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Autore: Starishadow    31/01/2015    4 recensioni
La famiglia che vi viveva sembrava una come tutte le altre, con un papà che la mattina usciva presto e rientrava la sera tardi, una mamma che lo salutava dalla porta con un sorriso, e i tre figli che trascinavano i piedi quando dovevano andare a scuola.
Una famiglia normale.
Ma tutti sanno che non si scrivono storie sulle famiglie normali.
Genere: Dark, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Silenziosa Follia
 
La villetta era bianca, candida e altera in confronto al grigiore delle altre che la circondavano: il giardinetto ben curato, il cancello in ferro preservato dalla ruggine, le macchine perfettamente allineate nel parcheggio sul retro.
Era la casa dei sogni: grande, spaziosa e luminosa, con camere larghe al piano di sopra e un salone accogliente al piano terra.
La famiglia che vi viveva sembrava una come tutte le altre, con un papà che la mattina usciva presto e rientrava la sera tardi, una mamma che lo salutava dalla porta con un sorriso, e i tre figli che trascinavano i piedi  quando dovevano andare a scuola.
Una famiglia normale.
Ma tutti sanno che non si scrivono storie sulle famiglie normali.
Se qualcuno avesse guardato negli occhi quei tre ragazzi, avrebbe visto la realtà che si celava dietro quelle mura candide e quelle finestre luminose.
 
Li sentivano urlare ogni notte, ogni mattina, ogni sera. Probabilmente li avrebbero sentiti anche ogni pomeriggio, se non avessero fatto di tutto per star fuori casa il più a lungo possibile.
Sentivano loro madre urlare improperi e maledizioni a loro padre, che ricambiava lottando con lei con la voce, quasi a volersi sfidare a chi sfonda il limite umano di decibel per primo.
E loro tre stavano soli nella camera che dividevano, si tappavano le orecchie a vicenda, serravano gli occhi, trattenevano il respiro: forse se loro fossero stati abbastanza in silenzio, le grida sarebbero finite.
Ma quelle non finivano mai.
Restavano minuti, ore anche, rannicchiati sotto le coperte nel letto del fratello maggiore, a pregare che smettessero, a piangere lacrime silenziose, a tremare.
Ma quelli non smettevano mai.
 
Successe in una sera d’inverno, quando le urla avevano superato ogni limite, e la pazienza non era più di casa nella villa bianca e luminosa.
Nevicava fuori, il giardino era ormai dello stesso colore delle mura dell’abitazione, che sembravano ingrigirsi di fronte al pallore della neve.
Una persona si trascinò fuori dalla casa incespicando, arrancando nella neve, le mani strette al petto; dietro di lei una striscia rossa che macchiava il candore su cui camminava.
Cadde a metà strada: non riuscì a raggiungere il cancello di ferro battuto, e rimase a terra, una macchia nera e vermiglia sul manto bianco della neve.
Il figlio minore, alla finestra della sua camera, vide tutto.
Vide sua madre sanguinare, cadere e non rialzarsi, mentre il rosso attorno a lei continuava ad aumentare, e tutto quello che riusciva a pensare era a come fosse un peccato che quel bianco così abbagliante della neve fosse macchiato da quel rosso.
La sorella di mezzo corse anche lei alla finestra e lo portò via, coprendogli gli occhi ma invano, ormai aveva visto tutto.
«Perché la mamma ha rovinato la neve?» chiese il bambino, gli occhi ancora coperti dalle mani fredde e chiare della sorella.
Lei sospirò e non rispose mentre lo accompagnava verso il suo letto. Solo quando si furono seduti parlò:
«Perché mamma ha sempre rovinato tutte le cose belle e pure».
Il bambino annuì:
«E dov’è papà adesso?»
«Non dovrai più preoccuparti nemmeno di lui».
La porta della loro camera si aprì, e il fratello maggiore comparve sulla soglia, con il viso e le mani macchiate dallo stesso rosso che aveva sporcato la neve.
«Mamma ha sporcato anche te.» notò il minore, guardandolo senza paura.
«No.» Rispose il ragazzo. «Questo è stato papà» disse, pulendosi le mani sui jeans come se nulla fosse. La sorella lo guardò e annuì.
«Adesso non li sentiremo più urlare».
Non riuscivano a farli smettere, così i due fratelli maggiori avevano deciso di metterli a tacere definitivamente a modo loro.
Ma le grida continuavano nelle orecchie del minore.
 
Tempo dopo, quando il custode della villa entrò per occuparsene, trovò il corpo della madre steso in mezzo al giardino, coperto di neve e sangue; quello del padre era in cucina, ancora seduto al tavolo di mogano intarsiato, con la bottiglia di whiskey davanti e un coltello piantato nella schiena.
Con le mani premute davanti alla bocca corse verso le camere da letto.
Aprì quella dei ragazzi, e urlò.
Il fratello e la sorella più grandi erano a terra, lei con gli occhi verdi spalancati sul nulla e segni rossi sulla gola, lui con le mani ancora sporche di sangue e un paio di forbici conficcate nel petto, i suoi occhi celesti vitrei e persi nel vuoto.
E poi c’era il minore, seduto a terra fra i due corpi, le mani strette attorno alla testa, sopra le orecchie, il viso contratto in una smorfia.
Spalancò i suoi occhi neri carichi di lacrime e lo vide, poi gli disse:
«Per favore, spenga le loro urla».
Aveva sentito quelle grida tanto a lungo che ormai era la sua stessa mente a non voler stare zitta.

****************
Nota dell'autrice: Okk... non ho molto da dichiarare ehehe solo... quando ho scritto questo orrore avevo appena studiato l'Elettra e... sì ok xD spero che vi sia piaciuta!
E un grazie speciale va a Pinky_Neko per il supporto e per aver controllato la storia! :DD  <3

 

 
   
 
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