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Autore: Fjorleif    31/01/2015    19 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.


2.Lothíriel di Dol Amroth


Il mondo era cambiato. Lo si percepiva nell'aria, lo si sentiva nel rumore delle onde che si infrangevano contro la scogliera a picco sul mare, sulla cui cima si stagliava la torre bianca di Dol Amroth, imponente e meravigliosa, guida e guardiano della Cittadella Azzurra. 
Il centro abitato si stendeva su buona parte della penisola da cui prendeva il nome. Alta e scoscesa, questa si tuffava nelle acque profonde che la circondavano, bagnandone le rive. Nel corso delle ere si era guadagnata un ruolo di rilevanza fra le città fedeli a Gondor, sia per la lealtà che aveva sempre dimostrato, sia per la purezza del lignaggio che contraddistingueva i suoi abitanti, i quali vantavano una discendenza Elfica e Númenoreana, e questo le aveva fruttato il titolo di capitale del Belfalas.
Dall'ampia terrazza del palazzo d'argento si potevano osservare i flutti salati, di un blu intenso, che urtavano contro gli scogli acuminati come lame producendo un suono ridondante e, ormai bianchi di schiuma, si ritiravano spumeggiando.
Quel giorno il volo dei gabbiani era insolito e scoordinato, sebbene il mare non minacciasse tempesta, e pareva che i candidi uccelli avvertissero un pericolo che turbava il loro tragitto nell'aere limpido. 
Si accorse di ciò Lothíriel, unica figlia femmina del saggio e valoroso principe Imrahil, mentre fissava l'orizzonte lontano oltre al quale, lo sapeva, si stendevano i bianchi e irraggiungibili lidi delle Terre Immortali, troppo remoti per essere scorti dalle sponde della Terra di Mezzo e troppo perfetti per essere soltanto immaginati dai suoi abitanti.
-Vi è qualcosa di strano nel volo dei gabbiani quest'oggi.- sussurrò alla sua più fidata ancella senza staccare le iridi luminose dal cielo.
-Avvertiranno il giungere dei Signori di Gondor.- rispose quella sorridendo sorniona.
La giovane principessa si voltò di scatto, facendo ondeggiare i lunghi capelli castani, intrisi di riflessi dorati ereditati dalla pallida chioma dell'elfica antenata. La sua attenzione era ormai del tutto catturata dalle parole di Adraorien, che la fissava con aria di chi la sa lunga.
-Cos'è che tu sai e che io non so?- Domandò increspando a sua volta le belle labbra piene in un sorriso d'intesa, gli occhi dal taglio vagamente esotico colmi di uno sguardo accattivante e divertito. Il sole e l'aria salmastra la rendevano più bella che mai e il leggero vento d'occidente accarezzava le sue membra facendole apparire vivide e in salute. Non avrebbe mai e poi mai abbandonato la sua terra natia, nemmeno per Minas Tirith, la cui maestosità e il cui prestigio erano cantati in tutti i reami degli Uomini. No, lei stava bene lì dov'era: era cresciuta col mare, suo compagno e confidente, e sarebbe rimasta lì, almeno finché le sarebbe stato concesso.
-Dovreste ascoltare più spesso le parole di vostro padre.- Scherzò l'altra senza smettere di fissare la sua signora e amica.
Il volto della dama di Dol Amroth si contrasse in un'espressione confusa e perplessa.
-Non ricordate proprio, allora?! In mattinata giungeranno qui Sire Denethor e i vostri reali cugini, Boromir e Faramir.-
Il cuore di Lothíriel si riempì di gioia immensa nell'udire quelle parole e il già accennato sorriso si espanse sul suo volto illuminandolo di pura estasi.
-Ma è meraviglioso!- esclamò battendo le mani. Essendo l'ultima di quattro figli, tutti maschi ad eccezione sua, aveva un buon rapporto con quello che veniva definito il sesso forte. Si poteva dire che la compagnia virile la mettesse a suo agio, specialmente se si trattava dei suoi amati cugini. Sin da bambina, infatti, si era dilettata con i fratelli nel gioco d'armi, prima con spade di legno e poi con elfiche lame, tramandate da generazioni nella sua famiglia. Amava le storie di epiche battaglie e le lunghe passeggiate a cavallo, le corse sfrenate tra i campi e le baruffe puerili. Ma ciò che più faceva gioire il suo cuore era tuffarsi nelle acque fredde e rigeneratrici del mare e nuotare fino a che il fiato e le forze glie lo permettevano, fingendosi un'antica creatura marina che solcava l'immensa distesa blu zaffiro che la separava da Valinor. 
Nel corso della fanciullezza aveva visto il suo corpo mutare e prendere connotazioni ben diverse da quelle dei suoi fratelli ed ora, appena ventenne, si ritrovava ad essere una giovane principessa nel fiore degli anni, al culmine dello splendore, e cominciava a sviluppare una nuova consapevolezza di sé e del proprio ruolo.
Uno squillo di trombe risuonò nell'aria gonfia di sale e il rumore di zoccoli equini solcò l'etere terso.
-Sono loro!- Cinguettò Lothíriel con voce frizzante.
Attraversò di corsa l'immensa terrazza di marmo bianco, a picco sul mare, percorrendo rapida le sale luminose del palazzo. Infine giunse all'imponente scalinata che dava sul cortile esterno della dimora reale e, fermandosi sulla soglia, scrutò i parenti appena giunti dalla cima della gradinata, sorridendo in attesa che quelli notassero la sua presenza.
Boromir, il maggiore, era intento a discutere con Elphir, il più anziano dei figli di Imrahil,mentre Faramir, con fare più pacato, ascoltava in disparte la conversazione che il padre stava intrattenendo con il principe di Dol Amroth.
-Bene arrivati!- esclamò poi impaziente.
Gli occhi dei presenti si levarono verso l'alto e, con grande meraviglia, si ritrovarono al cospetto di un'incantevole dama, ben diversa da come la ricordavano.
-Cugina!- Sorrise Boromir. -La tua bellezza cresce ad ogni luna- E, detto ciò, si avvicinò correndo alla fanciulla. Giunto innanzi ad ella, le prese le mani e le baciò affettuosamente.
-Oh, come mi ricordi la nostra amata madre nell'aspetto e nella voce!-
Lothíriel accennò un dolce sorriso. Non aveva memoria della zia paterna, Finduilas, che si era spenta in giovane età, ma aveva sentito molto parlare di lei e del suo cuore gentile e di quanto fosse stata amata dal consorte e dal popolo di Gondor. Suo padre non ne parlava volentieri, anzi, sembrava rammaricarsi ogni volta che veniva fatta menzione della sorella maggiore. Minas Tirith l'aveva fatta appassire precocemente e la lontananza dal mare aveva empito il suo cuore di una cupa agonia, che l'aveva lentamente divorata dall'interno.
Era ancora smarrita nei suoi pensieri, quando la voce di suo fratello Amrothos la riportò alla realtà.
-Non dovresti elargire così tanti complimenti per lei, caro cugino!- Disse scherzando. -Non sia mai che si faccia strane idee e prenda a fare la vezzosa!-
-Molto spiritoso, fratello!- ribatté lei contorcendo il viso in una smorfia.
-Ma prego, entrate, non sia mai detto che i Signori di Gondor non abbiano ricevuto una calorosa accoglienza a Dol Amroth- la voce di Imrahil risuonò calda.


Il resto della mattinata e il pomeriggio trascorsero all'insegna della serenità e della gioia. Apparentemente nessuno era a conoscenza del motivo della venuta di Denethor, ma tutti erano grati di rivedersi dopo lungo tempo.
Giunse la sera e, con essa, una brezza fredda da Nord. La primavera aveva portato con sé delle belle giornate di sole, ma dopo il tramonto si faceva ancora sentire il gelo dell'inverno. Quell'anno era stato particolarmente rigido persino a Dol Amroth, che normalmente poteva vantare un clima temperato in tutte le stagioni. Durante la cena Imrahil aveva fatto accendere il maestoso camino della Sala del Banchetto ed ora i tizzoni ardenti crepitavano nella cenere prima di esaurirsi del tutto.
-La tua ospitalità è sempre all'altezza delle aspettative, mio caro cognato.- dichiarò Denethor rivolgendosi al Principe.
-È un piacere e un onore per me.- rispose quello. I suoi occhi chiari tradivano il sorriso gentile che increspava il nobile volto: qualcosa lo turbava, Lothíriel ne era sicura.
Più tardi, quando tutti si erano ormai ritirati nei propri alloggi e il silenzio aleggiava per gli ampi corridoi del palazzo, Dama Lothíriel fece chiamare Adraorien.
-Mi avete fatta chiamare, mia signora?-
-Su, bando alle formalità, entra!- Bisbigliò sulla soglia della porta che dava accesso alla sua stanza.
L'ancella entrò lesta, richiudendosi l'uscio alle spalle.
-Cosa accade, principessa?-
-Ho visto mio padre e Sire Denethor confabulare nella Sala del Trono poco fa. Non ho potuto udire cosa si sono detti, ma il volto di mio padre era solcato dal disappunto e dalla preoccupazione.-
Si sedette sul ciglio del letto afferrando un guanciale con aria pensierosa.
-Non vi affliggete, Lothíriel. Sicuramente non sarà nulla di grave.-
-Eppure...-
Un rumore di passi risuonò per il corridoio buio e, un istante dopo, qualcuno bussò vigorosamente alla robusta porta in noce. Le due giovani si fissarono l'un l'altra, gli occhi sgranati di sorpresa.
-Chi potrà mai essere a quest'ora?- Bisbigliò la domestica.
-Lothíriel, aprite, sono Boromir.- disse una voce appena sussurrata. - Cugina mia, apri la porta, è una faccenda importante.-
Seppur con disappunto dell'amica, la giovane fece capolino intravedendo i tratti regali del cugino contorti in un'espressione cupa e grave.
Senza parlare e senza levargli gli occhi di dosso la fanciulla lo fece entrare e fece cenno ad Adraorien di lasciare la stanza. Quella ubbidì non senza aver lanciato un'occhiata contrariata all'uomo di Gondor. I due, poi, si sedettero sul letto.
-Lothíriel, c'è un motivo se mio padre è giunto fin qui con noi al seguito.-
-Cosa intendi? Spiegati meglio.-
-Il Sovrintendente non lascia la Città Bianca senza uno scopo preciso.-
-Che sarebbe...?-
Il Capitano prese le mani della cugina, delicatamente poggiate sul grembo, e le strinse saldamente.
-Vuole che io e te ci uniamo in matrimonio.-  Esclamò palesando la sua preoccupazione.
Gli occhi della giovane principessa si spalancarono di stupore, tanto da poter distinguere il verde e il nocciola delle iridi che si fondevano come il cielo e il mare all'orizzonte. Schiuse leggermente le labbra, senza riuscire a proferir parola, emettendo soltanto un piccolo sospiro strozzato.
-Ma...-
-Mio padre è un uomo saggio, ma talvolta le sue decisioni sono dettate dal suo essere rigido e tradizionalista.- sussurrò Boromir, chinando lo sguardo. -Sai bene che anche mia madre proveniva da Dol Amroth. Egli è convinto di compiere una scelta accorta per me e per il suo popolo, ma non è mia intenzione sposarti.- Con una mano sfiorò delicatamente la guancia della cugina, improvvisamente più sollevata alle sue parole.
-Sei così giovane rispetto a me e inoltre l'affetto che provo nei tuoi confronti è quello che un fratello prova per la sorella. Io non potrei mai...- Si interruppe bruscamente.
-Ciò che dici mi rasserena. Anch'io nutro un amore fraterno nei tuoi confronti.- Fu la risposta.
-Sai, c'è una dama a Gondor...- Esordì l'uomo cambiando discorso.
Un sorriso furbo si allargò sul viso dai tratti delicati di Lothíriel.
-E così c'è già qualcuno nel tuo cuore.- Sentenziò maliziosa.
-In verità non siamo molto in confidenza.- Spiegò lui. -Ma sono stato attratto da lei sin dal primo momento in cui l'ho veduta. Vi è qualcosa in lei, qualcosa che non so spiegare...- Le parole di Boromir tradivano un tenero sentimento che era costretto a celare dietro una maschera di fiera durezza.
-Qual è il suo nome?- Domandò la fanciulla.
-Marian.-
-È un bel nome.- Disse con espressione sincera. -Spero, un giorno, di poterla conoscere.-
Il viso di Boromir si illuminò di una gioia inaspettata, gli occhi che brillavano di un lieto tepore, destinato tuttavia a spegnersi rapidamente.
-Sarebbe mio desiderio presentartela, ma temo che mio padre sarà irremovibile.-
-Ma come possiamo fare, allora?- Chiese lei in un sospiro.
-Temo non ci sia soluzione, mia adorata cugina.-
Lothíriel si alzò in piedi, avvicinandosi all'ampia vetrata che dava direttamente sul mare. Le acque erano tranquille e nel cielo limpido si scorgevano una miriade di stelle luminose. La giovane stette a fissare il panorama notturno per qualche istante, poi, improvvisamente, si voltò verso il cugino.
-Forse un modo ci sarebbe...-


Eccoci giunti in fondo! Allora, la storia inizia un pochino ad entrare nel vivo ed è anche comparso il primo dei vostri personaggi, ovvero Marian, la dama che ha attirato l'attenzione di Boromir. 
Qualche precisazione: l'epiteto "Cittadella Azzurra" per riferirmi a Dol Amroth è farina del mio sacco. Questo perchè lo stendardo della città è blu e perchè si tratta di una città marittima, quindi il Professore mi conceda questa piccola licenza poetica.
Poi...dato che di Lothiriel si fa solo menzione, ho dato la personalissima interpretazione della mia mente...spero che vi piaccia dalla descrizione che ne ho dato. Avremo comunque modo di conoscerla meglio nei prossimi capitoli.
Come sempre, rinnovo l'invito a lasciarmi una recensione per indirizzarmi, consigliarmi, dirmi cosa vi è piaciuto e cosa no, farmi capire cosa ne pensate della trama, dei personaggi e, perchè no, anche per criticarmi se qualcosa non vi va! Ah, e ho fatto questo capitolo un po' più lungo ed ho anche utilizzato una dimensione in più nel carattere per non far risultare il testo troppo appiccicato. Ditemi se preferite i capitoli un po' più lunghi o un po' più brevi.
Un grazie speciale a chi ha recensito lo scorso capitolo! Abbiate fede, anche i vostri personaggi arriveranno presto. Ciauz!
   
 
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