestro, al suo migliore amico.
Sono presenti anche alcuni riferimenti all'Universo Esteso, in particolare al romanzo Divided Loyalties.
Ringrazio Vanessa e Viviana per avermi dato lo spunto, Veronica per avermi suggerito altri particolari, Arianna per avermi trascinato nel buco nero di dolore e sofferenza che è l'Universo Esteso, facendomi conoscere il Deca e rovinandomi la vita una volta per tutte. Ringrazio sempre queste quattro persone e Laura per avermi regolarmente insultato ogni volta che mandavo sneak peeks in chat e per avermi augurato la morte nei modi più vari e fantasiosi.
Ringrazio ovviamente anche chiunque leggerà.

...E beh vi aspetto in fondo alla storia con i vasetti di nutella. Spero.
(No, non è vero, scappo ed emigro su Alpha Centauri perché ho paura di essere presa a botte e uccisa per ciò che ho scritto, ciao).
S.
But now comes the day to bid you farewell...
 
I saw the light fade from the sky
On the wind I heard a sigh
As the snowflakes cover
My fallen brothers
I will say this last goodbye

Night is now falling
So ends this day
The road is now calling
And I must away


 

"Avanti Kos. Rigenerati. So che puoi farlo." La voce del Dottore era ormai ridotta a un mormorio, mentre si aggrappava a quell'ultimo barlume di speranza, stringendo il corpo del Maestro. "So che puoi farlo. Forza. Rigenerati Kos. Ti prego."
"Dottore. E' finita. E' morto. Mi dispiace."
Il Dottore quasi non sentì il sussurro di Jack, si limitò a stringere più forte l'amico che aveva fra le braccia, nascondendo il viso contro la sua spalla.
"Dottore. Dottore, dobbiamo andare." mormorò Martha, posandogli una mano sulla spalla. Il Dottore alzò il viso dal corpo dell'amico, rendendosi infine conto di dove si trovava, di chi era lì con lui.
"Voglio fargli un funerale".
La voce del Dottore era roca, seria, quasi oscura. Tutti lo fissarono, osservandolo alzarsi, impassibile. "C'è un rituale da seguire, bruciare il corpo. Dopo potremo andarcene."
Martha lo fissò come se fosse impazzito.
"Dottore, cosa stai dicendo? Fargli un funerale? Non lo merita! Guardati intorno! Era un mostro! Ha ucciso! Ha quasi distrutto il pianet- "
"ERA MIO AMICO".
L'esplosione del Dottore fece ammutolire l'intera Sala di Comando della Valiant. Il Signore del Tempo si guardò intorno, furioso.
"Tu non capisci, Martha Jones. Tu non puoi capire. Eravamo gli ultimi. Ma cosa vuoi saperne tu di perdere qualcuno di caro, il tuo migliore amico. Di perdere l'ultimo della tua specie. Di restare solo, di nuovo. COSA VUOI SAPERNE TU."
Continuò a fissarla, furibondo, stringendo i denti e irrigidendo la mascella.
"Quindi non osare mai più parlare di cose che non puoi capire."
Martha lo fissò. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e, allo stesso tempo, così ferito. Così vicino a cedere alla parte oscura di se stesso. Nel suo sguardo c'era qualcosa che Martha non avrebbe mai pensato di vedere negli occhi del Dottore, non indirizzata a lei: rabbia, pura e implacabile. E, per la prima volta, ne ebbe davvero paura.
"Il funerale sarà stanotte. Se non pensate che sia giusto, non venite. Ma io glielo devo. Almeno a lui." disse, seccamente, prima di tornare a inginocchiarsi a fianco del corpo.
Jack lo fissò, senza trovare la forza di dire nulla. Sapeva cosa stava provando, almeno in minima parte. Sapeva cosa voleva dire essere abbandonato dagli amici, vederli morire, e non poter far nulla, poter solo andare avanti. E, per quanto potesse odiare il Maestro con tutto il cuore, non poteva davvero rimproverare al Dottore neanche una minima parte del dolore che stava provando. Martha, invece, non poteva capire. Non poteva capire cosa significasse veder morire tutte le persone a cui si tiene, le persone che si ama, vederle andarsene fra le tue braccia e non poter far nulla per evitarlo. Non poteva capire quale dolore stesse erodendo il Dottore dall'interno. Posò una mano sul braccio di Martha, scuotendo la testa, facendole segno di seguirlo e lasciare il Dottore al suo dolore.

Over hill and under tree
Through lands where never light has shone
By silver streams that run down to the sea

Under cloud, beneath the stars
Over snow and winter's morn
I turn at last to paths that lead home

And though where the road then takes me,
I cannot tell
We came all this way
But now comes the day
To bid you farewell

Many places I have been
Many sorrows I have seen
But I don't regret
Nor will I forget
All who took that road with me

Il Dottore esitò un secondo, allontanando le dita dal nodo della cravatta che aveva appena finito di rifare. Vederlo così, immobile e con gli occhi chiusi, quasi pacifico finalmente... Chiuse gli occhi, cercando di trattenere le lacrime. Non sarebbe dovuta finire così. Avrebbe dovuto rigenerarsi, e poi avrebbero dovuto viaggiare insieme per l'universo. Come avevano sempre progettato, da bambini. Viaggiare insieme, vedere lo spazio, il tempo.
"Ehi Kos..." mormorò, riaprendo gli occhi e sorridendo appena. Gli sistemò il colletto della camicia, leggermente spiegazzato, e riprese a parlare. "Ti ricordi quando avevamo pensato di visitare un campo di asteroidi? O di andare a vedere una pioggia di meteore? Avremmo anche voluto tornare indietro, fino all'inizio del Tempo, te lo ricordi? Quante volte ne abbiamo parlato?"
Tacque un secondo, immaginando la risposta sarcastica dell'altro. Sicuramente avrebbe alzato gli occhi al cielo, rimproverandolo di "pensare ancora a quei discorsi da ragazzini, brutto inguaribile nostalgico idiota che non sei altro".
"Ma certo che ci penso ancora, Kos." continuò, sorridendo "Come potrei dimenticare?"
Gli prese la mano, stringendogliela velocemente, nella speranza di sentire qualcosa, qualsiasi cosa. Niente tamburi. Niente contatto telepatico. Nessun pensiero, o sensazione. Solo silenzio.
La lasciò andare, posandogliela sul petto e intrecciandola con l'altra.
"Anche quando litigavamo, dopo aver lasciato Gallifrey... In fondo era divertente, no? Era strano, ma divertente. La prima volta che ci siamo rivisti sulla Terra... Ti ricordi quei tulipani di plastica? Davvero avevi pensato di poter conquistare il mondo con quei cosi? E quando abbiamo tirato di scherma? Eppure lo sapevi che avevo studiato aikido venusiano e arti marziali, in quella rigenerazione. E poi sarei io l'idiota."
Si fermò un secondo, sorridendo e passandosi la mano fra i capelli, immaginando il Maestro ribattere piccato che sì, era lui l'idiota.
"Almeno io non ho mai avuto bisogno di rubare un corpo a qualcuno perché avevo finito le rigenerazioni, Kos. Credo che Nyssa non te lo abbia mai perdonato. Ammetto che, rispetto a quella crosta bruciacchiata, è stato però un bel miglioramento. Certo, poi ti sei rovinato diventando mezzo leopardo ma... Seriamente, Kos, quante ne hai combinate? Proprio non riuscivi a non metterti nei guai, eh?" concluse, con un sorriso, scuotendo la testa in modo fintamente esasperato.
Gli iniziò a lisciare le pieghe della giacca. Sapeva che era un gesto inutile, ma al Maestro avrebbe fatto piacere, andarsene con la camicia e la giacca ben ordinate. In quella rigenerazione, sembrava tenerci parecchio allo stile.
Mentre la sistemava, gli sembrò di sentire qualcosa all'interno della tasca della giacca. Sembrava un foglietto, ripiegato.
Si accigliò, prima di iniziare a rovistare nella tasca.
Ne estrasse un foglietto, accuratamente ripiegato e conservato con cura. Un brivido gli percorse la schiena quando si accorse che era strappato, su un lato. Come se si trattasse solo di metà foglio.
Ancora prima di aprirlo, seppe cos'era. E la consapevolezza gli strinse i cuori in una morsa dolorosa.
Spiegò il foglietto con dita tremanti, rivelandone il contenuto. Una foto. O meglio, metà di una foto.
Le mani iniziarono a tremargli ancora più forte, mentre la vista si annebbiava di lacrime.
Dalla foto che reggeva fra le mani, alcuni ragazzi in divisa rossa ricambiavano il suo sguardo, ridendo in direzione dell'obiettivo. Erano giovani, poco più che ragazzini, e stavano tutti ridendo per qualcosa che era stato detto. Qualcosa che neanche più ricordava. Ma ricordava perfettamente le cinque facce nel frammento di foto, ne riconosceva ogni dettaglio dei lineamenti. L'espressione esasperata di Vansell, il sorriso fintamente angelico di Mortimus, il profilo altezzoso di Ushas, che cercava di nascondere un mezzo sorriso.. Gli si strinse il cuore nel vedere gli altri due, due ragazzi, uno dai capelli mori e uno dai capelli rossi, entrambi con un sorriso divertito e arrogante stampato in faccia, come se stessero progettando lo scherzo del secolo. Magnus e Koschei. Koschei era proprio al limite della foto, il suo braccio, teoricamente sulle spalle di qualcuno, era stato tagliato quando la foto era stata strappata, esattamente a metà, tanti secoli prima.
Era passato così tanto tempo. Erano passati secoli. Così tante vite, così tante battaglie. Gli sfuggì un sorriso amaro notando come tutti i ragazzi presenti nella foto si fossero scontrati con lui, come sui nemici, almeno una volta.
Chi l'avrebbe mai detto che quei cinque ragazzi, che lì sembravano così allegri e spensierati, l'uno con le braccia sulle spalle dell'altro come se fossero inseparabili, sarebbero cresciuti per diventare i suoi nemici più tremendi, per diventare degli psicotici assassini, per combattersi e uccidersi l'un l'altro?
Chiuse gli occhi, stringendosi la foto al petto. Non avrebbe mai immaginato di rivedere quella foto, quei visi, quei sorrisi. Di sicuro non avrebbe mai immaginato di rivederli così, mentre preparava il funerale dell'ultimo di loro rimasto.
Night is now falling
So ends this day
The road is now calling
And I must away

Over hill, and under tree
Through lands where never light has shone
By silver streams that run down to the sea

To these memories I will hold
With your blessing I will go
To turn at last to paths that lead home

And though where the road then takes me,
I cannot tell
We came all this way
But now comes the day
To bid you farewell

Alzò lo sguardo dalla torcia che aveva fra le mani, cercando il coraggio di accenderla e dare finalmente fuoco alla pira davanti a lui. Cercando il coraggio di fare quell'ultimo gesto, di dirgli definitivamente addio.
Si mise la mano in tasca, sfiorando la foto che aveva trovato poco prima, mentre una morsa gli stringeva lo stomaco.
Non stava dicendo addio solo al Maestro, al suo migliore amico, al suo nemico più accanito e caro.
No, stava facendo molto di più.
Stava dicendo addio all' ultimo dei Signori del Tempo, all'unico rimasto oltre a lui.
Stava dicendo addio a Gallifrey, perché col Maestro era svanito l'ultimo legame che aveva col suo pianeta d'origine.
Stava dicendo addio alla persona che era prima della Guerra del Tempo, al Signore del Tempo che ancora non si era preso la responsabilità di spazzare via un'intera razza.
Ma stava anche dicendo addio a tutti i suoi amici, morti nella Guerra del Tempo e non solo. A tutti gli amici a cui non era mai riuscito a fare un funerale, che non era mai completamente riuscito a lasciare andare, a salutare come avrebbe voluto.
Stava dicendo addio alla sua infanzia, su Gallifrey, al tempo passato in Accademia. Ai secoli trascorsi con i suoi amici, a ridere e scherzare, a sognare un futuro che non si sarebbe mai realizzato.
Stava dicendo addio alla speranza di non essere solo, di avere qualcuno che lo capisse completamente, davvero. Qualcuno con cui sarebbe bastato sfiorarsi la mano per capire come si sentiva, cosa provava. Perché con gli umani non sarebbe mai stata la stessa cosa che con un Signore del Tempo, con uno dei suoi amici.
Chiuse gli occhi mentre un'unica lacrima gli rigava la guancia. Strinse la presa sulla torcia, avvicinandola alla pira e osservando le fiamme diffondersi, alzarsi, avvolgere il corpo di quello che era il suo migliore amico e l'ultimo legame con il suo passato e il suo pianeta.
Rimase immobile, a guardare le fiamme farsi sempre più alte, le scintille illuminare la notte. Ironico. Era una notte limpida, piena di stelle, e lui stava salutando per l'ultima volta l'unico legame che gli era rimasto con l'unica stella che avrebbe davvero voluto vedere.



Tornò sul TARDIS, chiudendosi la porta alle spalle. Jack e Martha lo stavano aspettando e fecero per venirgli incontro, ma lui li superò, cercando di mantenere una facciata impassibile.
"Vi riporto a casa" disse, semplicemente, iniziando a inserire le coordinate.
Jack annuì, posandogli una mano sul braccio senza dire nulla.
Martha rimase un secondo a fissarlo, poi mormorò un "Mi dispiace, Dottore. Per quel che ti ho detto oggi."
Lui annuì appena, continuando a premere bottoni, senza neanche guardarla in faccia.
"Ma-- cerca di capirmi." continuò lei "Aveva preso in ostaggio la mia famiglia, l'aveva torturata. Aveva quasi distrutto il mio pianeta."
Il Dottore chiuse gli occhi, senza rispondere. Strinse la mano su una leva fino a farsi sbiancare le nocche, ripetendosi che Martha non poteva capire, che non era colpa sua.
"E poi... Dottore, quando hai detto che l'avresti preso con noi sul Tardis, che avrebbe viaggiato con noi..."
"Non ci sarebbe stato nessun noi" ringhiò, senza riuscire più a controllarsi. Si voltò verso di lei, ancora una volta perdendo il controllo sulla rabbia e il dolore che gli ribollivano dentro. "Cosa ti fa pensare che tu fossi compresa nel progetto? Che chiunque di voi sarebbe stato incluso? Siete solo umani."
Martha lo fissò, con gli occhi spalancati. Lui scosse la testa, rendendosi conto di ciò che aveva detto.
"Scusami io... io... Ho bisogno di stare da solo." borbottò, allontanandosi di scatto dalla consolle e superandola, dirigendosi verso la biblioteca e chiudendosi dentro. Si appoggiò alla porta, certo che avrebbe pensato il Tardis a riportare a casa Jack e Martha, mentre lui cercava di riprendersi.
Si guardò intorno e gli sfuggì un sorriso. Fino a quel momento non lo aveva mai realizzato, ma la biblioteca del Tardis era incredibilmente simile a quella dell'Accademia, dove aveva passato così tanti pomeriggi a studiare e a fare progetti con i suoi amici. Probabilmente il Tardis aveva ripescato quelle immagini nella sua memoria e, senza farglielo notare, aveva riprodotto quel luogo così importante, cercando di farlo sentire un po' più vicino a casa.
Sorrise, accarezzando i tavoli in legno e le sedie intagliate, prima di avviarsi lungo gli scaffali. Si fermò solo quando raggiunse un punto preciso della biblioteca, in un'ala in cui non tornava da tanto tempo. Da quando aveva messo fine alla Guerra del Tempo. Davanti a lui, uno scaffale impolverato, su cui erano impilati una serie di libricini dalla copertina rossa.
Ne sfiorò le copertine, pensando a come gli fosse sempre mancato il coraggio di riaprire quei libri, di scriverci, aggiornare i suoi diari. Prese il primo e, con un sospiro profondo, lo aprì.
Era ancora lì. Subito dopo la copertina, dove l'aveva lasciata tanti anni prima perché portarla con sé faceva troppo male ma non avrebbe mai sopportato l'idea di perderla.
L'altra metà della foto. La metà con Drax, Jelpax, Rallon e Millennia. La metà in cui il braccio di Koschei finiva sulla spalla di un ragazzo dai riccioli biondi, un ragazzo che sarebbe cresciuto, e che sarebbe finito così, in un corpo diverso, a stringere quella stessa foto dopo aver bruciato il cadavere del suo amico.
Si infilò la mano in tasca, estraendo la mezza foto che Koschei aveva conservato per tutti quei secoli, e avvicinò i due lati strappati. Combaciavano ancora perfettamente. Come se non fosse mai stata divisa.


I bid you all a very fond farewell.
 
   
 
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