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Autore: PeNnImaN_Mercury92    31/01/2015    3 recensioni
Fu solo quando John e io ci trasferimmo a Londra, nel 1970, che lui entrò a far parte della band che gli avrebbe cambiato la sua vita e in qualche modo stravolse anche me, perché mi fece innamorare di una persona che non avrei mai concepito essere il mio tipo di ragazzo ideale.
E' infatti una storia d'amore che non mi sarei mai aspettata, e ora che lo racconto a te posso dimostrartelo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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—Oh, avanti. Dì la verità, quest'anno mi sono superato.—dice Freddie, mentre io esamino il set da ufficio che mi ha regalato per il mio trentunesimo compleanno. 
—Mh, quanto hai speso in più rispetto all'anno scorso? Venti sterline in più?—rispondo all'uomo coi baffetti.
—Cosa dovrei fare per accontentarti? Regalarti un Mammut?—protesta lui acido.
—Per l'appunto.—do un ultima occhiata al regalo, poggiato su un tavolo degli studi di Montreux.—Beh, in fondo non è male, lo metterò nello studio. Sono sicura che darà nell'occhio a tutti.
—Mentre gli trapanerai le gengive. Visto? Io sono pratico per queste cose.—ribatte, dandomi un veloce bacio sulla fronte.
—Ah, molto, mio caro.—scimmiotto.
Intanto, Brian, con in mano alcuni fogli e un pacchetto, entra nella stanza.
—Ehi, Rose! Buon compleanno!—dice, avvicinandosi a me e dandomi due baci su entrambi le guancie.—Ecco, questo è per te.
Mi allunga una scatola piatta e lunga che io apro come un bambina.
Brian è decisamente più affidabile di Freddie, per questo non devo temer nulla.
E infatti mi trovo davanti un bellissimo scialle di lana grigio.
—Grazie, Brian! È bellissimo!—dico.
—E tu vorresti mettere il mio set da ufficio con questo topo? Tesoro, ma cosa ti salta in mente?—proferisce Freddie al riccio.
—Oh, almeno io le ho regalato una cosa più originale.—contesta l'altro.
—La smettete?—mi lagnai.
—Ah, Rose. Queste sono le tablature di Roger, potresti ridargliele?
Prendo in mano i fogli e nella busta di cartone di Freddie e vi aggiungo anche il regalo di Brian.
—Si può sapere perché lavorate anche oggi? È domenica e piena estate, per giunta.
—Siamo indietro con le registrazioni di chitarra e voce, e anche per qualche traccia di sintetizzatore.—spiega Brian.
—Quegli altri due bastardi invece hanno già fatto tutto.—aggiunse Freddie.
—Tutto per una maledetta colonna sonora di un film?
—La più importante, tesorino mio.—ribatte fiero il cantante.
—Freddie, tu hai solo un paio di canzoni da registrare.
—Per questo ho bisogno di concentrazione.
Lo guardo stranita. 
Cosa ci voleva a fare un Flash, aah?
—Fate come volete, io vado a farmi un giro.
Mi dirigo verso la porta.
—Rose, dì anche a Roger che per pranzo ci vediamo tutti da me, va bene?—mi dice Brian, prima di essere uscita.
—Okay, riferirò anche questo. A più tardi, lavoratori!
—Ciao, vecchia mia!
Mentre mi direggo verso l'uscita degli studi, incrocio Reinhold.
—Ehi, Mack!—lo saluto.
Lui si ferma, tenendo in mano un bicchiere di caffè bollente.—Rose! John ieri mi ha detto che è il vostro compleanno, auguri!
—Grazie! Brian prima ha invitato tutti a casa sua per pranzo, spero che tu ti unisca a noi.
—Okay, accetto l'invito. Ora scusami, ma devo andare a competere con quelle due ochette stridule. A dopo!
—Ci si vede, dragone!
Ridacchiamo entrambi, poi finalmente riesco a raggiungere l'uscita.
Questo diciannove agosto 1981 è abbastanza strano.
E' il mio primo anno in cui ho deciso di prendermi le ferie dal lavoro.
Eh, sì. In undici anni erano cambiate molte cose, talmente tante che elencarle è semplicemente impossibile.
Ma, nel bene o nel male, siamo ancora tutti qui. A parte il fatto che ora la band è famosa a livello internazionale.
Sì, le predizioni di Freddie del lontano '70 si sono avverate.
Ce n'è voluto perché questo accadesse, e non è che ora la band navighi proprio nell'oro, ma è riuscita a pubblicare ben nove album e ora sta registrando la colonna sonora del film "Flash Gordon", qui in Montreux. 
Ma queste sono solo alcune delle tante cose che sono successe in questi anni.
Non ho altro tempo per pensare che qualche metro più distante da me, scorgo una coppia.
Lui tiene per mano un bambino sui cinque anni e in braccio un altro sui due o tre. Lei invece, accoccola una bambina di pochi mesi.
Gli sorrido, mentre loro facevano altrettanto. 
—Ehi, sorellina, ti stai facendo vecchia!—mi dice John, a cui la sua chioma corta e ricciosa ha sostituito la lunga e mossa.
—Purtroppo non hai tutti i torti. Come ho sempre detto, sono io quella che è stata partorita dopo di te.—dico, quando finalmente mi ritrovo di fronte quella numerosa famiglia.
Sua moglie, la mia ancora migliore amica, mi abbraccia cautamente, per timore che potessimo schiacciare la piccola Laura.
—Auguri, Rose!—esclama Veronica, dandomi un enorme busta.
Ne guardo l'interno, scrutandone un vestitino rosa.
—Che bello!—esclamo.
—Con questo farai sicuramente piacere a Roger.—ironizza John.
—Cosa fate voi di bello la domenica mattina?—chiedo poi a tutti, ignorando la frecciatina.
—Oggi è il compleanno di papà.—mi risponde il piccolo Robert, tastandosi una parte della bocca.
John gli scostò la mano.—Dai, Rob, smettila di tormentarti quel dente.
Guardai mio fratello dubbiosa.—Quale dente?—chiedo preoccupata.
—E' da ieri che dice di avere dei dolori al dentino.—mi risponde Veronica.
—Robbie, posso controllare un momento?
Il bambino mi guarda un po' ansioso, continuando a tenere la bocca con un palmo della mano.
—Dai, Robbie. Giuro che non ti faccio male, fidati. E poi so che tu sei fortissimo, non è vero? Dai, vediamo se resisterai, Flash Gordon!
Il bambino mi sorride e si avvicina cautamente a me.
Mi inginocchio per controllare meglio, facendomi indicare quale dente sia dolorante.
Non tardo a comprendere che sia un male comune dai bambini.
Metto una mano sulla testa bionda e capelluta di Robert.
—Robbie! Ti sta per cadere un dente, stai per diventare grande!—esclamo al piccolo.
Mi rialzo, incontrando lo sguardo dei suoi genitori.—E' tutto nella norma, basta che gli facciate mangiare sopra e sarete liberi da tutto.—spiego.
—Io l'avevo intuito!—proferisce John.
—Smettila, idiota.—gli dà una tenera spinta Veronica.
—Ah, John. Comunque questo è tuo.
Gli diedi il regalino incartato che tenevo nella borsa.
—Questa borsa nera di pelle è fantastica, Rose. Regalo dello sposino?—scherza Veronica.
Ci mettiamo tutti a ridere, ma quando compresi che tutte le mani di entrambi erano occupate dai pargoli, scartai per lui il pacchetto.
—Tutta carta sprecata!—commento.
Mostro ai due l'orologio nero e costoso che ho comprato.
—Wow, è bellissimo!—esclama John.
—Quasi quasi lo metto io!—soggiunge Veronica.
—Ver, te lo metto nella tua borsa, per me è tardi, devo scappare.
—Dove vai? Dai due scapestrati o dalle due galline?—chiese lei.
—Dai primi. Sono alla spiaggia del lago, spero di trovarli. Da Freddie e Brian sono già passata. Ah, prima che mi dimentichi, Brian ci ha invitato tutti da lui per pranzo.
—Okay, non mancheremo. Ci vediamo dopo, sorellina.—dice John.
Saluto con un paio di carezze tutti e tre i bambini, la madre, e poi do un bacio a mio fratello.
—Auguri, fratellino!—gli dico, prima di congedarmi da loro.
Alcune cose non cambiano mai, come il bene che voglio al mio bassista preferito.
Continuo la mia camminata per le strade della città svizzera.
Poi, finalmente, approdo alla mia meta.
Cammino sulla spiaggia libera che affaccia al meraviglioso lago di Ginevra, poi mi accovaccio per terra, continuando a fissare la bellavista dell'acqua limpida.
E continuavo a ripensare a tutto quel che era accaduto in quegli anni.
Ancora stento a credere, poi, che anche io, come la band, abbia realizzato il mio sogno, vale a dire quella di diventare odontoiatra.
Infatti, ho il mio bel studio situato nel centro di Soho, una delle zone più popolari di Londra, dove, poco più lontano, c'è la nostra casa, quella che da sempre avevo sognato, con tanto di un immenso stanzone pieno di libri, e uno dove vi erano solo strumenti musicali.
La mia vecchia e fidata batteria la tengo ancor…
All'improvviso, due piccole manine mi coprono gli occhi, non permettendomi di continuare a vedere.
Le sfioro con le mie, delicatamente me le tolgo e mi volto immediatamente.
—Ah, finalmente! Posso sapere dove eravate finiti?—chiedo, sorridendo, a mio figlio Felix.
Lui non risponde, ma mi allunga una piccola margheritina che aveva in mano.—Buon copleano, mamma!—mi dice.
Accetto il mio piccolo fiorellino e mi protraggo verso di lui per prenderlo in braccio.
—Grazie, piccolino!—gli rispondo, tempestandogli la fronte capelluta di baci.
Lui comincia a ridere, spensierato.
Ad un tratto, un'ombra alta si accosta alla nostra destra.
Io e Felix guardiamo Roger finché non si siede per terra insieme a noi.
—Ciao!—mi dice.
Gli sorrido, e mi protendo verso di lui per baciarlo sulle labbra.
Felix, nel frattempo, si libera da me, e comincia a giocherellare per terra con una macchinina che tiene in mano.
—Cosa avete fatto di bello?—chiedo poi a mio marito.
Lui arriccia le labbra.—Niente di particolare. Siamo andati al parco, abbiamo raccolto una margherita e poi siamo venuti qui. Tu, invece?
Gli mostro le buste.
—Wow, che bel compleanno!—mi sorride.
Caccio fuori da uno dei due sacchetti i fogli che mi aveva dato prima Brian.
—Tieni, le tue tablature, credo che Bri abbia corretto qualcosa.—gli allungo i fogli, i quali rifiuta e mi fa segno di rimetterli dentro.
—Non mi va di vederli ora. Al momento mi basti tu.—mi prende la margherita dalla mano, cominciando a contorcerne il gambo, poi me la infilò nei capelli.
—Comunque, credo che quello di Fel sia stato il più bello.—dico.
—Non è vero, ho dato un'occhiata a quel vestito ed è meraviglioso. Regalo di Freddie?
—No, di Deaky e Ver. Tu non pensi ad altro, non è così?
Mi strinse a lui, tenendomi con un braccio, mentre guardavamo nostro figlio divertirsi con la macchinina rossa che gli avevamo comprato qualche giorno prima.
—Sai, non riesco a credere che siano passati due anni.—dice serio Roger.
—Da cosa, dai miei ventinove anni?—dico sarcastica.
—No, dal nostro matrimonio. A volte mi capita di tornare a vedere le foto di quel giorno e sorrido, perché dentro di me è come se tutto ciò sia solo un sogno, poi mi rendo conto che è tutta realtà.
Poggio la testa sul suo petto.
—E' realmente tutto vero.—aggiungo, tornando a guardarlo.—Ed è soprattutto vero il fatto che non metterò mai fine a questo, Roger.
Torniamo a baciarci, poi ci lasciamo non appena vedo Felix tornare nella nostra direzione.
Lo prendo per i fianchi, facendogli un po' il solletico.
La sua risata innocente mi riempie il cuore di gioia, come lo stesso giorno in cui vidi Roger piangere davanti alla vista di quando nacque.
E lui che voleva una bambina. 
Sarà per la prossima volta.
 
Chissà, in fondo nulla è una coincidenza, magari è tutto già stato predetto e anche se avessimo voluto, non avremmo evitato nulla. 
Ricordo ancora le parole che Roger mi sussurrò un giorno durante i nostri dieci anni di relazione: magari tutto era già stato programmato e nulla poteva essere evitato. 
Ma in fondo era meglio così.
Quindi, riprendendo il prologo di quel libro che ha segnato la mia vita, denominato "La chiave del Piacere", posso allora dire anche io che ci sono infinite storie d'amore, ma la mia preferita è quella che non ti aspetteresti mai e sono felice di averla raccontata.
 
Spazio Autore: eccoci qui, siamo giunti alla fine della storia (FINALMENTE!) So che è finito un po' così , e so anche perfettamente che Flash Gordon non è stato registrato nel 1981, bensì un anno prima. Ma tralasciando questi dettagli su questo epilogo buttato giù come vomito, ci tenevo a ringraziare chi mi ha seguito per la pubblicazione, in particolare: QueenLover
Miss Mad Girl
White Queen (You Don't need nobody else è magnifica)
Jacksonina_4ever
Rhye 39
Grazie infinite per i vostri suggerimenti!!!  
 
 
  
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